L’amico del popolo”, spazio politico di idee libere, di arte e di spettacolo. Una nuova rubrica ospiterà il giornale quotidiano dell’amico veronese Ugo Brusaporco, destinato a coloro che hanno a cuore la cultura. Un po’ per celia e un po’ per non morir...
Un film al giorno
BIANCA (Italia, 1983), scritto e diretto da Nanni Moretti. Sceneggiatura: Nanni Moretti, Sandro Petraglia. Fotografia: Luciano Tovoli. Montaggio: Mirco Carbone. Musica: Franco Piersanti. Con: Nanni Moretti - Michele, Laura Morante - Bianca, Roberto Vezzosi - Il Commissario, Remo Remotti - Siro Siri, Claudio Bigagli - Ignazio, Enrica Maria Modugno - Aurora, Vincenzo Salemme - Massimiliano, Margherita Sestito - Marina, Dario Cantarelli - Il Preside, Virginie Alexandre - Martina, la ragazza di Matteo, Matteo Fago - Matteo, Giovanni Buttafava - Il prof. contestato, Giovanna De Luca - Dirimpettaia di Michele, Mario Garriba - Dirimpettaio di Michele, Mauro Fabretti - Poliziotto, Nicola Di Pinto - Poliziotto, Luigi Moretti - Lo Psicologo, Gianfelice Imparato - "Pioggia", Mario Monaci Toschi - Edo, il segretario, Giorgio Viterbo - Professore di Storia.
Michele non solo è un celibe, ma è anche veramente un uomo "solo". Pieno di manie e di fobie, di feticismi e di ossessioni, scruta la vita quotidiana dei suoi vicini di casa e dei pochi amici, invadendone perfino la intimità con la raccolta delle sue osservazioni. Delle coppie che ha conosciuto (perché è soprattutto la coppia che sembra interessarlo ed affascinarlo) Michele tiene un aggiornato schedario, ricco di numerosi quanto indiscreti dettagli. Michele insegna matematica in una scuola privata ed elitaria, dedicata a Marylin Monroe, dove tutto - dal corpo docente, ai "poster", ai "juke-box" installati nelle classi - è grottesco e paradossale. E la sua mente, lucida nei ragionamenti occasionati dalla nevrosi, lo è altrettanto quando il nostro sale in cattedra per dimostrare un teorema; egli mal si adatta, in definitiva, ad un ambiente di incompetenti e di svagati, che non è segnato dall'ordine quale lui lo concepisce. Intanto, una sua vicina di casa, che egli conosce, viene trovata uccisa; il commissario di polizia incaricato delle indagini interroga Michele, che spesso e volentieri è stato, dalla sua terrazza, testimone della vita familiare della donna. Ma, almeno per il momento, non sembra si sospetti di lui. Continuando nell'insegnamento, Michele conosce Bianca, una nuova e seducente collega, che ne accetta la timida corte e poi lascia l'amante per lui. Michele (che non solo si è già posto mille interrogativi sulla nuova coppia caduta sotto il proprio obiettivo, avvicinando con un pretesto l'amante di Bianca, ma altrettanti ne pone a quest'ultima, pur essendone innamorato) cade in piena crisi. La sua visione di perfezionista nella vita di tutti i giorni condiziona e finisce con l'inquinare la nozione stessa della felicità, la quale è pur possibile, solo che egli la intende in termini di assolutezza. Intanto si è ricomposta una coppia di amici (Ignazio e Maria) dopo una fugace avventura di ambedue con i rispettivi "partners". Tale evento colma di gioia Michele ma, il giorno in cui egli vedrà in un ristorante che i due cenano in ottima armonia con i due ex-amanti, la cosa lo delude e ne sconvolge la mente. Anche il rapporto con Bianca finisce. Ignazio e Maria vengono trovati uccisi. Il commissario, che non aveva mancato di far seguire discretamente i movimenti di Michele, sente che i propri sospetti sono ormai ben fondati. In un interrogatorio e dopo un penoso farneticare di Michele sui rapporti umani, l'amicizia, la bontà (e le scarpe: un motivo che da sempre l'ossessiona) il poveretto confessa che l'assassino è lui. Una cella lo attende per una solitudine ormai irreversibile.
