“L’amico del popolo”, 20 aprile 2020

L'amico del popolo
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L’amico del popolo”, spazio politico di idee libere, di arte e di spettacolo. Anno IV. La rubrica ospita il giornale quotidiano dell’amico veronese Ugo Brusaporco, destinato a coloro che hanno a cuore la cultura. Un po’ per celia e un po’ per non morir...

Un film al giorno

A SAILOR-MADE MAN (Lupo di mare, US 1921), regia di Fred C. Newmeyer. Prodotto da Hal Roach, Sceneggiatura: Jean Havez, Hal Roach, Sam Taylor, H.M. Walker. Fotografia: Walter Lundin. Montaggio: Thomas J. Crizer. Cast: Harold Lloyd - Il ragazzo. Mildred Davis - La ragazza. Noah Young - L’elemento turbolento. Dick Sutherland - Maharajah di Khairpura-Bhandanna.

Lupo di mare è un film del 1921 diretto da Fred C. Newmeyer, e interpretato da Harold Lloyd. Fu il primo lungometraggio del grande comico del muto.

Un giovanotto s'innamora di una bella ragazza e si arruola in marina per piacere al padre di lei. Questo invita il ragazzo a una crociera sulla sua nave, ma ormai lui è entrato in marina e non può seguire la sua amata. Dopo alcuni mesi, in crociera con il padre, la giovane ritrova casualmente il ragazzo ma viene rapita da un gruppo di brutti ceffi. Il ragazzo, grazie ad una serie di azioni coraggiose e fortuite, salva la ragazza. Tuttavia, essendo nuovamente diviso da lei essendo richiamato ai doveri di marinaio, si "sposano" a distanza, con l'alfabeto semaforico.

“La tipica lunghezza del film comico negli anni ’20 era di due bobine (circa venti minuti), le quali spezzavano il racconto esattamente a metà. Passare dal corto al lungo o mediometraggio, quindi, non rappresentava un problema tecnico, bensì un problema narrativo e di struttura del film. Gli amici-rivali di Keaton, come abbiamo anticipato, approdarono prima di lui al successo del “film lungo”, ma Harold Lloyd era più attore che regista e le sue pellicole erano scritte e dirette da altri (il suo primo lungometraggio A Sailor-Made Man (Lupo di mare, 1921) venne diretto da Fred C. Newmeyer che diresse anche il capolavoro di Lloyd Safety Last (Preferisco l’ascensore, 1923) mentre Chaplin per The Kid (Il monello, 1921) si appoggiò ad una struttura “dickensiana” che gli era propria e non era pertanto facilmente copiabile.”

(In www.infoaut.org)

 

 

20 aprile 1893 nasce Harold Lloyd, attore, comico e produttore americano (morto nel 1971).

“Uno dei tre supremi maestri del cinema comico delle origini”. Non ha dubbi Kevin Brownlow, indiscusso studioso di cinema muto, nel collocare Harold Lloyd sul piedistallo che ospita il genio immortale di Charlie Chaplin e di Buster Keaton. Eppure, per qualche ragione che non è facile spiegare, la fortuna che arrise ad una delle più importanti icone del cinema hollywoodiano degli Anni Venti sembra essersi in parte eclissata col passare del tempo, tanto che il pubblico contemporaneo non ha se non un vago ricordo di quel comico immancabilmente abbigliato con il cappello di paglia e gli occhiali di tartaruga. Complice sicuramente una generale indisponibilità dei suoi film, raramente rieditati nel corso degli anni, a differenza di quanto è avvenuto per molti altri attori che hanno goduto di un continuo rilancio in sala e in televisione. Solo di recente, i principali lavori di Harold Lloyd sono stati restaurati e resi disponibili, grazie al prezioso lavoro di Suzanne Lloyd Hayes, Harold Lloyd Trust e UCLA Film & Television Archive di Los Angeles.

