Apologia di ombrellone

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"Apologia di ombrellone", di Stefano LiberaCronaca di un tour tra i beach bar di Sithonia

L’idea della Sithonia è stata un suggerimento di seconda mano, ci vuole un po’ di curiosità per verificare; internet è alla portata di tutti, ma risalire alla diretta testimonianza di chi ha già visto è stata solo una gran botta di fortuna. Biglietto aereo da Ciampino a Thessaloniki, una panda a noleggio, una camera a Neos Marmara prenotata senza anticipo e via sulla costa Macedone.

Mettere tutto in una valigia 55x40x20, peso massimo 10 kg (low cost? low profile!), non dimenticare fotocamera digitale, maschera e pinne, un telo mare in microfibra e poi non fate come me… Portate almeno un chilo di carta stampata! Perché? Perché avrete tutto il tempo che volete per leggere e non troverete mai nulla che sia scritto in una lingua diversa dal greco e dal russo. Questo almeno è stato il mio dramma: dopo un solo giorno ho letto per intero l’unico libro che mi ero portato dietro, mentre Pat, la mia compagna, con l’e-book che le avevo regalato, ha scaricato in dieci giorni una batteria che a casa dura un mese!

Sithonia è la costola centrale della penisola calcidica: attraversata da una sola strada che gli gira intorno, più o meno parallela alla costa, al centro presenta montagne, boschi, linee tagliafuoco e sentieri che forse non è bene osare di percorrere in auto. A ovest si trova Cassandra, più antropizzata e dalle colline più dolci e coltivate, a est il monte sacro, con il Monte Athos che svetta a più di 2000 metri e i monasteri che lo occupano, motivo del divieto di ingresso alle donne.
Da Nikiti a Neos Marmara è un susseguirsi di casette che la gente giura non ci fossero affatto solo dieci anni fa, poi sono arrivati i rubli e, se spesso i russi che trovi all’estero sono molto peggio dello splendido popolo che non ha nessun modo di uscire dai propri confini, le monete che traboccano dalle loro tasche non fanno schifo a nessuno.
Anche la strada dieci anni fa era una impervia via che cercava spazio tra gli alberi, gli speroni di granito e il mare a volte vicinissimo; oggi scorre veloce e concede a malapena il tempo di capire cosa c’è scritto nei cartelli delle taverne, dei bar e delle case in affitto per i turisti, che si susseguono frequenti, confondendo il viaggiatore che invece, una volta risolti i suoi problemi logistici, cerca solo un accesso ad una delle tante spiagge, tutte bellissime, tutte da godere.

Sono così tante che varrebbe la pena di visitarne ogni giorno una diversa, per il gusto di scoprirle, di capire cosa le accomuna e cosa le distingue. Ed è appunto ciò che abbiamo fatto! Quello che mi appresto a fare è l’elenco dei beach bar che abbiamo frequentato, perché, sì, la spiaggia libera c’è sempre al fianco di ogni stabilimento e c’è anche qualcuno che la preferisce, portandosi ombrellone e provviste da casa, ma il vero cuore pulsante di queste spiagge sono i beach bar, per la qualità del servizio offerto al turista e per il comfort che garantiscono già a partire dal parcheggio. Un fulgido esempio di gestione intelligente e sostenibile del patrimonio ereditato da madre natura, almeno fino a quando il “dio mercato” deciderà in base al rapporto tra domanda e offerta se questi luoghi diventeranno club privè per pochi ricchi o carnai di masse divoratrici di bellezza.

