La Regina

Hobby Scrittura
Grandezza Carattere

Dopo mezzo secolo, avere la possibilità di salire su una locomotiva a vapore, seppure non funzionante, inattiva, è una grande emozione: questo cavallo d’acciaio, grandioso e possente, l’unità 022 del Gruppo 691, “la Regina delle macchine”, ha trainato treni viaggiatori, collegando paesi e città, percorrendo le strade di ferro a tutte le ore, di giorno di notte in qualsiasi situazione ed avversità atmosferiche, pioggia, vento e neve. Ho toccato con le mani pulite il mancorrente della scaletta ripida, verticale e gelida, ho tolto la catenella di protezione dalle colonnine e sono entrato nella cabina, ho visto tutto morto.

La caldaia è spenta, non c’è carbone, il tender è vuoto, nel serbatoio non c’è acqua, mi guardo intorno e mi sento smarrito. Le apparecchiature di comando: il regolatore di pressione, il freno, la portella del boccaporta, i volantini di manovra, i manometri, i livelli, ecc. sono arrugginiti, le cannette di rame ossidate, tutto l'abitacolo inerme e freddo, quale impressione! Che malinconia vedere questa regina, gagliarda, detronizzata e spogliata.

Nei miei ricordi quante sbuffate e fischiate! Quante vetture hai trainato, quanti viaggiatori hai trasportato e quanti chilometri hai percorso ininterrottamente. Ora sei a ricovero, ma non in rimessa e pronta a ripartire, sei in ricovero permanente, collocata nel padiglione di un museo, assieme a tante altre tue colleghe, tu sei lì in bella vista in tutta la tua grandezza, impetuosa, pur avendo i fanali spenti, sei sempre la regina. Sei coccolata e ammirata da migliaia e migliaia di visitatori, sei l'unica, in questo salone, che concedi agli ammiratori di scrutare le tue parti intime e sei, a dire il vero, un po’ vanitosa; sei ambita, lo sai e ti voglio un bene da morire.

A vederti così disarmata, spenta, vuota, non sembri la regina di cui conservo il ricordo, quando ti vedevo sbuffare e con sincronismo muovevi le gigantesche bielle e davi movimento a quelle possenti ruote e a tutti i meccanismi imponevi duri compiti da svolgere, perché tutti, nonostante la fatica, dovevano armoniosamente, seguire il tuo ritmo.

Ero giovane e da poco entrato nella grande famiglia delle Ferrovie dello Stato. Ho svolto il corso di fuochista, aiuto macchinista, e ho cominciato il mio tirocinio spalando carbone su diverse locomotive; il mio sogno era di potere, un giorno, salire sulla 691 000 e diventare il macchinista della Regina. Dopo alcuni anni il mio sogno si è realizzato, la Regina aveva già il suo destino segnato e per lei, come per tutte le sue colleghe, giunse il momento di dover lasciare il posto ad altri giganti di nuova tecnologia. Finì l’era del vapore con l’ultima corsa della nostra Regina 691 022 sulla linea Milano/Venezia ed iniziò l’era dell’elettricità. Era l’anno 1959.

Quando si parla d’armonia, di musica, di sincronismo a proposito di locomotive si potrebbe pensare che sia inappropriato, invece no. Se la vaporiera fosse in funzione ma ferma, ascoltando con attenzione il suo rumore e guardando in alto il suo sbuffare, noteremmo un andare dolce e uniforme, come un cuore che regolarmente scandisce i suoi battiti. Se potessimo vedere la locomotiva nel momento della partenza, guarderemmo le bielle, come gigantesche braccia, spinte dai pistoni dei cilindri agire sulle camme delle grandi ruote, e se provassimo a collegare questi movimenti con le sbuffate di fumo che fuoriescono dalla ciminiera ascolteremmo la sua musica: dapprima un lento valzer, “Il Danubio blu”, poi via via crescendo una mazurca, una rapsodia e infine La marcia di Radetzky! Con l’aumentare della velocità i rumori degl’impulsi iniziali diminuiscono e, a raggiungimento del regime di corsa ideale, la sua musica diventa dolce e armoniosa, la spirale di fumo si allunga disegnando un cono rovescio verso il cielo, trasformandosi poi in nuvolette che sempre più si alzano fino a dissolversi nell’aria. A questo punto un lungo fischio completa l’opera, è tempo di viaggiare con un po’ di fantasia ed è sublime.

LOCOMOTIVA A VAPORE GR. 691 022 FS “LA REGINA”, di Lauro Uncinati, agosto 2004.

LOCOMOTIVA A VAPORE GR. 691 005 FS

CARTA D’IDENTITA’

Origine: italiana
Anno di Trasformazione: 1929
Tipo: locomotiva per treni passeggeri veloci
Propulsione: vapore surriscaldato a semplice espansione
Esemplari trasformati: 33
Versioni prodotte: 3

Questa macchina associava le migliori caratteristiche tecniche della scuola italiana alla tipica eleganza formale dell’Ufficio Studi di Firenze. Ancora oggi il ricordo della linea possente e filante della 691 fa sospirare gli anziani ferrovieri che l’hanno vista in servizio fino all’inizio degli anni ‘60.

CARATTERISTICHE

Rodiggio: 2 - 3 – 1
Scartamento: 1435 mm
Cilindri: 4 da 450 x 680 mm
Pressione massima in caldaia: 16 kg/cm2
Lunghezza (con tender): 22 635 mm
Diametro ruote motrici: 2030 mm
Velocità massima: 130 km/h
Peso (senza tender): 97 t
Peso aderente: 60 t
Capacità acqua: 29 m3
Capacità carbone: 5,5 t
Sforzo massimo di trazione: 14 500 kg

STORIA

Malgrado negli anni ’20 fosse già chiara l’affermazione della trazione elettrica, erano tanti i tecnici convinti che il vapore non fosse ancora sorpassato. Ma le elettrificazioni rendevano sovrabbondante il parco delle macchine a vapore e costringevano, più che a nuove costruzioni, al miglioramento di quelle esistenti. Non rimase che ripiegare sulla ricostruzione, con opportune modifiche, della 690, la Pacific italiana nata nel 1911.

TECNICA

Nata come miglioramento della 690, la 691 adottava un ampio forno, detto ”a camera di combustione”, preso in prestito direttamente dalla 746 assieme al bissel posteriore, in luogo dell’asse portante rigido; venne poi aggiunto il preriscaldatore Knorr e un nuovo tipo di surriscaldatore (Schmidt). Con questi accorgimenti la pressione in caldaia passò da 14 a 16 kg/cm2, mentre la potenza passò da 1400 a 1750 CV (a 90 km/h). La velocità venne mantenuta a 130 km/h, come per la 690, ma è da ricordare che la 691 011 raggiunse sulla Milano-Venezia la velocità di ben 150 km/h sulla tratta Verona-Vicenza (il record italiano per le macchine a vapore). Nel giro di cinque anni. dal 1929 al 1934, tutte le 33 locomotive del gruppo 690 vennero ricostruite, con le caratteristiche citate, dalle Officine E. Breda Ferroviaria di Milano e reimmatricolate come 691. Nel 1939 sulla 691 026 fu applicata una carenatura che però non diede buoni risultati.
Intorno l’anno 1960 termina l’era delle locomotive a vapore il loro destino è la demolizione, unico superstite la 691 022 che è conservata nel Padiglione Ferroviario del Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia "Leonardo da Vinci", Via San Vittore 21, a Milano. 

INFORMAZIONI

Associazione DLF Milano

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web www.dlfmilano.it