Essere un paese

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Cineclub Verona e Libreria Europa presentano: “Louis-Charles de Maleville, la battaglia di Medole (1859)”. Verona, mercoledì 19 giugno 2013, ore 18.30Verona, mercoledì 19 giugno 2013, ore 18.30. 

Louis-Charles de Maleville, la battaglia di Medole (1859). L'Italia che prova a nascere”, presso la Libreria Europa, Via Tezone, 6. Un appuntamento per riflettere sul senso di essere un paese, pesentato a Cineclub Verona e Libreria Europa.

Introduce l’argomento Ugo Brusaporco, con gli interventi di Salvatore Iervolino e Maurizio Grassi.

Ingresso libero, discussione obbligatoria.

Il generale Niel, pur non immaginando che il proprio ordine avrebbe segnato l'inizio di una delle più grandi e sanguinose battaglie della storia, capì subito l'importanza strategica dell'abitato di Medole e decise di conquistarlo senza indugi. La strana presenza di un intero reggimento austriaco, supportato da reparti di cavalleria e pezzi d'artiglieria, aveva fortemente allarmato l'esperto militare francese che, senza chiedere né attendere ordini superiori, comandò un immediato attacco in forze, lanciando un'intera divisione. Erano le ore 4 del 24 giugno 1859 e la "battaglia di Solferino e San Martino" aveva inizio, nella totale inconsapevolezza di Napoleone III, Vittorio Emanuele II, Francesco Giuseppe e dei loro stati maggiori che, nei rispettivi palazzi di Montichiari, Lonato e Volta Mantovana, ancora dormivano sonni tranquilli... Gli scontri più sanguinosi avvennero per la conquista delle posizioni nevralgiche della Quagliara e di Casa Nuova, dove trovarono la morte oltre un migliaio di soldati e decine di alti ufficiali, tra i quali il colonnello francese Louis-Charles de Maleville (Parigi, 16 giugno 1813 – Medole, 25 giugno 1859) ed il principe austriaco Karl Windisch-Graetz, nipote di Francesco Giuseppe. L'imperatore d'Austria, il 5 luglio 1859, inviò degli emissari per ottenere la restituzione del corpo del principe di Windisch-Graetz. Napoleone III dispose che le richieste dell'imperatore austriaco fossero soddisfatte e non si lasciò sfuggire l'occasione per velatamente lasciar intendere la propria disponibilità alle trattative che avrebbero portato all'armistizio di Villafranca.