“L’amico del popolo”, 16 luglio 2020

L'amico del popolo
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L’amico del popolo”, spazio politico di idee libere, di arte e di spettacolo. Anno IV. La rubrica ospita il giornale quotidiano dell’amico veronese Ugo Brusaporco, destinato a coloro che hanno a cuore la cultura. Un po’ per celia e un po’ per non morir...

Un film al giorno

THE PHANTOM OF THE OPERA (Il fantasma dell’Opera, US, 1925), regia di Rupert Julian. Prodotto da Carl Laemmle. Sceneggiatura: Uncredited: Walter Anthony, Elliott J. Clawson, Bernard McConville, Frank M. McCormack, Tom Reed, Raymond L. Schrock, Jasper Spearing. Richard Wallace. Basato su Il fantasma dell'opera di Gaston Leroux. Musiche: Gustav Hinrichs. Fotografia: Milton Bridenbecker, Virgil Miller, Charles Van Enger. Montaggio: Edward Curtiss, Maurice Pivar, Gilmore Walker, Lois Weber.

Cast: Lon Chaney nel ruolo del Fantasma. Mary Philbin nel ruolo di Christine Daaé. Norman Kerry nel ruolo di Vicomte Raoul de Chagny. Arthur Edmund Carewe come Ledoux. Gibson Gowland nel ruolo di Simon Buquet. John St. Polis nel ruolo del conte Philippe de Chagny. Snitz Edwards nel ruolo di Florine Papillon. Virginia Pearson nel ruolo di Carlotta (la madre di Carlotta nella ristampa del 1930) Mary Fabian nel ruolo di Carlotta (ristampa nel 1930).
Uncredited: Bernard Siegel nel ruolo di Joseph Buquet. Edward Martindel nel ruolo del conte Phillipe de Chagny (1930 redux). Joseph Belmont come direttore di scena, Alexander Bevani come Méphistophélès. Edward Cecil come Faust. Ruth Clifford nel ruolo della ballerina. Roy Coulson nel ruolo del Giullare. George Davis nel ruolo della guardia fuori dalla porta di Christine. Madame Fiorenza nel ruolo di Madame Giry, custode della scatola. Cesare Gravina come direttore in pensione. Bruce Covington come Monsieur Moncharmin. William Humphrey nel ruolo di Monsieur Debienne. George B Williams nel ruolo di Monsieur Ricard. Carla Laemmle nel ruolo di Meg Giry. Grace Marvin nel ruolo di Martha. John Miljan come Valéntin. Berlina di Rolfe come ruolo indeterminato. William Tracy nei panni di Ratcatcher, il messaggero dall'ombra. Anton Vaverka nei panni di Prompter. Julius Harris nel ruolo di Gaffer.

THE PHANTOM OF THE OPERA (Il fantasma dell’Opera, US, 1925), regia di Rupert Julian

“Durante il debutto della stagione operistica all'Opéra di Parigi, è in programma il Faust di Charles Gounod. Il Conte Philippe de Chagny e suo fratello, il Visconte Raoul de Chagny sono tra gli spettatori della prima. Raoul è presente con la speranza di sentire cantare la sua amata, la cantante Christine Daaé. Christine è stata inaspettatamente promossa direttamente dal ruolo di corista a quello di solista a causa dell'indisposizione di Mme. Carlotta, la prima donna. Raoul le fa visita in camerino durante una pausa dello spettacolo, e le rivela la sua intenzione di sposarla. Ma la ragazza, per il momento, non vuole interrompere la sua carriera in forte ascesa, e rifiuta la proposta. La scena si sposta negli uffici della direzione dell'Opéra, dove la vecchia dirigenza ha deciso di cedere la proprietà del teatro, ma prima di andarsene, il management avverte i nuovi proprietari della presenza del "Fantasma", un'oscura figura che infesta il luogo da anni. I nuovi direttori si mettono a ridere, facendosi beffe dell'avvertimento.

Al termine dello spettacolo, alcune ballerine vengono spaventate dalla visione di un uomo misterioso con in testa un fez che si aggira dietro le quinte. Temendo che possa trattarsi del fantasma, le ragazze decidono di chiedere a Joseph Buquet, un lavorante del teatro che è l'unica persona ad aver visto una volta il fantasma in faccia. Buquet lo descrive come una presenza spettrale con l'aspetto di uno scheletro vivente. Nel frattempo, la madre di Madame Carlotta, la prima donna dell'Opéra di Parigi, irrompe infuriata nell'ufficio dei nuovi dirigenti. Dice di aver ricevuto una lettera minatoria dal "Fantasma" che impone a sua figlia di farsi da parte in favore di Christine così che ella possa cantare nella parte di Marguerite la sera seguente, minacciando conseguenze se non verrà esaudito. Christine è nel suo camerino, e sta parlando con il fantasma (visto ancora come una sola ombra sul muro). La voce spettrale le comunica che sarà lei a prendere il posto di Carlotta nello spettacolo, e che lui sarà sempre il suo benefattore.

