“L’amico del popolo”, 10 febbraio 2018

L'amico del popolo
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L’amico del popolo”, spazio politico di idee libere, di arte e di spettacolo. Anno II. La rubrica ospita il giornale quotidiano dell’amico veronese Ugo Brusaporco, destinato a coloro che hanno a cuore la cultura. Un po’ per celia e un po’ per non morir...

Un film al giorno

THE EAGLE (L’aquila nera, USA, 1925) di Clarence Brown. Dalla novella “Dubrovsky” di Alexander Pushkin. Sceneggiatura: Hans Kraly, George Marion Jr. Fotografia: George Barnes. Montaggio: Hal C. Kern. Con: Rodolfo Valentino, Vilma Banky, Louise Dresser, Albert Conti, James A. Marcus.

Oggetto di chiare avances da parte della zarina, il tenente Dubrovskij lascia l'esercito, diventando poi un fuorilegge quando, tornato a casa, scopre che il padre ha perso tutte le sue proprietà. Alla testa di un manipolo di cavalieri, Dubroski difende la causa dei poveri e degli oppressi sotto il nome di Aquila nera, il bandito mascherato. In queste vesti incontra Masha, la bella figlia dell'uomo che ha espropriato di tutti i beni la sua famiglia. L'Aquila si innamora della giovane, ma deve combattere il suo sentimento per poter portare a termine la vendetta contro il padre di lei. La zarina Caterina, alla fine, lo reintegrerà nel suo rango e nei suoi possedimenti.

Rodolfo Valentino in THE EAGLE (L’aquila nera, USA, 1925) di Clarence Brown"The Eagle è un film da non perdere per i fan di Rodolfo Valentino. Soprannominato “il piumino rosa da cipria” dagli uomini americani gelosi del suo ascendente sulle donne, Valentino tornò sullo schermo dopo due anni di assenza, dimostrandosi credibile sia come smargiasso eroe d’azione che come grande amatore.
Nominalmente basato su un racconto incompiuto di Puškin, The Eagle era in realtà un adattamento di The Mark of Zorro (Il segno di Zorro), con l’azione spostata nella Russia di Caterina la Grande. Valentino vi interpreta Dubrovsky, un ufficiale della guardia imperiale che attira le attenzioni dell’imperatrice. Rifiutando sdegnosamente le avance di Caterina, è costretto ad abbandonare precipitosamente la corte onde evitare la collera reale. Tornato a casa, trova i possedimenti paterni usurpati da un signore della guerra, Kyrilla. Dubrovsky giura vendetta. Con il nome di “Aquila Nera”, diviene in breve tempo il salvatore di coloro che soffrono sotto il dispotico giogo di Kyrilla. Fedele al proprio personaggio, Dubrovsky/Valentino trova anche il tempo per corteggiare la vivace figlia del suo nemico, Masha.
Il film dispiega alcuni tra i maggiori talenti disponibili nella Hollywood degli anni venti. Il regista Clarence Brown ricorre a svariati abbellimenti tecnici, tra cui una spettacolare carrellata da un capo all’altro di un’enorme tavola da banchetto. La fotografia di George Barnes, davvero magistrale, conferisce al film un’atmosfera di sinistra suggestione. Le scenografie di William Cameron Menzies sono in linea con lo stile sontuoso dei tardi anni venti. E tutto ciò viene esaltato alla perfezione in questa copia magnifica, ricavata direttamente dal negativo originale. L’autenticità storica fu ignorata, specialmente nella foggia dei costumi, per non tradire le aspettative delle ammiratrici di Valentino. Photoplay Magazine scrisse: “Nel suo nuovo film, Valentino cambia personaggio tre volte, ed ognuno di essi è un Valentino di smagliante fascino”. Insolitamente, in The Eagle, il suo sense of humour ha libero corso. E Valentino si dimostra parimenti abile nell’eludere le avances della sua imperatrice come nel balzare al volo su un cavallo in corsa. Le sue partner, la leggiadra Vilma Banky e la matriarcale Louise Dresser, costituiscono il contrasto ideale in questo scanzonato divertissement."

(Kevin Brownlow, Patrick Stanbury, Catalogo delle Giornate del Cinema Muto, 2009)

Il 10 febbraio 1837, 29 gennaio del calendario giuliano, muore Aleksandr Sergeevič Puškin sublime poeta, magnifico scrittore, uomo leggendario.