"Apologia di ombrellone", di Stefano LiberaGiorno 1: beach bar “le Mantri” a Ormos Panaghìas

Da Nikiti si supera il bivio per Neos Marmara e quello per Aghios Nikolaos. Al bivio per Ormos Panghias non si prende la strada per la marina, ma una stradina più a sinistra che dopo qualche curva porta alla spiaggia, lunghissima, si percorre il lungomare in direzione nord fino a quando la strada non può far altro che arrampicarsi su un promontorio mentre la spiaggia mantiene una sottile continuità anche oltre lo stesso rilievo. È in questo punto che la strada si allarga offrendo spazio per parcheggiare in maniera disordinata a pochi metri dal chiosco di Le Mantri.
Il personale lascerà che vi accomodiate in uno dei lettini (di telo su telaio di alluminio) liberi, posti sotto a ombrelloni di canne legate che producono un’ombra totale, ideale per le pelli bianche del turista che si espone per la prima volta al sole estivo. Quello che vi si chiede è di consumare almeno un frappé di caffè, ma il bar serve anche insalate, panini e frullati di frutta. L’atmosfera è molto tranquilla, sebbene alcune famiglie portino i loro bambini, noncuranti del mare che diventa profondo dopo pochi passi; a questa calma contribuisce una rilevante distanza tra un ombrellone e l’altro e la musica lounge che viene diffusa da un ottimo impianto, musica di notevole qualità per l’intera giornata.
La sabbia è di sassolini rosa che non fanno male e non si attaccano alla pelle, la stessa sabbia si trova anche in acqua, un’acqua limpidissima e calda. Non c’è traccia di motoscafi, gommoni, idrojet, surfisti e altre amenità che infestano le spiagge italiane, e neanche di venditori ambulanti, fatta eccezione per un venditore di frittelle allo zucchero buonissime!
Dietro al chiosco ci sono dei bagni chimici molto ben tenuti e una cabina per cambiare il costume, non ci sono docce, ma il mare qui è poco salato, e molto pulito.

"Apologia di ombrellone", di Stefano LiberaGiorno 2: beach bar “Talgo” a Vourvourou

Se si ignora il bivio per Ormos Panaghias, dirigendosi verso Vourvourou ci si imbatte nel Talgo grazie ad una mastodontica insegna che indica una stradina sterrata che brevemente conduce ad un parcheggio riservato ai clienti; pochi posti all’ombra di sparuti alberelli, già occupati dai primissimi avventori. Un cancello avvisa che la consumazione minima è di 5 euro a testa e che non si possono introdurre animali, un divieto che ho pensato fosse inutile visto che in dieci giorni non ho mai visto un animale in spiaggia che non fosse il simpatico cagnone dei gestori di le Mantri.
L’attenzione dei camerieri è maniacale, ma maschera alcune pecche: gli ombrelloni di ramoscelli intrecciati producono una finta ombra e sono ad una altezza tale che ci si ferisce facilmente la testa (quando non si perde un occhio) visto che i lettini sono così ravvicinati da non sapere dove mettere i piedi per spostarsi (quindi lo sguardo nello spostarsi è rivolto obbligatoriamente verso il basso). Ci sono docce comode e bagni in muratura ben tenuti, ma la sabbia è evidentemente riportata ed è molto polverosa e piena di ciottoli. I primi metri in acqua non sono molto belli, per raggiungere il fondale con la sabbia fine e chiara bisogna superare delle roccette passando su sacchi pieni di terra disposti sul fondale a protezione dei piedi.

"Apologia di ombrellone", di Stefano LiberaIl posto è frequentato da modaioli con la puzza sotto il naso, ma invadenti, che convivono inspiegabilmente con coatti pieni di tatuaggi con simboli minacciosi e nevrotici, chiassosi e riuniti in grandi gruppi. La colpa è anche della musica, per noi orribile, ci siamo arresi prima di pranzo quando abbiamo realizzato che le insalate proposte erano piuttosto misere… Ci siamo consolati con la taverna “La gorgona” a Vourvourou e la spiaggia libera ad est dello stesso paese.