Un altro autorevole critico americano, James Agee - ricordando che Lloyd ha realizzato più film di Chaplin e Keaton messi insieme, superandoli entrambi al box office - ha sentenziato che per numero di gag e di risate “pochi lo hanno eguagliato e nessuno lo ha battuto”. Tra gli estimatori di Lloyd figurano inoltre grandi registi come Federico Fellini e Orson Welles, e grandi attori come Jack Lemmon. In una delle sue ultime interviste, ad esempio, Fellini non esitò a indicare Harold Lloyd tra i suoi modelli. Negando di essere mai stato attirato dai grandi eroi positivi come i cow boy o Gary Cooper, Fellini ricordò di aver avuto “sempre e soltanto una grande e immediata attrazione per i clown, o i primissimi comici, come Harold Lloyd”.
Quanto a Orson Welles, nella famosa conversazione con Peter Bogdanovich che risale al 1993, dichiarò il suo amore per i grandi attori e, in particolare, per “Harold Lloyd, di sicuro il più sottovalutato. Agli intellettuali non piace il personaggio di Lloyd, lo studente di college, classe media, americanissimo, provinciale. Certo, la poesia non salta agli occhi, ma così si perdono la tecnica eccezionale, scintillante… Un giorno gli sarà dato il posto che gli spetta, che è molto in alto”.

Jack Lemmon, da parte sua, nella prefazione al bellissimo libro fotografico edito da Harold Lloyd Trust nel 2002, afferma: “Lloyd è stato uno dei più carismatici innovatori della commedia cinematografica, un eccellente attore e un esperto regista. I suoi film dovrebbero essere visti non soltanto per il loro valore storico ma anche per la loro bellezza”.

È stato giustamente scritto che Lloyd fu soprattutto l’espressione di un’epoca: “diversamente da Charlie Chaplin, Buster Keaton ed anche Harry Langdon, che crearono personaggi fuori del tempo, l’occhialuto giovanotto di Lloyd apparteneva agli esuberanti, scatenati Anni Venti: le sue ambizioni, le sue fantasticherie e i suoi fallimenti erano anche quelli dei suoi spettatori”.

Consapevolmente, Lloyd ambiva a sviluppare un personaggio in cui il pubblico potesse identificarsi. Le sue buffonate e le sue disavventure apparivano certamente forzate ma mai al punto da risultare impossibili. Fondamentalmente, era un autentico, irriducibile estroverso: quel tipo di giovanotto che per nessuna ragione accetta di farsi dire di no, o di pensare che una certa cosa possa risultare inattuabile. Per questo motivo, si lanciava in imprese incredibili e pericolose come camminare in bilico sulla travi di un grattacielo in costruzione (Viaggio in paradiso, 1921) o scalare la facciata di un grande magazzino (Preferisco l’ascensore, 1923).

Insomma, se Keaton ha costruito il proprio personaggio sulla figura del perdente impassibile, e Chaplin su quella del vagabondo destinato a scontrarsi con le convenzioni e le ipocrisie delle società organizzata, Lloyd è l’incarnazione del giovane Americano entusiasta. Le differenze sono significative anche nei riguardi dei meccanismi della comicità: non è tanto Lloyd ad essere divertente in sé, quanto la successione delle gag nei suoi film. L’umorismo di Lloyd scaturisce dall’intreccio e dalla situazione, molto più di quanto non avvenga nel caso degli altri. Con Chaplin, Keaton, W.C. Fields o Groucho Marx, la risata è subordinata al personaggio.

È la loro reazione al caos o all’ostilità che li circonda a risultare buffa e divertente. Al contrario, il mondo di Lloyd è solare, ordinario e trattabile; è quest’ultimo ad essere manipolato per adeguarsi ai meccanismi delle sue gag, non di rado piuttosto elaborate e frutto del lavoro di una larga équipe di gagmen che lavorava in permanenza all’invenzione e all’affinamento di situazione umoristiche. Secondo James Agee, “Lloyd possedeva un vocabolario comico insolitamente esteso. In particolare, egli godeva di un corpo sapientemente espressivo e denti ancora più espressivi, e al di là del suo repertorio di sorrisi riusciva a sorprendere con una mescolanza improvvisa di affettazione, buffoneria e asinità, pur rimanendo tremendamente piacevole”.

.... In questo modo, ci si augura possa prender corpo l’auspicio di Raymond Borde che, nell’estate del 1966, scriveva sulla rivista francese Positif: “Harold Lloyd rimane da scoprire. Le copie dei suoi film sono usurate e le cineteche troppo povere per ristamparle. Si proiettano inesorabilmente sempre gli stessi, pochi lungometraggi. Decine di stupefacenti cortometraggi riposano nelle celle degli archivi in attesa che qualcuno li riscopra. Per quanto incompleta, una retrospettiva di Harold Lloyd non è ancora realizzabile, ma prima o poi lo diventerà. Oso affermare che sarà un avvenimento”.”

