“L’amico del popolo”, 30 novembre 2017

L'amico del popolo
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L’amico del popolo”, spazio politico di idee libere, di arte e di spettacolo. Una nuova rubrica ospiterà il giornale quotidiano dell’amico veronese Ugo Brusaporco, destinato a coloro che hanno a cuore la cultura. Un po’ per celia e un po’ per non morir...

Un film al giorno

CLAIRE DOLAN (USA, Francia, 1998), scritto e diretto da Lodge H. Kerrigan. Fotografia: Teodoro Maniaci. Montaggio: Kristina Boden. Musica: Simon Fisher-Turner e Ahrin Mishan. Con: Katrin Cartlidge, Vincent D'Onofrio, Colm Meaney, Patrick Husted.

Claire è una ragazza costretta a fare la prostituta d'alto bordo per riuscire a sdebitarsi con il suo protettore. Alla morte della madre, si trasferisce a Newark, dove comincia a lavorare come estetista e si innamora di Elton, il quale la aiuta a pagare il debito contratto.

“Kerrigan è un regista poco conosciuto ma di grande valore, ed in questo Claire Dolan riesce a dipingere in maniera impeccabile un mondo ove l'empatia tra esseri umani pare esser definitivamente scomparsa. Nonostante le frequenti scene di sesso (vedasi trama), la sua regia è totalmente distante dalle logiche sensazionalistiche che il business richiede. E' una direzione aspra e glaciale, così come la fotografia, ma tutto è ovviamente funzionale alla rappresentazione della vita di Claire, una donna immobilizzata dal suo passato e dalla conseguente alienazione sociale del presente. La descrizione quotidiana della vita condotta da Claire da parte di Kerrigan ha dell'incredibile e non ha nulla da invidiare a opere come "La pianista" di Haneke, seppur si tratti di modi osservazioni differenti. Non credo di esagerare se affermo che Katrin Cartlidge, la splendida protagonista di questo film, è probabilmente una delle figure femminili più intimamente tormentate di tutta la storia del cinema americano”.

(Filmscoop.it)

Claire Dolan (1998) è un film molto diverso dagli altri due. Per il tema che tratta, che è l'alienazione sociale, non mentale; per la forma, più classica, costruita attorno a una regia più immobile e a una fotografia gelida che restituisce la temperatura vitale della protagonista (...). Il film mostra, senza mai fare ricorso all'enfasi o al patetismo che potrebbe facilmente derivare dal tema, la degradazione continua di Claire e - quel che è peggio - il suo esserci abituata.
Il suo alto grado di impermeabilità alle conseguenze del "mestiere", che le ha permesso e le permette di sopravvivere e perseguire i suoi scopi, è anche ciò che le impedirà di dare un taglio definitivo alla sua vecchia vita. Se questa molla del cambiamento non scatta, però, è anche e soprattutto per via della viltà maschile in cui si imbatte quotidianamente (...).
Quello di Claire è uno dei più bei ruoli interpretati dalla Cartlidge, e tanto maggiore è quindi la costernazione, una volta di più, della miopia dei distributori nostrani. Ma al di là della Cartlidge, il cinema di Kerrigan è tutto da rimpiangere e da invocare. Perché di film come questi oggi se ne ha bisogno. Non resta che sperare che qualcuno decida di recuperarli almeno in DVD”.

(Vittorio Renzi - Frameonline)

 

Una poesia al giorno

Occhi lucenti e belli, di Veronica Gàmbara (Pralboino, 30 novembre 1485 - Correggio, 13 giugno 1550, poetessa italiana. I versi di Veronica furono molto amati, tra le personalità illustri, da Giacomo Leopardi, Antonio Allegri e Rinaldo Corso. Oltre alle Rime, sono conservate le sue Lettere, dove ci appare una Veronica viva e attenta che partecipa attivamente alla vita culturale e politica del suo tempo)

Occhi lucenti e belli,
com'esser può che in un medesmo istante
nascan da voi nove sì forme e tante?
Lieti, mesti, superbi, umili, alteri
vi mostrate in un punto, onde di speme
e di timor m'empiete,
e tanti effetti dolci, acerbi e fieri
nel core arso per voi vengono insieme
ad ognor che volete.
Or, poi che voi mia vita e morte sète,
occhi felici, occhi beati e cari,
siate sempre sereni allegri e chiari.

