V Rassegna Cinema Russo

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"Italiani veri" (Italia, 2013), di Marco Raffaini, Marco Mello, Giuni LigabueVerona, lunedì 31 marzo 2014.

Italiani veri cantano in Russia. Ancora una serata russa, per chiudere, lunedì 31 marzo, al CTG a Santa Maria in Chiavica, dove alle 20.30 si potrà vedere "Italiani veri" di Marco Raffaini, Marco Mello, Giuni Ligabue, un documentario premiato con l’Audience Award - Biografilm Italia 2013 lo scorso anno a Bologna.

Un film sulla storica affinità elettiva tra Italia e Russia ai tempi della colonizzazione di Pupo, Al Bano, Toto Cutugno. Un film ch indaga il fenomeno della popolarità della musica leggera italiana nell'ex Unione Sovietica e dove si scopre che Pupo scrisse "Lidia" a Mosca, in onore di un'amante russa che un fidanzato geloso lo obbligò ad abbandonare. Che Valentina Tereshkova, prima donna cosmonauta, colmava il silenzio delle sue missioni spaziali ascoltando le canzoni di Robertino e che, per i dissidenti, esisteva una versione russa di "Felicità" in cui la hit di Al Bano e Romina é stata riletta in chiave antisovietica.

A presentare il film il regista bolognese Marco Raffaini, Ugo Brusaporco e Enrico De Angeli. Al termine vino Bardolino e formaggio Monte Veronese. L'ingresso è libero fino a esaurimento dei posti.

Die Frau mit den 5 Elefanten" (La donna con cinque elefanti, 2009), coproduzione svizzero-tedesca di Vadim JendreykoVerona, lunedì 24 marzo

La quinta edizione degli "Incontri con la Cultura Russa: il Cinema", organizzata da ConoscereEurasia e dal Cineclub Verona, si chiude questo lunedì 24 marzo con un documentario, diventato cult e celebrato nel mondo intero, ma per niente o raramente visto in Italia: "Die Frau mit den 5 Elefanten" (La donna con cinque elefanti, 2009), coproduzione svizzero-tedesca di Vadim Jendreyko.

Il film é dedicato a Swetlana Geier, una donna straordinaria protagonista di una vita unica. Nata in Ucraina nel 1923, nel 1938, a 15 anni, suo padre viene imprigionato, siamo nel nero periodo delle purghe staliniane; l'uomo dopo 18 mesi è rilasciato minato mortalmente nel fisico dalle terribili torture, dopo aver subito gravi sevizie, che lo porteranno a morte in pochi mesi. Impara il tedesco, sarà il suo salvacondotto durante l'occupazione nazista dell'Ucraina, ha 18 anni e perde il suo miglior amico barbaramente assassinato dalle SS insieme a altri 30mila ebrei a Babi Yar, vicino a Kiev. Nel 1943 viene tradotta in Germania e internata insieme a sua madre a Dortmund, in un campo di lavoro. Ricorda gli orrori di dittature e guerre, ma soprattutto ricorda le persone che hanno avuto il coraggio di aiutarla. Nel 2008, 65 anni dopo, per la prima volta ritorna a Kiev. Swetlana Geier è considerata la più grande traduttrice di letteratura russa in tedesco.

Le sue nuove traduzioni dei cinque grandi romanzi di Dostoïevski - chiamati i cinque elefanti - rappresentano l'opera maestra della sua vita e sono in verità il nuovo punto di referenza letteraria sull'opera dello scrittore russo. Il regista accompagna la signora Geier nel viaggio, la scopre emozionata raccontare la sua storia nelle scuole e lentamente porta lo spettatore dentro il dolore che la opprime: lei era stata salvata dai tedeschi che l'avevano portata in Germania per non farle subire la vendetta dei partigiani contro i collaboratori dei nazisti, come lei. Emigrata nella terra dei nazisti, consapevole della loro pesante eredità.

Il film sarà presentato da Ugo Brusaporco nella sala del CTG a Santa Maria in Chiavica, nell'omonima via stretta tra le Arche Scaligere e Sottoriva, l'appuntamento è alle ore 20.30.

"Aelita" di Jakov Aleksandrovič Protazanov (Russia, 1924)Lunedì 17 marzo

Al nono incontro, la Rassegna sul Cinema Russo organizzata dall'Associazione ConoscereEurasia, lunedì 17 marzo presenta uno dei film cult, internazionalmente più conosciuti, della cinematografia sovietica: "Aelita" di Jakov Aleksandrovič Protazanov (1881-1945), "Jacques il Terribile", come lo chiamavano i contemporanei per la sua folle e incontenibile creatività. "Aelita", film del 1924, segna il ritorno in Unione Sovietica di Protazanov, finito in esilio volontario dopo aver lasciato il paese con i controrivoluzionari per sfuggire ai bolscevichi. Anni, dal 1918, in cui il regista aveva provato a lavorare a Parigi e all'UFA a Berlino, senza riuscire a ambientarsi.