 

Una poesia al giorno

Negli anni un giorno o l’altro, di Boris Pasternak, 1931,

Negli anni un giorno o l’altro in un concerto
Mi soneranno Brahms, - proverò la nostalgia.
Trasalirò, ricorderò l’unione di sei cuori,
I passeggi, i bagni, l’aiola di casa mia.
La fronte dritta della pittrice, timida come sogno,
Con un sorriso mite, un beato sorriso,
Un sorriso immenso e chiaro, come globo,
Il sorriso della pittrice, la fronte e il viso.
Mi soneranno Brahms, - mi abbandonerò,
Ricorderò l’acquisto di provviste e grano,
I gradini del terrazzo e l’arredo delle stanze,
Mio fratello, mio figlio, l’aiola, l’ontano.
La pittrice macchiava l’erba coi colori,
Le cadeva la tavolozza, metteva nelle tasche
Gli arnesi da disegno e i pacchetti di veleno,
Che si chiamano «Basma» e promettono l’asma.
Mi soneranno Brahms, - mi abbandonerò,
Ricorderò l’ostinata sterpaglia, l’ingresso e il tetto,
Il balcone semioscuro e il vivaio delle stanze,
Il sorriso, le ciglia, la bocca e l’aspetto.
E di colpo avrò gli occhi umidi di pianto
E sarò zuppo prima ancora d’essermi sfogato.
Dalle fessure usciranno i dintorni, i volti,
Gli amici, la famiglia, l’amaro passato.
E cinto il canto, come si cinge un albero,
Formeranno un cerchio sul prato intermezzo,
Come ombre, quattro famiglie gireranno
Con un puro, come l’infanzia, motivo tedesco.

Il 10 febbraio 1890 nasceva Boris Pasternak il papà del Dottor Zivago, romanzo imprescindibile.

 

Un fatto al giorno

10 febbraio 1947: l'Italia cede la maggior parte della Venezia Giulia alla Jugoslavia.

I trattati di Parigi furono dei trattati di pace firmati nella capitale francese il 10 febbraio 1947 dopo la fine della seconda guerra mondiale. La sottoscrizione dei trattati fu preceduta da una conferenza di pace che si svolse parimenti a Parigi, tra il 29 luglio e il 15 ottobre 1946. I trattati vennero firmati tra gli Alleati vincitori della Seconda guerra mondiale, ovvero Stati Uniti d'America, Unione Sovietica, Regno Unito, Francia, Polonia, Jugoslavia, Cecoslovacchia, Grecia e altri, e gli sconfitti alleati della Germania all'interno delle potenze dell'Asse: Italia, Romania, Ungheria, Bulgaria e Finlandia.

L'esclusione della Germania dalle nazioni firmatarie ebbe una chiara valenza di diritto internazionale, avendo subito la nazione tedesca il fenomeno della debellatio in seguito all'occupazione totale del suo intero territorio e alla conseguente soppressione di qualsiasi governo. La Germania non era dunque più un soggetto di diritto internazionale e pertanto non poteva firmare alcun trattato, le sue sorti anche territoriali essendo affidate a semplici ordinanze militari delle quattro potenze occupanti.

L'Italia, oltre a restituire i territori francesi, jugoslavi e greci occupati durante la guerra, cedeva:

  • alla Francia: il comune di Tenda e parte dei comuni di Briga (vedi anche Briga Alta), Valdieri (frazione di Molliera) e Olivetta San Michele (le frazioni di Piena e di Libri); la vetta del Monte Chaberton, quella della Cima di Marta e le fortificazioni sulla sommità del Monte Saccarello, venivano inclusi in territorio francese anche una buona porzione del versante Italiano dell'Altopiano del Monginevro ad eccezione di Clavière che resta in territorio italiano, il bacino superiore della Valle Stretta del monte Thabor, il colle del Moncenisio e la parte meridionale, al di là dello spartiacque, del colle del Piccolo San Bernardo;
  • alla Jugoslavia: Fiume, il territorio di Zara, le isole di Lagosta e Pelagosa, gran parte dell'Istria, del Carso triestino e goriziano, e l'alta valle dell'Isonzo;
  • all'Albania: l'isolotto di Saseno;
  • al Territorio Libero di Trieste: la città di Trieste coi comuni circostanti e la parte dell'Istria non ceduta alla Jugoslavia (TLT, Stato indipendente mai costituitosi, previsto dall'articolo 21 del trattato di Parigi fra l'Italia e le potenze alleate del 1947. Nel 1975, tramite il trattato di Osimo, Italia e Jugoslavia incorporarono formalmente le zone A e B del TLT);

L'Italia cedeva inoltre tutte le sue colonie:

  • l'arcipelago del Dodecaneso passava alla Grecia;
  • la Concessione italiana di Tientsin passava alla Cina;
  • la Libia passava sotto occupazione inglese (divenne indipendente nel 1951);
  • la Somalia Italiana passava sotto occupazione inglese, poi sotto amministrazione fiduciaria ONU sotto controllo italiano fino al 1960;
  • l'Eritrea diventava parte dell'Etiopia l'Etiopia ritornava ufficialmente indipendente, anche se i territori sotto amministrazione britannica, come la regione dell'Ogaden, venivano ceduti solamente nel 1954;
  • l'Albania ritornava indipendente nei confini del 1940 (lo era già dal 1943).

