Eastern Wonders 2: "A Boston culla dell’America"

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Il secondo dei cinque racconti di Sergio Virginio: Eastern Wonders 2 - Il lunedì partii di buon mattino col pullman gran turismo del tour “Meraviglie dell’Est”. Il gruppo dei partecipanti, di provenienza europea, era formato da una quarantina di persone: una ventina di italiani, quindici tedeschi, e una famiglia spagnola. Il giovane autista americano di colore aveva un fisico da peso massimo e si faceva chiamare Jeff.

Al contrario, Simona, la guida di origine italiana, era una cinquantenne piemontese dal fisico snello che abitava in Florida. Aveva una perfetta conoscenza delle lingue e, fin dalle sue prime spiegazioni dimostrò una consolidata esperienza professionale.

Prima di lasciare New York il pullman prese la strada che fiancheggiava la zona residenziale a sud del Bronx. Aveva l’aspetto di un quartiere molto tranquillo, diverso dall’immagine del Bronx brutto e cattivo dei film di vecchi tempi. La guida confermò questa mia sensazione, spiegando nelle tre lingue come avvenne questo cambiamento nel corso degli ultimi trent’anni.

Poi Jeff prese l’autostrada a tre corsie che costeggiava l’Atlantico, entrando subito dopo nello Stato del Connecticut. Nello splendore mattutino, non riuscivo a distogliere lo sguardo dallo spettacolo naturale che scorreva sui vetri del finestrino. La strada era tutta un saliscendi e serpeggiava sull’ondulato paesaggio collinare rivestito dal verde di boschi interminabili, macchiato dai primi colori caldi dell’autunno. Solo di tanto in tanto, verso il mare, appariva una linea ferroviaria elettrificata e delle graziose villette di legno dai colori tenui col tetto scuro scosceso, seminascoste tra le fronde degli alberi.

Entrati nel Massachusetts, la guida iniziò a parlare di Boston, l’antica capitale di origine anglosassone, soffermandosi sulle vicende storiche più importanti della prima colonia britannica del New England. Storie di puritani e quaccheri, discriminati dalla chiesa. Storie di coloni inglesi che combatterono per l’indipendenza americana. Storie di pensatori progressisti che realizzarono i loro ideali.

Verso le undici del mattino arrivammo in centro a Boston. Jeff fermò il pullman nei pressi del porto dov’era ormeggiata l’USS Costitution, la più antica nave da guerra americana. Sulla sponda opposta al fiume si vedevano le prime case del quartiere italiano di North End: un dedalo di viuzze, pittoresche case d’epoca e invitanti ristoranti che ricordavano la vecchia Europa. Poi, al seguito della guida, c’inoltrammo nel Faneuil Hall, un luogo di ritrovo pubblico, teatro di dibattiti accesi da guadagnarsi il titolo di “culla della libertà”. Entrai al Quincy Market percorrendo il lungo corridoio affollato di turisti, alla ricerca di posti liberi per mangiare la Clam Chowder, una bollente e saporita zuppa consigliata da Simona: vongole con patate in una ciotola ricavata nel pane fresco. Nei dintorni del mercato coperto c’era una tranquilla isola pedonale con una fila di bistrò e ristorantini all’aperto. Di fronte, tanti negozietti uno diverso dall’altro, dove mi fermai a curiosare i souvenir in mostra. Proseguendo la passeggiata sulle mattonelle rossastre mi trovai di fronte a un mix di abitazioni dei tempi della rivoluzione e di moderni grattacieli.

Dopo il tempo libero, ci ritrovammo tutti per la visita a piedi di Boston Common, la città storica adiacente a un’oasi botanica con aiuole fiorite, prati verdi e salici piangenti. Zone residenziali tranquille con case a schiera d’epoca vittoriana dai balconi fioriti e palazzi di mattone rosso di stile inglese a tre quattro piani, situati ai lati delle strade alberate.

