Ultreia!

In Viaggio...
Grandezza Carattere

Dal 23 luglio al 25 agosto 2016 Alessandro Vanich scrive il diario del suo viaggio sul Cammino di Santiago - Vi è sulle coste di Galizia un capo detto di Finisterre. Tale nome viene dal latino Finisterrae che significa La Fine della Terra poiché non vi è nulla più ad occidente di esso se non l'Atlantico. È le colonne d'Ercole di un continente, di una civiltà. Vi giunge un cammino millenario...

12 luglio 2016
Sto organizzando la nuova passeggiata! E stavolta è moolto lunga! Parto a il 23 luglio, rientro previsto a settembre (se sopravvivo al caldo della Meseta)

23 luglio
Come promesso, terrò un diario su Facebook della mia passeggiata sino a Finisterre. Non so se potrò connettermi tutti i giorni... Sto per concludere il viaggio da Roma a St. Jean Pied de Port, paesino francese alla base dei Pirenei. Da domani si parte!

Giorno 1 - 24 luglio - St. Jean Pied de Port. Ore 5:30
La camerata da 20 posti dell'ostello è in subbuglio. Vi è la sveglia.
Ieri sulla corriera che da Bayonne sale qui ho scoperto che stamattina all'alba ci sarà il rito della benedizione dei camminanti alla chiesa di Notre Dame de Pelegrines. Rito tenuto dai benedettini con canti gregoriani in latino secondo il rito del XII secolo. Mi hanno invitato, ci vado e poi si parte.

Giorno 1 - 24 luglio - Roncisvalle km 26.8
Siamo nei Pirenei, uno dei luoghi più piovosi di Europa, qui giunge l'aria calda dagli altipiani spagnoli e l'aria umida dall'Atlantico.
Difatti è piovuto tutto il giorno, o meglio abbiamo camminato nelle nuvole tutto il giorno, nebbia e pioggerellina.
Il sentiero sino al passo è su asfalto di una strada per alcune malghe, dopo il passo sentieri...
Raggiunto il passo di Roncisvalle abbiamo lasciato la regione francese di Aquitania per la Navarra spagnola.
1.450 metri di salita tra nubi che lasciavano sognare i pascoli di Aquitania e le faggete di Navarra...
Vi è una piccola sorgente ove si dice sia stato ucciso nel 778 d.C. dai baschi Orlando, cavaliere al servizio di Carlo Magno...
Intorno solo la faggeta e nebbia, si vede al massimo un 10 metri. Gli alberi hanno forme che la nebbia esalta, ecco un tronco a terra, un cavaliere ferito, gli altri alberi hanno volti che sembrano in agguato. Manca il corno di Orlando, in compenso vi è il rumore lento della pioggia sulla faggeta.
Ora sono al poco sotto al passo, nel convento con ospitale pelegrinorum... Siamo arrivati completamente zuppi, 9 ore, 1.450 metri in salita, 600 in discesa sotto la pioggia.
Se domani va bene finiremo la traversata dei Pirenei.

Traversata dei Pirenei

Giorno 2 - 25 luglio - Zubiri km 48
Siamo nei Pirenei di Navarra.
Abbiamo lasciato Roncisvalle con la nebbia, ma dopo poco finalmente il sole. Dopo la pioggia di ieri ci si riscalda! Attraverso pascoli e piccoli villaggi abbiamo raggiunto il passo Alto de Erro, superato il quale si è raggiunto Zubiri il cui ingresso è il ponte medievale sul fiume Arga.
Il paesaggio è molto vario. Qui si alternano pascoli a boschi, talvolta a leccio, peccio, pino nero o querce.
Da quel che vedo i Pirenei francesi sono metamorfici con molti scisti, la zona spagnola invece è a dominanza di arenarie.
I villaggi attraversati sono fatti di case a due piani, tutte intonacate in bianco, con tetti ripidi per resistere alla neve. Hanno grandi portali in legno su cui vi son incise le date di costruzione, tutte tra il 1780 e il 1810. Poi sono bilingui, siamo in terra basca! Per esempio ogni paese ha il campo per il gioco della pelota.
I camminanti sono molti. Vengono da tutta Europa, ma anche America, Giappone e Sud Corea. I volti sono sempre gli stessi ed in breve si diventa da sconosciuti a compagni di viaggio. A volte qualcuno ha il passo lungo e va avanti, altri rallentano ma a fine giornata o ad una sosta del cammino ci si ritrova.
Ora sono all'Arbergue Municipal di Zubiri.
Domani seguiremo verso valle il fiume Arga sino al capoluogo della Navarra, la città di Pamplona.

Giorno 2 - 25 luglio - Zubiri
Basta poco ai camminanti per passare una serata. Basta una birra condivisa e, nonostante la stanchezza di un cammino infinito, ci si ritrova accampati nella piazza del paese in 15 da mezzo mondo a cantare in coreano, italiano e inglese.
Si aspetta la notte.... Qui a occidente il sole tramonta tardi.

Giorno 3 - 26 luglio - sosta al villaggio di Zurian
Il silenzio non esiste,
sul Cammino si sente il suono del vento che accarezza il bosco,
il rumore di un ruscello,
il rumore del proprio passo, del proprio respiro
il silenzio non esiste.

Giorno 3 - 26 luglio - Pamplona km 76
Giornata calda e soleggiata.
Dal villaggio di Zubiri, attraverso boschi di pino nero e querceti misti, abbiamo disceso il corso del fiume Arga sino al Puente de la Magdalena, antico ponte a schiena d'asino che permette l'accesso a Pamplona, storica capitale della Navarra. Ormai l'attraversamento dei Pirenei è finito.
È stata una giornata faticosa, dislivelli minimi ma quasi 30 km con un vento caldo molto fastidioso.
Pamplona si presenta bene, racchiusa dalle mura poderose della cittadella, con case addossate tra di loro in mattoni a vista e strade piccole e curvose, sono un continuo sali e scendi. Cuore della città è la chiesa di San Fermin. A breve andrò a vederla.
Primi i riti del Camminante, la doccia, la presa della branda, la pulizia dei panni...
Con altri camminanti ho fatto amicizia, spesso si fa Cammino comune, si attende chi è più lento, si divide la poca acqua disponibile, si incoraggia chi è stanco. Non credevo che il Cammino facesse uscire il meglio delle persone.
Passerò la notte nell'Albergue Municipal, ricavato nel palazzo della Compagnia del Gesù. Le pareti hanno stucchi originali del 1700...

Ponte della Magdalena, Pamplona

Giorno 3 - 26 luglio - serata, Pamplona
Ma dopo un bel po’ di vin tinto de Navarra che fanno i camminanti a Pamplona?
Seguono, rigorosamente a piedi, il percorso da Plaza del Comun alla Plaza de Toros. Il percorso della Cuersa de San Fermin!
Ora a nanna che domani ci aspetta una delle tappe più toste: l'Alto del Perdon.

Giorno 4 - 27 luglio - sosta a Zariquiegui
Buono mangiare il grano...
Faticoso separare i semi dalla spiga...

