La leggerezza che ricrea

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Finalmente un po’ di leggerezza. Badate bene, parlo di leggerezza, non di superficialità. Italo Calvino scrive: “Prendete la vita con leggerezza, che leggerezza non e superficialità, ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore”. Qualsiasi sia l’ambito nel quale ci muoviamo, non possiamo dimenticare di aver trascorso mesi a destreggiarci tra paure e divieti, ma niente è per sempre. E allora la leggerezza a cui desidero andare incontro - e che spero possiate abbracciare anche voi - è, come ci suggerisce il grande scrittore italiano, la capacità di non dare peso a ciò che non è essenziale, liberandosene e riuscendo così a “planare sulle cose”.

La bella stagione, i vaccini, l’indebolimento del virus. Tutto sta contribuendo alla riconquista degli spazi di vita che tanto amiamo e desideriamo. E per questo che su Montagne360, stavolta, vi proponiamo soprattutto itinerari, escursioni, percorsi. Sappiamo che la montagna è lo spazio ideale in cui ricostruire relazioni e opportunità capaci di appagare le nostre anime al pari dei nostri cuori. Un contesto che, a ben guardare, sta accogliendo e risvegliando anche il mondo della cultura, che da troppo tempo era sospeso in un limbo indefinibile difficile da codificare.

Nel fulcro della pandemia, quando tutto era prioritario fuorché quello, i lavoratori dello spettacolo sono stati messi da parte, quasi dimenticati insieme ai prodotti della loro arte. Eppure ora che riaprono progressivamente cinema, mostre e teatri, continua a esserci una certa diffidenza. Se lo spazio chiuso costringe a fare i conti con ingressi regolati e contingentati, lo spazio aperto - pur non consentendo assembramenti, ci mancherebbe - si presta a una fruizione più libera del prodotto culturale, qualunque esso sia.

Tutto questo per dire che sì, la montagna è adatta e pronta ad accogliere anche la rinascita culturale di festival ed eventi pubblici. Ora pero occorre compiere un passo in avanti. Lo devono aver pensato anche gli organizzatori di alcune importanti manifestazioni che, nelle settimane scorse, hanno dato vita alla rete dei Festival italiani di musica in montagna, di cui al momento fanno parte “I Suoni delle Dolomiti” (Trentino), “Musica sulle Apuane” (Toscana), “MusicaStelle Outdoor” (Valle d’Aosta), “Paesaggi Sonori” (Abruzzo), “RisorgiMarche” (Marche), “Suoni Controvento” (Umbria), “Suoni della Murgia” (Puglia) e “Time in Jazz” (Sardegna).

La bellezza di questi eventi - e di altre manifestazioni simili - non è solo il contesto scenografico in cui si collocano. Sarebbe fin troppo scontato. I concerti in quota - parlo di quelli sostenibili, non di kermesse mastodontiche che provocano danni all’ambiente - hanno significati ben più profondi e radicati. Non solo perché spesso si svolgono in momenti atipici e suggestivi, come all’alba o al tramonto. Ma anche perché nella maggior parte dei casi sono capaci di azzerare l’impatto, portando il pubblico-camminatore a vivere esperienze assai più complete e sostenibili. Partecipare a questi festival significa farlo all’aperto, in sicurezza, nel bel mezzo di ambiti naturali in cui il massimo dell’attrezzatura utilizzata può essere rappresentata da una sedia o un leggio.

Come dichiarano gli organizzatori - ne abbiamo scritto anche su www.loscarpone.cai.it - il progetto della rete intende perseguire “con ancora più incisività un percorso all’insegna dell’educazione ambientale attraverso la musica, considerata come un mezzo e non come un fine”. E allora dai, ricominciamo. Ma facciamolo con buonsenso.

Un anno fa, soprattutto nel mese di agosto, abbiamo visto le nostre montagne prese d’assalto. Le lunghe code di fronte agli impianti di risalita sono ancora impresse nelle nostre menti. La risposta ai lunghi mesi metropolitani non può né deve essere un riversamento di massa verso i luoghi di montagna più vicini o più popolari.

Quindi scegliamo il turismo sostenibile e responsabile, supportiamo l’economia circolare e privilegiamo il connubio esperienziale. Magari scegliendo anche la musica.

Un concetto che la neonata rete dei festival ha sintetizzato cosi: “lo spettacolo - dicono - rappresenta il momento culminante di una giornata composta da molto altro”. Ovvero il cammino, la natura, il silenzio, lo stare insieme.

Oltre ai concerti ci sono i tanti piccoli festival di qualità dedicati alla letteratura, al cinema e alle culture della montagna (qualche tempo fa ne offrimmo una panoramica anche sulle pagine di Montagne360).

Ecco, si, l’augurio è che le Terre alte possano tornare da subito a essere fucina di eventi culturali. Magari puntando ancora di più sulla qualità. Perché la cultura ci aiuta a eliminare l’inessenziale, a liberarci dai “macigni del cuore”, perché cultura e montagna sono lo spazio ideale per praticare la leggerezza che ricrea.

 

("La leggerezza che ricrea", introduzione al numero di giugno 2021 della rivista Montagne360, dal titolo "Godiamoci la libertà", del Direttore di Montagne360, Luca Calzolari)

 

 

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