Giorno 3: beach bar “Lagomar” a Lagomandra

Da Neos Marmara muovendosi verso nord è la prima spiaggia di un certo rilievo. Stessa gestione del complesso residenziale che si trova alle sue spalle, accoglie i clienti con un parcheggio capiente ma ancora povero di ombra. Si pagano 5 euro per due lettini ed un ombrellone di buona fattura e ben distanziato dagli altri.
Ci sono tutti i servizi, compreso un insistente venditore di merendine americane (donuts) e un venditore di mais bollito, ma per il pranzo bisogna alzarsi e andare nella vicina taverna dove si spende, però si mangia bene ed è ammessa la carta di credito. La musica è piuttosto banale, ma è a basso volume e non da fastidio.
La spiaggia di sassolini rosa e il mare perfetto, subito profondo, rendono il posto molto gradevole. Ha ottenuto la bandiera blu per il 2013.

"Apologia di ombrellone", di Stefano LiberaGiorno 4: beach bar “Mango” a Kalogriàs

Il “Mango” fa parte del complesso alberghiero che occupa la quasi totalità della spiaggia. Superati Lagomandra e la spiaggia di Spathies, si svolta per Kalogriàs; dopo pochi metri ci sono le indicazioni per un ampio e parzialmente ombreggiato parcheggio custodito riservato ai clienti.
I due lettini costano 4 euro, gli ombrelloni sono piuttosto fitti lungo la fila parallela alla costa, ma le file sono distanti tra loro e questo consente di inseguire l’ombra. La spiaggia ed il mare sono perfetti, i servizi igienici sono eccellenti, quello al tavolo anche, la musica lascia a desiderare la mattina ma si riscatta nel pomeriggio, gli avventori sono molto riservati e persino i venditori ambulanti, i primi a fare la loro comparsa, sono molto discreti. Unica pecca: nessuno ha osato ripulire dai rifiuti portati dalle mareggiate il piccolo stagno che sta dietro alla duna. Dove tutto è lucido come uno specchio anche il più piccolo oggetto estraneo si nota.

Giorno 5: beach bar “Axni Kanela” a Toroni

"Apologia di ombrellone", di Stefano Libera19 km a sud di Neos Marmara ci sono l’abitato e la spiaggia di Toroni, che terminano in un promontorio dove sono presenti i resti di una fortezza bizantina. Proprio verso la fine della spiaggia, dove campeggia la bandiera blu del 2013, numerosi stabilimenti sono adiacenti tra loro, ognuno dei quali è relativo all’esercizio commerciale che si affaccia al lungomare. Abbiamo scelto Axni Kanela per i lettini in legno molto originali e funzionali nella loro semplicità, completi di un comodissimo materassino in gommapiuma ricoperto di robusta tela. Avremmo potuto scegliere anche Anastasia, il bar dell’omonima taverna carne e pesce adiacente, corredato di tavolini e sedie in legno dipinte di bianco e blu, ma vi abbiamo rinunciato, dal momento che il mio giro vita già risentiva troppo della facilità con cui si mangia da queste parti.
Acquisiamo il nostro diritto ad accomodarci consumando i due soliti caffè frappé. Gli ombrelloni di canne, nuovissimi, sono molto ravvicinati per motivi di spazio disponibile. La sabbia è fatta di sassolini e qualche ciottolo, non sempre priva di rifiuti, sfuggiti ad una pulizia distratta. Il mare è subito profondo ed è ormai una prassi che sia caldo, trasparente e pulito. Non ci sono le docce, attraversando la strada c’è il WC del bar. Niente musica, ma un enorme schermo lascia immaginare che il bar durante la sera possa trasmettere partite di calcio; in compenso c’è il wi-fi, molto apprezzato! Da mangiare non c’è molta scelta, però focacce al prosciutto e formaggio, macedonie di frutta e spremute sono a buon mercato.

