“L’amico del popolo”, 31 luglio 2017

L'amico del popolo
Grandezza Carattere

L’amico del popolo”, spazio politico di idee libere, di arte e di spettacolo. Una nuova rubrica ospiterà il giornale quotidiano dell’amico veronese Ugo Brusaporco, destinato a coloro che hanno a cuore la cultura. Un po’ per celia e un po’ per non morir...

Un film al giorno

HISTOIRE D'UN PIERROT, 1913, di Baldassarre Negroni. Dal dramma di Fernand Beissier. Fotografia: Giorgio Ricci. Con Francesca Bertini e Emilio Ghione.

Pierrot ama la sartina Louisette ma per timidezza non osa rivelarle i suoi sentimenti. Intanto lei è insidiata da Julot, ma ne respinge la corte. Incoraggiato dall'amico Pochinet, Pierrot infine prende coraggio e si dichiara. Louisette accetta di diventare sua moglie e poco tempo dopo i due aspettano un figlio. Ma Julot non si è rassegnato alla sconfitta e, approfittando della debolezza di Pierrot, lo induce sulla cattiva strada. Egli cade così nel vizio del gioco e del bere; poi inizia un'avventura con Fifine, conosciuta durante un ballo, e con lei fugge dopo aver rubato i soldi che Louisette aveva faticosamente risparmiato in vista della nascita del bambino. Passano sei anni: Pierrot, rovinato ed in miseria, è tornato nella sua città, dove ora si trova ridotto a chiedere la carità per strada, ma tutti lo evitano. Solo Pochinet, che adesso gestisce un'osteria, gli è ancora amico e si adopera affinché egli possa ritornare con la moglie e rivedere il figlio che non ha mai conosciuto. Ma Louisette, che ha dovuto crescere da sola il bambino con difficoltà, non vuole più saperne di lui. Pochinet insiste e si rivolge al bambino spiegandogli chi è Pierrot. Sarà il bimbo a condurre per mano il pentito Pierrot sino a Louisette, che a quel punto lo perdonerà e lo accoglierà di nuovo in casa.

Giudizi contemporanei. Dagli articoli del tempo oggi disponibili si può constatare che i giudizi non furono entusiasti. Infatti sul Maggese cinematografico (periodico edito a Torino, città in cui il film era stato presentato al teatro Alfieri) in un articolo di Enrico Bernsten pubblicato il 25 marzo 1914, pur descrivendo un «felicissimo esordio della nuova stagione cinematografica del teatro» venne osservato che «L'Histoire si regge principalmente per merito dei motivi melodici, ma a parer mio finisce per generare stanchezza per una certa monotonia d'ambiente». Analogamente sulla milanese Illustrazione cinematografica (articolo di Alfredo Centofanti pubblicato il 20 gennaio 1914 come corrispondenza da Roma) si scrisse di «successo legato strettamente all'abilità musicale di Mario Costa, perché anche se nel film la forma è corretta, i quadri non peccano di soverchia originalità: il conte Negroni e Ricci non hanno fatto troppi sforzi di fantasia».
Commenti retrospettivi. Rievocandolo con una analisi retrospettiva circa 25 anni dopo, Umberto Barbaro ha definito L'Histoire d'un Pierrot «un film che, senza essere un'opera d'arte, documenta inoppugnabilmente non solo la maturità tecnica, ma anche l'aspirazione alla qualità, l'intelligenza, la tenacia e lo spirito di collaborazione che animò i primi artefici del cinema in Italia». Invece Brunetta considera il film come il prodotto di una «visione non cinematografica, con un punto di vista statico e frontale che non muta né angolatura, né posizione e non si produce in alcun movimento». Ancora più recentemente, Camerini sottolinea come «l'eccezionalità della Histoire va rintracciata nell'insolita prova di un'attrice, Francesca Bertini, che accetta di rendersi irriconoscibile sotto il costume ed il trucco, alterando le fattezze ed il portamento che ne avevano accompagnato e sostenuto il successo divistico”.