"Aelita" di Jakov Aleksandrovič Protazanov (Russia, 1924)Tratto dall'omonimo romanzo del prolifico e interessante Aleksej Nikolaevič Tolstoj (1882-1945), anche lui esule di ritorno, il film racconta una storia d'amore coniugale fantascientifica, con un linguaggio estremo, costruttivista, anche nei costumi di Alexandra Exter, artista che proprio in quel 1924 collaborò all'organizzazione del padiglione sovietico per l'Esposizione Internazionale delle Arti di Venezia esponendovi anche sue opere.

Protagonisti del film sono la bellissima e bravissima Yuliya Solntseva (1901-1989), che qui interpreta uno dei soli quattro film di una carriera che la vedrà regista di ben 14 film, tra cui "Povest plamennykh let" (Cronaca degli anni di fuoco) con cui trionfò a Cannes 1961, e Nikolai Tsereteli. Questi nel ruolo di un ingegnere che decide di recarsi su Marte dopo aver ucciso la moglie. Su marte incontrerà un nuovo popolo guidato proprio da Aelita. Il film sarà accompagnato dal vivo dalla musica di Igino Maggiotto.

L'appuntamento è a Santa Maria in Chiavica, sede del CTG, nell'omonima via dell'Antica Verona chiusa tra le Arche e Sottoriva, alle 20.30, ingresso libero fino a esaurimento dei posti.

Nostalghia, di Andrej Tarkovskij (URSS, Italia, Francia 1983)Lunedì 10 marzo

Non poteva mancare Andrej Tarkovskij in una manifestazione dedicata al cinema russo, in questa quinta rassegna che con incredibile successo si sta svolgendo a Verona nella ex chiesa di Santa Maria in Chiavica, sede del locale CTG.

E di Andrej Tarkovskij (1932-1986) lunedì 10 marzo si vedrà il film italiano, quel "Nostalghia" (sulla cui preparazione il regista stesso girò anche un documentario televisivo, "Tempo di viaggio"), coprodotto da RaiDue con Sovinfilm, che diventa una dichiarazione d'intenti poetici di un artista, che come un cigno, sente l'avvicinarsi della sua morte e prova a cantare il suo canto più bello.

Ambientato tra l'intima Toscana, in cui splende la cittadina di Bagno Vignoni, e la Roma papalina, il film racconta di un poeta russo che giunto in Italia in cerca di ispirazione sulle orme di un musicista settecentesco, servo della gleba, che preferisce l'esilio al ritorno alla servitù, si ritrova a vivere il folle sogno di salvare l’umanità e, nello stesso tempo, a negare l’amore che una donna gli porge. È un film sulla vita, non comune, di un intellettuale, sulla diversità del vivere di massa e quello della cultura, su un sogno che negli anni ’80 si andava spegnendo sotto la spinta del materialismo capitalista. Un film scritto da Tarkovskij insieme a Tonino Guerra, dove le musiche sono firmate da Debussy, Verdi, Wagner e Beethoven, dove gli interpreti sono Erland Josephson, Domiziana Giordano, Oleg Yankovsky, ma dove proprio Tarkovskij emerge nella sua complessità di uomo e artista e a Cannes fu premio per la sua regia.

L’appuntamento è alle 20.30, ingresso libero fino a esaurimento dei posti, le porte saranno aperte alle 19.45.

Svetlana Toma in: "Tabor ukhodit v nebo" (Anche gli zingari vanno in cielo, 1975) di Emil Loteanu

Lunedì 3 marzo

"Son nato tra le vecchie tende,/ in mezzo al vociare degli Zingari /che narrano al lume di luna /la favola d' un bianco paese lontano", é l'inizio di una poesia che accompagna uno dei film più importanti, "Tabor ukhodit v nebo" (Anche gli zingari vanno in cielo, 1975) di Emil Loteanu (1933-2003), il regista che con "I Lautari" (1972) aveva aperto il mondo del cinema mondiale alla poesia gitana.

Con questo film, tre anni dopo, trionfò al Festival del cinema di San Sebastiano, confermandosi come uno dei grandi registi dell'Est europeo. Nato in quella parte di Romania diventata oggi repubblica di Moldavia, riuscì a realizzare il suo sogno di studiare cinema a Mosca e di diventare a sua volta insegnante di cinematografia.
"Anche gli zingari vanno in cielo" é ambientato nei primi anni del 1900, in Bessarabia, una regione al confine dell'impero austro-ungarico, ora parte della Moldova, qui scopriamo lo zingaro Zobar (Grigore Grigoriu) ricercato per un furto di cavalli ai danni dell'esercito. Lo vediamo solo e ferito, curato da una misteriosa zingara-strega, Radda (Svetlana Toma), che poi misteriosamente scompare. Tra infinite avventure Zobar non riesce a dimenticare Radda.