(Alberto Barbera 19 marzo 2007 in www.wuz.it)

 

Una poesia al giorno

Pompejanska Sličica, di Vladimir Vidrić, un autore pressoché sconosciuto in Italia

Tamo u dolu, gdje lovori šume
I srebrene vode teku,
Kucaju srca. - Crni satiri
Rumenog ovna peku.

Pod svijetlim panjem penje se plamen,
Ožarene dršću grane,
O grud satiru sakriva žena
Obraze milovane.

A oko' u okol skaču satiri,
Pak se rozima biju
Krčage nose - krčage vuku,
Slađano vino piju.

I vjenčav se lišćem vinjage bujne
Buku podižu divlju.
Kucaju srca. S ljupkog se gaja
Bijele nimfe ozivlju.

 

Quadretto pompeiano (traduzione in sergiofumich.blogspot.com)

Là nella valle, dove i lauri stormiscono
e scorrono le acque d’argento,
battono i cuori… Neri satiri
un rubicondo montone rosolano.

Sotto un lucente ceppo si leva la fiamma,
fremono i rami roventi,
sul petto del satiro cela la donna
le guance amorose.

E tutt’intorno saltellano i satiri
e con le corna si battono,
anfore portano, anfore trascinano
e bevono il vino melato.

E incoronati di vite selvatica
levano un folle baccano.
Battono i cuori. Dal bosco leggiadro
le bianche ninfe danno risposta.

Vladimir Vidrić aka Vidra (20 aprile 1875 - 29 settembre 1909) fu un poeta croato 

Vladimir Vidrić aka Vidra (20 aprile 1875 - 29 settembre 1909) fu un poeta croato ed è considerato una delle figure più importanti della poesia secessionista croata. Vidrić nacque a Zagabria, da una ricca famiglia di origine slovena. Fu uno dei leader dei manifestanti che bruciarono la bandiera ungherese in occasione della visita dell'imperatore Francesco Giuseppe a Zagabria nel 1895. Studiò legge a Praga, Graz e Vienna. Dopo aver conseguito il dottorato di ricerca, nel 1903, divenne avvocato piuttosto che perseguire una carriera accademica.

Iniziò a scrivere poesie al liceo, e per la prima volta fu riconosciuto per la sua poesia Boni mores, pubblicata su Vienac nel 1897. Prima della sua morte prematura, scrisse solo circa 40 poesie, la maggior parte delle quali autopubblicò nella sua collezione del 1907 con la semplice titolo Pjesme (Poesie).

Oltre alle sue affiliazioni con controversi circoli politici progressisti, Vidrić era noto per la sua vita avventurosa, grande intelligenza e prodigiosa memoria. Era uno studente eccezionale e ha trascorso intere serate recitando poesie memorizzate ai suoi amici stupiti.

Morì in circostanze oscure nell'ospedale psichiatrico nel sobborgo di Zagabria a Vrapče.

Vladimir Vidrić aka Vidra (20 aprile 1875 - 29 settembre 1909) fu un poeta croatoDi regola, le atmosfere poetiche di Vidrić si sviluppano da una scena concreta. Il poeta è perso o nascosto in un personaggio mitologico. Le sue immagini di un mondo barbaro, classico e mitologico sono molto personali. Era un impressionista con una forte immaginazione visiva.

Le sue migliori poesie, come Jutro (Mattina), Dva pejzaža (Due paesaggi), Adieu, Ex Pannonia, Dva levita (Due leviti), includono alcuni dei migliori versi mai scritti in croato. Alcuni dei suoi contemporanei, come Matoš, lo accusarono di imperfezioni tecniche, accenti sbagliati nelle rime e stile grezzo. Tuttavia, Vidrić era semplicemente prima dei suoi tempi, scegliendo di basare il suo ritmo sugli accenti principali piuttosto che sui piedi.

Lo storico letterario croato Ivo Frangeš ha scritto: "Il mondo di Vidrić sembra un frammento di un vaso antico, dove la natura incompleta della scena preservata viene utilizzata per rafforzare l'effetto. È un mondo in miniatura, dolorosamente chiaro, con una miracolosa terza dimensione che va ben oltre le nostre idee quotidiane di larghezza e profondità."”

(In wikipedia.org)

 

Un fatto al giorno

20 aprile 1980: a Tizi Ouzou, in Algeria, la polizia irrompe nel campus dell'università e inizia la repressione della Primavera berbera.

