Incontri di cinema e cultura

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"Flag of Our Fathers" (USA, 2006, 126'), di Clint EastwoodVerona e provincia, dall’8 al 30 gennaio 2014.

Cineclub Verona, Società di cultura fondata nel 1935, diretta da Ugo Brusaporco dal 1979, presieduta da Michael Benson, presenta il programma cinematografico di gennaio 2014.

Mercoledì 8

  • "Flag of Our Fathers" (USA, 2006, 126'), di Clint Eastwood. Sala Video Scuola Primaria Cangrande Via Ca' dei Sordi 18, San Giovanni Lupatoto (VR), ore 16.30
  • "West and Soda" (Italia, 1965), di Bruno Bozzetto. Opificio dei Sensi, località Ferrazze di San Martino Buon Albergo (VR), ore 21

"West and Soda" (Italia, 1965), di Bruno BozzettoGiovedì 9

  • "Crustáceos" (Spagna, 100', 2012), di Vicente Pérez Herrero. Anteprima italiana. Osteria Al Carro Armato, Vicolo Gatto 2, Verona, ore 21

Martedì 14

  • "South - Sir Ernest Shacketon's Glorious Epic of the Antarctic (1914-1916)", di Frank Hurley, 1919. Documentario sulla grande impresa che nonostante lo scoppio della guerra tenne col fiato sospeso il mondo. Anteprima italiana. Centro Turistico Giovanile a Santa Maria in Chiavica, Verona, ore 21

Mercoledì 15

  • "Letters from Iwo Jima" (USA, 2006, 135'), di Clint Eastwood. Sala Video Scuola Primaria Cangrande, Via Ca' dei Sordi 18, San Giovanni Lupatoto (VR), ore 16.30
  • "Distant Voices, Still Lives" (Voci lontane sempre presenti, UK,1988) di Terence Davies. Opificio dei Sensi, località Ferrazze di San Martino Buon Albergo (VR), ore 21

"O melissokomos" (Il volo, Francia, Grecia, 102', 1986), di Theo AnghelopoulosGiovedì 16

  • "O melissokomos" (Il volo, Francia, Grecia, 102', 1986), di Theo Anghelopoulos. Osteria Al Carro Armato, Vicolo Gatto 2, Verona, ore 21

Il volo di Marcello Mastroianni

Grande incontro con il l’emozione e la classe del cinema questo giovedì 16 gennaio al Carro Armato dove Cineclub Verona e l’omonima Osteria presentano per la rassegna “Cinema da tutto il mondo che guarda il mondo” il capolavoro di Theo Angelopoulos “O'MELISSOKOMOS” (Il volo, 1986) con l’indimenticabile Marcello Mastroianni. Qui, in una delle sue più intense interpretazioni, recita la parte di Sypros. Questi è un maestro elementare, uomo di mezza età, che vive, con la sua famiglia, in una cittadina greca.. Le nozze della figlia provocano in lui un improvviso senso di disorientamento. Abbandonare la famiglia e la scuola per dedicarsi al mestiere di apicoltore. Per questo inizia un viaggio, dall’Epiro al Peloponneso, mai onirico, ma di nuova iniziazione, alla ricerca di un terreno pieno di fiori dove le api possano produrre miele in abbondanza. Metafora della vita, poesia dell’essere umano, invito alla sapienza del vivere, il film è un raro viaggio in cui regista e attore conducono lo spettatore. Come chi ama il cinema sa, i film di Angelopoulos sono un “autentico piacere estetico: la dilatazione del tempo, l’uso del piano sequenza, la perfetta fusione fra immagini e musica, la sensibilità nel trattare gli aspetti più nascosti dell’animo umano (grazie anche al sapiente utilizzo di attori straordinari) garantiscono ai suoi film una qualità espressiva lontana anni luce dalle approssimazioni linguistiche e paratelevisive che spesso affollano i nostri schermi”. Per chi ama il cinema un’occasione da non perdere. L’appuntamento è all’Osteria Al Carro Armato, Vicolo Gatto 2, vicino a Piazzetta Chiavica, tra le Arche Scaligere e Via Sottoriva, alle ore 21. Ingresso libero.

