“L’amico del popolo”, 14 marzo 2018

L'amico del popolo
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L’amico del popolo”, spazio politico di idee libere, di arte e di spettacolo. Anno II. La rubrica ospita il giornale quotidiano dell’amico veronese Ugo Brusaporco, destinato a coloro che hanno a cuore la cultura. Un po’ per celia e un po’ per non morir...

Un film al giorno

REDES / THE WAVE (USA, 1936), regia di Fred Zinnemann, Emilio Gómez Muriel. Sceneggiatura: Fred Zinnemann, Emilio Gómez Muriel, Henwar Rodakiewicz.. Fotografia: Paul Strand. Montaggio: Emilio Gómez Muriel with Gunther von Fritsch; Musica: Silvestre Revueltasm. Con: Juan J. Martinez Casado, Silvio Hernandez, Gloria Morel, Manuel Noriega.

Spinti da Miro, il cui figlioletto è morto a causa della povertà assoluta in cui si dibatte la famiglia, un gruppo di pescatori si solleva contro un profittatore che compra loro il pesce a un prezzo molto basso. Il commerciante assolda un demagogo locale, candidato come deputato al parlamento, perché divida i pescatori. La mossa riesce e i poveracci litigano tra di loro. Il demagogo chiama la polizia perché reprima le sommosse dei lavoratori e, approfittando della confusione, ammazza Miro sparandogli un colpo. Malgrado tutto, il suo sacrificio riesce a unire i pescatori che tornano compatti all'attacco. Organizzano un grande corteo di barche per portare il cadavere di Miro in città e partecipare tutti insieme a una grande manifestazione di protesta.

“Commissionato dal Ministero dell’Educazione, girato ad Alvarado, un villaggio di pescatori nel golfo di Vera Cruz, sulla loro vita e sulla loro lotta contro lo sfruttamento, divenne un classico del cinema sociale, destinato al pubblico degli Indios ma applaudito dagli intellettuali newyorkesi. Strand ne fu il producer, il soggettista (insieme con i pescatori) e lo splendido fotografo; Zinnemann, esule viennese antinazista, vi esordì dirigendo gli improvvisati attori, assistito da Gómez Muriel. L’opera ebbe un grande influsso sui cineasti messicani, introdusse Strand al documentarismo della “scuola di New York” e sotto molti aspetti precedette La terra trema di L. Visconti.

(www.sapere.it)

“Ci si aspettava che il film - primo (e ultimo) nel suo genere - giocasse un piccolo ruolo nel piano governativo teso a educare milioni di cittadini illetterati sparsi per tutto l’enorme territorio nazionale e a trarli fuori dal loro isolamento. [...] Il film fu realizzato per il Federal Department of Fine Arts, diretto dal compositore Carlos Chávez. Paul Strand ne sarebbe stato il produttore. [...] Praticamente abbiamo arruolato tutti gli “attori” tra i pescatori locali, i quali non dovevano far altro che essere se stessi. Furono splendidi e leali amici, e lavorare con loro fu una gioia. Oltre che a recitare, si occuparono del trasporto delle attrezzature, remarono sulle navi e fecero un sacco di altri lavori, guadagnando più soldi che mai prima di allora - 45 cents al giorno - divertendosi enormemente. [...] Mi è stato detto che alcuni anni dopo i nazisti trovarono il negativo a Parigi e lo bruciarono. Ne esiste ancora qualche copia.”

(Fred Zinnemann)”

“Prodotto e fotografato da Paul Strand, che per la regia si affiancò (non senza contrasti) all'ancora acerbo Zinnemann, un film che si impone per l'abbagliante forza visiva quanto per la durezza propositiva dello sguardo sociale. Le redes sono le reti dei pescatori della baia di Alvarado, Messico: una comunità in lotta contro la propria povertà e il sopruso dei signori della pesca. Un racconto "teso, semplice, emozionante [...], un'impresa che, per il tema e il tipo di lavorazione, anticipava di quindici anni quella di Visconti con La terra trema".

(Ugo Casiraghi)

www.cinetecadibologna.it

14 marzo 1997 muore Fred Zinnemann, regista e produttore austriaco-americano (nato nel 1907).

REDES / THE WAVE (USA, 1936), regia di Fred Zinnemann, Emilio Gómez Muriel

 

Una poesia al giorno

Avec ses caprices, di Théodore de Banville, poeta (Moulins-sur-Allier 1823 - Parigi 1891).

Avec ses caprices, la Lune
Est comme une frivole amante ;
Elle sourit et se lamente,
Et vous fuit et vous importune.
La nuit, suivez-la sur la dune,
Elle vous raille et vous tourmente ;
Avec ses caprices, la Lune
Est comme une frivole amante.
Et souvent elle se met une
Nuée en manière de mante ;
Elle est absurde, elle est charmante ;
Il faut adorer sans rancune,
Avec ses caprices, la Lune.

Con i suoi capricci, la Luna
È come un’amante frivola;
Lei sorride e si lamenta,
Vi sfugge e v’importuna.
La notte, seguitela sulla duna,
Vi schernisce e vi tormenta;
Con i suoi capricci, la Luna
è come un’amante frivola.
E spesso lei si mette una
nube come fosse un mantello;
Lei è assurda, lei è affascinante ;
Bisogna adorarla senza remore,
Con i suoi capricci, la Luna.