Giorno 4 - 27 luglio - Puente la Reina km 93
La stanchezza comincia a sentirsi, fortunatamente piedi e ginocchia reggono. E soprattutto la mente e l'umore sono ottimi.
Lasciata Pamplona abbiamo raggiunto il castello di Cizur Menor da dove i Cavalieri di Malta difendono il Cammino da quasi 900 anni.
Attraverso campi di grano e boschetti di leccio e quercia siamo giunti all'Alto del Perdon, uno dei luoghi più ventosi di Spagna. Qui si dice che la strada del vento incontra il Cammino delle stelle; il Cammino delle stelle, detta Campostela, è la strada della via lattea, seguirla è andare verso occidente, verso Santiago.
Si dice che l'Alto del Perdon trasformi una strada nel Cammino, è da qui che per la prima volta si vede l'immensità di quello che ci aspetta. Il nostro sguardo spazia verso occidente per centinaia di chilometri che attendono il nostro passo.
Poi attraverso campi di grano e mais abbiamo attraversato i paesi di Uterga e Obanos. Case piccole, ben curate, tutte le scritte sono in spagnolo e basco. Camminavamo sotto il sole del primo pomeriggio, i villaggi erano deserti per la siesta. Solo il rimbombo dei passi dei camminanti era l'unica cosa viva.
Ultima la chiesa di Santa Maria di Eunate, eremo del XII secolo fondato dai Templari. Purtroppo chiuso.
Ora sono all'ostello di Puente la Reina. Vi è un grande incrocio con tre strade, a occidente Santiago, a nord Parigi e Canterbury, a sud Avignone, Passo San Bernardo, Roma, Capua, Brindisi e, via mare, Damasco e Gerusalemme.
Quante generazioni hanno camminato prima di me su queste strade?

Nota: se si ha fame basta poco. Un albero di frutta selvatica o more si trova sempre. O al limite da bordo campo una spiga di grano sazia molto.
A breve c’è festa al paese, la Cuersa delle vacche. Sono curioso.

Alto del Perdon, monumento al camminante

Giorno 4 - 27 luglio - Puonte la Reina
Plaza Major è piena di persone, musica della banda e allegria. Un grande spazio al centro è chiuso con alte ringhiere di legno, pavimento in sabbia... Uno spettacolo duro ma terribilmente affascinante, la corrida. Viene fatta con le vacche, sono una razza locale con ampie corna.
A breve la corsa delle vacche per le strade del centro che inseguono i volenterosi vestiti di bianco e scialle rosse.
È semplicemente affascinante...

Giorno 5 - 28 luglio - sosta a Lorca
Semplicemente caldo assoluto...
Il Cammino attraversa piccoli villaggi, Maneru, Ciraqui, Villatuerta, Lorca. Sono arroccati sulle colline, intorno solo grano, olivi e viti. Il bosco sta solo nei pendii più duri.
Il Cammino scende alla valle, poi sale ad un nuovo villaggio. Case addossate tra loro, strade strette e la piazza della chiesa con il fontanone.
Incontri anziani dal passo lento. Le donne con il velo in testa, gli uomini con mani callose da contadini e il basco in testa. Nel loro spagnolo ti indicano la strada, poi il saluto "Buen Cammino".
E si scende alla valle, si valica un altro fiume e sulla collina davanti un nuovo paese...

Giorno 5 - 28 luglio - Estella km 116
Giornata terribilmente afosa e calda. Farsi 23 km sotto il sole è faticosissimo. Spero che i prossimi giorni sia più fresco.
Il paesaggio è spesso monotono, vallette con i fossi attraversati da antichi ponti romani, vigneti, uliveti, campi di grano. E piccoli villaggi arroccati sulle colline.
I Camminanti sono le onde del mare, ora lunghe ora corte.
Avanzano verso occidente a volte in gruppi di venti o più e li senti da lontano parlare. A volte sono soli, stanchi ed assetati.
Si ritrovano all'ombra di un solitario albero o all'ombra di una casa del villaggio.
Parlano una lingua che nessun altro comprende, un misto di tutte le lingue del mondo che solo loro capiscono.
I camminanti si fermano tra loro prima di entrare in paese a commentare il caldo o a condividere la poca acqua conservata con gelosia dall'ultima sorgente.
I camminanti sono coloro che aspettano chi ha il passo lento, che si preoccupano per chi è rimasto indietro perché cala la sera.
Sono coloro che imparano a pensare come un noi.

Giorno 5 - 28 luglio - Estella
Cena condivisa dei camminanti, 20 persone che fanno spesa comune, cucinano, mangiano e lavano insieme. È una società creata dal nulla fondata sull'amicizia. Il Cammino insegna, e l'amicizia è un suo insegnamento.
Poi una chitarra e la stanchezza svanisce...

Giorno 6 - 29 luglio - sosta a Azqueta
Giornata tranquilla, finalmente molta ombra attraverso leccete intervallate a campi di grano.
Abbiamo lasciato stamane Estella, la città delle cento chiese. Siamo passati per il monastero benedettino di Irache, con la santa fonte. Vino!!! Esatto, i monaci offrono vino ai camminanti. Bellissima fontana, ottimo vin tinto de Navarra. Ora il Cammino è più leggero.

Navarra

Giorno 6 - 29 luglio - Los Arcos km 138
Ite e perdurite peregrini
se giungite vivi allo santo loco
è meraviglia grande assai
giacché periglioso è lo cammino.

Giornata strana. Prima boschi freschi di leccio. Poi un continuo alternarsi di campi arati, campi di grano e vigneti per quindici chilometri. Solo strade bianche. A rompere la noia del viaggio appaiono lontani sull'orizzonte colline con in cima ruderi o chiesette di campagna. Si avvicinano, le si sorpassa e poi spariscono alle nostre spalle oltre l'orizzonte.
Gradita sorpresa alla calura è la Fuente de los Moros, vicino al villaggio di Villamayor. Una casetta piccola, in mattoni. Su di una parete due archi e delle scale che scendono. Si sente il rumore di una piccola cascata, il gioco del riflesso dell'acqua sulle pareti. Si scende le scale ed ecco la cisterna medievale. Acqua fresca nella calura di Navarra.
Ultima sorpresa è stato il vento, ha coperto il sole con nuvole nere, poi si è fermato. Il cielo stesso si è fermato, tutti gli uccelli sono tornati al nido, solo il falco ha continuato il suo volo. Poi l'odore della terra che beve bisognosa di pioggia.
Ora sono a Los Arcos. Vi è una chiesa con un campanile barocco che sfida il cielo.

Vicino Los Arcos

Giorno 6 - 29 luglio - Los Arcos
Qui hanno una chiesa barocca, molto diversa dal nostro barocco. Buia, interamente ricoperta di arazzi floreali. Altari alti sino al soffitto, ricoperti d'oro, statue di santi in volti espressivi, lampadari possenti, centinaia di ex-voto e reliquie. Sembra tutto rigonfio, pieno, pronto a collassare sotto il peso dell'oro.
Fuori la piazza porticata, i bar completamente pieni, un vociare diffuso. Ora è fresco, gli spagnoli escono dalle case.

Giorno 7 - 30 luglio - sosta a Viana
Giornata lunga, in totale quasi 30 km.
Stamattina, per evitare il caldo, siamo partiti un’ora e mezza prima dell'alba. Il fresco ci ha aiutato nel Cammino, la frescura della notte e poi il risveglio della vita nei campi.
Un continuo sali e scendi di dolci colline, sembra un deserto, nessun paese in vista. Un continuo intervallarsi di vigne, campi di grano e prati.
Poi all'improvviso Viana, grosso paese, che ci accoglie come un porto sicuro.

Vicino Los Arcos

Giorno 7 - 30 luglio - Logroño 168 km
Molto caldo. Abbiamo lasciato la Navarra per la regione di La Rioja. Paesaggi dominati da vigneti, sembra che qui facciano un ottimo vino bianco.
Il Cammino entra nel vivo. Già solo una settimana, ne mancano ancora molte!
Ora sono a Logroño, capoluogo di La Rioja. È una grande città moderna.

Giorno 7 - 30 luglio - Logroño
Sono nel paese delle cicogne. Ogni chiesa ha un campanile. Ed ogni campanile ha il suo nido di cicogne.