A tutte le nazioni sconfitte venne imposto di pagare delle compensazioni monetarie come risarcimento dei danni provocati durante la guerra (le cifre sono in dollari americani del 1938). All'Italia 360 milioni, di cui:

  • 125 alla Jugoslavia;
  • 105 alla Grecia;
  • 100 all'Unione Sovietica;
  • 25 all'Etiopia;
  • 5 all'Albania.

Le nazioni sconfitte si impegnarono a prendere tutte le misure necessarie per garantire alle persone al di sotto della loro giurisdizione, senza distinzione di razza, sesso, lingua o religione, il godimento dei diritti umani e delle libertà fondamentali, compresa la libertà di espressione, di stampa e pubblicazione, di culto, di opinione politica e di pubblica riunione; nessuna sanzione poteva essere presa contro cittadini che, fin dall'inizio della guerra, avevano appoggiato gli Alleati o avevano svolto azioni partigiane.
I Governi delle nazioni sconfitte si impegnarono inoltre a prevenire il riemergere di organizzazioni fasciste o di qualunque altro tipo, sia politiche che militari o semi-militari”.

(Wikipedia)

Ecco il 10 febbraio da far dimenticare.

 

Una frase al giorno

“Ci sedemmo dalla parte del torto visto che tutti gli altri posti erano occupati”.

(Bertolt Brecht)

Nato Eugen Berthold Friedrich Brecht (Augusta, 10 febbraio 1898 - Berlino Est, 14 agosto 1956), è stato un drammaturgo, poeta, regista teatrale e saggista tedesco naturalizzato austriaco “Figura emblematica del teatro moderno, Brecht ha segnato la sua epoca come autore drammatico, teorico della messa in scena, poeta, narratore, militante politico, cineasta. Lo sviluppo dello stile epico, legato al suo nome, l’utilizzo dello “effetto di straniamento” che impedisce allo spettatore di identificarsi nell’attore, la teoria della “drammaturgia non aristotelica” ha contribuito a trasformare la sua opera in un modello teorico che oscura spesso la ricchezza della sua lingua e della sua creazione poetica. Quest'opera costituisce una delle eredità più prestigiose del teatro tedesco: vi sono poche messe in scena attuali che non portino la traccia della sua influenza”.

(In lafrusta.homestead.com)

 

Un brano musicale al giorno

Adelina Patti canta “Voi che sapete”, di Wolfgang Amadeus Mozart, da Le nozze di Figaro.

Adela Juana María "Adelina" Patti (Madrid, 19 febbraio 1843 - Brecon, 27 settembre 1919) è stata un soprano italiano.

Nata in Spagna e cresciuta negli Stati Uniti da famiglia italiana, è considerata uno dei più grandi soprani di coloratura del XX secolo. Una voce dal timbro cristallino e, allo stesso tempo, vellutata e rotonda, al punto da riuscire ad andare dal do basso al fa sopracuto: è questo uno dei giudizi principali sul canto di Adelina Patti, il soprano che sin dall'infanzia ebbe la possibilità di "respirare" musica ed opera lirica.

(Opera libera)


Ugo Brusaporco
Ugo Brusaporco

Laureato all’Università di Bologna, Facoltà di Lettere e Filosofia, corso di laurea Dams. E’ stato aiuto regista per documentari storici e autore di alcuni video e film. E’ direttore artistico dello storico Cine Club Verona. Collabora con i quotidiani L’Arena, Il Giornale di Vicenza, Brescia Oggi, e lo svizzero La Regione Ticino. Scrive di cinema sul settimanale La Turia di Valencia (Spagna), e su Quaderni di Cinema Sud e Cinema Società. Responsabile e ideatore di alcuni Festival sul cinema. Nel 1991 fonda e dirige il Garda Film Festival, nel 1994 Le Arti al Cinema, nel 1995 il San Giò Video Festival. Ha tenuto lezioni sul cinema sperimentale alle Università di Verona e di Padova. È stato in Giuria al Festival di Locarno, in Svizzera, e di Lleida, in Spagna. Ha fondato un premio Internazionale, il Boccalino, al Festival di Locarno, uno, il Bisato d’Oro, alla Mostra di Venezia, e il prestigioso Giuseppe Becce Award al Festival di Berlino.

INFORMAZIONI

Ugo Brusaporco

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web www.brusaporco.org