(Traduzione in Italiano di Andrea Giramundo)

14 marzo 1823 nasce Théodore de Banville, poeta e critico francese (morto nel 1891)Théodore de Banville, come Th. Gautier, di cui si considerava discepolo, seguì la poetica della "arte per l'arte", compiacendosi di raffinatezze stilistiche, e riportando in onore la ballata e il rondeau, alla maniera di F. Villon e di Ch. d'Orléans, o rifacendosi all'antichità greca, sempre con un suo ideale di bellezza e di perfezione tecnica. Notevole fu quindi la sua influenza sul formarsi della poetica parnassiana, e di quella simbolista. Pubblicò numerose raccolte di versi tra il 1842 e il 1890.”

(Treccani)

14 marzo 1823 nasce Théodore de Banville, Poeta e critico francese (morto nel 1891)

 

Un fatto al giorno

14 marzo 1972: l'editore italiano ed ex partigiano Giangiacomo Feltrinelli viene ucciso da un'esplosione nei pressi di Segrate.

Fu l’unico a capire che la vera malattia del capitalismo era l’elettricità, e il che solo il toglierla sarebbe stato il punto di guarigione dell’umanità. Fu la prima vera vittima del moderno capitalismo imperialista.

Giangiacomo Feltrinelli nacque a Milano il 19 giugno 1926, da Carlo, industriale del legname, e da Giannalisa Gianzana; di famiglia ricchissima, era l'erede di una grande fortuna.
Una tradizione forse attendibile racconta di un ambiente familiare freddo e di un'infanzia opulenta ma triste, per lui e la sorella minore, Antonella, affidati alle cure di severe nurse svizzero-tedesche; certamente funestata dalla drammatica morte del padre (1935); il giovane si dice studiasse svogliatamente, anche al liceo. Nel giugno 1944 la famiglia era a Roma e lui si arruolò in un'unità italiana in forza presso la 5ª armata americana, con la quale risalì lentamente la penisola, giungendo a Milano con la Liberazione, nell'aprile 1945.
La scelta a sinistra era già compiuta e non ebbero effetto i richiami familiari ad accogliere il ruolo che socialmente gli competeva quale rampollo di una grande famiglia industriale; più convincenti furono la partecipazione a una speranza collettiva di riscossa proletaria, la milizia nella sinistra socialista, la frequentazione dei dibattiti nelle sezioni dei partiti operai della "cintura rossa" milanese, la campagna per l'opzione repubblicana al referendum istituzionale, l'amore per una giovane comunista, Bianca Maria Dalle Nogare, sposata civilmente nel 1947.
Nel 1947 si iscrisse al Partito comunista italiano (PCI), iniziandovi una milizia "di base" nella quale, forse per sciogliere la diversità sociale, profuse un impegno totalizzante; questa disponibilità fu canalizzata dal partito (anche per consiglio di P. Togliatti) soprattutto nell'attività editoriale, alla quale il giovane si dedicò con entusiasmo. Fin dall'inizio si mosse in due direzioni: la formazione di una biblioteca di storia del movimento operaio internazionale e l'attività editoriale.
Con la consulenza di G. Del Bo, il F. acquistò in vari paesi europei un ingente materiale bibliografico, riviste, giornali, carteggi e altri documenti, con i quali fu aperta nel 1951 la Biblioteca G. Feltrinelli, diretta dallo stesso Del Bo, che si qualificò subito come una delle più importanti, su scala mondiale, del settore; all'iniziativa collaborò un'ampia cerchia di studiosi, tra i quali G. Bosio, F. Della Peruta, L. Valiani, E. Collotti, L. Cafagna. La Biblioteca editò inoltre tra il 1952 e il 1956 Movimento operaio, la rivista fondata dal Bosio e dallo stesso diretta fino al 1953, nella quale si svolse un vivace dibattito tra differenti tendenze storiografiche marxiste. Costituito l'Istituto G. Feltrinelli, nel 1958, sempre sotto la direzione di Del Bo, iniziò la pubblicazione degli Annali, autorevole rivista che pubblicò in volumi miscellanei o monografici vari e importanti studi su temi quali la politica del Risorgimento, la storia delle Internazionali, la genesi e gli sviluppi del pensiero marxista, il socialismo italiano e, sulla storia del Partito comunista italiano, le carte di A. Tasca e di P. Secchia.
Sul terreno editoriale il F. promosse la cooperativa "Libro popolare", esperienza militante, dopo di che nel 1955 diede vita alla G. Feltrinelli editore, la cui attività fu presto sostenuta da una rete di centri di distribuzione, le librerie Feltrinelli: Milano, Pisa, Firenze, Bologna, Roma, ecc. La casa editrice, che iniziò le pubblicazioni con Il flagello della svastica di E.Fr.L. Russell e l'Autobiografia di J. Nehru, si impose rapidamente per la vivacità del catalogo e l'accessibilità dei prezzi. Seppur connotata come casa editrice genericamente di sinistra, non perseguì una linea editoriale minoritaria o estremista e si giovò, sia per la parte letteraria che saggistica del catalogo, di una vasta apertura a una serie di temi e problemi proposti laicamente, senza l'aplomb né l'ossequio all'ortodossia che caratterizzavano altri editori di sinistra, talora in diretta sintonia con il pubblico (è il caso dei grandi successi del Dottor Živago di B. Pasternak, edito nel 1957 in prima edizione mondiale a dispetto delle pressioni censorie sovietiche, e del Gattopardo di G. Tomasi di Lampedusa, pubblicato nel 1958 dopo esser stato rifiutato da più editori). Anche se è difficile rinvenire una vera e propria strategia editoriale e i sentieri tracciati dalle collane presentano un percorso discontinuo e un po' confuso, si trattava di norma di edizioni comunque ben curate, di buone traduzioni, di idee semplici ma originali ed efficaci. Né mancarono opere di grande respiro quali la Storia dell'Italia moderna di G. Candeloro (11 voll., 195686), le Opere di G. Salvemini (19 voll., 1961-78), l'Enciclopedia Feltrinelli Fischer (38 voll., 1962-74), la traduzione della New Oxford History of music (10 voll., 1962-74).

