“L’amico del popolo”, 18 settembre 2017

L'amico del popolo
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L’amico del popolo”, spazio politico di idee libere, di arte e di spettacolo. Una nuova rubrica ospiterà il giornale quotidiano dell’amico veronese Ugo Brusaporco, destinato a coloro che hanno a cuore la cultura. Un po’ per celia e un po’ per non morir...

Un film al giorno

MONSIEUR RIPOIS (Le amanti di Monsieur Ripois, Gran Bretagna, 1953), regia di René Clément. Sceneggiatura da un racconto di Louis Hémon, Hugh Mills, Raymond Queneau, René Clément. Fotografia: Oswald Morris. Montaggio: Françoise Javet. Musica: Roman Vlad. Con: Germaine Montero, Gérard Philipe, Joan Greenwood, Margaret Johnston, Natasha Parry, Valerie Hobson.

André Ripois, un francese che vive a Londra, è un vero dongiovanni. Sua moglie Catherine, stanca dei continui tradimenti, lo lascia per recarsi a Edimburgo, dove vuole ottenere il divorzio. Lui, infatuato di Patricia, un'amica della moglie, cerca in ogni modo di sedurre la ragazza, giungendo a punti estremi. Fingendo di volersi suicidare, si butta dalla finestra ma cade malamente e resta paralizzato. La moglie, credendo al pari di Patricia che André abbia voluto suicidarsi a causa del divorzio, decide di ritornare da lui: André diventa, suo malgrado, prigioniero a vita della moglie.

“Ripois (Gérard Philipe), francese emigrato a Londra, seduce una giovinetta (Joan Greenwood), vive a spese di una prostituta (Germaine Montero), sposa un’ereditiera (Valerie Hobson), la lascia per una giovane elegante (Natasha Parry), finge di suicidarsi, quasi ci riesce, e finisce col diventare un malato cronico, sotto il dominio della legittima sposa. Una delle opere migliori di René Clément e delle più perfette interpretazioni di Gérard Philipe, nella parte d’un miserabile dongiovanni “malato di cuore”.

(Georges Sadoul)

A proposito di Gérard Philipe: “Attore cinematografico e teatrale francese, nato a Cannes il 4 dicembre 1922 e morto a Parigi il 25 novembre 1959. Vero idolo del pubblico francese nel periodo immediatamente successivo alla fine della seconda guerra mondiale e per tutti gli anni Cinquanta, venne definitivamente consacrato dalla morte prematura a simbolo della giovinezza intesa come stagione romantica ed esuberante, ricca di sogni e di ansia febbrile, ma anche venata di sofferenza e di malinconia, grazie al suo fascino disarmante, alla voce dalla sorprendente musicalità, alla simpatia scanzonata, nonché a certi tratti di tormentata fragilità e alla forza sobria e misurata della sua recitazione. Doti che gli consentirono di impersonare, al cinema come in teatro, anche ruoli più sottilmente ambigui, avvolti da inquietudine e da ombre, e furono sempre accompagnate da una profonda maturità professionale e umana che lo vide impegnato socialmente, come dimostrato in primo luogo dal suo coinvolgimento nel Théâtre national populaire di Jean Vilar...”

 

Una poesia al giorno

Questo Amore, di Jacques Prévert (Neuilly-sur-Seine, 4 febbraio 1900-Omonville-la-Petite, 11 aprile 1977)

Questo amore
Così violento
Così fragile
Così tenero
Così disperato
Questo amore
Bello come il giorno
Cattivo come il tempo
Quando il tempo e cattivo
Questo amore così vero
Questo amore così bello
Così felice
Così gioioso
Così irrisorio
Tremante di paura come un bambino quando e buio
Così sicuro dì sé
Come un uomo tranquillo nel cuore della notte
Questo amore che faceva paura
Agli altri
E li faceva parlare e impallidire
Questo amore tenuto d’occhio
Perché noi lo tenevamo d’occhio
Braccato ferito calpestato fatto fuori negato cancellato
Perché noi l’abbiamo braccato ferito calpestato fatto fuori negato cancellato
Questo amore tutt’intero
Così vivo ancora
E baciato dal sole
E’ il tuo amore
E’ il mio amore
E’ quel che è stato
Questa cosa sempre nuova
Che non e mai cambiata
Vera come una pianta
Tremante come un uccello
Calda viva come l’estate
Sia tu che io possiamo
Andare e tornare possiamo
Dimenticare
E poi riaddormentarci
Svegliarci soffrire invecchiare
Addormentarci ancora
Sognarci della morte
Ringiovanire
E svegli sorridere ridere
Il nostro amore non si muove
Testardo come un mulo
Vivo come il desiderio
Crudele come la memoria
Stupido come i rimpianti
Tenero come il ricordo
Freddo come il marmo
Bello come il giorno
Fragile come un bambino
Ci guarda sorridendo
Ci parla senza dire
E io l’ascolto tremando
E grido
Grido per te
Grido per me
Ti supplico
Per te per me per tutti quelli che si amano
E che si sono amati
Oh sì gli grido
Per te per me per tutti gli altri
Che non conosco
Resta dove sei
Non andartene via
Resta dov’eri un tempo
Resta dove sei
Non muoverti
Non te ne andare
Noi che siamo amati noi t’abbiamo
Dimenticato
Tu non dimenticarci
Non avevamo che te sulla terra
Non lasciarci morire assiderati
Lontano sempre più lontano
Dove tu vuoi
Dacci un segno di vita
Più tardi, più tardi, di notte
Nella foresta del ricordo
Sorgi improvviso
Tendici la mano
Portaci in salvo.

