“L’amico del popolo”, 15 settembre 2017

L'amico del popolo
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L’amico del popolo”, spazio politico di idee libere, di arte e di spettacolo. Una nuova rubrica ospiterà il giornale quotidiano dell’amico veronese Ugo Brusaporco, destinato a coloro che hanno a cuore la cultura. Un po’ per celia e un po’ per non morir...

Un film al giorno

ZAVET (Promettilo! Serbia, 2007) scritto e diretto da Emir Kusturica. Fotografia: Milorad Glusica. Montaggio: Svetolik Zajc. Musica: Stribor Kusturica. Con: Uros Milovanovic (Tsane), Marija Petronijevic (Jasna), Ljiljana Blagojevic (insegnante), Aleksandar Bercek (nonno), Kosanka Djekic (madre di Jasna), Miki Manojlovic (Capo), Stribor Kusturica (Topuz), Vladan Milojevic (Runjo).

Živojin Marković è un uomo anziano che vive in uno sperduto villaggio montano con suo nipote Tsane. Ossessionato dal giorno della propria morte, che sente avvicinarsi, chiede a suo nipote di andare nella cittadina di Užice, vendere la mucca e con i soldi comprare un'icona religiosa, un regalo e trovare moglie. Arrivato in città Tsane cerca il "calzolaio", un uomo molto legato al nonno, ma dopo che una banda di malviventi gli ruba la mucca scopre che il vecchio che stava cercando è morto. Al suo posto però trova i suoi bizzarri nipoti con cui fa subito amicizia. Esperti in demolizioni, i due - inizialmente in affari con i criminali che hanno rapito la mucca di Tsane - decidono di aiutarlo a recuperare l'animale. Nel frattempo Tsane si innamora della giovane studentessa Jasna, che decide subito di voler sposare, ma scopre che gli stessi aguzzini che obbligano la madre della ragazza a prostituirsi vogliono che anche la povera Jasna intraprenda lo stesso lavoro. Tsane si trova quindi a dover affrontare una volta per tutte la banda di brutti ceffi guidata dal temibile, quanto assurdo, Bajo e riprendersi la sua ragazza per poi far ritorno al proprio villaggio.

“Serbia. Il giovane Tsane vive con il nonno e la loro mucca, Cvetka, in un villaggio semiabbandonato sulle colline. Fatta eccezione per la maestra (che ha come solo allievo Tsane) sono gli unici abitanti. Un giorno però la scuola viene chiusa e, per di più, il nonno sente approssimarsi la morte. Chiede allora al nipote di raggiungere la vicina città in cui si tiene il mercato. Dovrà vendere la mucca e poi mantenere tre promesse: comprare un'icona di un santo, acquistare qualcosa che gli piaccia e trovare una ragazza che accetti di diventare sua moglie. Grazie alla collaborazione dei figli di un amico del nonno Tsane riesce a mantenere le prime due promesse. Per la terza le cose si fanno un po' più complicate.
Nella recensione di La vita è un miracolo avevamo scritto che finalmente Kusturica aveva trovato un elemento di cui il suo cinema sembrava essere privo: la speranza. Deve averne fatto un'overdose tale che ora il suo cinema si è trasformato in un circo totale. Un circo il cui direttore è talmente affascinato dai numeri (di qualità e non) che mette in scena per oltre due ore da perdere di vista quella capacità di scavo nell'animo del proprio popolo di cui Kusturica era Maestro riconosciuto.
Dopo un inizio da Ispettore Gadget di campagna si lancia in un fuoco di artificio di gag a volte ripetitive in cui non mancano lampi di bellezza e di genialità visiva (uno per tutti: il bagno di Tsane nella vasca colma di mele) ma che finiscono con il trasformare il suo film in una sorta di brillante quanto sterile Hellzapoppin serbo. Di cui, francamente, non si sentiva il bisogno”.

(Giancarlo Zappoli, in MyMovies.it)

“Inni nostalgici e tettone, Trabant di latta e bevute, ballate tzigane e caciara balcanica. Baci e abbracci, unti e alcolici. E' il repertorio quasi fisso, fino allo stereotipo, che ha reso famoso Emir Kusturica. Tutti si menano e si sparano ma nessuno si fa mai male, come nei cartoni animati. In giro è pieno di corrotti, gangster, ladri e puttanieri ma nessuno è cattivo, è tutta brava gente. L'artista non è tenuto a fare politica ma il nostro regista, nato jugoslavo, poi bosniaco e poi serbo, alterna e mischia a suo piacimento”.

(Paolo D'Agostini, La Repubblica)

“Che fine ha fatto Emir Kusturica? È diventato un artista di regime. Se qualcuno ne dubita dia un'occhiata a Promettilo!, commedia finto-indiavolata che cela un vero patto col diavolo. Cosa sono infatti ormai i suoi chiassosi Balcani se non una pezza colorata con cui Kusturica diverte le platee internazionali lanciando messaggi cifrati a casa sua? Già chiaro in La vita è un miracolo, il fenomeno diventa vistoso in questo film che guarda alla criminalità post-bellica con gli occhi innocenti di un ragazzino di campagna spedito dal nonno in città per vendere la vacca, trovare un'icona e sposarsi (sono le tre promesse fatte prima di partire)”.