Giangiacomo Feltrinelli e il libro

Per i tipi feltrinelliani negli anni Cinquanta e Sessanta uscirono libri di molti scrittori italiani, anche giovani, tra i quali C. Alianello, A. Arbasino, N. Balestrini, G. D'Agata, O. Del Buono, G. Dessì, G. Parise, E. Sanguineti, G. Testori, R. Zangrandi. Oltre ad una vasta saggistica di linguistica, fisica, antropologia, psicologia e psicanalisi, tra le traduzioni dello stesso periodo vanno ricordati i libri di M.A. Asturias, S. Bellow, K. Blixen, L. J. Borges, R. ChandIer, O. Dazai, F. Dürremnatt, H.M. Enzensberger, M. Frisch, G. Garcia Márquez, G. Grass, U. Johnson, D. Lessing, Y. Mishima, I. Murdoch, J. C. Onetti, J. Prévert, oltre i "classici" di J. Hašek (Ilbuon soldato Sc'veik, 1961-66) e di H. Miller (Tropico del Cancro. Tropico del Capricorno, 1962). Tra i saggi marxisti, gli scritti di Antonio Labriola, N. Badaloni e alcune importanti traduzioni (K. Kautsky, La questione agraria, 1959; R. Hilferding, Il capitale finanziario, 1961; L. Althusser-E. Balibar, Leggere il "Capitale", 1968).

La casa editrice curò inoltre la pubblicazione di alcune riviste tra cui Cinema nuovo (1954-58, diretta da G. Aristarco), Methodos. Linguaggio e cibernetica (1957-62, diretta da S. Ceccato), IlVerri (1969-72, diretta da L. Anceschi).
Operava nella casa editrice un nutrito gruppo di intellettuali tra i quali G. Bassani, L. Bianciardi, G. Brega, G. Dossena, M. Spagnol, A. Morino, V. Riva, E. Filippini, S. Leonardi, F. Onofri, S. Scuderi, C. Ripa di Meana.
Furono però non infrequenti tra questi e l'editore scontri anche bruschi e talora clamorose rotture personali, generalmente dovuti - le testimonianze coincidono - alla di lui spigolosità e bizzarria.
Sebbene non sembri che il F. abbia esercitato un diretto controllo sull'ingente mole di attività economiche e finanziarie ereditate, furono queste attività a dargli l'opportunità di svolgere il ruolo editoriale e politico che svolse. Oltre che presidente del consiglio d'amministrazione della G. Feltrinelli editore (fatturato di 1207 milioni nel 1965) e della Feltrinelli Libra (per il commercio e la diffusione di libri e giornali, costituita nel 1956; 120 milioni di capitale nominale), il F. fu presidente del consiglio d'amministrazione della Feltrinelli Masonite (costituita nel 1936; nel 1965 aveva 180 dipendenti e un fatturato di 1421 milioni) e consigliere della Finanziaria immobiliare edile (costituita nel 1950, con un capitale di 400 milioni nel 1970).

La fine degli anni Cinquanta e i primi Sessanta furono dunque impegnativi per rafforzare la casa editrice, ma non per questo furono sereni per l'editore. Annullato il matrimonio da un tribunale svizzero (la sentenza venne poi delibata in Italia), nel 1957 il F. sposò Alessandra De Stefani. Il 1957 fu anche l'ultimo anno in cui rinnovò la tessera del partito comunista; il F. uscì dal partito solidale con le posizioni "revisioniste" relative ai fatti d'Ungheria e per i contrasti maturati col partito circa la politica editoriale della casa editrice; va detto però che per vari anni mantenne rapporti d'amicizia con dirigenti del PCI (e non solamente con P. Secchia e l'ala "resistenziale"), ed egli stesso non si sarebbe mai sentito estraneo alla famiglia comunista.