Giorno 8 - 31 luglio - sosta a Navarrete
Forse pioverà. Il cielo è coperto da prima dell'alba.
Intanto si cammina, purtroppo oggi sono quasi tutte stradine asfaltate con in vista sempre l'autostrada per Burgos. Paesaggi noiosi.

Giorno 8 - 31 luglio - Najera km 198
Meteo ottimo. Da stamattina è nuvoloso. Non ci siamo cotti al sole. Da Logrono a Navarrate abbiamo camminato su strade asfaltate sempre in vista dell'autostrada. Molto noioso.
Dopo Navarrate, per tutto il territorio di Ventosa e sino alle porte di Najera vi è una distesa di vigneti. Tutti ben tenuti, ordinati, con i grappoli abbondanti. Molte viti hanno dei fusti di 15/20 cm. Sono piante molto antiche.
Najera, antica capitale di Navarra sino al 1076, è un piccolo borgo stretto tra la riva del rio Najerilla e delle pareti rocciose di arenarie che hanno angoli di novanta gradi. Strade piccole e palazzotti signorili la distinguono.
Le giornate del camminante sono lunghe. Sveglia alle 5, preparazione dello zaino e partenza il prima possibile. Pausa solo un attimo veloce all'alba. Si cammina sino alle 12, quindi sosta al primo paese disponibile. Si cammina sino alla meta del giorno. Quindi i riti del camminante, la ricerca dell'ostello, il saluto agli hospitaleri volontari, la doccia, il bucato. La cena e il momento più bello, il dopocena con i momenti in cui si ritrovano i camminanti a fine giornata. Ore 10:00 gli hospitalieri chiudono le luci e la camerata dorme. Domani alle 5:00 ci sarà una nuova alzata.

Giorno 9 - 1 agosto - sosta a Ciruena
Giornata fresca oggi. Una brezza fresca ci aiuta nel Cammino.
È una terra strana, con un forte colore rosso, colore argilla. Da Najera al villaggio di Azofra vi è una distesa sconfinata di vigneti. Usano dei canali di irrigazione in cemento rialzati rispetto al piano di campagna. Per superare gli ostacoli come le strade, hanno dei passaggi che sfruttano il principio dei vasi comunicanti. Molto ingegnoso.
Da Azofra in poi solo deboli colline coperte di grano. Con il vento che muove il grano sembra un mate giallo.

Ostello di GranonGiorno 9 - 1 agosto - Granon km 227
Giornata calda attraverso campi di grano. Abbiamo mangiato nella città di San Domingo de la Calzeda, ove si dice Santo Domenico abbia risuscitato un ragazzo. Andato dal sindaco, che mangiava pollo, fu preso in giro dal sindaco poiché nessuno poteva risuscitate i morti. Così Domenico fece risuscitate il pollo che il sindaco mangiava. Ancora oggi nella cattedrale vi è una gabbia ove si allevano polli.
Ora sono a Granon, un piccolo borgo arroccato su una collina. Siamo ospiti di un albergue a donativo, ossia offerta libera. Siamo ospitati nrlla torre campanaria della chiesa parrocchiale, ogni piano una camerata.
Ci sarà la cena condivisa, ossia ci si divide in gruppi e ogni gruppo si occupa di un lavoro per la cena. Ed il bello è che i camminanti vengono da tutto il mondo, Italia, Svizzera, Spagna, Francia, Estonia, USA, Canada, Irlanda, Olanda, Svezia, Danimarca, Belgio, Lituania, Gran Bretagna, Giappone, Corea, Cina, Messico, Brasile, Ecuador, Ungheria, Polonia, Norvegia. Sicuramente qualcuno l'ho scordato! Abbiamo anche un Inuit e una mezzo sangue Apache. Vediamo che esce fuori per cena!
Il Cammino è fatto non da strade. Il Cammino non è fatto di luoghi. Il Cammino è fatto di incontri, di persone, di compagni di viaggio. Non credevo di incontrate il mondo su una strada, ognuno viaggia per un motivo diverso, ma in breve si diventa amici.
Domani entreremo nella Castiglia.

Ostello a Granon

Giorno 10 - 2 agosto - sosta a Belorado
"Ho visto il vento danzare nel grano.
Il Cammino serpeggia tra infiniti campi di grano
sono dolci colline
sono onde di un oceano immobile.
Solo i camminanti si muovono
verso occidente
dove finisce la terra.
Ho visto il grano giocare con il vento."

Posso descrivere i luoghi, posso dirvi i nomi delle persone che incontro, posso elencare i villaggi che attraverso. Però il Cammino è molto di più, ed è un qualcosa che non sono in grado di descrivere. Il perché stesso del camminare mi è ignoto. La risposta e la domanda al perché camminare sono la stessa cosa.

Giorno 10 - 2 agosto - Tosantos km 257
Oggi tappa corta, poco più di venti chilometri. Però siamo arrivati tardi. La prima regola del Cammino è che non si lascia indietro chi ha problemi a camminare, si arriva tardi con lui. Domani potrei essere io ad avere problemi, quindi oggi rimango con te.
Immensi campi di grano, piccoli borghi abbandonati, Villamayor del Rio, Redecilla del Camino. Case diroccate, solo i nostri passi ed il vento.
Abbiamo lasciato la regione de La Rioja. Ora siamo in Castiglia.
Ora sono a Losantos, borgo di poche decine di anime. Tutto è dominato dall'alto della collina dall'eremo di Nuestra Senora de la Pena scavato nella roccia.
Nota: poi dal nulla esce fuori uno spagnolo di Cordoba che parla italiano. Lo studiò anni fa poiché gli piaceva Battisti. E ti fai 8 km a cantare "I giardini di marzo" e "La canzone del sole".

Giorno 11 - 3 agosto - sosta a Espinosa del Camino
Andare a occidente.
La mattina la mia ombra è lunga davanti a me, al mezzogiorno è piccola alla mia destra, alla sera si perde all'infinito alle mie spalle. Di notte seguire la Campostela, la via lattea, il Cammino del cielo notturno.
Andare a occidente non è seguire una strada segnata, è navigare a vista come secoli lontani.
Unico problema è che mi abbronzo solo da un lato...

Giorno 11 - 3 agosto - Ages km 287
Tappa dura oggi, tappa lunga. Abbiamo attraversato la Sierra Alto della Pedraja.
Prima sotto il sole si sale, ginepro, ginestra, azzeruolo, pochi e bassi sorbi offrono la loro misera ombra.
Poi, con un sottobosco di felci, ci accoglie l'ombra di una querceta con alberi bassi e contorti. È bello perdersi in quella freschezza, si apprezzano le cose povere e semplici.
Sulla cima dell'Alto della Pedraja si giunge ad un piccolo giardino fiorito. Sotto di esso vi è una fossa comune in cui riposano ventinove volontari delle brigate internazionali fucilati dai franchisti nella guerra civile spagnola.
Ora inizia il tratto più lungo, chilometri infiniti su una pista forestale larga almeno dieci metri, tutta dritta, è il mezzogiorno, non vi è ombra.
Dopo lunghe ore di passo lento ci saluta il convento di San Juan de Ortega, uno dei primi hospitali sul Cammino.
Ora sono ad Ages, piccolo villaggio al limite tra il bosco e i campi di grano. Case imbiancate di bianco, portoni in legno, listelli di legno in vista sui muri portanti.

Giorno 11 - 3 agosto - Ages
Il Cammino è fuori dal tempo.
Si perde la cognizione del tempo.
Passano i giorni, altri ne mancano.
È una eternità di giorni che si susseguono.
Il tempo diventa solo la luce tra l'alba e il tramonto.
Perde significato lo ieri, l'oggi ed il domani.