 

Un fatto al giorno

30 novembre 1947: comincia la guerra civile in Palestina.

Il 29 novembre 1947 era stata una data storica del ‘900: in quel giorno l’assemblea generale dell’Onu votò per la terza e ultima volta la risoluzione 181 sulla spartizione della ex Palestina mandataria britannica. In quel freddo pomeriggio di novembre fuori dal palazzo grigio di Flushing Meadow, nel Queens, New York, una folla di persone era radunata ad attendere il risultato del voto; nel resto del mondo, migliaia di persone erano incollate alla radio a seguire la cronaca in diretta dei lavori.
E così tutti a contare, uno dopo l’altro, i “si”, “no”, “astenuto”. Per essere approvata infatti la risoluzione doveva ottenere due terzi dei voti a favore - e per ben due volte, a settembre, non li aveva ottenuti. Perciò quell’ennesima conta parve interminabile. A presiedere l’assemblea il brasiliano Oswaldo Aranha, accanto a lui il segretario generale dell’Assemblea, il norvegese Trygve Lie.
Quando fu il turno della Francia, i nervi erano a fior di pelle: il suo voto era il più atteso ed incerto. Tutti si aspettavano un’ennesima astensione. Così quando giunse il suo “si”, i sionisti seduti nella galleria della sala, esplosero in un grandioso applauso di sollievo e gioia. Il presidente richiamò l’ordine, ricorda David Horowitz, delegato sionista all’assemblea, e allora “l’emozione divenne quasi un dolore fisico”. Era il momento del verdetto finale: 33 si, 10 no, 9 astenuti. La mozione era passata. In quel momento ricorda ancora Horowitz “sentimmo battere le ali della storia su di noi”. La gioia esplose dentro la sala, per le strade di New York e per quelle di mezzo mondo. A Gerusalemme Golda Meir si rivolse alla folla dal balcone del palazzo dell’Agenzia ebraica e disse: “Per duemila anni abbiamo aspettato la nostra liberazione. Ora che è qui è così grande e meravigliosa che va oltre le parole umane. Ebrei, gridò, Mazel tov!”
I rappresentanti degli stati arabi furono scioccati da quel risultato: i delegati di Siria, Libano, Iraq, Arabia Saudita, Yemen ed Egitto, scrisse poi il segretario generale TrygveLie, “si alzarono e uscirono dalla sala dell’Assemblea.”
L’alto Comitato Arabo trasmise subito al segretario generale Lie un comunicato con cui informava che gli arabi di Palestina “non accetteranno mai alcuna potenza che li costringa a rispettare la spartizione”. L’unico modo per dare corso alla spartizione, si leggeva, sarebbe stato quello di cancellare tutti quanti loro - uomini, donne e bambini.
I chierici del seminario islamico Al-Azhar del Cairo invocarono a loro volta un “jihad mondiale in difesa della Palestina araba”, scrive ancora Horowitz,
La mattina dopo in Palestina esplosero i primi colpi in quella che sarebbe poi stata la Guerra di Indipendenza di Israele o, per il mondo arabo, “Nakba” - la catastrofe.
La guerra arabo-israeliana del 1948 (per gli israeliani מלחמת העצמאות, «Guerra d'indipendenza», per gli arabi al-Nakba, in arabo: النكبة‎, ossia «la catastrofe») è il conflitto, compreso nell'ambito dei conflitti arabo-israeliani, che portò nel 1948 allo scontro tra la componente ebraica della Palestina e la componente arabo-palestinese della stessa regione, appoggiata quest'ultima dalle forze armate di diversi paesi arabi del Vicino Oriente, solidali nel tentativo d'impedire la nascita dello Stato d'Israele.
I primi scontri armati erano iniziati subito dopo l'approvazione, il 29 novembre 1947, della Risoluzione 181, con cui l'Assemblea generale delle Nazioni Unite raccomandava l'adozione del piano di partizione elaborato dall'UNSCOP (comitato appositamente creato per determinare l'assetto dei territori ad ovest del Giordano una volta cessato il Mandato britannico); fino al ritiro britannico, avvenuto il 14 maggio 1948, si trattò essenzialmente di una guerra civile tra ebrei ed arabi di Palestina ed il conflitto rimase essenzialmente a livello di guerriglia, anche in conseguenza della significativa presenza di forze inglesi.
Proprio alla partenza di queste ultime, gli ebrei proclamarono la nascita dello Stato di Israele, mentre truppe provenienti da Egitto, Transgiordania, Siria, Libano e Iraq, unitamente a corpi di spedizione minori provenienti da altri Paesi arabi, penetrarono nella Palestina cisgiordana; si trattò sostanzialmente di una guerra convenzionale; gli scontri terminarono nei primi mesi del 1949, ed al cessate il fuoco seguirono accordi armistiziali separati.
“Mentre la prima guerra a.-israeliana, del 1948-49, consentì allo stato d'Israele di allargare la parte del territorio palestinese assegnatagli dall'assemblea dell'ONU con la risoluzione del 30 novembre 1947, incorporando la Galilea orientale, l'intero Negev e una striscia di territorio che lo portava a ricollegarsi con Gerusalemme (di cui occupò la metà), la seconda guerra - la "guerra di Suez" -, dell'ottobre 1956, lasciò immutato, per intervento dell'ONU, sollecitato dagli Stati Uniti e dall'Unione Sovietica, lo status quo territoriale, nonostante le forze israeliane si fossero spinte con fulminea avanzata sino alle sponde del canale di Suez”.