Ma la grande novità degli anni Sessanta fu per il F. la scoperta del Terzo mondo. La rivoluzione castrista (1958) aveva riacceso le speranze di rovesciamento dei regimi dittatoriali dell'America Latina e veicolava una nuova immagine del comunismo rivoluzionario, perfettamente congrua con la guerra di liberazione in Indocina e il "risveglio dell'Africa". La politica estera cubana, dopo alcune incertezze, soprattutto ad opera del ministro E. Guevara aveva preso atto di questa convergenza e si muoveva nella direzione di dare una prospettiva unitaria al movimento antimperialista. Il F. prese conoscenza nel 1964 di questi problemi (a Cuba aveva conosciuto Castro e Guevara), ma un suo diretto impegno su questo terreno è da far risalire a un successivo soggiorno all'Avana, nel 1967, viaggio nel quale toccò, per incontrarvi il giornalista R. Debray, anche la Bolivia, dove il F. venne arrestato e poi espulso come indesiderato.
Il F. divenne il maggior divulgatore e propalatore in Italia della nuova tendenza rivoluzionaria terzomondista, che sarebbe divenuta fonte ispiratrice del movimento del Sessantotto. La casa editrice pubblicò scritti di Castro, Guevara, ma anche di Mao, Ho Chi Minh, Giap e altri leader e teorici rivoluzionari; in particolare il F. diresse (1967-72) l'edizione italiana di Tricontinental, organo bimestrale dell'Organizzazione di solidarietà dei popoli d'Asia, Africa e America Latina, organismo sorto dopo la conferenza dell'Avana del 1966. Intanto, annullato anche il secondo matrimonio, nel 1964 aveva sposato Inge Schöntal, dalla quale ebbe l'unico figlio Carlo Fitzgerald; dal 1967 la sua compagna sarebbe stata Sibilla Melega.

Il '68 costituì un'ulteriore svolta. Mentre le librerie Feltrinelli diffondevano gadget e poster della contestazione, l'editore, forse sulla base della presunta (e irragionevole) estensibilità del modello rivoluzionario guerrigliero sudamericano a un paese dell'Occidente sviluppato, si apprestava a compiere un passo decisivo e fatale. Il F. fu il primo in Italia a proporre una strategia rivoluzionaria che avesse perno nella lotta armata. In alcuni scritti dei primi mesi del 1968 (“Italia 1968: guerriglia politica. Tesi e proposte per un’avanguardia comunista”, dattiloscritto, inedito [Ventura, p. 86]; “Persiste la minaccia di un colpo di Stato in Italia!”, Milano 1968; “In Italia come in Vietnam”, in La Sinistra, III, 2 marzo 1968, p. 13, rivista di cui aveva assunto il controllo) l'Italia veniva collocata all'interno di un conflitto mondiale tra "metropoli imperialiste" e movimento rivoluzionario, conflitto al quale era legata l'eventualità di un colpo di Stato. In un successivo opuscolo (“Estate 1969. La minaccia incombente di una svolta radicale e autoritaria a destra, di un colpo di Stato all'italiana”, Milano 1969) il F. sosteneva che l'intervento repressivo avrebbe provocato "il definitivo tramonto non solo del revisionismo... ma anche della ipotesi che si possa compiere una rivoluzione socialista senza la critica delle anni" (p. 19). Alla lotta armata nel 1969 stavano pervenendo altri gruppi, quali il Collettivo politico metropolitano di Milano (Renato Curcio) e il Circolo 22 ottobre (Mario Rossi), anche se solo dopo la strage di Piazza Fontana del 12 dicembre 1969 il movimento di guerriglia assunse consistenza.

Marginalmente coinvolto dalla magistratura, insieme con alcuni amici, nell'esplosione presso il padiglione della Fiat alla Fiera di Milano (25 aprile 1969, generalmente ritenuto punto d'avvio della strategia della tensione e del relativo depistaggio), era stato disposto il ritiro del passaporto del F., ma nel dicembre 1969 questi si eclissava. Non si trattò di una vera e propria clandestinità, quanto piuttosto dell'uscita dalla scena pubblica, nella quale sarebbe rientrato clamorosamente con la morte. Peraltro dalla stampa gli provenivano vari attacchi, e non solo da destra (su di lui pesava l'insinuazione diffusa ad arte che fosse tra gli ispiratori della strage di Piazza Fontana e, da editore noto alle cronache mondane, si era passato a definirlo il guerrigliero miliardario, il capitalista rosso, ecc.), mentre, se si chiusero i rapporti col PCI (il F. aveva, tra l'altro, sostenuto la scissione del gruppo Falcemartello), non sembra che egli fosse riuscito ad accreditarsi come autorevole leader dell'estrema sinistra.

In quest'ultima fase della sua vita il F. fondò i Gap (Gruppi di azione partigiana), che richiamavano nel nome un'organizzazione militare della Resistenza (Gruppi di azione patriottica), allo scopo di alimentare focolai di guerriglia sia in periferia (già nel 1968 aveva tentato di attivare un movimento indipendentista guerrigliero in Sardegna collegato con il bandito Graziano Mesina, che però rifiutò), sia nella metropoli. Tra l'aprile 1970 e il marzo 1971 i Gap compirono alcuni attentati dinamitardi a scopo dimostrativo a Genova e Milano (tra gli obiettivi la sede socialdemocratica di Genova-Quarto, il consolato degli Stati Uniti a Genova, il deposito della Ignis di Genova-Sestri), mentre un gruppo collegato compì azioni di disturbo via etere sulle reti radiofoniche e televisive (vedi la requisitoria del sostituto procuratore di Milano G. Viola in data 22 marzo 1975, in Criminalizzazione della lotta di classe, pp. 7-41).
Erano naturalmente iniziative clandestine e, a differenza di quelle sviluppate di lì a poco dalle Brigate rosse, non miravano ad avere il supporto o quanto meno la simpatia di un movimento di fabbrica. Si inserivano in un quadro di azione politica internazionale che vedeva "le avanguardie armate del proletariato" a fianco dei movimenti rivoluzionari e di liberazione dei Terzo mondo in una strategia che, in controtendenza con la cultura politica marxista-leninista del Sessantotto (l'ottica del F. non era eurocentrica), teneva conto della riserva strategica rivoluzionaria costituita dalla "gloriosa Armata Rossa dell'URSS e degli eserciti del Patto di Varsavia" (vedi Voce comunista, mensile diretto dal F., n. 2, luglio 1970, p. 15). Inoltre, specifico del movimento feltrinelliano era il richiamo alla Resistenza come fatto politico e ideale, specie nel solco della tradizione della "Resistenza tradita" dal riformismo e dallo sbocco neocapitalistico, quale veniva vissuta da molti ex partigiani comunisti.