Giorno 12 - 4 agosto - Burgos km 307
Oggi vento fresco e nuvole ci hanno aiutato nel Cammino.
Abbiamo traversato la Sierra de Atapuerca. Un ambiente arido, pascoli poveri e radi e bassi lecci.
Piccoli paesi ci hanno aperto la strada per Burgos.
Ora sono a Burgos, antica capitale di Castiglia e patria di El Cid, cavaliere che guidò le armate cristiane contro i mori nel secolo nono. Strade larghe. Case porticate, alte quattro o cinque piani, intonachi accesi, rosso, azzurro, giallo. Hanno finestre a bovindo immense. Poi la cattedrale gotica, immensa, guglie e campanili che sfidano il cielo.
Ora attendiamo il riposo. Domani ci aspettano le Mesetas. L'inferno del Cammino. Un deserto infinito da traversare per giorni.
Nota: il panino con le salcicce di sanguinaccio seccato sono buonissime!

Burgos

Giorno 13 - 5 agosto - Hontanas km 340
Lasciata Burgos abbiamo raggiunto Hornillos del Camino.
Da qui i camminanti capiscono cosa siano le Mesetas. Un altopiano a ottocento metri di quota, talvolta completamente piatto, talvolta con lievi ondulazioni quasi impercettibili. È interamente coltivato a grano. Ai bordi dei campi mucchi di pietre ammucchiate chissà quando e chissà da chi rompono la monotonia. Strade dritte, nessuna curva.
I Camminanti sperimentano la solitudine, per quindici o venti chilometri non si vede un solo albero, una fonte d'acqua, un casolare abbandonato, una strada asfaltata o un villaggio. Solo il nulla ininterrotto all'infinito.
Il cielo è di un azzurro profondo, nessuna nube solca il cielo.
Il calore e la stanchezza giocano scherzi, miraggi. Una catasta di fieno lontana sembra il villaggio, poi svanisce.
Un vento costante spazza questi luoghi, insieme ai camminanti è l'unica cosa viva.
Dopo chilometri infiniti dietro l'ennesima duna di grano appare Hontanas, poche case in pietra viva adunate intorno alla chiesa.
Le Mesetas finiranno tra centocinquanta chilometri. Centocinquanta chilometri di nulla.

Mesetas

Giorno 13 - 5 agosto - Hontanas
Cena autocucinata da un amico spagnolo (paella), poi lezione su come fare le bolle di sapone giganti tenuta da un amico tedesco artista di strada.
Il Cammino è anche questo!

Giorno 14 - 6 agosto - sosta a Itero de la Vega
Stamani siamo partiti alle quattro mezza per evitare il caldo. Le Mesetas di notte, e senza luna, danno il loro splendore. Migliaia, milioni di stelle. Verrebbe voglia di fermarsi e contarle. Ci vorrebbero migliaia di notti e molte stelle non sarei in grado di contarle.
All'alba eravamo al villaggio di Castrojeriz. Una montagna brulla, secca, arida attendeva di essere salita, l'Alto de Mostelares. Faticosa ma da essa si dominano le Mesetas, se ne capisce l'immensità.
La strada scende debolmente sino ad un fondovalle, qui un ponte attraversa il rio Pisuerga, antico confine tra regno di Castiglia e regno di Leon.

Giorno 14 - 6 agosto - Fromista km 376
Giornata lunga oggi. Più di trentasei chilometri.
Le Mesetas sono spettacolari, nel mezzogiorno la temperatura arriva a trentacinque gradi all'ombra. Appena cala il buio scende a dieci o dodici gradi.
È un ambiente duro, solo i camminanti lo attraversano. A volte appaiono gruppi di avvoltoi che solcano lentamente il cielo in cerca di prede.
Solamente vicino a Fromista il paesaggio cambia. Si cammina sull'argine del Canal de Castiglia, costruito tre secoli fa per portare il grano al mare. Finalmente si cammina all'ombra di pioppeti.
Ora sono a Fromista, famosa per le sue chiese romaniche.

Giorno 15 - 7 agosto - sosta a Villacazár de Sirga
Giornata rilassante.
Visita alla chiesa gotica di Santa Maria la Blanca, una delle più belle di Castiglia.

Giorno 15 - 7 agosto - Carrion de los Condes km 396
Giornata di riposo oggi! Solamente venti chilometri. Veramente pochi.
Paesaggi monotoni, abbiamo camminato a lungo su una pista di terra battuta parallela alla strada provinciale. Campi coltivati a grano, erba medica, girasoli e basta.
Ora sono a Carrion de los Condes, paese di grandi dimensioni con case piccole e basse addossate tra loro. Hanno tutte un balcone con corrimano artistici in ferro.
Dormiremo al convento delle suore. Dal momento che vi sono pochi posti letto, sono tra i fortunati che dormiranno per terra sugli stuini nel refettorio.
Ora vado al centro del paese. Oggi vi è la grande fiera di agosto.

Giorno 15 - 7 agosto - Carrion de los Condes
Poi, dopo cena sotto il noce del chiostro delle monache, cantando con un amico che suona la chitarra, trovi un altro istriano i cui nonni a tempi dell'esodo andarono in Argentina.
Il Cammino è anche questo.

Giorno 16 - 8 agosto - Terradillos de los Templarios km 424
Sono ormai quattro giorni che camminiamo nelle Mesetas. Paesaggi terribilmente uguali. Pianure immense coltivate a grano ed erba medica. Distanze tra villaggi di decine di chilometri. Totale assenza di fonti di acqua e di ombra. Strade polverose in terra battuta completamente dritte per chilometri.
Capire dove ci si trova è difficile. Nessuna strada, nessun casolare o villaggio, nessun fosso. Le distanze non esistono più, esiste solo il tempo di marcia tra due villaggi.
Ora sono a Terradillos de los Templarios. Ai tempi della reconquista questa era una terra al confine tra la Castiglia cristiana e le terre dei mori a sud. I cavalieri templari avevano qui un fortilizio a difesa dei camminanti diretti a Santiago.
Questo villaggio, come anche Ledigos che abbiamo attraversato stamattina, sono caratterizzati da case costruite con mattoni di terra cruda, paglia e cocci. Sono case di un solo piano. Spesso al proprio interno hanno una corte di servizio, aperta al cielo, su cui affacciano abitazione, magazzini, granaio e pollaio.

Giorno 17 - 9 agosto - Bercianos del Real Camino km 453
Oggi si è alzato il vento, un vento fresco e umido da settentrione, dal Mare Cantarbico. La Mesetas sono solcate da nuvole piccole e leggere che corrono veloci. Il colore di queste terre è cambiato con le ombre delle nubi.
Abbiamo attraversato la cittadina si Sahagun, un tempo nota come la Cluny di Spagna poiché vi era il più antico e più grande monastero cluniacense di Spagna.
Ora sono a Bercianos del Real Camino, piccolissimo borgo di case in mattoni in terra secca e paglia.

Case di terra cotta e paglia a Bercianos del Real Camino 

Giorno 18 - 10 agosto - Mansilla de las Mulas km 479
Giornata di sole, giornata di vento fresco.
Il Cammino corre, su di una strada bianca parallela alla provinciale asfaltata, ininterrottamente per chilometri senza curve.
I campi di grano ci circondano a perdita d'occhio, solamente alcuni filari di pioppi frangivento rompono l'orizzonte. Il vento muove le foglie dei pioppi, è un canto mai uguale, mai ripetitivo, che ci allevia la monotonia del silenzio.
Attraversiamo piccoli paesi di poche case, El Burgo Ranero e Reliegos. Spesso i villaggi non li si vede sino all'ultimo, sono nascosti da un filare di pioppi o da una collina appena più alta del campanile. Però li si intuisce da lontano, vicino ad ogni villaggio vi è un ininterrotto andare e venire delle rondini.
Oggi abbiamo buone notizie, ad occidente si stagliano lontane montagne appena percettibili. Domani saremo ai confini occidentali delle Mesetas.