"Enemy at the Gates" (Il nemico alle porte, USA, Germania, UK, Irlanda, 2001, 131') di Jean Jacques AnnaudLunedì 20

  • "Enemy at the Gates" (Il nemico alle porte, USA, Germania, UK, Irlanda, 2001, 131') di Jean Jacques Annaud. CTG a Santa Maria in Chiavica, Verona, ore 21

Il cinema russo apre con Stalingrado. La quinta edizione della rassegna di Cinema Russo organizzata da Conoscere Eurasia e patrocinata dal Consolato russo di Verona e dal Comune di Verona, si apre questo lunedì 20 gennaio nella sala del CTG a Santa Maria in Chiavica, nell'omonima via della più medievale Verona. Per l'inaugurazione, la rassegna scorrerà per 10 lunedì consecutivi, si è scelto di ricordare la drammatica battaglia di Stalingrado (1942-1943) e uno dei suoi più eroici protagonisti il cecchino sovietico Vasily Grigoryevich Zaitsev, con un film, "Enemy at the Gates" che spettacolarmente mette in scena avvenimenti e personaggi della più leggendaria battaglia del XX secolo. Una battaglia che vide coinvolte contrapposte le truppe alleate degli invasori tedesche e italiane contro l'esercito sovietico chiamato a difendere la città di Stalingrado. Una lotta tra due idee contrapposte, i primi portatori dell'ideologia nazifascista, gli altri difensori del comunismo. 500 mila abitanti della città persero la vita, con loro almeno un milione e mezzo di soldati dei due fronti (fonte The Guardian). Il film racconta, senza troppo romanzarla, la vera storia di Zaitsev, che personalmente, come cecchino, ha collezionato qualcosa tra i 250 e i 500 nazifascisti uccisi, diventando un eroe celebrato dalla stampa sovietica e dal popolo. Zaitsev era inquadrato nel 1047° reggimento fucilieri della 284° divisione di fanteria che era parte della 62° Armata. Dopo Stalingrado fu ferito agli occhi, operato urgentemente, riuscì a concludere la guerra combattendo. Dopo la guerra gestì una fabbrica a Kiev.

Il film di Annaud è tratto dalle sue memorie. nei suoi panni l'attore Jude Law, in quelli del cecchino tedesco mandato a stanarlo, Ed Harris, questa vicenda biografica è confermata da fonti tedesche, ma non del tutto chiarita, d'altra parte questo è un film non un saggio di storia. Vera la dolce storia d'amore tra Zaitsev e Tania, soldatessa mandata dalle retrovie a difendere Stalingrado dall'assedio, e qui interpretata da Rachel Weisz. Politicamente importante il ruolo del commissario politico Danilov, nel film Joseph Fennies, la sceneggiatura di Alain Godard e dello stesso Annaud tenta di risolvere in poche sue battute un mondo freneticamente in evoluzione ideologica qual'era quella del 1943 sul fronte di Stalingrado, u compito troppo difficile per un film di grande spettacolarità e azione.

Martedì 21

  • "La Nigeria diviene una colonia britannica. Il colonialismo prima della Guerra". CTG a Santa Maria in Chiavica, Verona, ore 20.30

"The Woman of Paris" (USA, 93',1923) di Charlie ChaplinMercoledì 22

  • "The Woman of Paris" (USA, 93',1923) di Charlie Chaplin, accompagnamento dal vivo di Igino Maggiotto. Sala Video Scuola Primaria Cangrande, Via Ca' dei Sordi 18, San Giovanni Lupatoto (VR), ore 16.30
  • "Le quai des brumes" (Il porto delle nebbie, Francia, 1938) di Marcel Carné. Opificio dei Sensi, località Ferrazze di San Martino Buon Albergo (VR), ore 21

