Le invisibili forme del visibile - Corso di analisi del linguaggio filmico

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Le invisibili forme del visibile - Corso di analisi del linguaggio filmico

Alla scoperta delle architetture e delle dinamiche del film

Incontro di presentazione (gratuito):
martedì 18 gennaio 2011
, ore 18.00

Buio in sala: miriadi di segnali visivi e sonori iniziano a colpirci, attivando meccanismi percettivi, intellettivi, affettivi in noi spettatori; le storie si dipanano, strutturandosi attraverso i meccanismi più o meno articolati del racconto; atmosfere visive e sonore si costruiscono poco a poco; ambienti naturali ed artificiali popolati di individui, animali, oggetti si schiudono davanti ad i nostri occhi, scanditi dal gioco delle luci e delle ombre, modellati dalla magia del colore; e la macchina da presa avanza, indietreggia, ritaglia porzioni di spazio, disegna percorsi visivi… Insomma, il fascino del cinema.

Finalità: il corso intende fornire ai partecipanti gli strumenti idonei per giungere ad una puntuale ed articolata analisi del film, in funzione di una sua più ampia comprensione.

Durata: il corso sarà articolato in dieci incontri della durata di due ore ciascuno, con cadenza settimanale (martedì, ore 18.00-20.00).

Modalità di svolgimento: in ogni incontro si alterneranno brevi esposizioni teoriche, proiezioni di sequenze ad esse correlate, interventi dei partecipanti.

Incontro di presentazione: martedì 18 gennaio 2011, ore 18.00 presso Gruppo Fotografico Zone d’Ombra, Via dello Scalo di San Lorenzo 16, Roma. Invitiamo tutti gli interessati a partecipare a questo incontro - ovviamente libero e gratuito - durante il quale saranno presentati in dettaglio i contenuti e i temi oggetto del programma.

Inizio corso: martedì 25 gennaio 2011 ore 18.00

Sede: Gruppo Fotografico Zone d'Ombra, Via dello Scalo di San Lorenzo 16, Roma.

Quota di partecipazione: € 60,00+ € 12,00 tessera associativa DLF

PRESENTAZIONE DEL CORSO

Iniziano a scorrere i titoli di coda... Qualche spettatore si alza (in genere pochi, ma dipende dalle sale che frequentiamo). La maggior parte rimane seduta per quella frazione di tempo oggi sempre più lunga (gli sponsor !).

E’ il momento per soddisfare qualche curiosità: il nome di quel caratterista su cui ci siamo scervellati (i caratteristi, i “volti senza nome”); il titolo di un brano musicale; i luoghi dove sono state girate alcune scene, ecc.

Ma è anche la fase, quella dello scorrimento dei titoli nella penombra della sala, del progressivo trapasso dal mondo fittizio rappresentato sullo schermo a quello reale; si esce dalla “situazione cinematografica”, cioè da quel complesso di relazioni che si instaurano tra schermo e spettatore (processi di decifrazione e memorizzazione di quanto viene visto e ascoltato, di abbandono al piacere affabulatorio, di identificazione con personaggi o situazioni) e ci si riaffaccia alla realtà.

Ma è soprattutto il momento della riflessione, della rielaborazione personale, del ricompattamento dell’oggetto filmico; ci si appresta (rammaricandosi per la fine dell’incanto) a manifestare il proprio entusiasmo o (gioendo per la liberazione legata alla fine del film) ad esplicitare la propria delusione; più frequentemente si elaborano concetti e si strutturano giudizi da comunicare e confrontare con gli altri, magari in pizzeria.

Giudizi che in genere vertono sulla storia raccontata, sulle psicologie e incongruenze dei personaggi, talvolta sulla fotografia, sulla musica, sulla scenografia ma solo se queste sono fortemente “sbalzate”, evidenziate, enfatizzate.

Ma il film è anche altro: per fornire informazioni, per raccontare fatti, per comunicare stati d’animo e psicologie, per trasmettere emozioni utilizza, così come le altre forme espressive, un proprio linguaggio sostanziato nell’organizzazione di immagini e suoni. Un linguaggio elaborato nel tempo, codificato e progressivamente modificato man mano che nuove acquisizioni tecnologiche, più allargate competenze ricettive da parte dello spettatore, improvvise accelerazioni storico-culturali lo consentono.

Linguaggio dunque come produzione di materiali visivi e sonori, articolati e organizzati attraverso il montaggio; una strutturazione tanto complessa quanto (quasi sempre) nascosta, mimetizzata, in omaggio a quel principio di verosimiglianza che fa sì che “il cinema appaia come la macchina per stampare la vita” (Marcel L’Herbier).

Ma lo spettatore cinematografico, che superinveste nei due sensi “nobili” della vista e dell’udito, è gratificato dal fatto che la produzione iconica appare “naturalmente” fruibile, e rimane ingenuamente inconsapevole delle convenzioni linguistiche che lo avviluppano.

Se allora si vuole superare lo stadio di una fruizione sì gratificante ma dispersa e abbarbicata agli elementi di cui si è parlato (storia, personaggi, ecc.) per allargare il proprio orizzonte di spettatore ed arrivare ad una fruizione più consapevole e articolata, bisogna imparare a familiarizzare con altri elementi; bisogna cioè cogliere ed apprezzare la complessità e l’articolazione del linguaggio filmico (dalla composizione delle inquadrature all’intersecarsi sapiente di luci ed ombre, dai movimenti di macchina alla costruzione del fuori campo, dai molteplici utilizzi del suono ai ritmi costruiti dal montaggio, ecc.).

Si scoprirà allora che ciò che sembra svolgersi “naturalmente” sotto i nostri occhi, ciò che sembra essere semplice “captazione e riproduzione di pezzi di realtà” è invece il risultato di complesse quanto volutamente oscurate operazioni di costruzione; operazioni che investono le competenze specifiche di quella molteplicità di persone che appaiono nei titoli di testa (i “nomi senza volto”, eccezion fatta per attori e regista). E si imparerà ad amplificare le capacità percettive, visive e sonore, per meglio orientarsi all’interno di un territorio filmico che apparirà ben più complesso e articolato rispetto a quello che si è abituati a percorrere.

Un corso di “Analisi del linguaggio filmico” si prefigge dunque come principale finalità quella di attraversare questo territorio, mappandolo e modulandosi sulla sua variegata accidentalità; smontare il giocattolo, insomma, per coglierne i meccanismi visivi e sonori ed individuare le procedure attivate per farli interagire proficuamente.

Un corso destinato, ovviamente, a chi va al cinema e vuole acquisire maggiori competenze riguardo ad aspetti del film forse presi finora in scarsa considerazione; un lavoro di approfondimento strutturato attraverso l’alternanza di brevi approcci teorici e di proiezioni, a titolo esemplificativo, di segmenti tratti da film diversi.

INFORMAZIONI

Associazione DLF Roma - Settore Cultura

Via Bari 22, 00161 Roma
Internet www.dlfroma.it

  • Mario Narducci, Consigliere alla Cultura, tel. 06 44180231 cell. 348 3505463 e-mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
  • Pierluigi Ghezzi tel. 06 66012430 e-mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
  • Zone d'Ombra Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.