Giorno 18 - 10 agosto - Mansilla de las Mulas
Quanti Cammini esistano io non so dirlo.
Forse sono migliaia, milioni, come le genti che per secoli sono andati verso l'occidente. Sono più delle stelle della notte più scura.
Non esiste altro che la strada, che sia la tua ombra tracciata dal sole o la via lattea non conta.
Ogni camminante ha il suo passo, ogni passo è diverso da milioni di altri passi.
Quanti Cammini esistano io non so dirlo.

Giorno 19 - 11 agosto - Leon km 497
Siamo partiti molto prima dell'alba oggi, una notte fredda e scura ci ha accolto. Camminare, seguire verso occidente la via lattea durante la notte di San Lorenzo. Un oceano di stelle nel cielo ed ogni tanto vederle cadere.
Ora siamo ospitati nel convento delle Benedettine di Leon.
Leon è una delle più antiche e ricche d'arte città della Spagna. Nonostante il poco Cammino di oggi, appena diciotto chilometri, ci fermeremo a Leon per tutto il pomeriggio a fare i turisti.

Giorno 19 - 11 agosto - Leon
Leon, antica capitale del regno di Leon, prima capitale di Spagna dopo la reconquista.
Case di tre o quattro piani, intonaci colorati di azzurro, giallo, rosso. Balconi in rame battuto, vasi di gerani alle finestre.
Strade ora piccole e deserte, ora grandi, piene di negozi, bar all'aperto e confusione.
Poi, dal nulla, dietro a un vicolo, la cattedrale di Santa Maria la Regla. La cattedrale gotica con la maggiore superficie di vetrate dipinte d'Europa, quasi duemila metri quadrati. Santi, profeti, animali, fiori, episodi biblici che danzano nella luce. Colonne che sfidano tutte le leggi della gravità e della statica.
Andremo a cena al Barrio Umido, il ritrovo dei giovani di Leon. Vi si mangia il tipico cibo castigliano.

Giorno 20 - 12 agosto - San Martin del Camino km 524
Finalmente le Mesetas sono finite, inizia l'altipiano leonese.
Strada noiosa, una carrareccia parallela alla statale. Si alternano aree agricole a mais a prati di un acceso colore giallo, immensi campi di avena selvatica arsi dal sole e secchi. Pochi e bassi lecci sono l'unica ombra esistente.
Vicino ad una piccola casa di campagna ci è venuto incontro un cane. Alto più di 80 cm al garrese, lungo quasi 2 metri, 90 kg di peso, un colore bruno, tra l'arancio e il marrone. Un mastino leonese, una razza selezionata qui in zona come cane da guardia per le pecore.
Subito dopo ci è venuto incontro un contadino, proprietario del cane. Ci ha invitato nel suo piccolo orto per riempire le nostre borracce di un'acqua freschissima.
Solo in quel momento vedemmo cosa indossava, le soprascarpe. Sono fatte di legno scolpito con disegni floreali, essendo larghe vi si inserisce il piede con tutta la scarpa. Le soprascarpe hanno tre grossi tacchi alti alcuni centimetri, uno sotto al tallone e due nella parte anteriore. Le usavano una volta i contadini per lavorare la terra dopo la pioggia, quando vi era fango. Servivano a proteggere le scarpe ed il piede dal fango.

Giorno 20 - 12 agosto - San Martin del Camino
Sul Cammino dal più piccolo villaggio alla più grande città hanno almeno un albergue. Un luogo per accogliere i camminanti.
Un luogo di una calda accoglienza spartana. Camerate comuni, uomini e donne insieme, con letti a castello. Una cucina comune ove si cucina insieme. Una grande sala con sedie e tavoli, uno spazio esterno, un giardino o un chiostro per stare insieme. Non manca mai una chitarra, qualcuno che suona si trova.
Ma il vero cuore sono gli hospitaleri, a volte sono suore o frati, nella gran parte dei casi sono volontari. Costoro sono i custodi del Cammino, ne custodiscono i segreti, conoscono le strade e consigliano i camminanti.
Appena entrati si diventa di casa, ci si chiama per nome, ci si chiede come è stato il Cammino del giorno, si stringono amicizie. Gli albergue sono i luoghi ove si creano quei rapporti che trasformano il camminante in una parte di un qualcosa di più grande.

Giorno 21 - 13 agosto - Astorga km 551
Camminiamo nel Paramo, l'altipiano leonese.
Lasciata San Martin del Camino si attraversa una piana fertile e ricca di acqua, mais e orti sono le uniche colture presenti.
D'improvviso il Rio Orbigo ci blocca la strada. Un ponte romano lungo 300 metri, con decine di archi ci permette il passaggio ed entriamo nel villaggio di Hospital de Orbigo, un paesone stretto tra il Rio e la strada.
D'improvviso cambia tutto. Il Cammino segue una pista polverosa, un continuo salire e scendere, un continuo curvare tra modeste colline di argille e clasti grossolani. Nelle aree più ripide si attraversano basse e fitte boscaglie ora di leccio ora di querce. Il resto pascoli, campi arati, campi di grano già mietuti con le balle di fieno pronte per essere portate via.
Attraversiamo modesti villaggi, Villares de Orbigo, Santibanez de Valdeiglesia. Incontriamo, seduto sotto un albero della piazza principale, un vecchietto che ci saluta; incontriamo all'uscita del forno una vecchietta con la sporta del pane, ci ferma, chiede da dove veniamo, ci indica la strada per il nuovo villaggio.
Ora sono ad Astorga, il nome oggi è quasi sconosciuto, ma nei secoli passati era una delle più importanti città del Cammino.

Giorno 21 - 13 agosto - Astorga
Antica Austurica Augusta, sede più importante delle legioni della provincia di Iberia. Conserva le antiche terme ed il foro.
Qui al nostro Cammino si unisce il Cammino della Plata, i camminanti che partivano dal nord Africa giungevano sulle coste mediterranee di Spagna, poi Sevilla, Saragozza, Astorga, poi proseguivano per Santiago.
Oggi è una città viva, piena di gente, con grandi piazze porticate. Famosa in tutta la Spagna per produrre la migliore cioccolata. Cuore della città è la piazza della cattedrale di Santa Maria su cui si affaccia il palazzo vescovile progettato da Antonio Gaudì.
In una chiesa abbiamo scoperto che molto prima di noi, nel 1213, un italiano di nome Francesco fece il nostro stesso Cammino partendo da Assisi, sarebbe interessante ricostruire il suo percorso.

Palazzo Vescovile di Astorga su progetto di Antonio Gaudì

Giorno 22 - 14 agosto - sosta a Santa Catalina de Somaza
Il Cammino continua nel Paramo, dolci colline dalle cime boscose e vallecole con una gariga di bassi lecci, ginestre, rose canine. La catena dei monti Cantabrici, che segna il confine tra Castiglia e Asturie, si elevano alti a settentrione.
All'alba Astorga ci saluta con i primi raggi del sole che esaltano le torri della cattedrale.
Ora sono a Santa Catalina de Somaza, piccolo borgo dalle case in pietra. Il villaggio è circondato da piccoli orti racchiusi da muri a secco in pietra.