L'appuntamento, con il capolavoro di Emil Loteanu è nell'ambito della manifestazione dell'Associazione ConoscereEurasia dedica al cinema russo. Il film sarà proiettato lunedì 3 marzo alle ore 20.30 nella sala del CTG Verona a Santa Maria in Chiavica. Ingresso libero fino a esaurimento dei 90 posti.

"Ashik Kerib - Storia di un ashug innamorato", 1988, di Sergej Iosifovič Paradžanov (1924-1990)Lunedì 24 febbraio

Ci sono autori che la massa del pubblico non conosce, anche perché difficilmente i poteri economici del cinema permettono al pubblico di conoscerli, e il caso di Sergej Iosifovič Paradžanov (1924-1990) è sintomatico della situazione. Lui che del cinema amava la poesia, come scriveva Gian Luigi Rondi, la sue erano "ricerche su un cinema fatto di pittura, di teatro e di danza", era perseguitato dalle autorità sovietiche e negato al pubblico occidentale, a parte il più intellettualizzato. Cinema che diventa poesia, come nel suo ultimo film "Ashik Kerib - Storia di un ashug innamorato" girato nel 1988 con il suo alter ego, Dodo Abashidze.

In questo film racconta di un musicista, suona la saaza, la balalaika turca, povero, che si innamora della bella figlia di un ricco commerciante già destinata a un altro ricco, per tentare l'impossibile parte e viaggia per sette anni in cerca di una fortuna che gli regali l'amore della bella. Sette anni, come nella favola della nonna del carducciano "Davanti a San Guido", sette anni perché "sette" vuol dire tanto, e in questo film che è favola i sette anni diventano il tempo della vita.

Avevano paura di lui, di Paradžanov, i burocrati, perché non capivano i mitra finti, i foulards che sgorgano allegri, invece del sangue, dalle teste mozzate, non accettavano i canti dedicati agli eroi del Turkistan, troppo fuori dal normale. Solo la morte poté infine fermare la sua voglia di fare cinema, ci avevano provato arrestandolo e condannandolo, anni prima, nel 1974, cinque anni di lavori forzati per omosessualità, contrabbando di opere d'arte e istigazione al suicidio, dopo tre liberato sotto la spinta di intellettuali di tutto il mondo, ma per la libertà gli impedirono per anni di lavorare nel cinema, fino a riconoscere che era innocente, che era tutta una montatura per fermare il suo cinema, ma era già il 1982.

Questo film che l'Associazione Conoscere Eurasia propone questo lunedì 24 febbraio nella sala del CTG a Santa Maria in Chiavica, è il suo testamento; l'appuntamento é alle ore 20.30, per ragioni di sicurezza sono stati limitati a 90 i posti disponibili.

“Correndo dietro due lepri”, 1961, di Viktor IvanovLunedì 17 febbraio

Commedia scoppiettante in programma questo lunedì 17 febbraio per la rassegna di cinema russo al CTG a Santa Maria in Chiavica. Si vedrà infatti “Correndo dietro due lepri”, un film del 1961 firmato da Viktor Ivanov e prodotto negli storici studi Dovženko quando l’Ucraina era il granaio dell’Unione Sovietica.

Il film è ambientato a Kiev all’inizio del 1900 e ha per protagonista uno sfortunato barbiere interpretato da Oleg Borisov (8 novembre 1929 - 28 aprile 1994), uno dei più grandi attori russi, vinse anche la Coppa Volpi per la miglior interpretazione a Venezia. Le due lepri del titolo sono le due donne che il giovane barbiere insegue: una brutta e piena di soldi, l’altra bella ma che non ne vuol sapere di lui. Il dubbio lo opprime e alla fine, come commedia vuole si risolverà. Il pubblico scoprirà come. L’appuntamento è alle ore 20.30, l’ingresso è libero e l’Associazione Conoscere Eurasia, che organizza la rassegna, al termine del film offrirà al pubblico presente una degustazione di vini accompagnata da un piatto tipico della tradizione veneta. Per questo non sono ammesse le entrate dopo le 21.

Presentano il film Ugo Brusaporco e Sergio Pescatori.

"V boy idut odni stariki" (Solo i vecchi vanno in battaglia, 1973) di Leonid Bykov

Lunedì 3 febbraio

"V boy idut odni stariki" (Solo i vecchi vanno in battaglia, 1973) di Leonid Bykov, è un film sovietico visto in un anno, nella sola Russia, da 44.300.000 spettatori, un record imbattuto e considerato in tutto i mondo uno dei migliori film dedicati alla II Guerra mondiale. Lo si potrà vedere questo lunedì 3 febbraio alle 20.30 nella bella sala del CTG al numero 7 di Via Santa Maria in Organo, nell'ambito della quinta rassegna cinematografica che l'Associazione Conoscereeurasia dedica al cinema russo.