“Per il quarto lungometraggio che ha per protagonista nuovamente il personaggio di Michele Apicella, Nanni Moretti si avvale, per la prima volta, della collaborazione dello sceneggiatore Sandro Petraglia, con cui firmerà, di lì a poco, anche La messa è finita. Il film presenta un dispositivo piuttosto compiuto, ha una scrittura che mette a punto un personaggio che si muove in un'Italia anni Ottanta, con la voce di Caterina Caselli, Gino Paoli e di Franco Battiato per colonna sonora. Una pellicola che anche a distanza di tempo, conserva intatta la sua freschezza narrativa e che unisce alla satira di costumi e all'umorismo - la descrizione dell'istituto sperimentale "Marilyn Monroe", dotato di un bar con pista elettrica, flipper, palestra e slot machines, con tanto di psicoterapeuta per il corpo insegnante e alcune "scenette" nelle quali si svela il disagio affettivo del protagonista, sono gli esempi forse più riusciti - il sarcasmo e la consapevolezza dolorosa dell'impossibilità di raggiungere la felicità.
Bianca racconta di un personaggio che sta a guardare le vite altrui, un amorale che si rifugia nella perfezione della matematica e del suo linguaggio astratto, chiuso al mondo esterno, incapace di mediare nei rapporti e nei sentimenti, con un'attitudine deviante: figurativamente è spesso ripreso dalla mdp nell'atto di osservare, di "rubare" istanti di intimità altrui, in un perenne controcampo, rispetto al proprio interlocutore. Incursione nel cinema di genere, Bianca è una riuscita commedia con toni noir, un omaggio all'atto della visione, un omaggio al cinema, a Hitchcock, con particolare riferimento a La finestra sul cortile, e, più esplicitamente, a Truffaut e al personaggio disarmante del L'uomo che amava che le donne”.
(Luisa Ceretto)
“Nanni Moretti l'egocentrico continua la sua strada con allarmante coerenza: da ex debuttante prodigio ad autore crudele soprattutto con gli altri, da osservatore satirico del costume a solitaria vittima della banalità altrui. C'era già tutto in Io sono un autarchico, in Ecce Bombo, in Sogni d'oro, il morettismo come condanna del mondo per essere quello che è, la fiducia in se stesso come ultima spiaggia: se mi confesso, almeno vivo. Anzi, meglio: posso confessarmi malvagio, purché stiate al gioco di sentirvi colpevoli”.
(Stefano Reggiani)
“Nanni Moretti - o delle ossessioni. Secondo una cifra che può perfino ricordare il cinema di Hollywood delle nevrosi, ma con tutti quei graffi comico–amari, quelle impennate polemiche, quelle desolazioni interiori che, tipiche di Moretti fin dai suoi esordi, gli vengono aprendo da qualche anno uno spazio sempre più personale e di rilievo fra gli autori cinematografici italiani.
Il titolo potrebbe mettere fuori strada (e forse la sua intenzione è anche questa). Il protagonista, ancora una volta, è lui, Michele, sempre interpretato da Moretti, barbuto, occhialuto e imbronciato e tutto chiuso in se stesso”.
(Gian Luigi Rondi)
"Moretti fa centro con quello che è il miglior film della sua non lunga ma discussa carriera. "Bianca" non è un film conservatore ma una sorta di paradosso della ragione giocato sui toni della fiaba, dell'apologo, di una narrazione volutamente esasperata e chiusa in se stessa."
(Segnocinema)
"L'arte, lo stile di Moretti, qui più che mai, escono dalla parodia e dalla causticità cui l'autore ci aveva abituati per entrare in una originale e terribile metafora sulla raggelante solitudine dell'uomo. La lettura in filigrana lascia ampio spazio, tuttavia, a momenti spassosi, intelligenti, vivaci. Il professore che spiega la storia con le canzoni di Gino Paoli; la partita di calcio; la ginnastica; le piante sulla terrazza; la litigata con gli allievi; l'enorme bicchiere di Nutella, la filosofia delle scarpe con la contrapposizione ideologica fra gli zoccoli olandesi e le espadrillas: sono tutti momenti di alto potenziale comico (...)".