In seguito alle prime azioni delle Brigate rosse (25 gennaio 1971, incendio allo stabilimento Pirelli di Lainate) il F. stabilì rapporti con Curcio e A. Franceschini. Seppure non ottenne il comando unificato della lotta armata, della collaborazione dei Gap con le Br si ha traccia nell'effimero Nuova Resistenza (aprile 1971, due numeri), ideale proseguimento di Voce comunista, mentre un altro documento dei Gap veniva pubblicato su Potere operaio (III, 17 aprile 1971, p. 14), in virtù dei rapporti tra un'ala del gruppo omonimo e il Feltrinelli.

Nell'estate 1971 il F. fu in America Latina, nel novembre nuovamente in Europa, nella sua residenza di Oberhof in Austria. Pur ufficialmente scomparso dalle cronache, si tornò a parlare del F. nell'aprile 1971 allorché fu ucciso ad Amburgo il console boliviano R. Quintanilla, uno dei responsabili della cattura e dell'uccisione di Guevara, ed egli parve indirettamente implicato nell'omicidio. Ma soprattutto vari indizi fanno ritenere che egli stesse lavorando all'unificazione dei gruppi armati in Europa in azione coordinata con i movimenti rivoluzionari del Terzo mondo: fu tra i sostenitori di George Habash, leader dell'ala palestinese più intransigente, ed ebbe stretti contatti con Ulrike Meinhof e Horst Mahler, tra i fondatori della Rote Armée Fraktion, e con altri dirigenti della contestazione più radicale (C. Sterling).

Giangiacomo Feltrinelli con Fidel Castro

Tutta la fase della nascita della lotta armata in Italia è un groviglio nel quale non è ancora distinguibile l'avventuroso ma autentico impulso rivoluzionario dalla provocazione. Se non appare illegittima la denuncia della minaccia di una svolta autoritaria a destra attraverso l'attuazione di un colpo di Stato - che peraltro dal 1970 si era manifestato come effettiva seppur minoritaria tendenza di settori reazionari -, il passaggio ulteriore alla lotta armata e la deliberata (e teorizzata) accentuazione della dialettica tra repressione e iniziativa "rivoluzionaria" appaiono difficilmente comprensibili sul piano strategico. Soprattutto perché la principale modalità restauratrice messa in opera dinanzi alle lotte operaie e alla contestazione fu la strategia della tensione, attraverso la quale settori dei servizi segreti italiani e stranieri utilizzarono, e talora incoraggiarono, al fine di paralizzare il quadro politico l'eversione rossa quanto la nera. Sono peraltro noti gli episodi di infiltrazione nelle nascenti Brigate rosse, e lo stesso F. nella sua fase di semiclandestinità entrò in contatto con personaggi la cui limpidità rivoluzionaria è quanto meno suscettibile di fondati dubbi (A. Cipriani-G. Cipriani, pp. 142-149); inoltre, per le posizioni del F. e per i suoi documentati soggiorni praghesi, non è da escludere un qualche sostegno da qualcuno dei servizi segreti dell'Est.

Il suo progetto era ancora, probabilmente, l'unificazione della guerriglia, allorché il 15 marzo 1972 il suo cadavere dilaniato da un'esplosione fu rinvenuto ai piedi di un traliccio dell'alta tensione presso Segrate (Milano), la morte risalente alla notte precedente.

Le perizie accertarono che al momento dell'esplosione il Feltrinelli era in buona salute, non era solo, non era drogato. La morte dell'editore, oltre a drammatizzare la campagna per le elezioni politiche, divise la stampa tra coloro che sostenevano essersi trattato di un "incidente sul lavoro" e chi (buona parte dell'estrema sinistra, non Potere operaio) sospettava un omicidio mascherato. Le risultanze processuali hanno nettamente orientato la magistratura verso la prima interpretazione (vedi la requisitoria di G. Viola, in Criminalizzazione della lotta di classe, pp. 131-154). Con la morte del F. i Gap si estinsero; la casa editrice e le attività collegate passarono sotto il controllo di I. Schöntal e successivamente del figlio. L'Istituto G. Feltrinelli assumeva nel 1974 la ragione sociale di Fondazione G. Feltrinelli, che costituisce tuttora uno dei maggiori centri di ricerca della storiografia e della cultura socialista”.

(Francesco M. Biscione, Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 46, 1996)

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Una frase al giorno

“Eppure, tutta la storia dell'industria moderna mostra che il capitale, se non gli vengono posti dei freni, lavora senza scrupoli e senza misericordia per precipitare tutta la classe operaia a questo livello della più profonda degradazione”.

