“L’amico del popolo”, 1 agosto 2017

L'amico del popolo
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L’amico del popolo”, spazio politico di idee libere, di arte e di spettacolo. Una nuova rubrica ospiterà il giornale quotidiano dell’amico veronese Ugo Brusaporco, destinato a coloro che hanno a cuore la cultura. Un po’ per celia e un po’ per non morir...

Un film al giorno

DIE VIER IM JEEP (Quattro in una jeep, Svizzera, 1951) di Leopold Lindtberg e Elizabeth Montagu. Sceneggiatura: Richard Schweizer, Hans Sahl, William Michael Treichlinger. Fotografia: Emil Berna. Montaggio: Hermann Haller. Musica: Robert Blum. Con: Ralph Meeker: sergente William Long, Viveca Lindfors: Franziska Idinger, Yossi Yadin: sergente Vassilij Voroshenko, Michael Medwin: sergente Harry Stuart, Albert Dinan: sergente Marcel Pasture, Paulette Dubost: Germaine Pasture.

Vincitore dell'Orso d'Oro al Festival di Berlino. Fu presentato in concorso anche al 4º Festival di Cannes. British Academy Film Award: Premio delle Nazioni Unite.
Nella Vienna del secondo dopoguerra, occupata dagli Alleati, quattro sergenti appartenenti a ciascuna delle nazioni occupanti sono di pattuglia nella stessa jeep. Un giorno, hanno compito di rintracciare e arrestare un detenuto scappato da un campo di prigionia sovietico. Quando però scoprono la verità sull'evaso e sua moglie, decidono di aiutarlo, sottovalutando il rischio che corrono a causa dei superiori del sergente sovietico.

Un film che in Italia non trova posto.

Si può vedere il trailer di Four in A Jeep in:

 

Una poesia al giorno

Il pianto della scavatrice (sesta e ultima parte), di Pier Paolo Pasolini, 1956 (da “Le ceneri di Gramsci”, Garzanti, Milano, 1957)

VI

Nella vampa abbandonata
del sole mattutino - che riarde,
ormai, radendo i cantieri, sugli infissi

riscaldati - disperate
vibrazioni raschiano il silenzio
che perdutamente sa di vecchio latte,

di piazzette vuote, d'innocenza.
Già almeno dalle sette, quel vibrare
cresce col sole. Povera presenza

d'una dozzina d'anziani operai,
con gli stracci e le canottiere arsi
dal sudore, le cui voci rare,

le cui lotte contro gli sparsi
blocchi di fango, le colate di terra,
sembrano in quel tremito disfarsi.

Ma tra gli scoppi testardi della
benna, che cieca sembra, cieca
sgretola, cieca afferra,

quasi non avesse meta,
un urlo improvviso, umano,
nasce, e a tratti si ripete,

così pazzo di dolore, che, umano
subito non sembra più, e ridiventa
morto stridore. Poi, piano,

rinasce, nella luce violenta,
tra i palazzi accecati, nuovo, uguale,
urlo che solo chi è morente,

nell'ultimo istante, può gettare
in questo sole che crudele ancora splende
già addolcito da un po' d'aria di mare...

A gridare è, straziata
da mesi e anni di mattutini
sudori – accompagnata

dal muto stuolo dei suoi scalpellini,
la vecchia scavatrice: ma, insieme, il fresco
sterro sconvolto, o, nel breve confine

dell'orizzonte novecentesco,
tutto il quartiere... È la città,
sprofondata in un chiarore di festa,

- è il mondo. Piange ciò che ha
fine e ricomincia. Ciò che era
area erbosa, aperto spiazzo, e si fa

cortile, bianco come cera,
chiuso in un decoro ch'è rancore;
ciò che era quasi una vecchia fiera

di freschi intonachi sghembi al sole,
e si fa nuovo isolato, brulicante
in un ordine ch'è spento dolore.

Piange ciò che muta, anche
per farsi migliore. La luce
del futuro non cessa un solo istante

di ferirci: è qui, che brucia
in ogni nostro atto quotidiano,
angoscia anche nella fiducia

che ci dà vita, nell'impeto gobettiano
verso questi operai, che muti innalzano,
nel rione dell'altro fronte umano,

il loro rosso straccio di speranza.

 

Un fatto al giorno

1° agosto 1855: John Birbeck, Charles Hudson, Ulrich Lauener, Christopher Smyth, James G. Smyth, Edward Stephenson, Matthäus Zumtaugwald e Johannes Zumtaugwald raggiungono la Punta Dufour, la vetta più alta del massiccio del MONTE ROSA (m 4.634)

Video della salita a Capanna Regina Margherita sulla Punta Gnifetti del Monte Rosa (m 4.554):

 

Una frase al giorno

“Io sono cristiano, sono un buon cristiano, e parlo a dei buoni cristiani; io amo e venero la religione di Cristo, perché Gesù Cristo è venuto al mondo per sottrarre l'umanità alla servitù, che non è lo scopo per cui Dio l'ha creata. Ma il papa, il quale vuole che gli uomini siano schiavi, e chiede ai potenti della terra ceppi e catene per gli Italiani, il papa-re misconosce Cristo; misconosce la sua propria religione”.

(Giuseppe Garibaldi, 1807-1882, generale, patriota e condottiero italiano)

 

Un brano al giorno

John Eliot Gardiner, 27 luglio 1996, Avery Fisher Hall, Lincoln Center Festival, di Beethoven:Meeresstille und Glückliche Fahrt”, op. 112; Sinfonia n. 9 in re minore "Corale" Op. 125.

 

Ugo Brusaporco
Ugo Brusaporco

Laureato all’Università di Bologna, Facoltà di Lettere e Filosofia, corso di laurea Dams. E’ stato aiuto regista per documentari storici e autore di alcuni video e film. E’ direttore artistico dello storico Cine Club Verona. Collabora con i quotidiani L’Arena, Il Giornale di Vicenza, Brescia Oggi, e lo svizzero La Regione Ticino. Scrive di cinema sul settimanale La Turia di Valencia (Spagna), e su Quaderni di Cinema Sud e Cinema Società. Responsabile e ideatore di alcuni Festival sul cinema. Nel 1991 fonda e dirige il Garda Film Festival, nel 1994 Le Arti al Cinema, nel 1995 il San Giò Video Festival. Ha tenuto lezioni sul cinema sperimentale alle Università di Verona e di Padova. È stato in Giuria al Festival di Locarno, in Svizzera, e di Lleida, in Spagna. Ha fondato un premio Internazionale, il Boccalino, al Festival di Locarno, uno, il Bisato d’Oro, alla Mostra di Venezia, e il prestigioso Giuseppe Becce Award al Festival di Berlino.

INFORMAZIONI

Ugo Brusaporco

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web www.brusaporco.org