 

Un fatto al giorno

18 settembre 1873: la banca statunitense Jay Cooke & Company dichiara fallimento, innescando una serie di fallimenti bancari.

“La grande depressione di fine Ottocento fu una crisi economica - la prima a essere chiamata tale per vastità di portata ed estensione temporale in cui dispiegò i suoi effetti - che ebbe inizio nel 1873 dopo oltre trent'anni di incessante crescita economica determinata dalla seconda rivoluzione industriale e si protrasse sino alla fine del XIX secolo.
Il mondo sviluppato conobbe una crisi agraria, cui si aggiunse una parallela crisi industriale, con forti riduzioni della domanda, profitti marginali calanti e scarsa circolazione monetaria (che non riguardò tutti i Paesi), anche se il prodotto interno lordo (PIL) complessivo si mantenne in crescita costante, senza avere cioè caratteri puramente recessivi. Una forte e perdurante deflazione, a livelli strutturali, durante l'intero ventennio innescò massicci licenziamenti e riduzioni salariali, repressioni ai danni dei sindacati e vasti movimenti migratori dalle campagne alle città e dalle aree meno sviluppate a quelle economicamente più forti del mondo. La crisi ebbe avvio in Europa con una forte ondata di vendite sulla piazza borsistica di Vienna l'8 maggio 1873, per il timore generalizzato della perdita dei risparmi da parte degli investitori. Negli Stati Uniti d'America, invece, il 18 settembre successivo, la crisi ebbe inizio con il fallimento (a causa di ingenti prestiti, divenuti irrecuperabili, investiti nel settore ferroviario, in particolare nella Northern Pacific Railway) della grande banca newyorkese Jay Cooke & Company, uno dei maggiori istituti statunitensi; questo diede il via ad un'ondata di panico (panico del 1873) che si diffuse nell'economia statunitense e poi in tutti gli altri paesi industrializzati. Nel giro di pochi mesi la produzione industriale degli Stati Uniti cadde di un terzo per la mancanza di acquirenti mentre aumentava a dismisura la disoccupazione. Presto la crisi si diffuse anche in Gran Bretagna, Francia e Germania...”

(Wikipedia, una riflessione importante che aiuta a meglio comprendere la crisi attuale)

 

Una frase al giorno

“La storia è forse la più crudele di tutte le divinità, e conduce il suo carro trionfale su cumuli di cadaveri; e ciò non solo in guerra, ma anche durante il “pacifico” sviluppo economico. E noi, uomini e donne, siamo purtroppo così sciocchi da non aver mai il coraggio di introdurre un progresso reale se non vi siamo spinti da sofferenze che ci sembrano quasi insopportabili”.

(Friedrich Engels, 1820-1895, economista, filosofo e politico tedesco)

 

Un brano al giorno

Overture dall’opera Koroglu, composta da Uzeyir Hajibeyov. Il video è stato girato il 18 settembre 2004 nella Sala Filarmonica di Baku. Direttore Mstislav Rostropovich, che è nato anche in Azerbaigian. Uzeyir Hajibeyov è uno dei più grandi compositori azeri di tutti i tempi. E’ nato il 18 settembre 1885, ad Agjabadi, nella regione di Karabagh dell'Azerbaigian, ed è morto il 23 novembre 1948, a Baku, Azerbaigian.

 

Ugo Brusaporco
Ugo Brusaporco

Laureato all’Università di Bologna, Facoltà di Lettere e Filosofia, corso di laurea Dams. E’ stato aiuto regista per documentari storici e autore di alcuni video e film. E’ direttore artistico dello storico Cine Club Verona. Collabora con i quotidiani L’Arena, Il Giornale di Vicenza, Brescia Oggi, e lo svizzero La Regione Ticino. Scrive di cinema sul settimanale La Turia di Valencia (Spagna), e su Quaderni di Cinema Sud e Cinema Società. Responsabile e ideatore di alcuni Festival sul cinema. Nel 1991 fonda e dirige il Garda Film Festival, nel 1994 Le Arti al Cinema, nel 1995 il San Giò Video Festival. Ha tenuto lezioni sul cinema sperimentale alle Università di Verona e di Padova. È stato in Giuria al Festival di Locarno, in Svizzera, e di Lleida, in Spagna. Ha fondato un premio Internazionale, il Boccalino, al Festival di Locarno, uno, il Bisato d’Oro, alla Mostra di Venezia, e il prestigioso Giuseppe Becce Award al Festival di Berlino.

INFORMAZIONI

Ugo Brusaporco

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web www.brusaporco.org