“L’amico del popolo”, 12 giugno 2017

L'amico del popolo
Grandezza Carattere

L’amico del popolo”, spazio politico di idee libere, di arte e di spettacolo. Una nuova rubrica ospiterà il giornale quotidiano dell’amico veronese Ugo Brusaporco, destinato a coloro che hanno a cuore la cultura. Un po’ per celia e un po’ per non morir...

Un film al giorno

LE SALAIRE DE LA PEUR (Vite vendute, Francia, 1953), regia di Henri-Georges Clouzot, tratto dall'omonimo romanzo di Georges Arnaud. Sceneggiatura: Henri-Georges Clouzot e Jérôme Géronimi. Fotografia: Armand Thirard. Montaggio: Henri Rust, Madeleine Gug, Etiennette Muse. Musica: Georges Auric. Con: Yves Montand, Charles Vanel, Folco Lulli, Peter van Eyck, Véra Clouzot, William Tubbs, Darío Moreno, Jo Dest, Antonio Centa.

Grand Prix du Festival al Festival di Cannes 1953, Orso d'oro al Festival di Berlino 1953.

“È considerato un capolavoro della storia del cinema, ed una delle opere di maggiore tensione mai realizzate. A Las Piedras, una cittadina dell'America Centrale, si sono rifugiati quattro sbandati avventurieri, i francesi Mario e Mister Jo, l'italiano Luigi e lo scandinavo Bimba. I quattro accettano di compiere un rischioso tragitto su strade dissestate con due camion scoperti carichi di una tonnellata circa di nitroglicerina, necessaria per spegnere un pozzo petrolifero in fiamme, a seicento km di distanza. L'incarico frutterà loro duemila dollari a testa, grazie ai quali poter ritornare a casa. Purtroppo l'avventura dei quattro finirà in modo tragico. All'inizio del film il leader del gruppo ed il personaggio più cinico e determinato sembra essere Jo che, durante un litigio, umilia il mite Luigi, schiaffeggiandolo. In realtà, nel corso del lungo viaggio pieno di colpi di scena e di tensione, i ruoli si capovolgono e man mano si delinea il profilo psicologico dei personaggi. Jo, logorato dalle difficoltà crescenti del viaggio e dalla continua paura di saltare in aria con il carico, a poco a poco cede e si rivela un pavido. Per contro, Mario si dimostra sempre più determinato e sprezzante del pericolo. In un momento assai rischioso, quando si tratta di superare un punto della strada sterrata in salita particolarmente difficile, Jo si rende conto che Mario è disposto a tutto e tenta di scappare a piedi. Ma Mario lo insegue e lo costringe con la forza a risalire sul camion in quanto ha bisogno di lui per alternarsi alla guida. All'improvviso il camion di Bimba e Luigi, che si trova mezz'ora circa davanti a quello di Mario e Jo, esplode. Quando Mario e Jo giungono sul punto, li attende una scena apocalittica. L'esplosione ha disintegrato il camion e ha aperto un cratere in mezzo alla strada che si è riempito per oltre un metro di petrolio, fuoriuscito da un oleodotto tranciato dall'esplosione. Jo vorrebbe abbandonare l'impresa ma Mario, ostinato a proseguire, obbliga il compagno a camminare davanti al camion per segnalare eventuali ostacoli e guadare così il cratere pieno di petrolio, costringendolo a non fermarsi perché il camion, dato il fondo scivoloso, non riuscirebbe a ripartire. Ma Jo inciampa e cade e Mario, ormai disposto a superare qualunque ostacolo, nonostante le grida disperate dell'amico non si arresta e passa con una ruota sopra ad una gamba di Jo, spappolandogliela. Recuperato il compagno ormai moribondo, Mario continua il viaggio e riesce finalmente ad arrivare al pozzo di petrolio, dove viene accolto come un eroe. Jo, invece, è morto stremato dalle sofferenze poco prima dell'arrivo. Nonostante la fatica, il giorno dopo Mario si è ripreso completamente e si accinge felice al viaggio di ritorno dopo aver intascato il compenso. Ma il destino gli riserverà un'amara sorpresa”.

(Wikipedia)

“Dal romanzo di Georges Arnaud. In un paese sperduto dell'America latina, due francesi (Yves Montand, Charles Vanel), un italiano (Folco Lulli) e uno scandinavo (Peter Van Eyck), accettano di trasportare in due autocarri grossi carichi di pericoloso esplosivo destinato a una ditta petrolifera. Uno dei camion salta per aria, l'altro arriva a destinazione, ma i due uomini moriranno. Abile, ma minore, è un dramma del fallimento, una tragedia dell'assurdità delle imprese cieche. L'implacabile marcia verso questa conclusione è forse la parte del film che a una prima visione colpisce più profondamente”.

(Georges Sadoul)

Un film “di importanza inestimabile”

(Bazin)

“Una compagnia petrolifera in Sudamerica assolda quattro avventurieri per una missione suicida: trasportare della nitroglicerina su un camion per chiudere un pozzo in fiamme. Girato in condizioni durissime, premiato a Cannes e Berlino, rifatto a Hollywood da Friedkin: in poche parole, un titolo leggendario.”