(Fabio Ferzetti, Il Messaggero)

“(...) Dal delicato amarcord di Ti ricordi Dolly Bell? (1981) alla drammaticità poetica de Il tempo dei gitani (1989), al capolavoro grottesco Underground (1995) fino al caleidoscopico Gatto nero gatto bianco (1998) - per citare i lavori che preferiamo - il regista di Sarajevo ci ha abituati all’intrattenimento più immaginifico e spiazzante, marchiato da un’ironia amara e soprattutto da una capacità riflessiva profonda. Va da sé, che con queste premesse è legittimo esigere tanto dai film di Kusturica; così è anche per Promettilo! (film realizzato nel 2007 ma che arriva solo adesso nelle sale italiane), commedia scanzonata che racconta la storia del giovanissimo Tsane a cui viene chiesto dall’ingegnoso nonno Zivojin convinto di essere in procinto di passare a miglior vita di lasciare la sperduta collina (ex) jugoslava alla volta della città e onorare tre promesse: vendere la loro preziosa mucca Cvetka al mercato, comprare (con i soldi ricavati) un’icona religiosa, e trovare una moglie da presentare all’anziano parente prima che le sue condizioni di salute si aggravino. Ma se i primi due impegni sono decisamente fattibili, accasarsi scegliendo una persona con il cuore non è cosa semplice (a tutte le età), e quindi per Tsane si preannuncia un fiasco amoroso, finché un giorno si imbatte in una coetanea dal volto angelico di nome Jasna. Ad aumentare il coefficiente di difficoltà dell’impresa matrimoniale ci pensa l’intreccio che coinvolge la madre della ragazza con il bizzarro boss locale Bajo (interpretato dall’ottimo Miki Manojlovic, alla quarta collaborazione kusturicana) che si divide tra racket, prostituzione e un fantomatico progetto di costruzione delle nuove World Trade Centers in territorio balcanico; ma Tsane non è solo poiché può contare su una coppia di fratelli - Topuz e Runjo - altrettanto strampalata e temibile che lo aiuteranno a difendersi e a rincorrere il suo sogno-giuramento.
Una storia piuttosto banale, qualche ridondanza un po' stucchevole e una smarrita (o semplicemente non ricercata?) abilità di osservazione più intensa sono i difetti che potrebbero a ragione individuare comodamente i detrattori di Promettilo!. Tuttavia, il film nella sua rappresentazione più comica è ben riuscito e regala momenti di schietta ilarità grazie ad un cast che gira all’unisono, all’ironia pungente dei dialoghi, e al consueto ritratto beffardo sugli usi e costumi locali.
Inoltre, il talento del regista emerge prepotente regalando scene suggestive (il bagno nella vasca-piscina traboccante di mele), spassose (la serata al night), stravaganti (la sveglia-catapulta o l’"altalena" al campanile tra Zivojin e la maestra Bosa) e talvolta surreali (l’uomo "sparato" dal cannone da circo in orbita per tutta la durata della pellicola).
In definitiva, non è certo il miglior lavoro del cineasta di Sarajevo ma c’è quanto basta per apprezzarne l’effetto e verve a sufficienza per consigliare a chi non lo conoscesse di entrare nell’universo-Kusturica da questa porta.
Musiche originali riuscitissime di Stribor Kusturica - figlio del regista, che interpreta anche l’esilarante Topuz - e scenografie benfatte di Radovan Markovic”.

(Nicola di Francesco, filmup.leonardo.it)

 

Una poesia al giorno

Il momento supremo dell’amore, di Gunnar Ekelöf, poeta e scrittore svedese (Stoccolma, 15 settembre 1907 - Sigtuna, 16 marzo 1968. In: Il canto delle sirene. Guardarsi negli occhi)

Il momento supremo dell’amore
L’ora della verità
È quanto più lontano
Da tutti gli orpelli dell’amore
Lontano dal primo incontro
Lontano dal sesso
Lontano dalle carezze rassicuranti
Al capezzale del malato
La mano che accarezza un’altra mano lentamente
O accarezza una guancia
Il momento supremo, l’ora della verità
Il momento supremo
È quando l’occhio deflagra e si fonde
Con l’occhio che guarda
E l’occhio che guarda riceve il suo sguardo.

 

Un fatto al giorno

15 settembre 1616: a Frascati iniziò la sua attività la prima scuola pubblica, libera e non aristocratica, sul modello di quella fondata in Trastevere nel 1597, per iniziativa di San Giuseppe Calasanzio su invito del papa Paolo V.