"Apologia di ombrellone", di Stefano LiberaGiorno 6: Hotel “Makednos” a Koviou

Provenendo da Neos Marmara, subito dopo Kalogriàs, la spiaggia di Koviou si può raggiungere da un parcheggio lungo la strada, oppure un po’ prima, passando per l’Hotel Makednos. I gestori vi lasceranno parcheggiare nel recinto, attraversare la lussuosa piscina e camminare per pochi metri nel verde, battuto a tappeto da rondini fameliche, fino ad un piccolo chiosco e alcune file di ombrelloni molto ravvicinati. Due lettini costano 4 euro. La sabbia è mista a sassi, in acqua ci sono prima ciottoli, poi sabbia finissima molto chiara, qualche riccio solo dove già non si tocca più, grandi occhiate che nuotano ovunque.
Oltre al servizio bar c’è una cabina per il cambio e musica a basso volume, per il WC ed il ristorante occorre risalire all’hotel, si può pranzare nella veranda in compagnia di simpatici camerieri e di nidiacei di rondine che aspettano il ritorno dei genitori per riempire il becco. Carte di credito accettate. Molto tranquillo.

Giorno 7: beach bar “Cavo” a Kalamitsi

"Apologia di ombrellone", di Stefano Libera

Superata Toroni bisogna scavalcare una cresta collinare per vedere in lontananza la spiaggia di Kalamitsi che si affaccia verso est. L’abitato è subito caotico per le auto parcheggiate alla rinfusa, c’è un esercizio commerciale dietro l’altro e ai primi piani numerosi studios for rent.
Gli stabilimenti dei ristoranti Angelino e Zorba hanno tavolini in posizioni accoglienti, ma per gli ombrelloni e quant’altro ci dirigiamo al CAVO. Un ombreggiante di tipo militare ricopre un’area molto vasta pavimentata in legno disseminata di sofà e tavolinetti. Paghiamo 6 euro per due caffè frappé e il diritto ai lettini sotto ombrelloni molto vicini tra loro, ma comodi. La musica è ottima chill out goduta sulla spiaggia di sassolini bianchi e rosa. Il mare subito profondo è meraviglioso finché una mareggiata lo rende torbido e un po’ sporco. Superba la cornice di scogliere intorno e sull’isolotto di fronte la bandiera greca si agita al vento; peccato per i troppi motoscafi ancorati sul lato sinistro della spiaggia. Il servizio è eccellente: ad ogni consumazione pane, acqua e giaccio sono inclusi nel prezzo, la dimensione delle insalate è per gente con appetito! Il WC è oltre la strada. Il locale può occasionalmente ospitare gruppi musicali per la sera.

Giorno 8: beach bar “Isla” a Kalogriàs

"Apologia di ombrellone", di Stefano LiberaIn parte si segue la stessa strada del Makednos, imboccando però la sterrata a sinistra che lascia Koviou e riscende per Kalogria, una piccola valle che termina a fianco del Mango, separato solo da alcune roccette. Un parcheggio polveroso richiede l’intervento del personale che bagna sistematicamente il terreno assolato. I soliti 4 euro per il lettini si aggiungono al prezzo della prima consumazione, un po’ più cara del solito. Con la spiaggia ancora vuota la musica chill out è già a volume sostenuto, gli ombrelloni sono nuovi e ben spaziati, la spiaggia è fatta di sassolini bianchi, l’acqua è fantastica, ideale per lo snorkeling a causa di alcune rocce che albergano diversi saraghi e occhiate. Dietro la spiaggia ci sono la doccia, la cabina per il cambio e i WC chimici, protetti dal sole da una copertura di canne.