Poi partimmo in pullman alla volta della vicina Cambridge, situata sulla sponda settentrionale del Charles River per una passeggiata sui sentieri dei verdi prati che precedevano gli imponenti edifici rossi d’epoca. Ci trovavamo nel parco di Harvard, la più antica università americana. Oltre a illustrarci alcuni cenni storici di quell’università, la guida parlò anche del primato storico che Boston deteneva nell’ambito dell’istruzione superiore. Quelle istituzioni scolastiche avevano certamente contribuito allo sviluppo di competenze scientifiche in diversi campi, dalla medicina alla finanza.

Quando, verso l’imbrunire, arrivammo per il pernottamento al periferico hotel Hilton, avevamo percorso quasi 350 chilometri di strada. Quella notte avevo sognato di abitare a Boston: una metropoli pulita e affascinante che s’affaccia al mare, dove il moderno s’intreccia allo storico. Una città ricca di storia, musei, bellezze naturali e culturali.

 


Il tour organizzato Eastern Wonders è un giro di 3.077 chilometri che mette in mostra il meglio del paesaggio naturale di quelle terre, e di città molto belle con caratteristiche diverse che fanno entrare nel vivo dei cinque secoli di storia del nuovo continente. Dalla bellissima costa atlantica si va verso il Nord, attraversando gli stati americani del Connecticut, Massachusetts e Vermont per raggiungere il Canada del Québec. Poi si scende costeggiando il fiume San Lorenzo e si attraversa il territorio dell’Ontario dell’omonimo lago e delle famose cascate del Niagara. Il ritorno avviene attraversando lo stato di New York e il verde bucolico della Pensilvania per poi entrare nel Maryland, dove c’è la pausa di due giornate nella verde e ricca capitale statunitense. Infine, durante l’ultima tappa, una visita alla città da dove si erano mossi i primi passi verso l’indipendenza americana. Storie di esploratori inglesi e francesi che invadevano le terre dei nativi indiani, e di coloni inglesi che combattevano per l’indipendenza americana. Storie di pensatori progressisti che realizzavano i loro ideali, e di una sanguinosa guerra civile per eliminare la schiavitù. Un lungo viaggio di quasi due settimane piene di sole. Un viaggio impegnativo ma molto rilassante, in mezzo a territori ondulati rivestiti da foreste interminabili, che all’inizio dell’autunno offrono una piacevole varietà di colori.

Il viaggio:
L’avventura americana iniziò coi voli da Venezia a Monaco di Baviera e poi fino a New Work, dove mi fermai per due giorni a Manhattan, nel cuore della metropoli americana, partecipando a una visita guidata. Da lì iniziò l’Eastern Wonders, il tour in pullman con la prima tappa a Boston, la città americana più antica dalle origini anglosassoni. Il viaggio proseguì durante il giorno successivo fino a Québec, di marca francese, dopo aver varcato i confini del Canada. Poi raggiunsi Montreal, una grande e moderna metropoli, pulita, ordinata e silenziosa, dal traffico molto scorrevole. L’indomani arrivai a Ottawa, dall’inconfondibile very english style, dove la capitale green metteva in mostra estese superfici di parchi verdi attraversate dalle acque del fiume e di canali che si specchiavano nell’azzurro del cielo. Poi fu la volta di Toronto, dove salii sulla torre seconda al mondo per ammirare l’esteso brulicare delle case inframmezzate dal verde, che sembravano gravitare attorno al grappolo dei numerosi grattacieli raggruppati fin sulla riva del lago. Poi arrivò il giorno più rilassante con il pranzo nell’altissimo ristorante della Skylon Tower e la suggestiva vista delle famose cascate del Niagara. Nel ritorno, per approfondire la storia americana, mi fermai due giorni a Washington a visitare monumenti e musei, e in quel di Philadephia, che vantava il primato storico di opposizione politica coloniale inglese. Infine, prima del volo intercontinentale, ancora un giorno nella città della Grande Mela.
Un incantevole scenario di bellezze naturali e di grattacieli. Una storia che fa riflettere!"

EASTERN WONDERS

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INFORMAZIONI

Sergio Virginio
web iviaggidisergio.wordpress.com