(Treccani)

 

Una frase al giorno

“Il pericolo non viene da quello che non conosciamo, ma da quello che crediamo sia vero e invece non lo è”.

(Mark Twain, pseudonimo di Samuel Langhorne Clemens, Florida, 30 novembre 1835 - Redding, 21 aprile 1910, scrittore, umorista, aforista e docente statunitense).

 

Un brano al giorno

Herrmann Prey canta "Die Uhr”, op. 123 n. 3, di Johann Carl Gottfried Loewe

Johann Carl Gottfried Loewe (Löbejün, 30 novembre 1796 - Kiel, 20 aprile 1869) è stato un compositore, direttore d'orchestra e baritono tedesco, esponente della musica romantica. Sebbene oggi sia meno noto, in vita riscosse molti consensi, soprattutto come compositore di Lieder (stimati intorno ai quattrocento), che gli valsero l'appellativo di "Schubert della Germania del nord".

 


Ugo Brusaporco
Ugo Brusaporco

Laureato all’Università di Bologna, Facoltà di Lettere e Filosofia, corso di laurea Dams. E’ stato aiuto regista per documentari storici e autore di alcuni video e film. E’ direttore artistico dello storico Cine Club Verona. Collabora con i quotidiani L’Arena, Il Giornale di Vicenza, Brescia Oggi, e lo svizzero La Regione Ticino. Scrive di cinema sul settimanale La Turia di Valencia (Spagna), e su Quaderni di Cinema Sud e Cinema Società. Responsabile e ideatore di alcuni Festival sul cinema. Nel 1991 fonda e dirige il Garda Film Festival, nel 1994 Le Arti al Cinema, nel 1995 il San Giò Video Festival. Ha tenuto lezioni sul cinema sperimentale alle Università di Verona e di Padova. È stato in Giuria al Festival di Locarno, in Svizzera, e di Lleida, in Spagna. Ha fondato un premio Internazionale, il Boccalino, al Festival di Locarno, uno, il Bisato d’Oro, alla Mostra di Venezia, e il prestigioso Giuseppe Becce Award al Festival di Berlino.

INFORMAZIONI

Ugo Brusaporco

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web www.brusaporco.org