“L’amico del popolo”, 26 marzo 2017

L'amico del popolo
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L’amico del popolo”, spazio politico di idee libere, di arte e di spettacolo. Una nuova rubrica ospiterà il giornale quotidiano dell’amico veronese Ugo Brusaporco, destinato a coloro che hanno a cuore la cultura. Un po’ per celia e un po’ per non morir...

Un film al giorno

SLOUCHAINIJ VALS (Un valzer casuale, Unione Sovietica, 1989), regia di Svetlana Proskourina. Sceneggiatura: Pavel Finn. Montaggio: Leda Semyonova Musica: Vyacheslav Gajvoronsky. Con: Tatyana Bondaryova, Alla Sokolova, Aleksey Serebryakov.

Una donna di mezza età ha perso le sue illusioni: è convinta di non poter più ritrovare la felicità e che le sue giornate saranno contrassegnate dalla solitudine. I vicini di casa venuti a trovarla iniziano un litigio interminabile; commercianti di passaggio la molestano; l’amante che l’ha abbandonata vorrebbe sposare l’amica. Le vite di queste persone s’intrecciano come in un “valzer fortuito”.

Un film che nel 1990 ha vinto il Pardo d’Oro al 43° Festival di Locarno per poi essere dimenticato. Un piccolo grande capolavoro che paga il peso di essere diretto da una donna e di essere uno degli ultimi film prodotti in Unione Sovietica. Un film di incredibile attualità e forza. Il ritratto di una donna di oggi, privo di ogni pietismo, capace di essere vissuto fino in fondo. Regia di importante rilievo e gran lavoro degli attori. Da ritrovare e vedere. In Italia il film è passato a Ravenna nel 2010. Mentre ultimamente il Festival di Pesaro ha dedicato un omaggio alla regista senza presentare questo film che non appare neppure nella filmografia che il BFI dedica a Svetlana Proskourina, regista premiata anche a Venezia! Anche nel cinema essere donna è peso insostenibile.

 

Una poesia al giorno

Ogni istante dei nostri incontri, di Arseny Tarkovsky (da Poesie scelte, Libri Scheiwiller, 1989, trad. it. G. Zappi)
Ogni istante dei nostri incontri
lo festeggiavamo come un’epifania,
soli a questo mondo. Tu eri
più ardita e lieve di un’ala di uccello,
scendevi come una vertigine
saltando gli scalini, e mi conducevi
oltre l’umido lillà nei tuoi possedimenti
al di là dello specchio.
Quando giunse la notte mi fu fatta
la grazia, le porte dell’iconostasi
furono aperte, e nell’oscurità in cui luceva
e lenta si chinava la nudità
nel destarmi: “Tu sia benedetta”,
dissi, conscio di quanto irriverente fosse
la mia benedizione: tu dormivi,
e il lillà si tendeva dal tavolo
a sfiorarti con l’azzurro della galassia le palpebre,
e sfiorate dall’azzurro le palpebre
stavano quiete, e la mano era calda.

Nel cristallo pulsavano i fiumi,
fumigavano i monti, rilucevano i mari,
mentre assopita sul trono
tenevi in mano la sfera di cristallo,
e - Dio mio! - tu eri mia.

Ti destasti e cangiasti
il vocabolario quotidiano degli umani,
e i discorsi s’empirono veramente
di senso, e la parola tua svelò
il proprio nuovo significato: zar.

Alla luce tutto si trasfigurò, perfino
gli oggetti più semplici – il catino, la brocca – quando,
come a guardia, stava tra noi
l’acqua ghiacciata, a strati.

Fummo condotti chissà dove.
Si aprivano al nostro sguardo, come miraggi,
città sorte per incantesimo,
la menta si stendeva da sé sotto i piedi,
e gli uccelli c’erano compagni di strada,
e i pesci risalivano il fiume,
e il cielo si schiudeva al nostro sguardo...

Quando il destino ci seguiva passo a passo,
come un pazzo con il rasoio in mano.

