“Cronache di un Reporter. Dispacci dai teatri di guerra”

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“Cronache di un Reporter. Dispacci dai teatri di guerra”, di Roberto ColellaLunedì 9 maggio 2011, ore 17.00

Al “Cafè Letterario” del DLF Campobasso si terrà la presentazione del libro: “Cronache di un Reporter. Dispacci dai teatri di guerra”, di Roberto Colella.

Interverranno:

  • l’Autore
  • il Prof. Gianni Spallone

Condurrà: Maria Lucia del Monaco

Roberto Colella (1980), molisano, è giornalista, pubblicista, laureato in Scienze Politiche e delle Relazioni Internazionali alla Sapienza di Roma, Master in Geopolitica alla SIOI e Master in Criminologia ed Intelligence nel contrasto al Terrorismo. Collabora con Limes (Gruppo l’Espresso) occupandosi di Africa, con il Quotidiano Nazionale (Resto del Carlino, La Nazione, il Giorno) curando il blog “Guerra e Pace” ed è Direttore di Embedded Agency agenzia che si occupa di notizie dai teatri di guerra. Ha partecipato al corso indetto dallo Stato Maggiore della Difesa e dalla Federazione Nazionale Stampa Italiana come inviato in aree di crisi.

Come embedded ha seguito l’esercito italiano in diverse missioni all’estero tra cui Kosovo, Libano. Inoltre, ha seguito la guerra in Burundi e Ruanda; di recente è stato tra la Tunisia e la Libia. Ha realizzato reportage a Manduria (profughi), Chiaiano (NA) per l'emergenza rifiuti, e Casal di Principe (ville confiscate ai boss).

Tiene corsi di Giornalismo Internazionale per conto dell'Ente di Formazione Molise Business College. Cultore della materia in Storia Contemporanea presso la Facoltà di Scienze Politiche dell'Università del Molise.

Recensione di “CRONACHE DI UN REPORTER”

La magia di un libro consta nell'immergere chi legge descrivendo attraverso dettagli, sensazioni, odori e sapori, quei luoghi e quelle situazioni che con molta probabilità uno spaurito "spettatore cartaceo" non potrà mai vivere ma solo provare ad immaginare. Questo è il "leitmotiv" che è alla base dei 19 pezzi che compongono "Cronache di un reporter", la nuova pubblicazione del giovane molisano Roberto Colella che da anni coltiva la sua passione intramontabile di "embedded", rendendolo un esperto nel campo giornalistico del reportage di guerra.

Articoli scritti dal Burundi, Ruanda, Libano e Kosovo, teatri di guerra e genocidi. Una vera e propria missione la sua che ha come obiettivo non solo quello di raccontare quello spaccato di mondo assediato, rivestendo di "drammatica bellezza" quella che è la tragedia della guerra tra uomini offrendo un prezioso sguardo su quell'universo variegato a molti sconosciuto, e che sempre più i media di oggi sembrano cinicamente impegnati a celare.

Un mondo fatto anche e soprattutto di pensiero e culture umane che tanto a noi sembrano lontane dal nostro tranquillo "paesello" e che contribuisce a distogliere la nostra attenzione e responsabilità di sentirci cittadini del mondo. In queste pagine è possibile infatti scorgere attraverso una descrizione attenta di momenti storici, luoghi e conflitti distanti tra loro, anche qualche triste analogia a testimonianza dell'assurda incomprensione delle ragioni che possano portare persone che vivono delle stesse aspirazioni e desideri a cercare di annientarsi gli uni con gli altri.

Il nostro giovane inviato, ma anche esperto storico, Colella, dimostra in queste pagine di essere in possesso di quella qualità che fa di lui un vero reporter e cioè da un lato avere ben chiare le ragioni storiche che hanno portato alle varie contingenze in cui si è trovato immerso, ma dall'altro conoscere anche profondamente l'uomo, in tutti i suoi aspetti e non dimenticare mai che una possibile spiegazione può venire proprio operando un'approfondita conoscenza di sé.

Nei primi capitoli, infatti, lo scrittore racconta tra le righe quello che è il suo "dramma generazionale" di ragazzo trentenne che con entusiasmo si trova a raccontare la sue premature esperienze di inviato di guerra sentendosi un fortunato "cantastorie eletto" per aver avuto la possibilità di narrare eventi e fatti che difficilmente i suoi coetanei riusciranno a vivere e che con molta probabilità potranno unicamente vedere in tv, ma che allo stesso tempo l'hanno reso un escluso incompreso di fronte all'impossibilità culturale ed esperienziale di poter condividere quei fatti vissuti di un mondo nascosto ai più. Ed è proprio da questa interrogazione su se stesso come uomo tra gli uomini che nasce la necessità del racconto non come esorcismo ma come unica possibile riparazione, anche se parziale, alla violenza e al dolore sommersi.

Nei vari reportage, le notizie, la vita quotidiana, i rapporti personali, ma anche i sentimenti e le passioni forniscono un affresco esaustivo e affascinante dei luoghi visitati. Una raccolta di fotogrammi impressi nei sensi che ritraggono la regione dei Grandi Laghi in Africa, un nome che evoca paesaggi bellissimi e immense distese d'acqua, una visione mozzafiato dietro la quale però si celano realtà difficili, complesse, grandi speranze e grandi delusioni. Paesi questi segnati da profonde rivalità sfociate in sanguinose guerre e al contempo costrette dalla necessità a trovare soluzioni comuni che sono la chiave di volta per dare pace e stabilità a questa sterminata regione. Il Kosovo, con i Rom nelle periferie di Pec, nelle enclavi serbe e con i militari di Kfor. Il Libano accanto all'esercito italiano o con le milizie di Hezbollah tra violenze e lotte interne. Sullo sfondo una ricca e suggestiva galleria fotografica.

Lo scopo finale dell'autore, visto quasi come una lezione di vita e di storia, è quello di narrare ciò che nessuno racconta, quello di chi al fronte, "combatte" in nome dell'informazione e della memoria.

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