La sera dello spettacolo, Carlotta decide di darsi malata e Christine prende il suo posto come programmato. Raoul attende che la rappresentazione finisca, e poi si apposta dietro la porta del camerino della ragazza. Appena rimasta sola nella stanza, Christine inizia a parlare con il fantasma. Raoul origlia da dietro la porta. La voce dice a Christine: «Presto, Christine, questo spirito prenderà forma e chiederà il tuo amore!». Quando Christine lascia la stanza, Raoul si precipita dentro ma non trova nessuno. Carlotta riceve un'altra lettera dal fantasma. Ancora una volta, le viene intimato di non cantare per lasciare il posto a Christine. Anche la dirigenza riceve una lettera di avvertimento dal fantasma, dove si afferma che se Christine non dovesse cantare, la rappresentazione del Faust sarà maledetta. Nel frattempo, Simon Buquet trova il corpo del fratello Joseph, impiccato a una trave dietro le quinte del teatro. Egli giura che si vendicherà del fantasma assassino, essendo sicuro che il fratello sia stato da lui eliminato in quanto unica persona ad averlo mai visto in faccia.

La sera seguente, nonostante le minacce del fantasma, Carlotta canta nello spettacolo nella parte di Marguerite. Inizialmente tutto sembra andare per il meglio, ma nel mezzo dello spettacolo, le luci del teatro iniziano a mancare e l'enorme lampadario di cristallo della sala precipita sugli spettatori in platea. Christine fugge nel suo camerino e viene chiamata da una voce misteriosa che sembra provenire da dietro uno specchio. In una sequenza quasi onirica, viene presa da una figura mascherata che la pone semi-svenuta sul dorso di un cavallo e la conduce nei sotterranei dell'Opéra. Da lì viene trasportata su una barca attraverso un lago sotterraneo fino al rifugio del Fantasma. La spettrale figura si presenta come "Erik" e le dichiara di essere innamorato di lei; Christine esita spaventata e poi sviene, quindi Erik la mette a dormire in una suite appositamente arredata per lei. Il giorno dopo, al risveglio, la ragazza trova un biglietto del fantasma dove è scritto che è libera di andare e venire a suo piacimento, a condizione che non chieda mai di vedere cosa si cela sotto la sua maschera. Nella stanza accanto, il fantasma è seduto all'organo a suonare una sua composizione dal titolo Don Juan Triumphant. La curiosità di Christine ha la meglio, e la ragazza non resiste alla tentazione di togliere la maschera al fantasma, rivelando l'orribile volto deforme dell'uomo. Il fantasma si infuria ed imprigiona Christine. Nel tentativo di scusarsi, la ragazza lo supplica di farla tornare nel mondo esterno ancora una volta, promettendogli di non rivedere mai più il suo amante.

THE PHANTOM OF THE OPERA (Il fantasma dell’Opera, US, 1925), regia di Rupert Julian

Liberata dalla segregazione, Christine si reca all'annuale ballo in maschera che si tiene all'Opéra, al quale, per sorvegliarla, si reca in incognito anche il fantasma travestito da "Morte rossa". Raoul si incontra con Christine e i due si spostano sul tetto dell'Opéra, dove la ragazza racconta tutto all'amante. Il fantasma, ascolta di nascosto il loro dialogo dall'alto di una statua di Apollo. Raoul pianifica di fuggire a Londra con Christine alla fine dello spettacolo della sera successiva. Pazzo di gelosia, il Fantasma rapisce Christine dal palco durante un blackout nel mezzo dello spettacolo del giorno dopo. Raoul corre nel camerino di Christine, e incontra l'uomo con il fez dell'inizio, il quale gli rivela di essere l'Ispettore Ledoux, un poliziotto in incognito che sta seguendo le tracce di Erik sin da quando l'uomo è fuggito dalla colonia penale dell'Isola del Diavolo. I due uomini scoprono l'entrata segreta attraverso lo specchio che porta ai sotterranei e si addentrano nelle catacombe. Finiscono entrambi in una trappola, rinchiusi in una stanza delle torture ideata dal fantasma. Anche Philippe si aggira per il sotterraneo in cerca del fratello, ma viene sorpreso da Erik che lo affoga nel lago. Tornato nel suo covo, il fantasma scopre inoltre la presenza dei due intrusi nella stanza delle torture. Gira un interruttore, e la stanza viene inondata da un calore insopportabile; ma i due riescono in extremis a trovare una via di fuga attraverso una botola nel pavimento. Nella stanza sotto, il Fantasma li imprigiona nuovamente chiudendo un cancello, questa volta dentro una stanza piena di polvere da sparo.

Il fantasma chiede a Christine di fare la sua scelta: girando un interruttore a forma di scorpione salverà la vita di Raoul, ma in cambio dovrà diventare sua moglie; girandone uno a forma di cavalletta invece, causerà l'esplosione dell'intera Opéra, e la morte di tutti loro. Christine sceglie lo scorpione, ma il fantasma l'ha ingannata e l'acqua scorga copiosa nella stanza dove sono tenuti prigionieri Raoul e Ledoux, minacciando di affogarli. Christine supplica Erik di salvare Raoul, promettendogli qualsiasi cosa in cambio. All'ultimo secondo, il Fantasma acconsente e salva i due malcapitati. Intanto, una folla inferocita capeggiata dal vendicativo Simon Buquet irrompe nei sotterranei in cerca del Fantasma.
Allertato da un allarme, Erik fugge in una carrozza rubata a un vetturino in strada fuori dal teatro, portando con sé Christine. Durante la corsa la carrozza si rovescia per la troppa velocità. Mentre Raoul salva Christine, la folla circonda il Fantasma e lo lincia per poi gettarne il cadavere straziato nella Senna.

