Appunti di viaggio

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Un lungo viaggio costituisce la metafora per eccellenza del nostro vivere, a volte pacifico e sereno ma spesso convulso e frenetico, un po’ come lo sono tutti i viaggi che si rispettino. Dà un certo effetto rammentare l’epopea oserei dire antica dei viaggi in treno, vissuti dalla variegata umanità del XX secolo a bordo di carrozze di prima, seconda o terza classe condotte dall’oramai vetusto locomotore a vapore;

constatare inoltre che l’allegoria di questo tipo di viaggio sia tuttora valida quale iperbole di odierne allegorie, induce a stati d’animo d’ammirato stupore.

Fatta questa lieve (spero) ouverture, vengo al dunque asserendo che i viaggiatori letterali presenti in ogni stazione ferroviaria degna di questo nome, danno adito a comportamenti i cui dettami interpretano il viaggio stesso della nostra vita.

Onde fugare la scarsa comprensione della suddetta affermazione, di primo acchito emblematica, basti visitare da persone qualunque una qualsiasi stazione e osservare i comportamenti dei viaggiatori in attesa di salire in carrozza.

C’è anzitutto una prima categoria di viaggiatore-tipo, presente in sala d’aspetto ben prima l’orario previsto di partenza e pronto per salire a bordo non appena il treno verrà posizionato sul binario d’imbarco. Come non bastasse, egli s’è preparato anche ad affrontare gli eventuali ma forse inevitabili contrattempi frapposti fra sé e l’arrivo (informandosi ad esempio circa la coincidenza per il successivo prosieguo del viaggio).

Esiste poi una seconda tipologia di viaggiatore, costituita da chi si premura d’arrivare in stazione giusto in tempo per la partenza, senza badare troppo a formalismi verso amici o parenti recatisi a salutarlo ma determinato ad affrontare quella circostanza esclusivamente in modo pragmatico (ovvero in base a ciò che rimane scremato dall’imponderabile, quale ad esempio un forte ritardo che vanifichi la finalità stessa del viaggio).

Infine è presente la categoria (per fortuna sparuta) del viaggiatore che, incauto per antonomasia, non s’è neppur degnato di prenotare il viaggio confidando di farlo direttamente in stazione; purtroppo per lui ha fatto male i conti ed ora, appena giunto trafelato alla biglietteria, si sente rispondere che i biglietti per quel particolare itinerario sono terminati. Costui - recatosi comunque al punto d’imbarco - cerca inutilmente aiuto negli atteggiamenti indulgenti del controllore, il quale però non potrà farlo salire a bordo perché lungo il tragitto non sono ammessi viaggiatori in piedi.

Nel frattempo il capostazione s’è già attestato sul marciapiede con la paletta verde sollevata: tutto è pronto, ora il capotreno sollecita l’ultimo viaggiatore ancora sul predellino a chiudere la porta, quindi esclama “Signori, si parte!”.

Dopo che il verde sventolio ed il fischiar acuto enfatizzano la sobrietà ma al tempo stesso solennità della partenza, nella sempre più scura ed ovattata serata il locomotore inizia a sbuffare dalla smania d’ingoiar binari, mentre i viaggiatori sistemano i bagagli:essi paiono persi nei meandri dei propri pensieri e concentrati esclusivamente sulle fermate che li separano dall’arrivo.

Intanto, dopo aver lasciato dietro di sé la pensilina di stazione e relativo marciapiede, ora il treno sta già sferragliando lungo la strada metallica; di qui a poco, diverrà solo un puntolino luminoso nel cuore della notte.

 

Appunti di viaggio, Vito Santamato

 

Vito Santamato

RFI SpA, Bari

 

 

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