(Karl Marx, Treviri, 5 maggio 1818 - Londra, 14 marzo 1883)

Karl Marx è stato un filosofo, economista, politologo, storico, sociologo, uomo politico e giornalista tedesco. Il suo pensiero, incentrato sulla critica, in chiave materialista, dell'economia, della politica, della società e della cultura capitalistiche, ha dato vita alla corrente socio-politica del marxismo. Teorico della concezione materialistica della storia e, assieme a Friedrich Engels, del socialismo scientifico, è considerato tra i filosofi più influenti sul piano politico, filosofico ed economico nella storia del Novecento che ha avuto un peso decisivo sulla nascita delle ideologie socialiste e comuniste.

(Wikipedia)

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Un brano musicale al giorno

Mitchell Butel - Tit Willow - The Mikado by Gilbert and Sullivan

Mitchell Butel in Tit Willow - The Mikado

Il Mikado, The Mikado o The Town of Titipu, è un'opera comica (o operetta) in due atti, con musiche di Arthur Sullivan e libretto di W. S. Gilbert, la nona delle quattordici da loro composte insieme. Venne rappresentata per la prima volta a Londra il 14 marzo 1885, dove andò avanti al Savoy Theatre per 672 rappresentazioni, che non avevano alcun precedente nella storia dell'opera musicale.
La storia si svolge in Giappone, un posto esotico lontano dall'Inghilterra, che diede modo a Gilbert di fare della satira sulla politica e le istituzioni britanniche in maniera molto libera, in quanto il tutto veniva attribuito al popolo giapponese. Gilbert ambientò in località straniere diverse sue opere e fra queste, oltre a The Mikado, anche The Gondoliers, Utopia, Limited, The Grand Duke e Princess Ida, per rendere più leggero l'impatto della sua pungente satira sulle istituzioni britanniche.

Mitchell Patrick Butel (nato il 2 ottobre 1970) è un attore, cantante, sceneggiatore e regista australiano. È noto soprattutto per il suo lavoro nel teatro, comprese produzioni musicali e operistiche.

 


Ugo Brusaporco
Ugo Brusaporco

Laureato all’Università di Bologna, Facoltà di Lettere e Filosofia, corso di laurea Dams. E’ stato aiuto regista per documentari storici e autore di alcuni video e film. E’ direttore artistico dello storico Cine Club Verona. Collabora con i quotidiani L’Arena, Il Giornale di Vicenza, Brescia Oggi, e lo svizzero La Regione Ticino. Scrive di cinema sul settimanale La Turia di Valencia (Spagna), e su Quaderni di Cinema Sud e Cinema Società. Responsabile e ideatore di alcuni Festival sul cinema. Nel 1991 fonda e dirige il Garda Film Festival, nel 1994 Le Arti al Cinema, nel 1995 il San Giò Video Festival. Ha tenuto lezioni sul cinema sperimentale alle Università di Verona e di Padova. È stato in Giuria al Festival di Locarno, in Svizzera, e di Lleida, in Spagna. Ha fondato un premio Internazionale, il Boccalino, al Festival di Locarno, uno, il Bisato d’Oro, alla Mostra di Venezia, e il prestigioso Giuseppe Becce Award al Festival di Berlino.

INFORMAZIONI

Ugo Brusaporco

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web www.brusaporco.org

 

 

 

 

 

UNA STORIA MODERNA - L'APE REGINA (Italia, 1963), regia di Marco Ferreri. Sceneggiatura: Rafael Azcona, Marco Ferreri, Diego Fabbri, Pasquale Festa Campanile, Massimo Franciosa, da un'idea di Goffredo Parise, atto unico La moglie a cavallo. Fotografia: Ennio Guarnieri. Montaggio: Lionello Massobrio. Musiche: Teo Usuelli. Con: Ugo Tognazzi, Marina Vlady, Walter Giller, Linda Sini, Riccardo Fellini, Gian Luigi Polidoro, Achille Majeroni, Vera Ragazzi, Pietro Trattanelli, Melissa Drake, Sandrino Pinelli, Mario Giussani, Polidor, Elvira Paoloni, Jacqueline Perrier, John Francis Lane, Nino Vingelli, Teo Usuelli, Jussipov Regazzi, Luigi Scavran, Ugo Rossi, Renato Montalbano.

È la prima opera italiana del regista che, sino ad allora, aveva sempre girato in Spagna.

Alfonso, agiato commerciante di automobili, arrivato scapolo ai quarant'anni decide di prender moglie e si consiglia con padre Mariano, un frate domenicano suo vecchio compagno di scuola e amico di famiglia. Il frate gli combina l'incontro con una ragazza, Regina. Bella, giovane, sana, di famiglia borghese e religiosa, illibata, è la moglie ideale. Alfonso non ci pensa due volte: e padre Mariano li sposa. Regina si dimostra subito una ottima padrona di casa, dolce e tenera con il marito; dal quale decide però di voler subito un figlio. Alfonso, premuroso, cerca di accontentarla, ma senza risultati. A poco a poco l'armonia tra i due coniugi si incrina: Regina gli rimprovera di non essere all'altezza della situazione, di venir meno a una sorta di legge biologica; Alfonso comincia a sentire il peso delle continue prestazioni sessuali che gli sono richieste e che a poco a poco logorano il suo equilibrio psicologico e fisico. Preoccupato, al limite della nevrosi, chiede consiglio a padre Mariano, che non si rende conto del suo problema e inorridisce quando l'amico accenna alla possibilità di ricorrere alla Sacra Rota: il desiderio di Regina di avere un figlio ha la benedizione della Chiesa, e più che legittimo, doveroso. Alfonso tenta di sostenersi fisicamente con farmaci, ma diventa sempre più debole. Arriva finalmente il giorno in cui Regina annuncia trionfante e felice di essere incinta: parenti e amici vengono in casa a festeggiare l'avvenimento. Alfonso, ormai ridotto a una larva d'uomo, viene trasferito dalla camera da letto a uno sgabuzzino, dove potrà finalmente restare a godersi in pace gli ultimi giorni di vita. Alfonso muore, mentre Regina, soddisfatta, prepara la culla per il nascituro.