“Il termine Primavera berbera (in berbero Tafsut n Imaziɣen o semplicemente Tafsut) designa l'insieme degli eventi che si svolsero nella primavera del 1980 in Cabilia e ad Algeri, durante i quali si manifestò per la prima volta pubblicamente l'esigenza di un riconoscimento della lingua e della cultura berbera in Algeria. Si tratta anche del primo movimento popolare di opposizione alle autorità algerine dopo l'indipendenza del 1962. I berberi che ancora parlano la loro lingua sono tra un quarto ed un terzo della popolazione algerina. Dall'indipendenza del paese, l'arabo ha sostituito il francese come lingua ufficiale. La politica linguistica algerina si traduce in un'arabizzazione massiccia dell'amministrazione e dell'insegnamento.

Una riflessione sulla situazione linguistica emerge innanzitutto tra alcuni intellettuali all'estero (tra i quali Taos Amrouche, Mouloud Mammeri e i membri dell'Accademia berbera). All'interno del paese, la maggior concentrazione di berberofoni si trova in Cabilia. L'università di Tizi-Ouzou, fondata nel 1977, rappresenta un terreno di scambi culturali. Come dappertutto, anche qui l'organizzazione di dibattiti e concerti, oltre che la rappresentazione di spettacoli teatrali in lingua berbera sono subordinate ad un'autorizzazione delle autorità, e spesso ottengono un rifiuto.

  • 10 marzo 1980: i responsabili del Centro universitario di Tizi Ouzou annullano una conferenza dello scrittore Mouloud Mammeri sulla poesia cabila antica. I responsabili di questa decisione rifiutano di dare spiegazioni: sembra trattarsi di disposizioni dall'alto.
  • 11 marzo: manifestazioni a Tizi Ouzou, scioperi in Cabilia e ad Algeri.
  • 7 aprile: imponente manifestazione a Algeri. La repressione è durissima e la giornata si conclude con un centinaio di arresti, numerosi feriti e forse anche un morto. Altri raduni si registrano in diverse cittadine della Cabilia.
  • 7 aprile: inizio dello sciopero all'università di Tizi Ouzou.
  • 8 aprile: un'altra manifestazione converge su Algeri, ma senza reazioni violente da parte della polizia.
  • 10 aprile: sciopero generale in Cabilia. Il sindacato degli studenti (UNJA), vicino al governo, denuncia che alcuni manifestanti sarebbero "teleguidati dall'estero".
  • 17 aprile: in un discorso, il presidente algerino Chadli Bendjedid dichiara che l'Algeria è un paese "arabo, musulmano, algerino" e che "democrazia non significa anarchia". Lo stesso giorno, gli scioperanti vengono espulsi dall'ospedale di Tizi Ouzou e dai locali della SONELEC (una fabbrica di materiale elettrico con 1300 operai).
  • 20 aprile: l'università di Tizi Ouzou viene presa d'assalto dalle forze dell'ordine nel corso dell'operazione Mizrana, durante la quale gli studenti vengono percossi selvaggiamente, caricati su cellulari e portati in caserma per interrogatori e torture. Dalle violenze non si salvano neppure le ragazze.

Il movimento continuerà poi con manifestazioni attive di sostegno ai 24 detenuti condannati a pene varie di reclusione. Politicamente, quello della Primavera Berbera è il primo movimento popolare spontaneo dell'Algeria dopo l'indipendenza. Esso aprì la via ad una messa in discussione del regime algerino. Questi moti prefigurano quelli di Costantina del 1986 e d'Algeri del 1988. Sul piano sociale, il movimento traduce l'emergere di una generazione di intellettuali impegnati nella lotta democratica (si citano ad esempio Tahar Djaout e Ferhat Mehenni). Sul piano culturale, la Primavera berbera rompe il tabù linguistico e culturale: è l'espressione della contestazione dell'arabizzazione intensiva dell'amministrazione a spese del berbero. Nell'estate dello stesso 1980, a Yakouren, si tenne un seminario che affrontò per la prima volta esplicitamente queste tematiche, e diede vita al Movimento Culturale Berbero (MCB).

Questa presa di coscienza identitaria ha in seguito toccato anche il vicino Marocco, in cui questi avvenimenti vengono commemorati ogni anno dalle associazioni culturali berbere.”

(In wikipedia.org)

 

“Il 20 aprile 1980 a Tizi Ouzou, Nord dell’Algeria, scoppiava l’insurrezione generale che coinvolgerà tutta la regione della Cabilia e anche la città di Algeri per alcune settimane, e che sarà battezzata la Primavera berbera. O più esattamente la Primavera amazigh.