Giorno 9: beach bar “Ethnik” a Tristinìka

"Apologia di ombrellone", di Stefano LiberaPoco prima di arrivare a Toroni, una strada molto stretta si dirige verso una serie di piccole spiagge, ma le indicazioni per Ethnik conducono all’estremità della spiaggia di Tristinika opposta al camping IZA. In tarda mattinata ci sono ancora poche auto parcheggiate dietro alla spiaggia, ma la spiaggia è già piena di tende di chi, non si capisce a che titolo, ha pernottato vicino al mare. Il bar è un complesso di costruzioni su un piccolo promontorio tra la spiaggia e la scogliera, molto colorato e con musica veramente alternativa a tutto volume. Ci si prende uno dei pochi ombrelloni (ben spaziati) degni di questo nome tra i molti di tela forata che danno una finta ombra: alle 11 di mattina si ha ancora il privilegio di poter scegliere, trascorse due ore ci si accoltella per dei lettini che sono alla fine della loro carriera. Solita spiaggia di sassolini e acqua limpida e calda, subito profonda, attenzione ai numerosi ricci aggrappati alle rocce scure che scendono in mare da sotto il bar. Due camerieri corrono tra gli ombrelloni sotto l’occhio vigile del gestore e servono perlopiù birre ai giovani avventori (visto il prezzo dei cocktail) e frutta e yogurt ai più salutisti. Per i piatti alla brace invece ci si deve alzare, pagare al banco un prezzo popolare e recarsi alla griglia per farsi consegnare il piatto preparato. Il WC è molto naif, dietro il bar.
La bassa età media dei clienti non incide minimamente sulla tranquillità del luogo, i pochi anziani e le poche famiglie con bambini non si sentono a disagio. Curiosità: era in programma prima di ferragosto un “rave” di tre giorni di musica no stop con numerosi dj.
Unica pecca: nel tardo pomeriggio hanno ancorato a distanza ravvicinata due grossi motoscafi e a tutti è sembrata una cosa normale…

Tutti i giorni: Neos Marmara

"Apologia di ombrellone", di Stefano LiberaPat ed io abbiamo pagato un prezzo accettabile per una modesta camera a “Panorama house”, una delle case spuntate come funghi lungo la strada principale a 2 chilometri dal paese. Il vantaggio rispetto al centro si concretizza in una maggiore pace e una minore temperatura, ma la città offre indubbiamente tutto quello che non può offrire la periferia, quindi l’automobile è indispensabile anche la sera. Abbiamo frequentato a rotazione tre taverne in cui ci siamo trovati subito bene, via dalla pazza folla, ma piene di clienti abituali. “Dimitri” vicino alla strada principale è una terrazza sempre battuta da un piacevole vento fresco, cucina di qualità e servizio sorprendente. “Paradisos” lungo la spiaggia ha una posizione incantevole e un buon rapporto qualità prezzo. “Petros” a sud della chiesa del paese, si affaccia sopra il mare all’ombra di un pino e offre la migliore mussaka mai assaggiata, in una atmosfera molto intima.

Conclusioni: questi luoghi, ancora lontani dal tipo di turismo che ha invaso le isole della Grecia, rendono accessibile un ambiente molto naturale, comfort e buon cibo, concedendo la possibilità di vivere una vacanza in pieno relax.

I pochissimi italiani incontrati hanno confessato di aver visto nel corso degli anni questi luoghi trasformarsi, ma nonostante ciò restare la migliore meta possibile per una vacanza gratificante ed economica. L’arrivo di nuovi turisti dall’Europa dell’est compensa il calo del turismo locale, dovuto ad una crisi economica che ci intristisce e ci spaventa, e a cui non possiamo considerarci estranei.

I greci ce lo ripetono sempre per simpatia o forse per astuzia o forse perché è vero che è facile riconoscere in loro una parte di noi stessi: stessa faccia, stessa razza… Stesso destino?

La domenica mattina ci mettiamo in macchina verso l’aeroporto, si sta avvicinando ferragosto, fa un caldo pazzesco, il traffico scorre veloce nel nostro senso di marcia, dall’altra parte una fila interminabile di vetture procede a passo d’uomo: sono gli abitanti di Thessaloniki che non rinunciano per niente al mondo al loro giorno di mare. Possono per un giorno dimenticare che i negozi lungo le vie del centro chiudono uno dopo l’altro e si ubriacano di sole e di traffico come accade sempre da noi, sulle consolari romane, per conquistare un metro quadro di sabbia che non merita tanta pena. Stiamo tornando a casa… Ma siamo già a casa!