 

THE PHANTOM OF THE OPERA (Il fantasma dell’Opera, US, 1925), regia di Rupert Julian

 

Nel 1922, Carl Laemmle, presidente della Universal Pictures, andò in vacanza a Parigi. Durante il soggiorno, Laemmle incontrò lo scrittore Gaston Leroux, che all'epoca collaborava con l'industria cinematografica francese. Laemmle disse a Leroux quanto gli piacesse il palazzo dell'Opéra di Parigi e della sua fascinazione per la musica lirica in generale. Allora Leroux regalò a Laemmle una copia del suo romanzo del 1910 Il fantasma dell'Opera. Laemmle lesse il libro tutto d'un fiato in una sola notte e decise di acquistarne subito i diritti per una trasposizione cinematografica, avendo già in mente Lon Chaney come protagonista. Chaney era reduce da un'altra interpretazione importante nel film Il gobbo di Notre Dame, sempre di ambientazione parigina e sempre da ricordare per il trucco mostruoso che ne aveva sfigurato i lineamenti. La lavorazione del film iniziò alla fine del 1924 agli Universal Studios. L'artista francese Ben Caray, che aveva lavorato all'Opéra di Parigi, venne scritturato per disegnare gli scenari che la Universal non poteva replicare senza un consulto preciso. Durante la produzione non filò tutto liscio; secondo quanto dichiarato dal direttore della fotografia, Charles Van Enger, Chaney e il resto del cast ebbero rapporti piuttosto tesi con il regista Rupert Julian. La tensione si fece particolarmente alta tra Chaney e Julian, e Van Enger fece spesso da intermediario tra i due, riferendo a Chaney le indicazioni di Julian, che l'attore semplicemente ignorava, mandando regolarmente a dire al regista di andare a "farsi fottere!". Alla fine, Chaney diresse da solo molte delle sue scene. Il primo montaggio del film fu presentato a Los Angeles il 7 e 26 gennaio 1925. La colonna sonora venne scritta da Joseph Carl Breil. Non è sopravvissuta nessuna informazione circa la partitura della colonna sonora originale di questo primo montaggio. A causa di critiche sfavorevoli e accoglienza non entusiasta da parte del pubblico della prima, l'uscita del film venne posticipata. La dirigenza della Universal disse a Julian di rigirare molte scene e di cambiare stile, temendo che un melodramma gotico non avrebbe incontrato i favori del pubblico e recuperato i costi di budget. Alla fine Julian decise di abbandonare la produzione.

Edward Sedgwick (in seguito regista del film Il cameraman di Buster Keaton nel 1928) venne quindi incaricato dal produttore Laemmle di finire il film apportando le modifiche richieste. Anche il nipote di Laemmle, Ernst Laemmle, contribuì al film girando qualche breve sequenza aggiuntiva. Raymond L. Schrock e lo sceneggiatore originale Elliot Clawson scrissero alcune nuove scene su richiesta di Sedgewick. Il tono del film venne quindi modificato da thriller drammatico a commedia romantica con elementi di azione. Gran parte delle nuove scene aggiunsero varie sottotrame, con Chester Conklin e Vola Vale quali elementi comici. Questa fu la versione presentata a San Francisco il 26 aprile 1925, ma anch'essa non venne ben accolta dagli spettatori in sala, e il pubblico fischiò.

La terza ed ultima versione fu il risultato dei registi della Universal Maurice Pivar e Lois Weber che ridussero la lunghezza del film a nove rulli. La maggior parte delle scene girate da Sedgwick furono rimosse, anche se il finale, dove il Fantasma viene braccato dalla folla e poi gettato nella Senna, rimase nelle versione finale. Gran parte dei tagli fatti alla prima versione di Julian furono reintegrati nella pellicola, sebbene con alcune importanti eccezioni. In questa versione, consistente in un misto del girato originale del 1924 e di alcune scene dirette da Sedgwick, il film debuttò il 6 settembre 1925, al cinema Astor Theatre di New York. La colonna sonora della versione mostrata all'Astor venne composta da Gustav Hinrichs. Tuttavia, la partitura di Hinrichs non fu pronta in tempo, così invece, secondo quanto riportato da Universal Weekly, durante la prima si ascoltò musica di Eugene Conte.”

(In wikipedia.org)

 

Lon Chaney nel ruolo del Fantasma

“…Pur essendo l’adattamento più fedele al romanzo di Leroux, e a tutt’oggi il migliore, il film è limitato da alcune debolezze nella trama e stiracchiamenti di ritmo, soprattutto nella prima metà. Debolezze ancora più evidenti nella semplificazione dei caratteri dei personaggi: viene meno infatti il sentimento irrisolto di Christine per Erik, un misto di orrore e di pietà, di ammirazione per la sua voce e il suo genio musicale e di disgusto per il suo aspetto. Senza contare che l’interpretazione piuttosto convenzionale e priva di sfumature della bellissima Mary Philbin non aiuta molto ad arricchire il personaggio di Christine. Tralasciata qualsiasi notizia sulle sue origini, anche il personaggio di Erik viaggia in una direzione pressoché unica, quella della sua follia omicida, mentre il suo volto umano e artistico ci viene mostrato solo a sprazzi e unicamente in funzione della sua ossessione amorosa verso Christine. Ma, nel suo caso, ciò rafforza la componente misteriosa e oscura del personaggio.