(V. Spiga, "Il Resto del Carlino", 24 febbraio 1984)
Una poesia al giorno
I FIUMI, di Giuseppe Ungaretti (Cotici, 16 agosto 1916)
Mi tengo a quest’albero mutilato
abbandonato in questa dolina
che ha il languore
di un circo
prima o dopo lo spettacolo
e guardo
il passaggio quieto
delle nuvole sulla luna
Stamani mi sono disteso
in un’urna d’acqua
e come una reliquia
ho riposato
L’Isonzo scorrendo
mi levigava
come un suo sasso
Ho tirato su
le mie quattro ossa
e me ne sono andato
come un acrobata
sull’acqua
Mi sono accoccolato
vicino ai miei panni
sudici di guerra
e come un beduino
mi sono chinato a ricevere
il sole
Questo è l’Isonzo
e qui meglio
mi sono riconosciuto
una docile fibra
dell’universo
Il mio supplizio
è quando
non mi credo
in armonia
Ma quelle occulte
mani
che m’intridono
mi regalano
la rara
felicità
Ho ripassato
le epoche
della mia vita
Questi sono
i miei fiumi
Questo è il Serchio
al quale hanno attinto
duemil’anni forse
di gente mia campagnola
e mio padre e mia madre.
Questo è il Nilo
che mi ha visto
nascere e crescere
e ardere d’inconsapevolezza
nelle estese pianure
Questa è la Senna
e in quel suo torbido
mi sono rimescolato
e mi sono conosciuto
Questi sono i miei fiumi
contati nell’Isonzo
Questa è la mia nostalgia
che in ognuno
mi traspare
ora ch’è notte
che la mia vita mi pare
una corolla
di tenebre
Un fatto al giorno
6 marzo 1836, la Rivoluzione texana: Il generale Santana dell'Esercito Messicano, alla testa di 3.000 uomini, dopo un assedio di 13 giorni a Fort Alamo, sconfigge i 189 volontari texani a difesa del forte, uccidendoli tutti. Poveri Davy Crockett e con lui i co-comandanti William B. Travis e James Bowie.
Secondo lo scrittore e saggista spagnolo naturalizzato messicano Paco Ignacio Taibo II, lo scontro è venuto a caricarsi, a distanza di tempo, di un valore fortemente simbolico. La retorica che circonda la battaglia, riprodotta attraverso l'istruzione negli USA e i mezzi di comunicazione di massa, ne ha fatto il momento decisivo dell'espansione statunitense ad Ovest e del successivo consolidamento del paese come potenza economica, fino ad assumere le dimensioni di un impero su scala non solo atlantica, ma mondiale. Nel XIX secolo il complesso di Alamo divenne celebre più per la battaglia che per il fatto di ospitare l'omonima missione. Lo Stato del Texas acquistò le terre e gli edifici nei primi anni del XX secolo e la cappella fu designata quale monumento nazionale dell'omonimo. Alamo è ora "la più famosa località turistica del Texas" ed è stata oggetto di numerose opere, in origine racconti, sin dal 1843. Da notare che invece in Messico la battaglia è stata offuscata dagli eventi della guerra con gli Stati Uniti del triennio 1846-48, e perciò non se ne serba un grande ricordo. La maggior parte degli americani è invece più informata riguardo alle leggende e ai miti legati alle esigenze della fiction cinematografica e degli adattamenti televisivi, tra cui la miniserie della Disney degli anni cinquanta denominata Davy Crockett e del film del 1960 di John Wayne The Alamo.
Una frase al giorno
Michelangelo Buonarroti (1475 - 1564), scultore, pittore, architetto e poeta italiano era nato il 6 marzo: ”Si dipinge col cervello et non con le mani”.
Ugo Brusaporco
Laureato all’Università di Bologna, Facoltà di Lettere e Filosofia, corso di laurea Dams. E’ stato aiuto regista per documentari storici e autore di alcuni video e film. E’ direttore artistico dello storico Cine Club Verona. Collabora con i quotidiani L’Arena, Il Giornale di Vicenza, Brescia Oggi, e lo svizzero La Regione Ticino. Scrive di cinema sul settimanale La Turia di Valencia (Spagna), e su Quaderni di Cinema Sud e Cinema Società. Responsabile e ideatore di alcuni Festival sul cinema. Nel 1991 fonda e dirige il Garda Film Festival, nel 1994 Le Arti al Cinema, nel 1995 il San Giò Video Festival. Ha tenuto lezioni sul cinema sperimentale alle Università di Verona e di Padova. È stato in Giuria al Festival di Locarno, in Svizzera, e di Lleida, in Spagna. Ha fondato un premio Internazionale, il Boccalino, al Festival di Locarno, uno, il Bisato d’Oro, alla Mostra di Venezia, e il prestigioso Giuseppe Becce Award al Festival di Berlino.
INFORMAZIONI
Ugo Brusaporco
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