Amazigh (plurale imazighen) è il nome che si danno le popolazioni originarie del Nord Africa. Berbero invece è un derivato dello spregiativo “barbari” dato a questa popolazione in eterna ribellione dai vari colonizzatori (Fenici, Greci, Romani, Bizantini, Arabi…) ed è proprio quel disprezzo che la Primavera amazigh vuole eliminare.

Perché scoppiano queste manifestazioni di rabbia e protesta in un paese che fin a quel momento era guardato dal mondo come un esempio di rivoluzione riuscita? 1980 vuol dire 18 anni dopo la vittoria e l’accesso all’indipendenza nel 1962.

La guerra fu affrontata da un fronte unito di tutte le forze politiche algerine: dal partito comunista fino agli islamisti riformatori del movimento degli Ulema (che erano gli unici islamisti dell’epoca, la Cia e l’Arabia Saudita non avevano ancora inventato l’islamismo gihadista). Ma l’indipendenza fu accaparrata da una sola tendenza: i socialisti panarabisti di Boumedienne e Benbella. I rappresentanti delle altre tendenze finirono per la maggior parte in carcere, in esilio, o furono semplicemente liquidati. (...)

(Leggi tutto l’articolo in: www.labottegadelbarbieri.org)

 

Una frase al giorno

“Comment voulez-vous que je gouverne? L'impératrice est légitimiste, Morny est orléaniste, le prince Napoléon est républicain et je suis moi-même socialiste... il n'y a qu'un bonapartiste dans mon entourage, c'est Persigny, et il est fou !...”

(Come volete che governi? L'imperatrice è una legittimista, Morny è un orleanista, il principe Napoleone è un repubblicano e io sono un socialista. Vi è un solo bonapartista, Persigny, ed è pazzo!)

(Napoleone III, nato Carlo Luigi Napoleone Bonaparte, Parigi, 20 aprile 1808 - Chislehurst, 9 gennaio 1873, imperatore di Francia).

(Napoleone III, nato Carlo Luigi Napoleone Bonaparte, Parigi, 20 aprile 1808 - Chislehurst, 9 gennaio 1873, imperatore di Francia)

“Napoleóne III Bonaparte imperatore dei Francesi, secondogenito di Luigi re d'Olanda, fratello di Napoleone I, e di Ortensia de Beauharnais. Personalità complessa e in parte enigmatica, in quanto erede della tradizione bonapartista, fatta di prestigio militare, di autoritarismo all'interno e di opposizione contro l'assetto europeo, N. fu portato al successo dalla forza persistente del mito napoleonico, alimentato dai risentimenti della Francia umiliata nel 1814-15. Il suo governo coincise con alcuni importanti mutamenti nella carta politica d'Europa, e in parte cooperò a determinarli; in Francia, nonostante l'insuccesso finale delle grandi ambizioni di potenza, esso realizzò un ampliamento dei domini coloniali e favorì il primo slancio della produzione industriale e della borghesia capitalistica. (...)

(Leggi tutto in www.treccani.it)

(Napoleone III, nato Carlo Luigi Napoleone Bonaparte, Parigi, 20 aprile 1808 - Chislehurst, 9 gennaio 1873, imperatore di Francia)

“Dopo la Battaglia di Sedan, dal 5 settembre 1870 al 19 marzo 1871, Napoleone III e il suo entourage furono tenuti in custodia in un castello a Wilhelmshöhe, nei pressi di Kassel.

Durante la prigionia, l'ormai ex-Imperatore ricevette spesso le visite della moglie, si dedicò alla scrittura di lettere e trattati politici mentre cercava di promuovere un suo eventuale ritorno al potere; tuttavia, sebbene alle elezioni dell'8 febbraio 1871 partecipassero anche candidati bonapartisti, questi ottennero solo cinque seggi, né poterono impedire che, il 1º marzo, l'Imperatore fosse dichiarato ufficialmente deposto.

Finita la guerra, Bismarck rilasciò Napoleone il quale, insieme alla moglie e al figlio, decise di andare in esilio nel Regno Unito ma, avendo fondi limitati, fu costretto a vendere gran parte delle sue proprietà e dei gioielli. Giunto a Londra nel marzo del 1871, l'ex-Imperatore e la sua famiglia si stabilirono a Camden Palace, una grande casa di campagna, sita nel villaggio di Chislehurst, distante una mezz'ora di treno da Londra. A Camden Palace, Napoleone trascorse il tempo a scrivere e a progettare un modello di stufa, mantenendosi assai distante dalla politica (sebbene ricevesse la visita della regina Vittoria).