Un fatto al giorno

26 marzo 1842: Montevideo, Giuseppe Garibaldi sposa la brasiliana Anita. Ana Maria de Jesus Ribeiro da Silva, meglio conosciuta come Anita Garibaldi (Morrinhos, 30 agosto 1821 - Mandriole di Ravenna, 4 agosto 1849), è stata una rivoluzionaria brasiliana. Moglie di Giuseppe Garibaldi, è conosciuta come l'Eroina dei Due Mondi. “...È l’anno 1839 e Garibaldi arriva con tre lancioni per prendere Laguna e costituire la Repubblica Juliana. Il Brasile si era reso indipendente dal Portogallo, ma le cose erano cambiate assai poco, il paese infatti è retto da un imperatore. Alcuni stati aspirano all’indipendenza, compreso quello di Santa Catarina. Garibaldi, sfuggito a chi lo aveva condannato a morte in contumacia per avere partecipato ai moti carbonari e per essere iscritto alla Giovane Italia di Mazzini, si era rifugiato in America Latina, prendendo subito parte a insurrezioni locali. Questo il contesto storico-politico di quell’anno. Dalla sua nave Garibaldi scruta la terraferma con un cannocchiale e scorge un gruppo di ragazze che passeggiano lungo la riva. Fa calare una scialuppa per raggiungere e vedere da vicino quella che lo ha particolarmente colpito. Fu però la sera stessa che - nella casa in cui era stato invitato - incontra proprio la giovane che così tanto desiderava conoscere. Nelle sue memorie Garibaldi scrive che rimase fulminato dal suo aspetto e dalla sua personalità. Quando riceve l’ordine di salpare, Anita vuole a tutti i costi imbarcarsi con lui.
È molto difficile, raccontando la storia di Anita, districarsi tra storia e leggenda. Al di là di ogni romantico racconto, Anita condivise veramente gli ideali politici del suo Josè, come lei lo chiama, e lo segue ovunque, nei pericoli e nelle battaglie. Tuttavia, pare che una forte motivazione sia stata anche quella della gelosia. Giuseppe e Anita si sposano quando viene accertata la morte del primo marito. Nel 1840 le varie spinte secessioniste locali vengono definitivamente soppresse dal governo centrale e Garibaldi organizza la ritirata. Anita, che non è riuscita a scappare con lui, è però riuscita a sfondare l’assedio quando il suo cavallo viene abbattuto. È costretta ad arrendersi e, convinta che il suo Giuseppe sia morto, prega il nemico di poter cercare il corpo del marito tra i cadaveri nel campo di battaglia. Non lo trova, così decide di rubare un cavallo e - durante la notte - di tentare la fuga. Anita era incinta di sette mesi e, aggrappata alla coda di un cavallo, guada un fiume, affluente dell’Uruguay. Finalmente raggiunge la fazenda di San Simon, dove si ricongiunge con Garibaldi. È qui che nasce il primo figlio, che viene chiamato Menotti, in onore di Ciro, martire del Risorgimento. Ad appena dodici giorni dal parto, mentre Garibaldi è assente, una improvvisa incursione la costringe a un’altra fuga. Avvolge il piccolo Menotti in un fazzoletto che lega a una spalla e, stringendolo al seno, fugge a cavallo. Garibaldi la trova esausta al margine di una foresta. Anita e Giuseppe hanno una vita disseminata da pericoli, sacrifici e povertà, anche perché lui ha sempre rifiutato i compensi che i governi dei popoli da lui aiutati gli avevano spontaneamente offerto. Quando la piccola famiglia si trasferisce a Montevideo, in una piccola casa in affitto, nascono altri tre figli: Rosita, che porta il nome della nonna paterna e muore a due anni, Teresita, a cui viene dato il nome della sorella di Garibaldi, e Ricciotti, cognome di un collaboratore dei fratelli Bandiera...”

(da Enciclopedia delle Donne)
 

Una frase al giorno

“Devi essere mia! Con quelle semplici parole avevo creato un legame che solo la morte doveva sciogliere. Avevo trovato un tesoro nascosto, ma un tesoro di tale prezzo da indurmi anche a commettere un delitto per possederlo, purché tutta la responsabilità dovesse cadere sopra di me.”

(Giuseppe Garibaldi raccontando del suo incontro con Anita)

 

Ugo Brusaporco
Ugo Brusaporco

Laureato all’Università di Bologna, Facoltà di Lettere e Filosofia, corso di laurea Dams. E’ stato aiuto regista per documentari storici e autore di alcuni video e film. E’ direttore artistico dello storico Cine Club Verona. Collabora con i quotidiani L’Arena, Il Giornale di Vicenza, Brescia Oggi, e lo svizzero La Regione Ticino. Scrive di cinema sul settimanale La Turia di Valencia (Spagna), e su Quaderni di Cinema Sud e Cinema Società. Responsabile e ideatore di alcuni Festival sul cinema. Nel 1991 fonda e dirige il Garda Film Festival, nel 1994 Le Arti al Cinema, nel 1995 il San Giò Video Festival. Ha tenuto lezioni sul cinema sperimentale alle Università di Verona e di Padova. È stato in Giuria al Festival di Locarno, in Svizzera, e di Lleida, in Spagna. Ha fondato un premio Internazionale, il Boccalino, al Festival di Locarno, uno, il Bisato d’Oro, alla Mostra di Venezia, e il prestigioso Giuseppe Becce Award al Festival di Berlino.

INFORMAZIONI

Ugo Brusaporco

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web www.brusaporco.org