(Wikipedia)

Del tutto innovativo e di spiccato valore culturale, per l’omaggio nei confronti del tarantino Mario Costa, è l’appuntamento che vedrà coinvolti il duo pianistico Carlo Angione e Biagio Finamore, i quali sonorizzeranno dal vivo il film muto Histore d’un Pierrot in una versione per due pianoforti. Histore d’un Pierrot è la versione cinematografica della pantomima di Fernand Beissier: film muto sonorizzato con le musiche originali per orchestra composte dal tarantino Costa appunto. Uno dei primi grandi film italiani, destinato a un successo mondiale, e con interpreti la celebre Francesca Bertini (en travesti) ed Emilio Ghione che, di lì a poco, diventeranno dei divi. Revisione e adattamento per due pianoforti di Biagio Finamore. La pantomima fu composta nel 1892, andò in scena per la prima volta a Parigi il 4 gennaio 1893 al Teatro Dejazét. Il film porta la data del 1913, lo stesso anno in cui la pantomima fu rappresentata per la prima volta a Taranto al Teatro Alhambra il 4 e 5 giugno. L’orchestra era quella della Compagnia Città di Roma che fu diretta dal M° Di Jorio, mentre Pierrot fu interpretato da Lucia Croppi. Vi assistettero anche la madre di Mario Costa, la signora Malagisi, la sorella e il fratello del compositore. La Voce del Popolo scrisse: “inutile dire che la dolce e suggestiva musica di Mario Costa che non è immemore della patria lontana... non mancò l’applauso più sincero e caloroso all’ammirazione dell’insieme artistico”.


Una poesia al giorno

Il pianto della scavatrice (quinta parte), di Pier Paolo Pasolini, 1956 (da “Le ceneri di Gramsci”, Garzanti, Milano, 1957)

V

Un po' di pace basta a rivelare
dentro il cuore l'angoscia,
limpida, come il fondo del mare

in un giorno di sole. Ne riconosci,
senza provarlo, il male
lì, nel tuo letto, petto, cosce

e piedi abbandonati, quale
un crocifisso - o quale Noè
ubriaco, che sogna, ingenuamente ignaro

dell'allegria dei figli, che
su lui, i forti, i puri, si divertono...
il giorno è ormai su di te,

nella stanza come un leone dormente.

Per quali strade il cuore
si trova pieno, perfetto anche in questa
mescolanza di beatitudine e dolore?

Un po' di pace... E in te ridesta
è la guerra, è Dio. Si distendono
appena le passioni, si chiude la fresca

ferita appena, che già tu spendi
l'anima, che pareva tutta spesa,
in azioni di sogno che non rendono

niente... Ecco, se acceso
alla speranza - che, vecchio leone
puzzolente di vodka, dall'offesa

sua Russia giura Krusciov al mondo -
ecco che tu ti accorgi che sogni.
Sembra bruciare nel felice agosto

di pace, ogni tua passione, ogni
tuo interiore tormento,
ogni tua ingenua vergogna

di non essere - nel sentimento -
al punto in cui il mondo si rinnova.
Anzi, quel nuovo soffio di vento

ti ricaccia indietro, dove
ogni vento cade: e lì, tumore
che si ricrea, ritrovi

il vecchio crogiolo d'amore,
il senso, lo spavento, la gioia.
E proprio in quel sopore

è la luce... in quella incoscienza
d'infante, d'animale o ingenuo libertino
è la purezza... i più eroici

furori in quella fuga, il più divino
sentimento in quel basso atto umano
consumato nel sonno mattutino.

 

Un fatto al giorno

31 luglio 1703: Daniel Defoe viene messo alla gogna (e successivamente imprigionato), con l'accusa di diffamazione verso la Chiesa di Inghilterra, per la pubblicazione del pamphlet di satira politica "La via più breve per i dissenzienti" (The Shortest-Way with the Dissenters), 1702.

Tra gli scritti non narrativi di Defoe, una produzione sterminata e non sempre di sicura attribuzione, sono da segnalare: "Un saggio su progetti" (An essay upon projects, 1697) che riunisce delle proposte pratiche per la costruzione di una società più illuminata. Poema satirico è Il vero inglese (The true born englishman, 1701). Si ricorda ancora il libello La via più breve con i dissenzienti (The shortest way with the dissenters, 1702), e il Giro attraverso tutta l'isola di Great Britain (A tour thro' the whole island of Great Britain, 1724).