Giorno 22 - 14 agosto - Foncebadon km 578
Giornata di montagna, quasi 800 metri di salita.
Abbiamo lasciato il Paramo, l'altipiano di Leon, per salire i primi rilievi dei Montes de Leon sino a Foncebadon, minuscolo villaggio semidiroccato a 1.400 m di quota.
È un continuo alternarsi di sentieri stretti e polverosi su rilievi pietrosi e aridi.
Prati di ginestra, rosa canina, felci, graminacee completamente arse dal sole danno talvolta il cambio a fitte boscaglie di querce basse e contorte. Solo in quota è un unico prato di rocce carbonatiche e poche piante.
Da lontano ci sovrasta il Teleno, con i suoi 2.188 metri è tra le maggiori montagne di Spagna.
È un continuo volare di farfalle, un ininterrotto alzarsi di grilli al nostro passaggio, un volo non interrotto di un falco che ci segue per un lungo tratto.

Giorno 23 - 15 agosto - Ponferrada km 606
I camminanti sono saliti di notte al passo dei Montos de Leon che apre la strada alla valle del Bierzo.
Qui hanno sostata alla Cruz de Hierro, la Porta di Santiago, un palo su una piccola collina di sassi. Come vuole la tradizione hanno lasciato un sasso portato da lontano, per lasciar cadere il peso del passato. Poi, per la prima volta dall'inizio del Cammino, hanno guardato verso oriente ed hanno atteso l'alba stretti tra loro per il freddo, appollaiati sotto la Cruz de Herro.
Sotto un cielo plumbeo di nubi abbiamo camminato sospesi a 1.500 m di quota, in un continuo susseguirsi di pascoli, al cospetto delle grandi cime di queste montagne. Dinanzi ci si è aperta la valle del Bierzo e, più lontani, i monti del massiccio Calaico.
È iniziata una discesa infinita, 15 km per 1.400 metri di dislivello. Querceti, castagneti, pascoli, prati di ginestre e cardi, piccoli ruscelli con sponde di pioppi ci hanno distratto dalla lunga discesa.
Abbiamo attraversato i villaggi di El Acebo, Riego de Ambros, Molinaseca. Casette di pietra, ballatoi esterni in legno, tetti spioventi con una pietra simile all'ardesia.
Ora sono a Ponferrada, prende il nome da un ponte in ferro costruito sul Rio Urdiales. È una grande città con al centro un imponente castello molto grande costruito dai templari in un punto strategico sulla strada di Santiago.

Crux de Hierro

Giorno 23 - 15 agosto - Ponferrada
Il Cammino è strano, per 22 giorni non hai nemmeno una vescica o un dolore muscolare. Però passi il pomeriggio di ferragosto a cercare una farmacia e a lavare tutto, zaino compreso. Se va bene le ho uccise tutte quelle cimici! Ho un braccio con una quindicina di morsi di cimici. Cura a base di cortisone iniziata.

Giorno 24 - 16 agosto - sosta a Cacabelos
Attraversiamo la regione del Bierzo, deboli colline strette tra i Montes de Leon ed il massiccio Galaico. È un continuo di orti e vigne.
Qui le vigne sono coltivate in filari senza corde e filagne, le viti sono potate basse e con i grappoli quasi a contatto del suolo. I vitigni di questa zona sono tra i migliori di Spagna.
Nel villaggio di Camponaraya abbiamo sentito della musica provenire da un capannone. Siamo entrati. Vi erano dei musicisti che stavano provando. Qui nel Bierzo e nella Galizia usano uno strumento molto simile alla nostra zampogna.

Giorno 24 - 16 agosto - Villafranca del Bierzo km 629
Giornata molto calda trascorsa nel Bierzo, vigneti a perdita d'occhio.
Mi trovo a Villafranca del Bierzo, una piccola cittadina ai piedi del massiccio Galaico. La città, con strade strette e piazze porticate è tagliata in due dal Rio Burdia, un torrente dal letto molto largo e con una grande portata di un'acqua freschissima. Sulle sponde di tale fiume vi è una piccola spiaggia piena di spagnoli che fanno il bagno e prendono il sole. Anche noi abbiamo fatto il bagno!
Per chi, come noi, cammina da molti giorni sembra che tale camminare sia la normalità. Non sappiamo che giorno sia oggi, non ricordiamo da quanti giorni siamo in viaggio, sappiamo solo le ore di luce che abbiamo davanti e le ore di cammino che mancano al prossimo villaggio. Il Cammino vive con un concetto del tempo che i non camminanti non possono capire.

Giorno 25 - 17 agosto - O Cebreiro km 654
Siamo partiti prima dell'alba per cominciare la salita al Passo di O Cebreiro che, sul massiccio Galaico, segna il confine tra Castiglia y Leos e Galizia.
Si risale la valle del Rio Valcarce, una valle stretta che a volte sembra una gola. Vi è solo lo spazio per il Cammino, la strada ed il Rio. I monti sono molto ripidi, verdeggianti di grandi boschi misti, castagni, faggi, querce, frassini, noci.
Talvolta la valle si allarga e vi sono piccoli villaggi stretti tra i due piedi dei monti, allungati lungo la strada. Trabadeo, Vega de Valcarce, Las Herrerias. Le case hanno tetti molto spioventi, quasi tutte hanno una grande egnaia. Deve nevicare molto in inverno.
Poi un ripido sentiero sale quasi 1000 m di dislivello attraverso pascoli al Passo di O Cebreiro. Il passo è quasi sempre avvolto dalle nubi, salendo entriamo in quelle nubi e una pioggia leggera e quasi impercettibile ci bagna. Qui al passo vi è un piccolo borgo con le tipiche case dei pastori, murature in pietre a secco e tetti in paglia mista a fango.

Giorno 26 - 18 agosto - sosta a Triacastela
Notte di luna piena.
Siamo partiti prima dell'alba. Ci ha accolto un bosco di pecci e cembri. È incredibile come al buio gli atri sensi siano così acuti, un intenso odore di resina ci ha accompagnato. La luna ha giocato con il bosco, nella sua strana luce gli alberi a volte prendono forma di animali, di uomini o altre strane creature.
All'alba ci si è aperta dinanzi una grande valle, completamente allagata di nubi, solamente le colline più alte erano isole in quel mare.
Attraverso pascoli e fitti boschi di castagno che fanno da galleria al nostro Cammino siamo giunti a Tricastela. Il villaggio, interamente in pietra, prende nome da tre castri di epoca celtica.

Alba presso Padornelo

Giorno 26 - 18 agosto - Samos km 670
Scendiamo dal massiccio Galaico, attraverso stradine di campagna non asfaltare, all'ombra di grandi castagneti seguendo il corso del Rio Sarria. I bordi delle strade sono costruiti con muretti a secco.
Su una di tale stradine incontriamo un anziano pastore che, in compagnia di un cane, accompagna una dozzina di mucche al pascolo. Salutiamo, camminiamo insieme per un lungo tratto e lui comincia a parlare in una lingua a noi sconosciuta, il galiziano, una lingua neolatina che è un misto tra spagnolo castigliano e portoghese. Capiamo che ci racconta dei vitelli nati nell'ultimo anno. Si apre una radura, le mucche si fermano al pascolo, salutiamo e continuiamo il Cammino. Solo il cane ci segue guardingo per un centinaio di metri.
Siamo al monastero di Samos, costruito nel VI secolo. È tra i più antichi e grandi monasteri benedettini d'Europa. Da un millennio e mezzo i monaci ospitano i camminanti. A breve faremo la visita della chiesa e del chiostro.