“Nato nel 1557 a Peralta de la Sal, in Spagna, Giuseppe diventa sacerdote a ventisei anni. Ricopre importanti mansioni in diverse diocesi spagnole. A Roma, colpito dalla miseria in cui vivevano i ragazzi abbandonati, fonda un nuovo ordine religioso con l'obiettivo di dare un'istruzione ai più poveri e combattere così l'analfabetismo, l'ignoranza e la criminalità. Nascono le «Scuole Pie» e i suoi religiosi vengono chiamati «scolopi». Scrive il santo: «È missione nobilissima e fonte di grandi meriti quella di dedicarsi all'educazione dei fanciulli, specialmente poveri, per aiutarli a conseguire la vita eterna. Chi si fa loro maestro e, attraverso la formazione intellettuale, s'impegna a educarli, soprattutto nella fede e nella pietà, compie in qualche modo verso i fanciulli l'ufficio stesso del loro angelo custode, ed è altamente benemerito del loro sviluppo umano e cristiano». Giuseppe muore il 25 agosto del 1648; è canonizzato nel 1767 e nel 1948 è dichiarato da papa Pio XII «patrono Universale di tutte le scuole popolari cristiane del mondo». Oggi l'ordine degli Scolopi è presente in 4 continenti e 32 paesi”.

(Avvenire)

“A Peralta del Sal, in Aragona, si pensa che José de Calasanz sarà presto “canonigo”. O chissà, vescovo. E’ prete dal 1583, dopo ottimi studi, con l’aiuto dei facoltosi genitori, ed è assai stimato dai vescovi, che gli danno incarichi d’importanza: tra essi, nel 1592, quello di andare a Roma per certe pratiche con la Santa Sede. Ma è un viaggio di sola andata. Giuseppe Calasanzio (come lo chiamano a Roma) durante l’iter delle pratiche fa catechesi e assistenza nei rioni popolari, scoprendo un universo giovanile di miseria e di ignoranza, con la criminalità conseguente. Il Concilio di Trento ha fatto nascere molte scuole festive di catechismo, a cura di parrocchie e confraternite; si fa già molto, rispetto a prima. Ma in lui matura un progetto completamente nuovo: salvare i giovani realizzandoli, con l’insegnamento della fede e della morale insieme a quello delle scienze umane, in scuole quotidiane e gratuite, con programmi graduati, classi successive, esami. Non è un progetto da lui studiato: ne realizza il modello novità dopo novità, mentre insegna nella scuola fondata dal parroco di Santa Dorotea in Trastevere, e trasformata via via da lui nella prima vera scuola popolare d’Europa (1597).
Si trova fondatore quasi senza averlo voluto, con scolari che si affollano e per i quali trova nuove sedi. Per risolvere il problema capitale degli insegnanti, con l’approvazione di papa Paolo V, fonda nel 1617 la “Congregazione Paolina dei Poveri della Madre di Dio delle Scuole Pie”, formata da sacerdoti ed educatori, votati alla formazione cristiana e civile dei giovani mediante la scuola. Sono i Padri Scolopi, che nel XX secolo saranno diffusi in oltre 20 Paesi di 4 continenti”.

(Famiglia Cristiana)

 

Una frase al giorno

“Più si considera, più si studia un'azione storica suscettibile d'essere resa drammaticamente, e più si scoprono legami tra le sue diverse parti, più si coglie nel suo insieme una ragione semplice e profonda”.

(Alessandro Francesco Tommaso Manzoni, 1785-1873, scrittore e poeta italiano)

 

Un brano al giorno

Bruno Walter dirige la Filarmonica di Vienna dalla tastiera nel concerto per pianoforte n. 20 in Re minore, K 466, di Wolfgang Amadeus Mozart, registrato nel 1937.

Il Concerto per pianoforte n. 20 in Re minore, K 466, fu scritto da Wolfgang Amadeus Mozart nel 1785. La prima esecuzione si è tenuta presso il Mehlgrube Casino di Vienna l'11 febbraio 1785, con il compositore come solista.

 

Ugo Brusaporco
Ugo Brusaporco

Laureato all’Università di Bologna, Facoltà di Lettere e Filosofia, corso di laurea Dams. E’ stato aiuto regista per documentari storici e autore di alcuni video e film. E’ direttore artistico dello storico Cine Club Verona. Collabora con i quotidiani L’Arena, Il Giornale di Vicenza, Brescia Oggi, e lo svizzero La Regione Ticino. Scrive di cinema sul settimanale La Turia di Valencia (Spagna), e su Quaderni di Cinema Sud e Cinema Società. Responsabile e ideatore di alcuni Festival sul cinema. Nel 1991 fonda e dirige il Garda Film Festival, nel 1994 Le Arti al Cinema, nel 1995 il San Giò Video Festival. Ha tenuto lezioni sul cinema sperimentale alle Università di Verona e di Padova. È stato in Giuria al Festival di Locarno, in Svizzera, e di Lleida, in Spagna. Ha fondato un premio Internazionale, il Boccalino, al Festival di Locarno, uno, il Bisato d’Oro, alla Mostra di Venezia, e il prestigioso Giuseppe Becce Award al Festival di Berlino.

INFORMAZIONI

Ugo Brusaporco

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web www.brusaporco.org