Leonid Bykov (1928-1979) è regista, sceneggiatore e protagonista di questo film che realizza un suo sogno di bambino: diventare aviatore. Il titolo del film deriva da due scene in cui lo squadrone degli aviatori sovietici si trova a affrontare un duro combattimento contro la potente aviazione tedesca, solo i "vecchi" sono mandati a combattere, mentre i giovani aviatori, freschi d'accademia, devono aspettare a terra con i meccanici. Verrà presto il loro turno e a altri toccherà restare a terra. Il film si basa sulle memorie dell' asso dell'aviazione sovietica Vitaly Popkov (1922 - 2010), che combatté realmente con uno squadrone "cantante", come quello che si vede nel film, i cui componenti formavano un coro amatoriale, usato anche per spettacoli, itineranti nella vasta Russia, per raccogliere fondi.

Nel 2009 in Ucraina il film fu al centro di un caso finito in tribunale, venne infatti realizzata una versione a colori per la TV e per il mercato DVD, a questa scelta commerciale si opposero la figlia di Bykov e la casa di produzione, la Dovzhenko Film Studios, che difendevano l'idea del regista che aveva girato il film a colori, ma in nome del realismo lo aveva stampato in bianco e nero. E visto il successo del film non aveva sbagliato. Lo scoprirà anche il pubblico di Sant Maria in Chiavica. Presentano il film Ugo Brusaporco e Sergio Pescatori.

L'ingresso é libero fino esaurimento dei posti.

"Enemy at the Gates" (Il nemico alle porte, USA, Germania, UK, Irlanda, 2001, 131')Lunedì 20 gennaio

"Enemy at the Gates" (Il nemico alle porte, USA-Germania-UK-Irlanda, 2001) di Jean Jacques Annaud. CTG a Santa Maria in Chiavica, Verona, ore 21.

Il cinema russo apre con Stalingrado

La quinta edizione della rassegna di Cinema Russo organizzata da Conoscereeurasia e patrocinata dal Consolato russo di Verona e dal Comune di Verona, si apre questo lunedì 20 gennaio nella sala del CTG a Santa Maria in Chiavica, nell'omonima via della più medievale Verona.

Per l'inaugurazione (la rassegna scorrerà per 10 lunedì consecutivi) si è scelto di ricordare la drammatica battaglia di Stalingrado (1942-1943) e uno dei suoi più eroici protagonisti il cecchino sovietico Vasily Grigoryevich Zaitsev, con un film, "Enemy at the Gates" che spettacolarmente mette in scena avvenimenti e personaggi della più leggendaria battaglia del XX secolo. Una battaglia che vide coinvolte contrapposte le truppe alleate degli invasori tedesche e italiane contro l'esercito sovietico chiamato a difendere la città di Stalingrado. Una lotta tra due idee contrapposte, i primi portatori dell'ideologia nazifascista, gli altri difensori del comunismo. 500 mila abitanti della città persero la vita, con loro almeno un milione e mezzo di soldati dei due fronti (fonte The Guardian).

Il film racconta, senza troppo romanzarla, la vera storia di Zaitsev, che personalmente, come cecchino, ha collezionato qualcosa tra i 250 e i 500 nazifascisti uccisi, diventando un eroe celebrato dalla stampa sovietica e dal popolo. Zaitsev era inquadrato nel 1047° reggimento fucilieri della 284° divisione di fanteria che era parte della 62° Armata. Dopo Stalingrado fu ferito agli occhi, operato urgentemente, riuscì a concludere la guerra combattendo. Dopo la guerra gestì una fabbrica a Kiev. Il film di Annaud è tratto dalle sue memorie. nei suoi panni l'attore Jude Law, in quelli del cecchino tedesco mandato a stanarlo, Ed Harris, questa vicenda biografica è confermata da fonti tedesche, ma non del tutto chiarita, d'altra parte questo è un film non un saggio di storia. Vera la dolce storia d'amore tra Zaitsev e Tania, soldatessa mandata dalle retrovie a difendere Stalingrado dall'assedio, e qui interpretata da Rachel Weisz. Politicamente importante il ruolo del commissario politico Danilov, nel film Joseph Fennies, la sceneggiatura di Alain Godard e dello stesso Annaud tenta di risolvere in poche sue battute un mondo freneticamente in evoluzione ideologica qual'era quella del 1943 sul fronte di Stalingrado, un compito troppo difficile per un film di grande spettacolarità e azione.

INFORMAZIONI

Associazione Conoscere Eurasia

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Tel. +39 045 8020904 Fax +39 045 9299924
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Ugo Brusaporco

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