Giovedì 23

  • "Yoidore tenshi" (L'angelo ubriaco, Giappone, 1948, 94') di Akira Kurosawa. Osteria Al Carro Armato, Vicolo Gatto 2, Verona, ore 21

"Pjat' Vecerov" (Cinque Serate, URSS, 1978, 103') di Nikita MikhalkòvLunedì 27

  • Cinema Russo: "Pjat' Vecerov" (Cinque Serate, URSS, 1978, 103') di Nikita Mikhalkòv. CTG a Santa Maria in Chiavica, Verona, ore 21

Mikhalkov alla rassegna del cinema russo con "Cinque serate".

"È il più alto esempio di scrittura registica delle ultime stagioni sovietiche... Una mise en scène d'autore, che spiazza completamente il privilegio di Volodin-sceneggiatore. La drammaturgia è bruciata nella regia", così scriveva, il mai troppo compianto Giovanni Buttafava (1939-1990), il più serio esperto del cinema russo, a proposito di "Pjat' Vecerov" (Cinque serate) film del 1978, girato e finito in un solo mese, da Nikita Mikhalkòv, in una pausa della lavorazione di “Oblòmov”.

Scelto come secondo appuntamento della rassegna sul cinema russo organizzata dall'Associazione Conoscere Eurasia, sarà presentato questo lunedì 27 gennaio alle ore 20.30 nella sala di Santa Maria in Chiavica, al 7 dell'omonima via del centro antico di Verona.

"Cinque serate" racconta di un uomo che torna a Mosca dopo diciotto anni di assenza e ritrova il suo grande amore. Siamo nella Mosca della fine degli anni '50, una città claustrofobica segnata dal più cupo stalinismo. Lei, Tamara, la protagonista, vive in un appartamento collettivo. Lui si presenta mentendole. Ha perso ogni speranza, cancellato ogni ideale, lei, operaia in una fabbrica, ha accettato la sua condizione, e citando Marx si sforza di mostrare che è la più degna. Si aggrappa a ideali del passato, i soli che le permettono di continuare a sopportare di sopravvivere. Nessuno dei due hanno risolto i problemi col loro passato. Hanno semplicemente cessato di vivere.
In uno spazio ridotto, la regia deve dare prova di precisione. La camera da presa in questo caso si presta idealmente a un esercizio di stile, ma Mikhalkòv si impegna affiche la forma non prevalga sul racconto. Predilige lunghi piani, la macchina da presa si muove con un invisibile virtuosismo. Misura la distanza delle anime dei suoi personaggi, più che dei loro corpi. Impressionanti i suoi sguardi che tanto avvicinano e tanto allontanano. Egli ama cogliere le reazioni inattese dei suoi attori, in quei piccoli "incidenti" capta il loro vivere la verità dl loro ruolo. Impone al film un ritmo ipnotico e lo presenta allo spettatore come un'esperienza da accettare, invitandolo a lasciarsi portare.
Tratto dall'omonimo celebre spettacolo del drammaturgo di Leningrado Aleksandr Volòdin (1919-2001), il film si avvale dell'interpretazione, pluripremiata, di Ljudmila Gurchenko e Stanislav Ljubshin,e della bella fotografia di Pavel Lebeshev, ma il vero protagonista è proprio lui Nikita Mikhalkòv, ed è strano che quando si parla di lui, spesso si dimenticano di questo film celebrando la sua filmografia.

Verona, martedì 28 gennaio 2014: "La musica prima della guerra".

