Il salto

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Il salto (per me) è stato capire il seme.
Da un seme di pomodoro nasce un pomodoro.
Da un seme di cetriolo nasce un cetriolo.
Da un seme di cavolo nasce un cavolo.

È stato capire che se voglio raccogliere pomodori non posso seminare semi di cetriolo, se voglio gentilezza non posso seminare semi di arroganza, se voglio la verità devo dire la verità, se voglio giustizia devo essere giusta, se voglio essere amata devo amare, se voglio essere accolta devo accogliere.

È stato capire che non posso ottenere quel che voglio seminando il suo contrario: da ogni seme nasce quello che è contenuto dentro se stesso.

Il salto ancora più alto (per me) è stato capire che se non so cosa voglio raccogliere non posso seminare, non posso spargere semi a caso per il motto - meglio fare qualcosa che fare niente -.

Se non so cosa voglio raccogliere è sempre meglio non fare niente perché quello che nascerà magari poi non mi piacerà e non saprò cosa farci, come mangiarlo e neanche come cucinarlo e avrò la terra occupata con qualcosa che in realtà non volevo.

Quello che si semina ha un suo ciclo, non basta dire " beh, mi sono sbagliat* " per aver un appezzamento libero per nuovi semi, bisogna occuparsi di quel ciclo anche se non ci piace e anche se non ce ne occuperemo, dentro di noi occuperà lo spazio del suo tempo necessario che lo porta al finire.

Il salto altissimo (per me) è stato capire che se non semino non raccolgo, è stato capire che senza la mia mano, la mia intenzione e direzione nessun raccolto si farà: al seme non interessa se siamo stati inermi perché non ce la facevamo, perché eravamo troppo stanchi, perché eravamo feriti, malati, disillusi, non gli interessa se abbiamo già seminato tanto, non gli interessa non perché non sia indulgente, ma solo perché da solo non può farlo, non può portarsi da solo alla terra.

È stato capire che quando non riuscirò a seminare non dovrò dare la colpa a nessuno, né a me, né al seme, né al mondo, né a qualcuno che avrebbe potuto farlo al posto mio né alla cassetta vuota: a nessuno.

A volte si riesce, a volte no.

Il salto fino alle stelle (per me) è stato seminare comunque, anche quando non ce la facevo più, anche quando mi faceva male perfino la speranza.

È stato capire che la via d'uscita è sempre il seme nella mano, il resto poi si fa da sé.

 

(Francesca Pachetti, La Raccontadina)


 

Francesca Pachetti, La Raccontadina, donna, mamma e contadina di Massa Carrara che da un po’ di tempo ha deciso di condividere su una pagina Facebook le sue esperienze di vita e ciò che la natura ogni giorno le insegna.

"I numeri non li capisco e neanche le misure. So che in una cassetta alta di legno ci stanno dodici chili di patate, in una bassa otto. Se il secchio rosso lo faccio pieno, di pomodori ce ne stanno sette chili, all'incirca, se lo faccio a metà, quattro, più o meno.
"quanto le fa al chilo le zucche?" Io non lo so quanto le faccio le zucche al chilo. Una piccola tre euro, quella media cinque, grande dieci. Questa è la mia misura. Non vendo a peso, vendo a buon senso, a cuore, a occhio, talvolta a circostanza, a baratto, a regalo.
Se il catino azzurro è pieno fino all'orlo ha piovuto molto, è stato un temporale. Se è asciutto e non conta neanche una goccia avanzata, è molto che non piove. La febbre la misuro in brividi, in brividi e coperte. Una coperta, 37,5 gradi; due, sale verso i 38; due più le ginocchia al petto si superano i 38; due più le ginocchia al petto e la conta di tutte le mie persone, è febbre altissima: bisogna cercare riparo.
Non sono alternativa, sono nata contadina"

Questa è
Francesca Pachetti

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Il suo libro "La Raccontadina"
Casa ed. Pentagora
ISBN 9788898187799
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La sua biografia:
Dai 0 ai 13 anni bambina, dai 13 ai 18 ragazza, dai 18 ai 27 educatrice e dai 27 ai 39 contadina.
Da qui in poi, vedremo.
Coltivo ortaggi, fiori, parole e giorni.
Cresco mio figlio, pulcini, galline e il mio cuore.
Interessi: i sogni e l'amore.

Pagina Facebook @LaRaccontadina 

 

Tre interessanti interviste alla Raccontadina si trovano in Rete.

La prima, del 2018, si può leggere al link: La Raccontadina: “Vi racconto il mio ritorno alla terra”, di Elisabetta Elia

Amore, cura e soprattutto fiducia. Su questi elementi si basa il legame con la terra che da sempre ha Francesca Pachetti. Nata e cresciuta in una famiglia contadina di Massa Carrara, Francesca Pachetti vive a contatto con “la terra” da sempre, anche se ogni tanto se ne è allontanata..

La seconda, del 2019, si può leggere al link: «Prima di coltivare sogni, impara a zappare», di Antonella Gallino

Da tempo avevo iniziato a seguire la Raccontadina su Facebook, innanzitutto perché trovavo geniale il nome; poi, perché leggevo i suoi post e sentivo in filigrana ‘la vena’.
La corteggiai un po’ via Messenger e finalmente una mattina riuscii a intervistarla per telefono...

La terza, di agosto 2020, è l’editoriale di Dove di settembre, al link: “Impara a zappare”, di Simona Tedesco

... È un racconto dal libro di Francesca Pachetti che ho comprato per il titolo: “Prima di coltivare sogni impara a zappare” (ed. Pentàgora, 2019). 211 pagine de “La Raccontadina”, così si definisce, divorate in poche ore. Il titolo è divertente, ma i racconti sono un viaggio nella terra delle cose semplici, primarie, assolute. Quelle davvero importanti. E quando un libro ti lascia una scia di pensieri, allora puoi ricominciare a sognare.

 

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