Giorno 27 - 19 agosto - Morgade km 694
La verde Galizia. Una terra piovosa data la sua posizione davanti all'Atlantico. Vi piove anche 300 giorni l'anno. Ed oggi ha piovuto per buona parte della mattina, una pioggia fine e tranquilla ma costante.
Il Cammino procede su un continuo sali e scendi di deboli colline su sterrati. Boschi di querce e castagni si alternano a minuscoli ruscelli e a pascoli ove talvolta vi sono delle vacche o delle capre. Le colline sono solcate da un dedalo di antichissimi muretti a secco che delimitano le proprietà.
Attraversiamo minuscoli villaggi: Aguiada, Barbadelo, Peruscallo, San Martin do Real e molti altri. Spesso si tratta solo di una fattoria isolata ove non arriva nessuna strada se non il Cammino stesso.
Molte fattorie hanno nell'aia un Horreis, una struttura larga un metro e lunga al massimo sei o sette metri con le pareti in legno e rialzato di un metro circa dal suolo simile a una palafitta. Veniva usata per fare asciugare il fieno isolato dal terreno.
Credo di non aver mai visto una regione così bella!

Galizia

Giorno 28 - 20 agosto - sosta a Portomarin
La Galizia ci riserva sorprese. Camminiamo per ore sotto il sole, poi in una valle ombrosa la nebbia ci sommerge ed il mondo cambia completamente.
Portomarin è una cittadina moderna, casette basse intonacate in bianco, con una grande piazza porticata. La città vecchia è stata sommersa negli anni '60 a seguito dello sbarramento del Rio Nino che ha creato il lago artificiale Belesar. La chiesa di San Nicolas, costruita dall'Ordine dei Cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme molti secoli fa, è stata interamente smontata e rimontata al centro del nuovo paese. La chiesa è molto particolare, è una chiesa-forte, è alta, ha mura spesse, un tetto merlato come una torre.

Giorno 28 - 20 agosto - Ventas de Naron km 717
Giorno tranquillo, senza fretta. Attraverso pascoli e querceti prima, poi attraverso aree coltivate a mais e pinete abbiamo raggiunto Ventas de Naron.
La gran parte dei villaggi che attraversiamo, Ferreiros, Mercadonio, Gonzar, hanno una minuscola chiesa con il campanile a vela su cui si trova spesso un nido di cicogne. Intorno alla chiesa un minuscolo cimitero e poche basse case in pietra con un pesante e spiovente tetto in ardesia.
Talvolta appoggiate a tali case vi sono antichi strumenti agricoli. Uno di essi, che abbiamo già visto in Castiglia, è uno slittino quadrato di un paio di metri di lato, senza pattini e con lunghe file di sassi incastonati nel lato inferiore. Le spighe di grano erano stese sull'aia e tale strumento, trascinato da cavalli, era usato per separare i chicchi di grano dalla pula.
Spesso vicino ai paesi, a case isolate o ai crocicchi principali vi sono delle croci viarie. Antiche colonnine sul cui culmine vi è un crocifisso o una statua di un qualche santo.
Tra camminanti ci si saluta dicendo "Ultreya", dal latino volgare significa "andiamo più lontano". E si risponde "Sutreya", ossia "andiamo in alto".

Giorno 29 - 21 agosto - sosta a Melide
Melide, città ove si univano il Cammino Francese, che noi seguiamo, con il Cammino Inglese, seguito dai camminanti che dalle Isole Britanniche raggiungevano via mare le coste di Spagna, toccavano Toledo e andavano a Santigo.
Oggi mangiamo nella migliore pulperia di Spagna, un locale grande, confusionario, con grandi tavoli in legno e panche. Unico piatto servito è il polpo alla galega, polpo tagliato a pezzi, cotto e servito molto speziato e con grandi quantità di sale grosso che scrocchia tra i denti.

Giorno 29 - 21 agosto - Arzoa km 750
Camminare da prima dell'alba al tramonto per quasi 35 km.
Ripercorrere il tracciato della romana via Traiana.
Traversare umidi boschi di quercia dal sottobosco fitto di felci.
Respirare a pieni polmoni l'odore intenso in boschi di eucalipti sconfinati.
Parlare un'ora con un hospitaliere volontario che sta costruendo un hospitale a donativo.
Mangiare in una radura fichi selvatici e more a chili sperando di non avere dopo la cacarella.
Fermarsi a Laboreiro a visitare la chiesa di Santa Maria e guardare dipinti del X secolo.
Rinfrescare i piedi nel Rio Iso nel villaggio di Ribadisio de Baxio sotto un ponte romano.
Chiacchierare con una norvegese sull'uso in cucina delle foglie di menta.
Saltare fuori sentiero per evirare di calpestare una lumaca, vista all'ultimo momento che mi traversa la strada.
Questo è il Cammino.

Giorno 30 - 22 agosto - sosta a Amenal
È un susseguirsi di boschi di eucalipto, talmente alti da sfiorare il cielo.
Purtroppo negli ultimi 100 km si sono aggiunti moltissimi pseudo-camminanti, si fanno a piedi solo l'ultimo tratto. Chiassosi sul sentiero, maleducati da non salutate, disturbano la quiete degli ostelli. Molti di loro non portano lo zaino ma lo fanno trasportare in auto, alcuni usano il taxi nei tratti più impegnativi. Non li sopporto!

Giorno 30 - 22 agosto - Monte do Gozo km 782
I camminanti hanno seguito il sole e le stelle verso occidente.
Hanno attraversato montagne avvolti nella nebbia.
Hanno marciato per giorni infiniti in deserti fatti di dune di grano.
Hanno goduto l'ombra di boschi profumati.
Hanno dormito in villaggi di fango e paglia che non hanno neppure un nome.
Hanno visto città con cattedrali d'oro.
Hanno camminato con genti di ogni terra di questo mondo.
Ora i camminanti, zitti e stanchi, sono schierati sulla vetta del Monte do Gozo, modesta altura di questa Galizia. Guardano verso occidente, dove tramonta il sole.
Lontane sull'orizzonte, risplendenti nella luce degli ultimi raggi di sole, come fari di un porto fidato, le torri della Cattedrale di San Giacomo il Maggiore si stagliano sulla pianura e sembrano baciare il cielo.
I camminanti all'alba di domani entreranno a Santiago.

Santiago de Compostela

Giorno 31 - 23 agosto - Santiago de Compostela km 788
Camminare di notte in una città addormentata.
Solo i nostri passi riecheggiano tra le antiche mura di pietra.
La senti vicino, è dietro l'angolo del vicolo, dove la prima luce dell'alba irrompe sulla piazza.
Il passo accelera, diventa una corsa, e la cattedrale di San Giacomo il Maggiore inonda il nostro sguardo.
Ci si siede per terra sulla piazza in estasi nel silenzio dell'inizio del giorno.
Si aspetta che la città si svegli, che il mercato della piazza vicino apra i banchi, che l'edicolante inizi a sistemare i giornali, che lo spazzino passi con il suo carretto, che il vecchio prete apra le porte e si entra.

Giorno 31 - 23 agosto - Santiago de Compostela
La grande cerimonia del Botafumiero nella cattedrale di Santiago è semplice e di una bellezza sublime.
È un incensiere che viene issato a 22 metri di altezza, una squadra di 20 uomini comincia a farlo dondolare tramite corde e carrucole nel transetto sino ad una velocità di 70 km/h.
Viene usato nella benedizione solenne dei camminanti mentre due organi da decine di canne ciascuno sono in piena attività musicale.
Da domani di nuovo in marcia. Vado verso occidente mi fermerò solo alla fine della terra.

Giorno 32 - 24 agosto - Santiago de Compostela
Oggi dobbiamo ancora partire.
Ieri sera abbiamo festeggiato il nostro arrivo a Santiago con gli amici, la città di notte ha un fascino particolare.

