“L’amico del popolo”, 28 novembre 2017

L'amico del popolo
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L’amico del popolo”, spazio politico di idee libere, di arte e di spettacolo. Una nuova rubrica ospiterà il giornale quotidiano dell’amico veronese Ugo Brusaporco, destinato a coloro che hanno a cuore la cultura. Un po’ per celia e un po’ per non morir...

Un film al giorno

MANDERLAY (Danimarca, Svezia, Italia, Paesi Bassi, Germania, Regno Unito, Israele, Svizzera, Spagna, Argentina, Stati Uniti d'America, 2005), scritto e diretto da Lars von Trier. Fotografia: Anthony Dod Mantle. Montaggio: Bodil Kjærhauge e Molly Marlene Stensgård. Con: con Bryce Dallas Howard, Isaach De Bankolé, Willem Dafoe, Danny Glover.

Manderlay è il secondo capitolo della trilogia USA - terra delle opportunità il cui primo capitolo è Dogville. La scenografia è simile a quella di Dogville, ma il pavimento è bianco invece che nero, a detta del regista per far risaltare di più gli attori di colore, che su fondo nero sarebbero stati poco visibili. Lo stesso Lars von Trier spiega in un'intervista che il film vuole rappresentare la guerra in Iraq e il tentativo fallimentare degli Stati Uniti di esportare la democrazia con la forza. Il titolo, come in Dogville ma in maniera meno evidente, richiama la peculiarità della cittadina del film. In questo caso Manderlay sarebbe un gioco delle parole inglesi man, under e lay che vengono giunte in un unico nome: la legge alla quale sono sottoposti gli abitanti è, appunto, la legge di Mam, l'anziana signora proprietaria della piantagione e dei relativi schiavi”

(Wikipedia)

Questa è la strana e sconvolgente storia della piantagione Manderlay. Manderlay si estende in una zona isolata da qualche parte nel profondo sud degli USA. Nel 1933 Grace (Bryce Dallas Howard) e il padre (Willem Dafoe) hanno lasciato Dogville, con l’indimenticabile verdetto di Grace: se c’è una città senza la quale il mondo sarebbe migliore è proprio quella. E hanno deciso di andare a Denver. Ma stare lontani da casa è una faccenda seria nel mondo dei gangster, i topi ballano quando il gatto non c’è. Il padre di Grace e la sua banda hanno passato tutto l’inverno alla ricerca di una nuova zona in cui stabilirsi, senza risultato, e ora, in questo primo mese di primavera, si dirigono a sud per l’ultimo tentativo. Casualmente le loro automobili si fermano in Alabama, di fronte a un grande cancello di ferro, da cui pendono una sottile catena e un lucchetto. A lato del cancello una quercia avvizzita sovrasta una lastra di granito con inciso sopra a grandi lettere Manderlay. Grace, suo padre e gli uomini, che si erano fermati per mangiare e riposare, stanno per andarsene quando una giovane donna nera inizia a correre verso la loro macchina. Bussa sul finestrino di Grace. Picchia sul vetro disperata. Grace scende dall’auto e, ignorando l’avvertimento del padre, segue la giovane oltre il cancello di Manderlay, dove trova un gruppo di persone che vivono ancora come se la schiavitù non fosse stata abolita settanta anni prima, con padroni bianchi e schiavi neri...

“Trilogia di Von Trier sugli Usa capitolo secondo. Stessa struttura scenografica ma fondamentali cambiamenti degli attori: Brice Dallas Howard al posto di Nicole Kidman e Willem Dafoe in sostituzione di James Caan. Stessa impronta polemica ma senza calcare sul pedale dell'emozione. Questa in sintesi l'impronta complessiva di Manderlay Su un tema tabù (anche per il cinema americano e non, che lo ha trattato non a sufficienza e spesso annegandolo in sovrabbondanti dosi di melassa e stereotipi): lo schiavismo. Questa volta Grace si ferma in Alabama dove trova una cittadina, Manderlay, in cui le regole della schiavitù regnano sovrane. Grace ne 'libera' gli abitanti e impone la democrazia. Che ha inizio dal decidere a maggioranza che ore sono. Ma la democrazia non si sviluppa per imposizione. Soprattutto con chi non ci è mai stato abituato. Essa richiede poi (in Usa) delle scelte dure. Grace evita la vendetta collettiva nei confronti di una donna che ha rubato il cibo a una bambina malata ma le deve dare la morte 'legale' di persona. Von Trier è assolutamente politically uncorrect e se ne vanta, affermando che in politica non si può essere "correct", che non ci debbono essere argomenti tabù altrimenti il dibattito muore. Lo è grazie anche al contributo di due bravi attori neri come Danny Glover e Isaak de Bankolè i quali, pur affermando che si tratta della lettura di un bianco, si dichiarano orgogliosi di avere partecipato a questo film che, frenando sul versante emotivo, riesce a provocare in modo ancora più lucido del solito”.

(Giancarlo Zappoli in www.mymovies.it)

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Una poesia al giorno

A Little Boy Lost (Un fanciullo perduto), di William Blake (poeta, incisore, pittore. Londra 1757 - 1827)

Un fanciullo perduto

"Nessuno ama egualmente l'altro e sé,
neppure l'altro al par di sé considera,
né può il Pensiero mai conoscer nulla
che sia di sé medesimo più grande:

perciò come potrei, Padre, di più
amare te o qualcuno dei fratelli?
lo vi so amare come gli uccellini
che alla mia porta beccano le briciole."