Tuttavia, nell'estate del 1872 la sua salute iniziò a peggiorare: i medici raccomandarono un intervento chirurgico al fine di rimuovere i calcoli biliari; Napoleone fu operato due volte ma, poco dopo il secondo intervento, si ammalò gravemente; morì il 9 gennaio del 1873 dopo aver domandato agli astanti se gli ufficiali francesi si fossero comportati da codardi a Sedan.

In origine fu sepolto a Chislehurst, presso la chiesa cattolica di Santa Maria; tuttavia, dopo che suo figlio, ufficiale dell'esercito del Regno Unito, morì nel 1879 combattendo contro gli Zulu in Sud Africa, Eugenia decise di costruire un monastero e una cappella per le spoglie del marito e del figlio: così, nel 1888, Napoleone e il figlio furono definitivamente traslati nella cripta imperiale nell'Abbazia di San Michele a Farnborough, nella contea dello Hampshire nel Regno Unito.”

Immagini:

 

Un brano musicale al giorno

Georg Michael Telemann (1748-1831): Herr Jesu Christ, du höchstes Gut. Organista: Thorsten Pirkl

Un musicista ignoto in Italia

Georg Michael Telemann (20 aprile 1748 - 4 marzo 1831) fu un compositore e teologo tedesco. Telemann nacque a Plön, figlio del pastore locale Andreas Telemann (1715-1755) e sua moglie Augusta Clara Catharina Capsius. Dopo la morte di suo padre nel 1755, si trasferì ad Amburgo, dove fu accolto e cresciuto dal nonno 74enne Georg Philipp Telemann. Ad Amburgo, frequentò la Gelehrtenschule des Johanneums e dal 1770 l'Akademisches Gymnasium. Alla morte di suo nonno nel 1767, il diciannovenne Georg Michael compose Trauer-Ode auf das betrübte Absterben meines Großvaters Herrn Georg Philipp Telemann, des Hamburgischen Musik-Chor-Direktors.

Ha anche ricoperto il posto di suo nonno come cantore presso il Johanneum e direttore della musica nelle chiese di Amburgo fino al marzo 1768, quando fu nominato Carl Philipp Emanuel Bach. Dal 1770 al 1772 studiò all'Università di Kiel. Nel 1773, mentre era ancora ad Amburgo, pubblicò un trattato di musica per basso continuo, Unterricht im Generalbaß-Spielen.

Nel 1773, Georg Michael si trasferì a Riga, dove fu nominato direttore musicale delle chiese della città e cantore nella cattedrale di Riga. Come parte di questo lavoro, ha anche diretto l'esecuzione di ventuno passioni di suo nonno. Ha anche insegnato alla scuola della cattedrale. Nel 1812, pubblicò una raccolta di ambientazioni corali per organo intitolata Sammlung alter und neuer Choral-Melodien e un anno dopo prese la posizione di organista nella cattedrale. Si ritirò nel 1828 a causa di un deterioramento delle condizioni degli occhi. Morì a Riga nel 1831. "

(In wikipedia.org)

20 aprile 1748 nasce Georg Michael Telemann, compositore e teologo tedesco (morto nel 1831).


Ugo Brusaporco
Ugo Brusaporco

Laureato all’Università di Bologna, Facoltà di Lettere e Filosofia, corso di laurea Dams. E’ stato aiuto regista per documentari storici e autore di alcuni video e film. E’ direttore artistico dello storico Cine Club Verona. Collabora con i quotidiani L’Arena, Il Giornale di Vicenza, Brescia Oggi, e lo svizzero La Regione Ticino. Scrive di cinema sul settimanale La Turia di Valencia (Spagna), e su Quaderni di Cinema Sud e Cinema Società. Responsabile e ideatore di alcuni Festival sul cinema. Nel 1991 fonda e dirige il Garda Film Festival, nel 1994 Le Arti al Cinema, nel 1995 il San Giò Video Festival. Ha tenuto lezioni sul cinema sperimentale alle Università di Verona e di Padova. È stato in Giuria al Festival di Locarno, in Svizzera, e di Lleida, in Spagna. Ha fondato un premio Internazionale, il Boccalino, al Festival di Locarno, uno, il Bisato d’Oro, alla Mostra di Venezia, e il prestigioso Giuseppe Becce Award al Festival di Berlino.

INFORMAZIONI

Ugo Brusaporco

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