“Particolarmente avversato dalla censura per i contenuti fortemente anticonvenzionali e anticattolici, il film venne condizionato da pesanti tagli alle scene, modifiche ai dialoghi e con l'aggiunta di Una storia moderna: al titolo originario L'ape regina. Anche la colonna sonora non sfuggì all'attenzione dei censori. La scena del carretto che trasporta i resti di una salma, era in origine commentata da una musica troppo simile al rumore di ossa che ballano, troppo tintinnante e, pertanto, ne fu decisa la cancellazione”

(Wikipedia)

“L’ape regina" segna il primo incontro di Tognazzi con Marco Ferreri e lo sceneggiatore Rafael Azcona: incontro fortunato (per Tognazzi forse ancora più determinante di quelli con Salce e Risi), l'inizio di una collaborazione che diventerà, nel corso degli anni, esemplare. Assieme a Salce, Ferreri è il regista che rende più vigoroso e attendibile il nuovo, complesso personaggio incarnato dall'attore, anche questa volta protagonista maschile assoluto di una storia inconsueta. Al suo apparire, prima al festival di Cannes e poi sugli schermi italiani, il film fa scalpore, suscita polemiche e scandalo, supera a fatica le strettoie della censura (che, fra l'altro, fa misteriosamente premettere al titolo "Una storia moderna: "). Il film (che apre a Tognazzi anche il mercato statunitense) è uno dei maggiori successi commerciali delia stagione 1962/63 e procura all'attore il Nastro d'argento (assegnato dal Sindacato dei Giornalisti cinematografici) per il miglior attore protagonista. Ricordando anni dopo “L’ape regina", Tognazzi ne ha così commentato l'importanza: «Il film mi ha consentito di entrare in un mondo cinematografico che amo. Il cinema che avevo fatto fino ad allora si basava su personaggi estremamente popolari, dei film divertenti, facili, che piacevano al pubblico ma che sono, a conti fatti, delle operazioni prefabbricate. In quei film non occorre quasi mai un grande coraggio. [...] Amo il cinema non in se stesso ma in quanta rappresenta la possibilità di raccontare delle storie che riguardano la nostra vita, i nostri problemi: mi piace inserirmi in questi problemi e analizzarli [...]. Sono molto riconoscente a Ferreri di avermi offerto questa possibilità [...] di conoscere, per mezzo del cinema, la vita.”

(Ugo Tognazzi in Ecran 73, Parigi, n. 19, novembre 1973, p. 5)

“[...] Ludi di talamo infiorano anche troppo il nostro cinema comico; e le prime scene de L’ape regina, saltellanti e sguaiate, mettono in sospetto. Accade perché il film sfiora ancora il suo tema, lo tratta con estri bozzettistici. Ma quando coraggiosamente vi dà dentro, mostrandoci l'ape e il fuco appaiati in quell'ambiente palazzeschiano, carico di sensualità e di bigottismo, allora acquista una forza straordinaria, si fa serio, e scende alla conclusione con un rigore e una precipitazione da ricordare certe novelle di Maupassant. [...] Ottima la scelta dei protagonisti, un calibratissimo Tognazzi (che ormai lavora di fino) e una magnifica e feroce Marina Vlady.

(Leo Pestelli, La Stampa, Torino, 25 aprile 1963)

     

“Ape regina, benissimo interpretato da Ugo Tognazzi (che ormai è il controcanto, in nome dell'Italia nordica, di ciò che è Sordi per quella meridionale), appare come un film con qualche difetto (cadute del ritmo narrativo, scene di scarsa efficacia e precisione), ma la sua singolarità infine si impone.”

(Pietro Bianchi, Il Giorno, Milano, 25 aprile 1963)

“Il film è gradevole, per la comicità delle situazioni, il sarcasmo con cui descrive una famiglia clericale romana, tutta fatta di donne. Ferreri ci ha dato un film in cui la sua maturità di artista, esercitata su un innesto fra Zavattini e Berlanga, ha di gran lunga la meglio, per fortuna, sul fustigatore, lievemente snobistico, dei costumi contemporanei. Marina Vlady è molto bella e recita con duttilità; Ugo Tognazzi, in sordina, fa benissimo la parte un po’ grigia dell'uomo medio che ha rinnegato il suo passato di ganimede per avviarsi alla vecchiaia al fianco di una moglie affettuosa, e si trova invece vittima di un matriarcato soffocante.”

