SALOME' di Oscar Wilde - dramma poetico

Cultura e Spettacolo
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Domenica 23 maggio 2010
Auditorium Zanon di Udine

Salomè va forse considerata più un poema che un'opera teatrale propriamente detta, nonostante sia articolata in scene e dialoghi. Scritta in Francia, fu censurata e respinta dai censori inglesi, ma rappresentata nel 1894 a Parigi; in confronto alle altre opere teatrali di Wilde, Salomè rappresenta un momento tragico, il resto del teatro wildiano può considerarsi teatro leggero.

L'opera elabora costanti riferimenti alle simbologie lunari dei miti orientali, alla scoperta degli inquietanti aspetti dell'identità femminile in grado anch'essi di rendere folli, come la luna shakespeariana.

Un ambiguo parallelismo che mette a confronto la fascinosa bellezza di Salomè e l'ammaliante parvenza lunare e al contempo sottolinea il pericolo insito nella contemplazione di entrambe per quanti soggiacciono all'amoroso incantamento.

Ciò che maggiormente colpisce nel testo teatrale in questione è la sua capacita ritmica di organizzarsi intorno ad un elemento musicale di fondo, una vicenda senza racconto, immobile intorno ad una circolarità senza reale sviluppo che è quella del desiderio. La tessitura dialogica stessa è strutturata come polifonia di "frasi" in senso musicale, con una sensibilità decadentistica di fine secolo.

TRAMA

Su una vasta terrazza prospiciente ai saloni di ricevimento nel palazzo di Erode, stanno alcuni militari del re, i quali sono a guardia di una vecchia cisterna, dove langue imprigionato il profeta Iohana; da quella profondità la sua voce che predice sventura agli abitanti corrotti della reggia, si leva verso la luce della Luna.

Gli sguardi proibiti sono altrettanti nunzi di morte. Saranno fatali soprattutto al Giovane Siriaco che guarda innamorato Salomè e la paragona alle più belle cose del creato.

Infatti Salomè, sottrattasi alle attenzioni del patrigno e uscita sulla terrazza, gli chiede di mostrargli il volto dell'uomo della cisterna, la cui voce e i cui accenti l'hanno stregata. Iohana viene sollevato fino alla principessa, la quale gli chiede un bacio, che lui le nega.

Erode insiste, turbato dal fatto di sangue, dalla voce del profeta e dalla bellezza di Salomè, affinchè questa balli, e per ottenere obbedienza le promette qualsiasi cosa voglia.

Non ascoltando il consiglio della madre, la principessa danza nel sangue di chi è morto per lei, di chi ha rinunciato ad avere un futuro pur di abbandonarsi all’estasi del suo sguardo. Esegue la famosa danza dei sette veli e in compenso chiede la testa di Iohana. Dopo la decapitazione, Salomè bacia infine la sua bocca.

Sotto questa luce si può leggere la richiesta della principessa, ciò che ella desidera in cambio della sua danza. Rifiuta perfino il potere che Erode sarebbe disposto a dividere con lei, la sua è una richiesta di messa a morte. Morte del profeta, morte della principessa, l’uno come doppio dell’altra, riproducendo il circolo vizioso della morte, del sacrificio insensato.

L’eros si confronta con l'abiezione. La testa del profeta, recisa, viene offerta su un piatto d’argento a Salomè che, finalmente, può baciarne la bocca, le labbra insanguinate. Scena macabra, memorie di vampirismo, cannibalismo, la tremenda fame d’amore, l’insaziabile desiderio. Ancora una volta è l'oggetto a trionfare sull’io, quell’oggetto che può essere incorporato solo a prezzo della sua distruzione. E se l’oggetto è perduto per sempre, anche l’io che lo ha divorato ha inaugurato la propria perdita, ha rinunciato al proprio trionfo per diventare abietto esso stesso.

Un dramma d'amore, versione eccezionale della leggenda e della storia.

IN SCENA DOMENICA 23 MAGGIO ALLE 21 ALL'AUDITORIUM ZANON DI UDINE

Compagnia teatrale 'Ndescenze del DLF Udine