Il Prete era lì presso e udì il fanciullo;
fremebondo di zelo l'afferrò,
lo trascinò per vesti e chioma; e tutti
ne ammiraron lo scrupolo Pretesco.

Poi stando ritto in piedi sull'altare
disse: "Ma guarda che demonio è questo,
che innalza la ragione a giudicare
ciò che per noi è il più santo dei Misteri".

Del bimbo ormai s'udiva solo il pianto,
inutilmente i genitori piansero;
fino alla camiciola fu spogliato,
con catene di ferro fu legato;

poi in luogo consacrato venne arso,
dove già molti s'erano abbruciati:
inutilmente i genitori piansero.
Ma è sui lidi d'Albione che fan questo?

William Blake, A Little Boy Lost

"Nought loves another as itself,
Nor venerates another so,
Nor is it possible to Thought
A greater than itself to know:

And Father, how can I love you
Or any of my brothers more?
I love you like the little bird
That picks up crumbs around the door."

The Priest sat by and heard the child,
In trembling zeal he siez' d his hair:
He led him by his little coat,
And alI admir' d the Priestly care.

And standing on the altar high,
"Lo! what a fiend is here" said he,
"One who sets reason up for judge
Of our most holy Mystery".

The weeping child could not be heard,
The weeping parents wept in vain;
They strip' d him to his little shirt,
And bound him in an iron chain;

And burn'd him in a holy place,
Where many had been burn' d before:
The weeping parents wept in vain.
Are such things done on Albion's shore?

William Blake si dedicò giovanissimo all'arte e alla letteratura, studiò incisione e frequentò per breve tempo la Royal Academy (1779). Spirito ribelle e visionario, considerò il mezzo verbale e quello visivo espressione unica del suo genio profetico. Istanze neoclassiche e fermenti preromantici pervadono la sua arte, carica di complessi simbolismi, cui contribuirono certamente la poetica del sublime, la mistica di Swedenborg e, nell'ambito più propriamente visivo, l'arte gotica inglese (tra i suoi primi disegni sono quelli delle tombe di Westminster per la Society of antiquaries), Michelangelo, Dürer e, tra i suoi contemporanei, Fuseli e Flaxman. L'esigenza di una unità espressiva lo portò anche a sperimentare un sistema di stampa a colori, incidendo testo e illustrazioni che poi colorava a mano (illuminated printing). Non compreso dai contemporanei, che vedevano in lui solo una vena di follia, Blake fu particolarmente apprezzato nell'ambito della corrente preraffaellita e considerato, in seguito, tra i precursori del simbolismo”.

(Treccani)

 

Un fatto al giorno

28 novembre 936: Shi Jingtang viene incoronato primo imperatore della Tarda dinastia Jin della Cina imperiale dall'Imperatore Taizong di Liao.

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Una frase al giorno

“Ogni giorno esistono centinaia di esseri umani che, abbindolati dai mezzi di comunicazione, darebbero persino la vita per gli stessi uomini che li sfruttano da generazioni. Io dico: è giusto così. Che questi cagnolini fedeli privi di alcun senso critico, braccio inconsapevole della classe dominante siano in prima fila nella crociata contro l'evoluzione dell'uomo! Saranno i primi a lasciare la faccia della terra (siano benedette le loro anime) al momento della resa dei conti, nessuno ne sentirà la mancanza. Amen”.

(Friedrich Engels, Barmen, 28 novembre 1820 - Londra, 5 agosto 1895, economista, filosofo e politico tedesco)

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Un brano al giorno

28 novembre 1811: il Concerto per Piano di Beethoven No. 5 in Mi bemolle Maggiore Op. 73, viene eseguito in anteprima al Gewandhaus di Lipsia.

 


Ugo Brusaporco
Ugo Brusaporco

Laureato all’Università di Bologna, Facoltà di Lettere e Filosofia, corso di laurea Dams. E’ stato aiuto regista per documentari storici e autore di alcuni video e film. E’ direttore artistico dello storico Cine Club Verona. Collabora con i quotidiani L’Arena, Il Giornale di Vicenza, Brescia Oggi, e lo svizzero La Regione Ticino. Scrive di cinema sul settimanale La Turia di Valencia (Spagna), e su Quaderni di Cinema Sud e Cinema Società. Responsabile e ideatore di alcuni Festival sul cinema. Nel 1991 fonda e dirige il Garda Film Festival, nel 1994 Le Arti al Cinema, nel 1995 il San Giò Video Festival. Ha tenuto lezioni sul cinema sperimentale alle Università di Verona e di Padova. È stato in Giuria al Festival di Locarno, in Svizzera, e di Lleida, in Spagna. Ha fondato un premio Internazionale, il Boccalino, al Festival di Locarno, uno, il Bisato d’Oro, alla Mostra di Venezia, e il prestigioso Giuseppe Becce Award al Festival di Berlino.

INFORMAZIONI

Ugo Brusaporco

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web www.brusaporco.org