In parte, questi aspetti più sfumati di entrambi i personaggi saranno parzialmente recuperati nella celebre versione del 1943 di Arthur Lubin (a mio parere assai mediocre), in cui l’orrore cede il passo alla commedia romantica e la dimensione musicale - quest’ultima senza dubbio centrale nel romanzo di Leroux - finiscono per rubare troppo spazio a quella horror. Per non parlare poi del triangolo amoroso e delle schermaglie fra i due pretendenti: in pratica, proprio quello che aveva tentato di fare la Universal nella seconda versione del film muto, poi abortita.

Nel film di Rupert Julian, invece, l’equilibrio fra quello che accade sopra al palco e nei recessi del teatro è ben equilibrato. C’è infatti per tutto il tempo un sopra (il palcoscenico, la buona società, ma anche l’arrivismo, il perbenismo) in costante lotta con il sotto (i cunicoli, il reietto, il rimosso, l’inconscio, la solitudine, la follia). E già a livello scenografico, questo sotto è costituito in modo da significare evidentemente un’estensione della figura de Il Fantasma. Che non è soltanto un folle assassino, ma anche un artista incredibilmente dotato e sensibile al bello, ma che, scacciato nel sottosuolo, non può esprimersi altro che come mostro. Un mostro che conosce molto bene il mondo del teatro e tutti i suoi trucchi, intendendo con ciò non solo le botole, i passaggi segreti e via dicendo, ma anche i coup de théâtre, le mascherate per terrorizzare, per farsi ascoltare e vedere. Alcune delle sue apparizioni avvengono in mezzo a scenografie abbandonate degli spettacoli passati dell’Opéra, fra porte a forma di bocche giganti di drago e imponenti statue. E quando deve scegliere un costume per partecipare in incognito al ballo in maschera, compare vestito da Morte Rossa, la misteriosa entità sterminatrice del celebre racconto di Poe del 1842.

Naturalmente, il fatto che l’allestimento che scatena le apparizioni del Fantasma e la sua pretesa di imporre Christine come primo soprano, sia proprio il Faust, l’opera di Charles Gounod, non può che spingere fino all’apice il già tragico destino di Erik, costituendosi, letteralmente, come colonna sonora di quei foschi e tristi eventi.

Il personaggio del Persiano, che nel romanzo è l’unico a conoscere di persona e da molto tempo Erik, nel film viene interpretato da Arthur Edmund Carewe. Ma in fase di post produzione, questo personaggio, con un cambiamento di nomi nelle didascalie, venne trasformato nel più canonico ispettore della polizia segreta Ledoux (probabilmente, un omaggio quasi omonimo all’autore del romanzo). Ma le tracce delle sue origini permangono nel pathos con cui viene introdotto, sia in termini di illuminazione che di tipologia delle inquadrature, tramite le quali emerge come un personaggio ben più misterioso e inquietante di un poliziotto.
Essendo state ricostruite intere porzioni dell’Opéra di Parigi in cemento, acciaio e con tanto di travi maestre, il set del teatro voluto da Laemmle - lo Stage 28, noto anche come Phantom Stage - non fu demolito e fu anzi riutilizzato come set per innumerevoli altri film. Rimase lì in piedi per circa 90 anni: fu demolito soltanto nel 2014.

Come aveva già fatto per il suo Quasimodo in The Hunchback of Notre Dame (Il gobbo di Notre Dame, 1923), fu lo stesso Lon Chaney a ideare il trucco del Fantasma, con il quale si divertiva a spaventare la troupe. La sua terrificante maschera, simile a un teschio ghignante, divenne una delle più celebri effigi di tutto il cinema horror, oltre ad essere figurativamente l’incarnazione più fedele al personaggio letterario creato da Leroux.

Il romanzo di Leroux ha ispirato, nei decenni, innumerevoli adattamenti di ogni tipo: opere, balletti, musical, opere rock e naturalmente film. Il primo di questi fu un film tedesco del 1916, Das Phantom der Oper, di Ernst Matray, con Nils Olaf Chrisander. Quasi vent’anni dopo il film in questione, fu girato il già citato film di Arthur Lubin (1943), con Claude Rains. Tra le versioni più conosciute, seguirono poi quello inglese della Hammer (1962), di Terence Fisher, con Herbert Lom; la versione splendidamente kitsch di Brian De Palma in chiave rock, Phantom of the Paradise (Il fantasma del palcoscenico, 1974); un film per la TV di Tony Richardson (1990), con Charles Dance; il film di Dario Argento (1998), con Julian Sands e Asia Argento; si torna infine a Hollywood con il film di Joel Schumacher (2004), con Gerard Butler. Il fantasma è stato interpretato fra gli altri anche da Maximilian Schell (1983) e Robert Englund (1989).”

(Vittorio Renzi, 8 gennaio 2016, in garden-of-silence.com)

Il film:

 

Mary Loretta Philbin (16 luglio 1902 - 7 maggio 1993), attrice cinematografica americana dell'era del cinema muto

Un’attrice: Mary Loretta Philbin (16 luglio 1902 - 7 maggio 1993) fu un'attrice cinematografica americana dell'era del cinema muto, nota per aver interpretato i ruoli di Christine Daaé nel film del 1925 The Phantom of the Opera, al fianco di Lon Chaney, e nei panni di Dea ne L'uomo che ride.