"La via più breve con i dissenzienti" è un pamphlet scritto con il metodo del paradosso. E' l'ultimo dei suoi libelli riformisti e scritti contro le ipocrisie del potere dell'Inghilterra del suo tempo. Il pamphlet nasceva in risposta al progetto di legge presentato alla Camera dei Comuni il 4 novembre 1702 con il quale si rendevano illegali le dichiarazioni temporanee e revocabili di uniformità da parte dei dissenzienti ai dettami della Chiesa Anglicana. Defoe era sempre stato contrario a questa pratica che giudicava ipocrita da parte dei suoi amici dissenzienti e ambigua nei risultati perché le autorità la incoraggiavano o la punivano a seconda delle circostanze politiche. Tuttavia non sopportò i toni che accompagnarono la discussione al progetto di legge (che alla fine fu comunque affossato alla Camera), soprattutto da parte dei cosiddetti "High Fliers", un gruppo di ecclesiastici particolarmente inferociti contro i dissenzienti. "La via più breve" imita il loro stile: Defoe finge di schierarsi dalla loro parte facendosi beffe delle aspirazioni dei dissenzienti alla pace, alla concordia, all'unione per il bene comune e "dimostra" che con i dissenzienti l'unico metodo possibile è l'eliminazione fisica. L'intento satirico del libello non fu colto da tutti, il libro venne preso sul serio sia dagli "High Fliers" che dai dissenzienti. Quando gli "High Fliers" e il governo tory si accorsero della beffa, fecero fronte comune: misero su Defoe una taglia, lo arrestarono e, malgrado si fosse dichiarato colpevole, lo condannarono al pagamento di 200 marchi, a un periodo di carcere indeterminato e a comparire tre volte sulla gogna. Il libro fu dato alle fiamme. Una pena sproporzionata, con cui i tories si vendicarono finalmente di un giornalista scomodo. E' a questo punto che Defoe, pentito di essersi dato colpevole, scrive l'Inno alla gogna (A Hymn to the Pillory, 1703). Si tratta di una composizione in forma di ode pindarica, dal ritmo veloce della ballata popolare, che fece circolare nei giorni in cui fu esposto al pubblico ludibrio. Il tema consueto delle satire di Defoe, la condanna che viene inflitta agli innocenti e l'impunità dei colpevoli, ha qui come simbolo la berlina, una «macchina di Stato» definita «geroglifica» cioè emblematica ma anche incomprensibile. L' "Inno alla gogna" è dedicato ai colpevoli veri, giudici corrotti e soldati infedeli, le cui ipocrisie e ruberie sono messe con chiarezza a disposizione di tutti, in un quadro della società inglese pieno di riferimenti concreti. Il titolo del libello condannato è ripreso molte volte per sottolineare che sono proprio i corrotti a aver trovato la 'via più breve' per la rovina del paese.

31 luglio 1703: Daniel Defoe viene messo alla gogna (e successivamente imprigionato), con l'accusa di diffamazione verso la Chiesa di Inghilterra, per la pubblicazione del pamphlet di satira politica

 

Una frase al giorno

“La pace durerà cent'anni, ma dobbiamo esser pronti a entrare in guerra domani”.

(Josip Broz Tito, 1892 - 1980, rivoluzionario jugoslavo)

 

Un brano al giorno

María Rivas: "EL MANDUCO" (1992)

 

Ugo Brusaporco
Ugo Brusaporco

Laureato all’Università di Bologna, Facoltà di Lettere e Filosofia, corso di laurea Dams. E’ stato aiuto regista per documentari storici e autore di alcuni video e film. E’ direttore artistico dello storico Cine Club Verona. Collabora con i quotidiani L’Arena, Il Giornale di Vicenza, Brescia Oggi, e lo svizzero La Regione Ticino. Scrive di cinema sul settimanale La Turia di Valencia (Spagna), e su Quaderni di Cinema Sud e Cinema Società. Responsabile e ideatore di alcuni Festival sul cinema. Nel 1991 fonda e dirige il Garda Film Festival, nel 1994 Le Arti al Cinema, nel 1995 il San Giò Video Festival. Ha tenuto lezioni sul cinema sperimentale alle Università di Verona e di Padova. È stato in Giuria al Festival di Locarno, in Svizzera, e di Lleida, in Spagna. Ha fondato un premio Internazionale, il Boccalino, al Festival di Locarno, uno, il Bisato d’Oro, alla Mostra di Venezia, e il prestigioso Giuseppe Becce Award al Festival di Berlino.

INFORMAZIONI

Ugo Brusaporco

e-mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
web www.brusaporco.org