Martedì 28

  • "Le arti: La musica prima della guerra, la musica vocale". CTG a Santa Maria in Chiavica, Verona, ore 20.30

Fu un periodo fecondissimo quello dei primi lustri del XX secolo in cui il funerale di Giuseppe Verdi nel 1901 fu firmato dall'operatore Italo Pacchioni, alla nascita della musica per il cinema con "L'Assassinat du duc de Guise" di André Calmettes. Era il 1908 e a firmare l'accompagnamento sonoro fu Camille Saint-Saens, ma lo sviluppo più clamoroso fu quello legato al mondo del balletto, basti pensare alla potenza dei Ballets Russes che favorirono la nascita di un compositore come Igor Stravinsky e di capolavori come "La sagra della primavera". Capolavori capaci di ispirarne altri, pensiamo a come Pina Bausch seppe tradurli in gesto decine di anni dopo. E sempre a quel periodo si legano altri monumenti per la danza come "Jeux, poème dansé en un acte, pour orchestre" di Claude Debussy, o come lo stesso Debussy si avvicini al simbolismo letterario con "Trois poèmes de Stéphane Mallarmé pour chant et piano", che sarà presentato per la prima volta cento anni fa, il 21 marzo 1914 a Parigi, nella sala Gaveau, con Debussy stesso al piano.
Ancora il ballo attinge a un componimento unico per intensità qual'è "Josephslegende" di Richard Strauss. Un programma per comprendere la follia di una guerra che sta per scoppiare. L'ingresso è libero fino all'esaurimento dei posti .

Mercoledì 29

  • Casablanca", 1942, di Michael Curtiz. Opificio dei Sensi, località Ferrazze di San Marino Buon Albergo (VR), ore 21

“City of Life and Death" (Cina, 2010, 135'), di Lu ChuanGiovedì 30

  • City of Life and Death" (Cina, 2010, 135'), di Lu Chuan, anteprima italiana. Osteria Al Carro Armato, Vicolo Gatto 2, Verona, ore 21

L'olocausto di una città al Carro Armato. "È una storia orribile da raccontarsi; non so come iniziare né come finire. Non avevo mai sentito o letto di una tale brutalità. Stupri: stimiamo che ce ne siano almeno 1.000 per notte e molti altri durante il giorno. In caso di resistenza o qualsiasi segno di disapprovazione arriva un colpo di baionetta o una pallottola", così scriveva da Nanchino, allora capitale della Cina, James McCallum, in una lettera alla famiglia, 19 dicembre 1937, quando la città era ormai preda della follia omicida delle truppe giapponesi. 

Oltre trecentomila furono le vittime nella città e chi sopravvisse portò per sempre con sé la violenza subita. Lu Chuan, uno dei registi più interessanti della Cina di oggi, confeziona con il suo "City of Life and Death" un film su una delle pagine più nere del XX secolo, riuscendo con la sua voglia di verità a scontentare non solo i giapponesi, l’Armata Imperiale di Hirohito attaccò Nanchino, e si abbandonò ad una serie di omicidi di massa, torture, stupri e saccheggi che hanno pochi eguali nella storia dell'umanità, ma anche i cinesi che vengono raccontati in una sconfitta umiliante.

Il film, premiato a San Sebastiano e in altri festival, non ha trovato una via per essere visto nelle sale italiane, per questo è importante la proiezione programmata dal Cineclub Verona all'Osteria al Carro Armato, nel pieno centro di Verona antica, questo giovedì 30 gennaio. Qualcuno ha scritto, dopo aver visto il film: "Più volte si vorrebbe distogliere lo sguardo, alzarsi e non guardare più, ma poi si pensa che questo episodio drammatico, e tanti altri episodi drammatici, si compiono senza che nessuno ne sappia o ne voglia sapere niente. Ed allora si comprende che la memoria non è sterile, che la memoria può aiutarci a muovere ogni nostro passo per la costruzione della pace". Ecco il senso della proiezione al Carro Armato, nella settimana iniziata con il Giorno della Memoria.

“City of Life and Death" (Cina, 2010, 135'), di Lu Chuan

INFORMAZIONI

Cineclub Verona, Società di cultura, Verona

  • Ugo Brusaporco e-mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.