Philbin nacque il 16 luglio 1902 a Chicago, nell'Illinois, da una famiglia di classe media irlandese americana e cresciuto cattolico. Suo padre, John Philbin, nacque a Ballinrobe, nella contea di Mayo, in Irlanda. Philbin ha iniziato la sua carriera come attrice dopo aver vinto un concorso di bellezza sponsorizzato dalla Universal Pictures a Chicago. Dopo essersi trasferita in California, Erich von Stroheim la ingaggiò con un contratto con la Universal, ritenendola un "Super gioiello universale".
Debuttò sul grande schermo nel 1921 e l'anno successivo ricevette i primi premi WAMPAS Baby Stars, una campagna promozionale sponsorizzata dalla Western Association of Motion Picture Advertisers negli Stati Uniti, che premiava ogni anno le giovani donne che arrivavano alla soglia della celebrità cinematografica.
Durante gli anni 1920, Philbin divenne un'attrice cinematografica e recitò in numerosi film di alto profilo, in particolare nel film Drums of Love del 1928 di D. W. Griffith. Nel 1927, è apparsa nel film horror Surrender, anche se il suo ruolo più famoso è stato nel film horror universale The Phantom of the Opera nel 1925. Philbin ha recitato in alcune parti durante la prima era del sonoro e in particolare ha recitato con la propria voce quando a The Phantom of the Opera è stato dato il suono e rilasciato.
Si ritirò dallo schermo nei primi anni '30 e dedicò la sua vita a prendersi cura dei suoi genitori anziani. Philbin ha trascorso il resto della sua vita, dopo aver lasciato l'industria cinematografica, da sola, vivendo nella stessa casa a Huntington Beach, in California. Non si è mai sposata e raramente ha fatto apparizioni pubbliche. Una rara apparizione pubblica di Philbin si è verificata nei suoi ultimi anni all'inaugurazione di Los Angeles del musical di Andrew Lloyd Webber The Phantom of the Opera.
Morì di polmonite all'età di 90 anni nel 1993 e fu sepolta nel cimitero del Calvario nella parte orientale di Los Angeles, in California.

(In wikipedia.org)

Mary Loretta Philbin (16 luglio 1902 - 7 maggio 1993) nel ruolo di Christine Daaé nel film del 1925

Una poesia al giorno

Stephen Spender

Moving through the silent crowd
Who stand behind dull cigarettes
Those men who idle in the road,
I have the sense of falling light.

They lounge at corners of the street
And greet friends with a shrug of shoulder
And turn their empty pockets out,
The cynical gestures of the poor.

Now they’ve no work, like better men
Who sit at desks and take much pay
They sleep long nights and rise at ten
To watch the hours that drain away.

I’m jealous of the weeping hours
They stare through with such hungry eyes.
I’m haunted by these images,
I’m haunted by their emptiness.

 

I disoccupati, di Stephen Spender (in Poesie, Mondadori, 1999, trad. it. Alfredo Rizzardi)

Passando tra la folla silenziosa
in piedi dietro opache sigarette,
questi uomini in ozio nella strada,
io ho il senso della luce che cade.

Indugiano agli angoli della via
e con un alzar di spalle salutano
gli amici e rovesciano le tasche
vuote, gesti cinici dei poveri.

Non hanno ora lavoro, come gli uomini
più degni e ben pagati a tavolino
dormono lunghe notti e alle dieci
si alzano e rimangono a guardare
lo stillicidio lento delle ore.

Sono geloso delle ore di pianto
che fissano con quegli occhi affamati.
Sono ossessionato da queste immagini,
sono ossessionato dal loro vuoto.

 

Stephen Spender, poeta e critico (Londra 1909 - ivi 1995)

 

Stephen Spender, poeta e critico (Londra 1909 - ivi 1995), prof. (dal 1970) di inglese nell'University College di Londra. Esordì con Nine entertainments (1928), seguiti da Twenty poems (1930) e Poems (1933) in cui si mostrò partecipe della tendenza che aveva per caposcuola W. Auden, pur realizzando una poesia essenzialmente lirica e neoromantica. Con i saggi raccolti sotto il titolo The destructive element (1936) e Forward from liberalism (1937) e con Trial of judge (1938, dramma in versi) espresse il disagio spirituale degli anni tra le due guerre cui vedeva un rimedio nelle aspirazioni rivoluzionarie e nelle tendenze di sinistra; fu in Spagna dove svolse opera di propaganda a favore dei repubblicani (The still centre e Poems from Spain, 1939).
Nel 1939-41 fu codirettore della rivista Horizon. Dopo la seconda guerra mondiale S. cominciò ad allontanarsi dalle posizioni di sinistra; in The God that failed (volume a cura di R. H. S. Grossman, con testimonianze di varî intellettuali, 1950; trad. it. 1950) è narrato il suo distacco dagli ideali socialisti; nell'autobiografia World within world (1951; trad. it. 1954), manifesta più chiaramente il proprio impegno umanitario, estraneo alla dogmatica comunista.
Il percorso di S. si riflette nella sua poesia, dove l'indagine sull'intima conflittualità prevale sempre più sull'impegno populista (Collected poems, 1954, trad. it. 1959; Inscriptions, 1959; Selected poems, 1965; The generous days, 1971; Collected poems 1930-1985, 1985), e nella vasta produzione saggistica (The creative element, 1953; Making of poem, 1955; The struggle of the modern, 1963, trad. it. Moderni o contemporanei?, 1966; The year of the young rebels, 1969; Lovehate relations: English and American sensibilities, 1972; The Thirties and after, 1978). Testimonianza di una ricca stagione letteraria è lo spregiudicato libro di memorie The temple (1988; trad. it. 1994).”

