Viva il treno

In Viaggio...
Grandezza Carattere

Viva il treno, di LantierIl leader dei no-Tav pizzicato a viaggiare sul Frecciarossa. Un paradosso? Una leggenda metropolitana? No, a fine novembre è successo anche questo. Ma come: non vuoi i treni veloci e poi li usi? Lui si è giustificato spiegando che ormai per andare da Torino a Roma ci sono solo quelli. Ma probabilmente lo ha detto per scherzo, perché di certo sapeva che quelli ci sono per viaggiare perdendo meno tempo: se voleva, il leader viaggiatore, poteva infatti prendere un Regionale veloce sino a Genova e da lì un Intercity per la Capitale. Solo che, avrà pensato, con quelli mi ci parte tutta la giornata, e io devo andare a contestare a Roma.

L’episodio, su cui ironizziamo senza voler peraltro mancare di rispetto alle idee di chicchessia, è un ottimo spunto per introdurre un ragionamento che ci sta a cuore e che sviluppiamo su due fronti.

Primo fronte. La scelta fatta dal signore che non vuole l’Alta Velocità è una evidente testimonianza a favore della rete italiana ad Alta Velocità. Non dissimile, peraltro, dalle scelte fatte dai molti altri italiani che nel giro di tre anni - dal 2009 al 2012 - hanno contribuito a invertire le quote di mercato sulla tratta Roma-Milano, ad esempio, portando il treno dal 40% al 60% e facendo retrocedere l’aereo dal 60 al 40. Una vera capovolta, dalla quale si evidenzia un dato importante: al di là dei benefici per l’ambiente e la sicurezza, di cui ci siamo già occupati in questa rubrica, un altro elemento positivo introdotto dalla competizione tra i binari e i cieli è quello del miglioramento della qualità complessiva dei servizi e della loro puntualità.

“La sorpresa della puntualità / così la sfida tra aereo e treno / fa vincere il passeggero” titolava Repubblica il 29 dicembre, a pagina 21. Spiegando, fra l’altro, che le performance di Alitalia e di Trenitalia sono migliorate rispettivamente del 5 e del 4 per cento, accompagnate a loro volta dai risultati positivi ottenuti sulle rotaie da Ntv, che ha pure avuto il merito di spingere le Ferrovie dello Stato a fare meglio.

La rete ferroviaria ad Alta Velocità italiana, quindi, non ha solo permesso di ridurre le distanze, favorire la mobilità delle persone, abbattere i livelli di inquinamento e migliorare la sicurezza, ma ha anche attivato quel circolo virtuoso che ci si attendeva dall’introduzione della concorrenza, a tutto vantaggio di chi viaggia. E questo in soli tre anni, e in un periodo di crisi come quello che stiamo attraversando.

Secondo fronte. Se l’Alta Velocità tira, il trasporto regionale… molla. Il 2012 si è concluso con un pieno e preoccupante ritorno del problema dei pendolari sulle pagine dei quotidiani e nei servizi dei telegiornali. I dolori sono sempre gli stessi: treni vecchi, affollati, freddi e in ritardo. E le valutazioni sulle responsabilità anche, ma con una sostanziale novità: oggi si dà un maggiore e più corretto rilievo al ruolo che in questa partita giocano le Regioni e lo Stato, in quanto sostanziali (e deboli) finanziatori dei servizi locali (su questo vedi l’articolo Universale o di Mercato? pubblicato in questa rubrica).

Sono anni che se ne discute e si lanciano segnali di allarme, ma senza risultati apprezzabili di sistema. Come sempre, mancano i soldi e il secondo decennio degli anni Duemila non sembra certo il miglior periodo per farli uscire dal cilindro. D’altra parte, i milioni di pendolari che ogni giorno salgono in treno non possono neppure accettare che le cose continuino ad andare così: l’augurio è quindi che il governo che uscirà dalle urne di febbraio, di qualunque tonalità o posizione sia, ponga la questione mobilità al centro delle propria agenda, dandole non solo speranza ma anche nuove strategie e ossigeno immediato.

Sono due fronti diametralmente opposti, come si puó constatare, quelli con cui deve vedersela la ferrovia. Su uno si vince, per fortuna, e sull'altro... beh, diciamo che nell'insieme si fa fatica persino a pareggiare.

In ogni caso, viva il treno, senza se e senza ma. E buon viaggio a tutti a bordo del 2013.