La foto

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Una domenica di luglio, una di quelle giornate calde, il cielo un pezzo di turchese, nell’aria che scotta il respiro e il profumo del mare a pochi chilometri. È in queste giornate che la voglia di starmene sdraiato pigramente al sole, dopo un tuffo rinfrescante, più mi fa pentire di avere scelto questo mestiere.

Scendo le scale del sottopassaggio con questi pensieri che mi ronzano in testa, dopo avere consegnato i documenti di viaggio al treno per Ferrara, quando, girando l’angolo, vengo letteralmente travolto da un ciclone, che per poco non mi getta a terra. Le imprecazioni, che mi salgono spontaneamente alla bocca, lì si bloccano, quando, alzando gli occhi, mi trovo davanti la più bella e affascinante creatura che, farfugliando, probabilmente, una scusa in una strana lingua, mi dice: - Treno, Venezia, io dove prende?

Per un attimo rimango lì, a fissarla a bocca aperta, come avessi visto un fantasma, poi, miracolosamente, ritrovata la parola, le indico la scala dicendole: - Corri, sta per partire da questo binario!

Raccoglie, frettolosamente, le sue poche cose, sale di corsa le scale e sparisce dalla mia vista. Mi riscuoto dallo sbalordimento e risalgo le scale, giusto in tempo per vedere il Capo Treno che dà l’ordine di partenza. Lei non c’è più. Ce l’ha fatta e me ne dispiaccio. Avrei preferito, egoisticamente, lo so, che avesse perso il treno. Avrebbe dovuto aspettare due ore per il treno successivo. E in due ore…

Rudy and Peter Skitterians da Pixabay

 

Ridiscendo le scale per rientrare in ufficio, quando noto, a terra, nel punto dello scontro un foglio bianco. Lo raccolgo, lo giro e me la ritrovo davanti. E’ una sua foto! E che foto! E’ un nudo, una bellissima foto di nudo alla Hamilton, che la ritrae in una posa languida, il viso rivolto al cielo, un braccio a sostenere il seno e l’altro sul cuscino. Non ha nulla di pornografico. La mia passione per la fotografia mi dà la certezza che si tratta dell’opera di un professionista. Tutto lo conferma: il gioco delle luci sul corpo, la posa, la morbidezza dei contorni, le ombre, ma è sul suo viso che si soffermano i miei occhi.

La foto mi trasmette un immagine di dolcezza e castità, di innocenza, quasi di bimba. Ho il cuore in tumulto. Questo è un segno del destino e, rigirando la foto fra le mani, alla ricerca di un qualche indizio sulla sua proprietaria, rientro in ufficio dove, fermamente deciso a ritrovarla, chiamo il Capo Stazione di Ferrara.

- Ciao - gli dico - sono il Capo Stazione di Ravenna. C’è una viaggiatrice che, nel prendere il treno di corsa, ha perduto dei documenti. E’ una bella ragazza straniera, con i capelli castani, diretta a Venezia. Per cortesia avvisa il Capo Treno e digli di informare la ragazza che i documenti li ho io e che, quando ritorna, chieda di me. - Lascio il mio numero di telefono.

Informo anche il collega che mi dà il cambio, guardandomi bene dal raccontargli i particolari e raccomandandogli, nel caso si facesse viva, di darle il mio recapito telefonico.

Tornato a casa, al termine del servizio, estraggo dalla borsa la foto e rimango lì, come stregato, a rimirarla. E’ davvero bella, e non mi riferisco alle sue forme perfette, da Venere di Milo, è il suo viso che mi strega, un viso angelico, che esprime una dolcezza infinita. Lascio libera di correre la mia fantasia. E’ nordica, questo l’ho capito dalle poche parole che ha pronunciato, anche se escludo che sia scandinava o tedesca. Potrebbe essere dei paesi dell’Est? Chissà! Come si chiamerà? Greta? Ulla? Karin? Olga? Ecco, Olga mi piace. La chiamerò così, fintantoché non mi dirà lei il suo nome. Sì, perché sono convinto di ritrovarla. Quanti anni avrà? Forse venti, venticinque, no forse è più vicina ai venti. Ma adesso dove sarà? E se domani non torna? Se il Capo Treno non l’ha trovata? Mi viene in mente che non aveva bagaglio. E se era a Ravenna per una visita, ma alloggiasse a Venezia? Se, se, se… quanti se mi affollano la mente. Vado a letto e mi addormento pensando a lei, a domani, a ciò che le dirò per convincerla a conoscerci meglio.

Sono di nuovo al lavoro. Ho appreso, con disappunto, che non ha chiamato nessuno. Le ore trascorrono veloci, la fine del turno si avvicina. Ho risposto al telefono con il cuore in tachicardia, gli occhi mi dolgono a furia di scrutare tutti viaggiatori che scendono dai treni provenienti da Ferrara. Olga non è tornata. Forse torna domani.

Una domenica di Luglio. Il caldo è soffocante. Vorrei essere al mare. Scendo le scale del sottopassaggio. Il mio passo è un po’ meno scattante, fra i miei capelli ci sono tanti fili grigi. Molte domeniche sono passate da quella in cui incontrai Olga. Dove sarà oggi? Chissà se sarà più ritornata a Ravenna. Magari l’ho incontrata e non l’ho riconosciuta. Fosse successo oggi, con i cellulari… Chissà. E la foto? La conservo nell’album dei miei ricordi. Ogni tanto la guardo e come fosse ieri, rivivo le profonde emozioni di quei giorni, di quel sogno di un estate, che non si è realizzato. La conservo, in attesa di riconsegnarla alla legittima proprietaria. Un’illusione? Chissà, non è mai troppo tardi!

 

INFORMAZIONI

Claudio Dumini

Presidente Associazione DLF Ravenna
Tel. e fax 0544 37165
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