(In www.treccani.it)

 

Stephen Spender, poeta e critico (Londra 1909 - ivi 1995)

 

Un fatto al giorno

16 luglio 1942, Olocausto: Su ordine del governo della Francia di Vichy, guidato da Pierre Laval, agenti della polizia francese rastrellano dai 13.000 ai 20.000 ebrei e li imprigionano nel Velodromo d'inverno di Parigi (Rafle du Vélodrome d'Hiver) prima della deportazione ad Auschwitz.

“Il rastrellamento del Velodromo d'inverno, stadio e circuito per gare di ciclismo, fu la più grande retata di ebrei condotta sul suolo francese durante la seconda guerra mondiale. Gli arresti in massa furono compiuti dalla polizia francese nell'intera città di Parigi, il 16 e 17 luglio del 1942.

L'operazione, nota con il nome in codice di Opération Vent Printanier ("Operazione Vento Primaverile"), fu condotta su iniziativa delle stesse milizie francesi. Adolf Eichmann, che non l'aveva richiesta, si limitò ad autorizzarla a cose fatte alcuni giorni dopo. Secondo i dati della prefettura di polizia, vennero arrestate 13.152 persone e imprigionate nel Vélodrome d'Hiver e nel campo di internamento di Drancy, e successivamente trasportati con il treno ad Auschwitz per lo sterminio.

16 luglio 1942, Rafle du Vélodrome d'Hiver

Gli ebrei francesi furono censiti per legge a partire dal 1940 (l'ultimo censimento a carattere religioso risaliva al 1866) e ciò permise di redigere, con i dati registrati, il cosiddetto dossier Tulard.René Bousquet, segretario generale della polizia nazionale, accompagnato da Louis Darquier de Pellepoix, commissario generale delle questioni ebraiche, incontra il 4 luglio, alla sede della Gestapo a Parigi, gli ufficiali delle SS Knochen e Dannecker, il primo comandante della polizia tedesca in Francia. Un nuovo incontro, negli uffici di Dannecker in avenue Foch, per organizzare la retata prevista per il 13 luglio 1942, si tiene il 7 luglio in compagnia di Jean Leguay, l'aggiunta di Bousquet, accompagnato da François, direttore della polizia, Hennequin, direttore della polizia municipale, André Tulard, incaricato delle questioni ebraiche alla prefettura, Garnier, sotto-direttore del rifornimento di carburante alla prefettura della Senna, Guidot, commissario della polizia allo Stato Maggiore della polizia municipale e infine Schweblin, direttore della polizia alle questioni ebraiche. Il capitano delle SS Dannecker dichiara: «I poliziotti francesi - malgrado alcuni scrupoli - non hanno fatto altro che eseguire gli ordini!».

La retata coinvolge ebrei tedeschi, austriaci, polacchi, cechi, russi e di nazionalità incerta, di tutte le età. Delle deroghe speciali erano previste per le donne «il cui stato di gravidanza era molto avanzato» o «allattavano il loro bebè al seno», ma «per evitare ogni possibile perdita di tempo, tale misura non sarà fatta al domicilio ma al primo centro di assembramento dal commissario della via pubblica». I nazisti prevedono di far arrestare in Francia dalla polizia francese 22.000 ebrei stranieri nell'area della Grande Parigi, che saranno condotti a Drancy, Compiègne, Pithiviers e Beaune-la-Rolande. Per ciò, «il servizio di M. Tulard farà pervenire alla Direzione della polizia municipale i documenti degli ebrei da arrestare (…) I bambini con meno di quindici o sedici anni saranno confinati nell'unione generale degli Israeliti di Francia che a sua volta li collocherà nelle fondazioni. La selezione dei bambini sarà fatta nei centri primari di assembramento.»

Più di due anni prima della retata nazista la Francia mette in atto un'altra retata portando gli arrestati al Vel d'Hiv. Questa ha luogo il 15 maggio 1940, cinque giorni dopo l'inizio dell'invasione tedesca della Francia. La polizia imprigiona migliaia di donne rifugiate, già citate come indesiderate in un decreto del 12 ottobre 1938, tra cui sono numerose quelle di origine ebraica e le ferventi antinaziste, che si sono rifugiate in Francia a seguito delle persecuzioni degli anni trenta. L'enorme velodromo è stato per la prima volta trasformato in un centro d'internamento. I 5.000 fermati vi saranno reclusi da una fino a tre settimane senza giornali ne comunicazioni ufficiali. All'interno i militari, all'esterno la polizia. Nessuno si può lavare, le toilette si bloccano e diventano rapidamente inutilizzabili, il tetto è di vetro e non è presente alcun sistema di ventilazione.
Sospettati di essere degli agenti segreti del Reich, nemici della Francia, i rifugiati, in realtà perseguitati dal proprio paese, vengono traditi anche dalla Francia, loro terra d'accoglienza. Tra di essi abbiamo mogli di soldati francesi e partecipanti ad unità ausiliarie dell'esercito, oltre che membri perseguitati della repubblica di Weimar. Nel frattempo la retata di donne tedesche, caso unico e raro in Europa, è estesa a tutta la Francia. I prigionieri sono poi trasferiti al campo di concentramento di Gurs nel sud ovest. Fin dal maggio del 1940 a Gours affluiscono 9.771 donne tedesche "indesiderabili". Molti scappano, soprattutto dopo il terribile inverno del 1940, ed alcuni di essi saranno arrestati di nuovo e riportati nel velodromo nel 1942.