(Giovanni Grazzini, Corriere della Sera, Milano, 25 aprile 1963)

“Gran parte dell'interesse del film deriva dal notevole, asciutto stile della comicità di Ugo Tognazzi e dall'asprezza di Marina Vlady. Tognazzi ha un'aria magnificamente remissiva e angustiata e un bellissimo senso del ritmo che introduce delle osservazioni ad ogni sua azione. Quando scherza con un prete, ad esempio, per rompere un uovo sodo, egli riesce ad essere semi-serio in modo brillante. E quando egli guarda semplicemente la moglie, lui tutto slavato e lei tutta risplendente, nei suoi occhi c'è tutto un mondo di umoristica commozione.”.

(Bosley Crowther, The New York Times, New York, 17 settembre 1963)

Scene Censurate del film su: http://cinecensura.com/sesso/una-storia-moderna-lape-regina/

Altre scene in: https://www.youtube.com/watch?v=Cd1OHF83Io0

https://www.youtube.com/watch?v=IalFqT-7gUs

https://www.youtube.com/watch?v=htJsc_qMkC4

https://www.youtube.com/watch?v=9Tgboxv-OYk

Una poesia al giorno

Noi saremo di Paul Verlaine, Nous serons - Noi saremo [La Bonne Chanson, 1870].

Noi saremo, a dispetto di stolti e di cattivi

che certo guarderanno male la nostra gioia,

talvolta, fieri e sempre indulgenti, è vero?

Andremo allegri e lenti sulla strada modesta

che la speranza addita, senza badare affatto

che qualcuno ci ignori o ci veda, è vero?

Nell'amore isolati come in un bosco nero,

i nostri cuori insieme, con quieta tenerezza,

saranno due usignoli che cantan nella sera.

Quanto al mondo, che sia con noi dolce o irascibile,

non ha molta importanza. Se vuole, esso può bene

accarezzarci o prenderci di mira a suo bersaglio.

Uniti dal più forte, dal più caro legame,

e inoltre ricoperti di una dura corazza,

sorrideremo a tutti senza paura alcuna.

Noi ci preoccuperemo di quello che il destino

per noi ha stabilito, cammineremo insieme

la mano nella mano, con l'anima infantile

di quelli che si amano in modo puro, vero?

Nous serons

N'est-ce pas? en dépit des sots et des méchants

Qui ne manqueront pas d'envier notre joie,

Nous serons fiers parfois et toujours indulgents

N'est-ce pas? Nous irons, gais et lents, dans la voie

Modeste que nous montre en souriant l'Espoir,

Peu soucieux qu'on nous ignore ou qu'on nous voie.

Isolés dans l'amour ainsi qu'en un bois noir,

Nos deux cœurs, exhalant leur tendresse paisible,

Seront deux rossignols qui chantent dans le soir.

Quant au Monde, qu'il soit envers nous irascible

Ou doux, que nous feront ses gestes? Il peut bien,

S'il veut, nous caresser ou nous prendre pour cible.

Unis par le plus fort et le plus cher lien,

Et d'ailleurs, possédant l'armure adamantine,

Nous sourirons à tous et n'aurons peur de rien.

Sans nous préoccuper de ce que nous destine

Le Sort, nous marcherons pourtant du même pas,

Et la main dans la main, avec l'âme enfantine

De ceux qui s'aiment sans mélange, n'est-ce pas?

Un fatto al giorno

17 giugno 1885: La Statua della Libertà arriva a New York. Duecentoventicinque tonnellate di peso, 46 metri di altezza (piedistallo escluso) e 4 milioni di visite ogni anno. La Statua della Libertà, oggi simbolo di New York, ha una storia costruttiva avventurosa e originale, caratterizzata da trasporti eccezionali e un fundraising senza precedenti. Ripercorriamola insieme con queste foto storiche. Fu uno storico francese, Édouard de Laboulaye, a proporre, nel 1865, l'idea di erigere un monumento per celebrare l'amicizia tra Stati Uniti d'America e Francia, in occasione del primo centenario dell'indipendenza dei primi dal dominio inglese. I francesi avrebbero dovuto provvedere alla statua, gli americani al piedistallo. L'idea fu raccolta da un giovane scultore, Frédéric Auguste Bartholdi, che si ispirò all'immagine della Libertas, la dea romana della libertà, per la sagoma della statua, che avrebbe retto una torcia e una tabula ansata, a rappresentazione della legge. Per la struttura interna, Bartholdi reclutò il celebre ingegnere francese Gustave Eiffel (che tra il 1887 e il 1889 avrebbe presieduto anche alla costruzione dell'omonima Torre) il quale ideò uno scheletro flessibile in acciaio, per consentire alla statua di oscillare in presenza di vento, senza rompersi. A rivestimento della struttura, 300 fogli di rame sagomati e rivettati. Nel 1875 il cantiere fu annunciato al pubblico e presero il via le attività di fundraising. Prima ancora che il progetto venisse finalizzato, Bartholdi realizzò la testa e il braccio destro della statua e li portò in mostra all'Esposizione Centenaria di Philadelphia e all'Esposizione Universale di Parigi, per sponsorizzare la costruzione del monumento. La costruzione vera e propria prese il via a Parigi nel 1877.

(da Focus)

Una frase al giorno

“Marie non era forse né più bella né più appassionata di un'altra; temo di non amare in lei che una creazione del mio spirito e dell'amore che mi aveva fatto sognare.”

(Gustave Flaubert, 1821-1880, scrittore francese)

Un brano al giorno

Marianne Gubri, Arpa celtica, Il Viandante https://www.youtube.com/watch?v=_URmUFpa52k