Giorno 32 - 24 agosto - Negreira km 809
Stamattina abbiamo salutato i camminanti che hanno preso altre strade. Già ci mancano. Siamo in pochi a proseguire, spesso si cammina soli per lunghe ore.
Siamo accolti da una giornata piovosa, attraversiamo boschi senza fine.
Entriamo in piccoli villaggi con casette basse, ognuna con un giardino ove vi sono grandi piante di ortensie. Ogni casa ha una grande pergola di viti, dove spesso uomini anziani sono al lavoro per riparare gli attrezzi dell'orto o costruire cappelli e cesti in paglia, sono i prodotti artigianali tipici di queste terre.
In uno di tali villaggi, Aguapesata, mi fermo alla fonte a riempire la borraccia. Vi trovo tre camminanti sessantenni polacche, cominciamo a chiacchierare. Quando dico che sono italiano mi abbracciano e fanno le condoglianze all'Italia a nome del popolo polacco, è così che vengo a sapere cosa sta succedendo in Italia.

Giorno 33 - 25 agosto - sosta all'Alto de la Pena
Stamattina è molto umido, ci sono nuvoloni grandi e gonfi di acqua, spero piova il più tardi possibile. I sentieri, che attraversano boschi di querce sono invasi da grossi lumaconi neri senza guscio.
Siamo ora all'unico negozio del villaggio Alto de la Pena, è uno spaccio ove si vende di tutto, dal cibo ai giornali, dai concimi per l'orto ai saponi.
Facendo anche da bar si fa la colazione tipica, pane raffermo tostato, prosciutto crudo, pomodori, olio e sale.
Intanto finiscono di caricare il furgone con il pane. Andranno per i villaggi vicino a consegnarlo nelle piazze principali, suoneranno il clacson all'inizio dei villaggi per indicare l'arrivo. Ed è in quel momento che i villaggi si animano di vecchiette che vanno alla piazza per prendere il pane.

Giorno 33 - 25 agosto - Olveiroa km 845
Nonostante un cielo con nubi nere e basse fortunatamente non è piovuto.
Lasciamo, dopo molti giorni, i boschi di eucalipti per attraversare un vasto altipiano coltivato a mais, avena ed erba medica. Gli unici alberi sono le querce che costeggiano lo sterrato ove camminiamo e lunghe file di pioppi e salici che seguono piccoli fossi che confluiscono poi nel Rio Xallas. L'altipiano è dominato dal boscoso Monte Aro.
Nei villaggi di Vilaserio, Cornado, Santa Marina vi sono grandi stalle per le mucche.
Ora siamo ospiti dell'Albergue della Xunta de Galicia a Olveiroa. Il centro storico era stato abbandonato per una frana. Messa in sicurezza la frana è stato costruito un ostello diffuso nel centro. Vi è un edificio per la cucina, uno con gli impianti per lavare per i panni, uno per la sala comune, poi i dormitori. Il tutto gestito da una cooperativa sociale di portatori di handicap motori.
Anche oggi cena autocucinata condivisa con tedeschi, spagnoli, messicani e sud coreani.

Giorno 34 - 26 agosto - sosta a Senande
È piovuto tutta la notte, ora però il vento ha diradato le nubi e vi è il sole.
Abbiamo deciso di andare a Muxia oggi, è giusto che la fine sia alla fine.
Il Cammino passa per colline ammantate di querce, piccoli ruscelli dalle acque chiare le attraversano. Dalle pianure sottostanti sale l'odore acre di un fuoco, un contadino sta bruciando nel campo le ultime stoppie.
Lontane, a meridione, si intravedono le montagne su cui corre il confine con il Portogallo.

L'Atlantico

Giorno 34 - 26 agosto - Muxia km 878
È un continuo salire e scendere da deboli colline calcaree, la vegetazione cambia, prima querce e poi lecci e pini marittimi.
Si attraversano valli coltivate a mais. In tali valli vi sono piccoli villaggi di case anonime, Dumbria, Quintans, Ozon.
Sembra che debba continuare così per sempre, collina boscosa, valle coltivata, villaggio, di nuovo collina boscosa, di nuovo valle, di nuovo villaggio...
D'improvviso siamo investiti da un forte vento e dalla sabbia che si infila negli occhi. Camminiamo su una spiaggia di una finissima sabbia bianca.
Dinanzi a noi, sull'Atlantico, un rumoroso gruppo di gabbiani insegue una flottiglia di pescherecci d'altura che prende il largo dal porto di Muxia.
Poco lontano, alla base del promontorio, con il santuario della Virxe della Barca, Muxia si estende sulla costa con casette di pescatori basse e dai colori accesi e tutti diversi, riconoscibili da lontano, riconoscibili dai pescatori al rientro al porto.

Giorno 34 - 26 agosto - Muxia
Il promontorio granitico di Muxia è avvolto dalle nebbie.
La marea sale di quattro metri.
L'oceano ulula, vi sono onde anche di quattro o cinque metri.
Poca cosa per questa costa.
Tale tratto di mare è noto come la Costa da Morte, infinite sono le navi che vi affondarono.
Il promontorio è solcato da una ragnatela di muretti a secco che delimitano appezzamenti di poche decine di metri quadrati. Oggi sono coperti di erbacce, un tempo erano coltivati.
Con esposizione a sud-est, per avere la massima esposizione solare, vi è una struttura in legno con grandi pali infissi a terra ed altri che creano come una grande impalcatura. Sino a poche decine di anni fa era usata per far essiccare al sole il pesce dopo averlo salato.

Faro di Muxia

Giorno 35 - 27 agosto - sosta a Vilar de Duio
Siamo partiti all'alba, una fitta nebbia ci ha accompagnato per ore.
L'oceano, come apparso dal nulla ieri, oggi è scomparso nel nulla.
Ci spingiamo verso sud-est, seguendo l'antico Real Camino che scende a Lisbona, attraverso pinete fitte e scure che ammantano i rilievi di Lires de Rio Castro. È una zona selvaggia, abbandonata da Dio e dagli uomini. I villaggi sono per la gran parte abbandonati.
Lontano, tra gli alberi, si intravede il borgo di Fisterre con le sue spiagge. Non vediamo l'ora del bagno nell'oceano, se non altro per giustificare il peso del costume nello zaino.

Giorno 35 - 27 agosto - Cabo de Fisterra km 909
Vi è, sulle coste di questa Galizia, un capo detto di Fisterra.
Tale nome viene dal latino Finisterrae che significa "la Fine della Terra", giacché non vi è nulla più ad Occidente di esso se non l'Atlantico.
È le colonne d'Ercole di un continente, di una civiltà.
Vi giungiamo noi camminanti sul far della sera, e vi aspettiamo il tramonto.
Prenderemo congedo dal sole che ci ha guidato verso Occidente per giorni infiniti.
Aspetteremo il fiorire delle stelle della Compostela, la via lattea, che ci ha indicato la strada verso Occidente per notti senza fine.
Sappiamo che da oggi non potremo più seguirle poiché non esiste più un Occidente dove andare.
Poi, titubanti, volgeremo lo sguardo indietro e alzeremo il piede. Solo in quel momento questo Cammino potrà dirsi finito.
Quando il piede toccherà terra sarà già il primo passo di un nuovo Cammino.
Nuovi orizzonti aspettano di essere guardati.
Nuove strade aspettano di essere camminate.
Nuovi compagni di viaggio aspettano di essere conosciuti.
Ultreia!

Tramonto al Cabo de Fisterra 

 


Alessandro Vanich nasce a Roma nel 1984 da una famiglia di origini istriane. Si laurea nel 2010 in Scienze e Tecnologie per l’Ambiente ed il Territorio e comincia da subito ad occuparsi di analisi satellitari e realizzazione di cartografie.
Da sempre coltiva l’hobby dell’escursionismo sia in Italia che all'estero. È socio del Club Alpino Italiano dal 2010 e svolge attività di Accompagnatore Sezionale di Escursionismo presso la Sezione di Frascati.

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Alessandro Vanich
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