Numerose donne tedesche raggruppate al Vel d'Hiv o in provincia figurarono nei ranghi della resistenza francese, a fianco anche di uomini tedeschi, fino a costituire tra il 1940 e il 1941 un quarto della resistenza. Salvo rare eccezioni il loro ricordo si perderà. Malgrado la presenza tra di esse di personalità, di femministe, intellettuali, tra cui Hannah Arendt che, rifugiata in Francia nel 1933 e internata nel campo di Gours nel maggio del 1940 dal quale riuscirà ad evadere. Questa prima retata con l'assembramento degli arrestati al Vel d'Hiv, perpetrata durante la terza repubblica, resta un tabù in Francia e un 'orfano' della memoria sino al 16 luglio 2017, data in cui il Presidente Francese Emmanuel Macron si scusa a nome della Francia.”

(In wikipedia.org)

 

16 luglio 1942, Rafle du Vélodrome d'Hiver

 

Immagini:

Un film documentario:

Nell'estate del 2010, Samuel Muller ha accompagnato suo padre in un viaggio nella memoria sulle orme della Shoah e della sua famiglia scomparsa.
Da bambino, Michel Muller fu arrestato con sua madre e sua sorella Annette durante il Vel d'Hiv Rafle nel luglio del 1942. Internato a Beaune-la-Rolande e poi a Drancy, fuggì dalla deportazione grazie all'azione del suo papà.
Da Parigi al sud della Polonia, questo film ripercorre la storia della famiglia Muller.

Produzione e montaggio: Samuel Muller. Gennaio 2011 - Durata: 71 min.


Una frase al giorno

“Nessuna musica è mediocre, tranne se non è suonata in un modo che la rende tale.”

(Herbert von Karajan, Salisburgo, 5 aprile 1908 - Anif, 16 luglio 1989)

 

Herbert von Karajan (Salisburgo, 5 aprile 1908 - Anif, 16 luglio 1989)

 

“Direttore d'orchestra austriaco, morto ad Anif (Salisburgo) il 16 luglio 1989. Dopo aver lasciato nel 1964 la direzione artistica dello Staatsoper di Vienna, nel 1967 fondò il festival di Pasqua di Salisburgo, tutto incentrato sulla sua presenza e sulla partecipazione della Filarmonica di Berlino, affiancando così il già prestigioso festival estivo nelle cui scelte la sua incidenza d'interprete e di organizzatore è stata determinante dal 1956 fino all'ultimo.

A partire dagli anni Ottanta nemmeno i crescenti disagi provocati da una dolorosa infermità alla spina dorsale sembrarono intaccare la vastità e l'originale fascino interpretativo dei suoi impegni direttoriali, anche se di fatto ridussero il numero delle sue tournées con la Filarmonica di Berlino (di cui restò alla guida fino alla primavera del 1989, quando si dimise dall'incarico) e con la Filarmonica di Vienna, le sole orchestre - salvo sporadiche eccezioni - con le quali ebbe negli ultimi decenni un rapporto organico, soprattutto nell'ambito della vita musicale di Berlino, di Vienna e del festival di Salisburgo.

L'ultima presenza di K. alla Scala di Milano risale al 1969, in occasione della ripresa di una memorabile Cavalleria rusticana di Mascagni; dopo il 1978, in seguito a una polemica con il sovrintendente della Scala, P. Grassi, non volle più dirigere in Italia. Nel giugno 1985 diresse però la Messa dell'incoronazione di Mozart, con i Filarmonici di Vienna e il coro del Singverein viennese, nella basilica di San Pietro in Vaticano. La morte lo colse mentre stava preparando Un ballo in maschera di Verdi, che avrebbe dovuto inaugurare il festival di Salisburgo.

Considerato una delle più straordinarie personalità nella storia della direzione d'orchestra, nonché fondamentale punto di riferimento nell'evoluzione della tecnica direttoriale, alla quale portò contributi originalissimi e tali da dar vita a una vera e propria ''scuola'', K. svolse fino all'ultimo un'attività molto intensa, caratterizzata da un sempre più evidente affinamento stilistico ed espressivo e da un enorme repertorio sinfonico e operistico, gran parte del quale consegnato ai moderni mezzi di riproduzione del suono e dell'immagine. Memorabili, fra le tante, soprattutto le sue interpretazioni di Mozart, Wagner, Strauss, Mahler, Verdi e Puccini.”

(Leonardo Pinzauti - Enciclopedia Italiana - V Appendice, 1993 in: www.treccani.it)

Gustav Mahler - Symphony No. 5 in Do diesis minore, 1901-02.
Herbert von Karajan, BPO, 1973.
Berliner Philharmoniker Christa Ludwig

00:00 I. Trauermarsch. In gemessenem Schritt. Streng. Wie ein Kondukt
13:06 II. Stürmisch bewegt. Mit größter Vehemenz
28:17 III. Scherzo. Kräftig, nicht zu schnell
46:28 IV. Adagietto. Sehr langsam
58:20 V. Rondo-Finale. Allegro

“Mahler è molto difficile per un'orchestra. Innanzitutto, come direbbe un pittore, devi creare la tua tavolozza. Ma la difficoltà è grande e il pericolo maggiore è che se non viene eseguita bene la musica può sembrare banale”. (Herbert von Karajan)

16 luglio 1989 muore Herbert von Karajan, direttore d’orchestra e manager austriaco (nato nel 1908)

 

Herbert von Karajan (Salisburgo, 5 aprile 1908 - Anif, 16 luglio 1989)

 

Un brano musicale al giorno

Maria Callas in “Tutte le torture”, da: Il ratto dal serraglio

Il ratto dal serraglio (titolo originale Die Entführung aus dem Serail, K 384) è un Singspiel in tre atti musicato da Wolfgang Amadeus Mozart su libretto di Gottlieb Stephanie il giovane, a sua volta tratto da analoga opera del 1781 di Christoph Friederich Bretzner per Johann André, che trae origine da numerose variazioni francesi, inglesi e italiane sul tema del Turco generoso (Belmont und Constanze, oder Die Entführung aus dem Serail).
Fu rappresentata per la prima volta al Burgtheater di Vienna il 16 luglio 1782 con Caterina Cavalieri, Theresia Teyber, Valentin Adamberger, Joseph Johann Ernst Dauer, Johann Ignaz Ludwig Fischer e Dominik Jautz diretti dal compositore.

 

Maria Callas in

 

Atto I
Una piazza davanti al palazzo del Pascià Selim.
Belmonte è angosciato perché la sua fidanzata Konstanze, una giovane e bella spagnola, è stata rapita dai pirati e venduta come schiava insieme alla sua ancella inglese Blonde e all'innamorato di quest'ultima Pedrillo. Così Belmonte è venuto a cercarla in Turchia. All'entrata del palazzo del Pascià Selim egli si imbatte in Osmin, il burbero sorvegliante, che lo allontana. Belmonte incontra Pedrillo, che gli dice che Konstanze è diventata la favorita del Pascià mentre la sua Blonde è stata offerta in dono a Osmin. All'arrivo di Selim e Konstanze, di ritorno da una gita in mare, Belmonte si nasconde. Konstanze è afflitta e Selim, per quanto rispettoso e amorevole, non riesce a guadagnare le sue grazie, ma dice che saprà aspettare. Poi Pedrillo gli presenta Belmonte come un architetto desideroso di servirlo, e Selim dice che ne riparleranno, e lo invita a entrare nel palazzo. Osmin cerca di ostacolare Belmonte e Pedrillo, ma viene messo da parte.

Atto II
L'atto si apre con Osmin che arde di desiderio per Blonde senza essere corrisposto e viene anche da lei minacciato di accecamento se non si allontana. Osmin conclude che se gli europei si fanno dominare dalle donne sono degli sciocchi. Sopraggiunge Konstanze e Blonde cerca di consolarla. Così quando il Pascià ci riprova, e respinto la minaccia, Konstanze si dice pronta a subire torture di ogni genere, ma che non cederà alle richieste di Selim. Pedrillo riesce ad informare Blonde dell'arrivo di Belmonte; Blonde è felice e corre ad avvisare Konstanze. Successivamente Pedrillo fa ubriacare Osmin per metterlo fuori combattimento. Così Belmonte può incontrare Konstanze. Nel quartetto finale Belmonte e Pedrillo informano le due ragazze che verranno a salvarle a mezzanotte, non senza assicurarsi della loro fedeltà e dei loro sentimenti, fatto questo che provoca una reazione delle due, con Blonde che addirittura schiaffeggia Pedrillo. Ma poi segue la riconciliazione.

Atto III
Piazza davanti al palazzo e quindi appartamenti di Selim.
Giunta l'ora, Pedrillo canta una serenata: è il segnale per la fuga. Ma le due donne ritardano nel preparare i bagagli, un eunuco le nota e corre a svegliare Osmin. Così i fuggitivi vengono catturati e condotti davanti a Selim, mentre Osmin annuncia con gioia terribili supplizi. Davanti a Selim si scopre che Belmonte è figlio del peggior nemico del Pascià, che gli annuncia una morte terribile. Belmonte e Konstanze si dolgono della fine, ma concludono che almeno potranno morire insieme. Poi la sorpresa: Selim dà prova di grande magnanimità, non vuole abbassarsi al livello del suo nemico e rinuncia alla vendetta liberando le due coppie, che possono così ritornare a casa mentre Osmin si ritira rosso dalla rabbia.

(In wikipedia.org)

Bayreuther Orchester, direttore: Karl Bohm.
Francisco Araiza (Belmonte), Martti Talvela (Osmin), Edita Gruberova (Konstantze), Thomas Holtzmann (Selim)

16 luglio 1782, prima esecuzione dell'opera di Mozart, Il ratto dal serraglio.

 


Ugo Brusaporco
Ugo Brusaporco

Laureato all’Università di Bologna, Facoltà di Lettere e Filosofia, corso di laurea Dams. E’ stato aiuto regista per documentari storici e autore di alcuni video e film. E’ direttore artistico dello storico Cine Club Verona. Collabora con i quotidiani L’Arena, Il Giornale di Vicenza, Brescia Oggi, e lo svizzero La Regione Ticino. Scrive di cinema sul settimanale La Turia di Valencia (Spagna), e su Quaderni di Cinema Sud e Cinema Società. Responsabile e ideatore di alcuni Festival sul cinema. Nel 1991 fonda e dirige il Garda Film Festival, nel 1994 Le Arti al Cinema, nel 1995 il San Giò Video Festival. Ha tenuto lezioni sul cinema sperimentale alle Università di Verona e di Padova. È stato in Giuria al Festival di Locarno, in Svizzera, e di Lleida, in Spagna. Ha fondato un premio Internazionale, il Boccalino, al Festival di Locarno, uno, il Bisato d’Oro, alla Mostra di Venezia, e il prestigioso Giuseppe Becce Award al Festival di Berlino.

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Ugo Brusaporco

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