(Istituto di Cultura francese Roma)

Vite vendute (titolo originale Il salario della paura), capolavoro diretto nel 1953 con mille difficoltà da Henri-Georges Clouzot, è un film crudele e sadico, un ritratto nero come il petrolio dell’umanità. Un viaggio al termine della notte che fa sembrare la sedia dello spettatore irta di chiodi per tutta la manciata di chilometri che i quattro protagonisti devono percorrere, una breve distanza che si allunga a dismisura. Per duemila sporchi dollari i quattro devono condurre due camion carichi di nitroglicerina dalla sede della SOC (Southern Oil Company) a un pozzo petrolifero in fiamme, in modo che possa essere spento. Ogni minimo scossone potrebbe essere fatale e l’andatura è lenta come quella dei copertoni. Quello che Clouzot realizza è un film che volteggia sul filo del rasoio come fosse una lumaca, il ralenti di una caduta vertiginosa, fino all’inevitabile e definitivo impatto. Da grande maestro riesce nella magia di fondere gli opposti ed è in grado di inchiodare lo spettatore con un ritmo lento e il gusto per il dettaglio. Vite vendute può essere suddiviso in due parti, due lati della stessa medaglia, quella che rappresenta la vita di chi non ha più nulla da perdere, non è più niente ed è bloccato come in una prigione, una condizione condivisa dallo stesso Clouzot agli albori della sua carriera come autore. Due parti, una lunga introduzione volta ad approfondire sia la personalità dei protagonisti, sia lo scenario dove ha luogo il dramma e una parte dedicata al trasporto della nitroglicerina, nella quale viene fatto esplodere ciò che si è costruito in precedenza, affogato nel nero del petrolio. I ruoli si ribaltano e l’esperto e arrogante malvivente Mister Jo (uno straordinario Charles Vanel) muta in un vecchietto timoroso e cagionevole, mentre Mario (Yves Montand), il suo lacchè, si rivela coraggioso e determinato. Nello sguardo di Clouzot non c’è però spazio per la speranza o il riscatto e i protagonisti sono destinati a cadere uno a uno. Sarebbe comunque riduttivo attribuire solo alla causalità e caducità della vita il triste destino riservato ai diseredati protagonisti di questa storia, un criminale in fuga, due migranti manovali e un vagabondo, tutti bloccati nella cittadina di Las Pedras, immersi in questa zona di frontiera, liminale, una babele di linguaggi, razze e modi di vita. Come suggerisce il titolo originale, le cause ultime di questa tragedia sono il salario e l’avidità, della multinazionale, rappresentata da Mister “stelle e strisce” O’Brien, ma anche dell’individuo. Non è un caso che lungo tutto il film torni ossessivo il rumore dei motori dei camion, quasi a ricordare il suono delle macchine nelle catene di montaggio.
Dal dramma sono escluse le donne, l’unico ruolo femminile degno di nota è riservato alla bellissima Vera Clouzot, moglie del regista. Due donne, tra cui la stessa Vera, saranno invece protagoniste del successivo capolavoro, I diabolici. Vite vendute non è solo un grande film noir, capace di fare stare lo spettatore sulle spine, ma è anche uno splendido ritratto della condizione umana e dei suoi lati oscuri”.

(Riccardo Melito)

 

Una poesia al giorno

L’immortalità dell’anima, di Johann Christian Friedrich Hölderlin (in D. Valeri, Lirici tedeschi, Milano, Mondadori, 1959)

Unsterblichkeit der Seele

Da steh ich auf dem Hügel, und schau umher,
Wie alles auflebt, alles empor sich dehnt,
Und Hain und Flur, und Tal, und Hügel
Jauchzet im herrlichen Morgenstrahle.
O diese Nacht - da bebtet ihr, Schöpfungen!
Da weckten nahe Donner die Schlummernde,
Da schreckten im Gefilde grause
Zackichte Blitze die stille Schatten.
Jetzt jauchzt die Erde, feiert im Perlenschmuck
Den Sieg des Tages über das Graun der Nacht –
Doch freut sich meine Seele schöner;
Denn sie besiegt der Vernichtung Grauen...

Dalla vetta del colle intorno guardo
Come tutto riviva e all’alto tenda;
E bosco e campo e valle e colle
Esultino nello splendor del mattino.
Oh! questa notte come sussultavi,
Universo! Scotevano i vicini
Tuoni quel sonno tuo, guizzanti
Baleni atterrendo l’ombre mute.
Imperlata, la terra ora festeggia
Il giorno vittorioso sull’orrore
Notturno; ma più bella ride
L’anima mia su l’orror di morte...

 

Un fatto al giorno

12 giugno 1942: Anna Frank riceve un diario come regalo per il suo tredicesimo compleanno. “Anne Frank nasce il 12 giugno 1929 nella città tedesca di Francoforte sul Meno, dove la famiglia del padre risiede già da generazioni. Margot, la sorella, ha tre anni e mezzo più di Anne. La crisi economica, la salita al potere di Hitler e i crescenti sentimenti antisemitici pongono fine alla serenità della loro vita familiare. Otto Frank e la moglie Edith decidono, come molti altri ebrei, di lasciare la Germania. Otto può avviare un'attività imprenditoriale ad Amsterdam. La famiglia trova un'abitazione in Merwedeplein. Le bambine frequentano la scuola, Otto è molto impegnato nella sua azienda ed Edith si occupa delle faccende domestiche. Con l'aggravarsi della minaccia di guerra in Europa Otto cerca di emigrare con la sua famiglia in Inghilterra o negli Stati Uniti, ma questi tentativi naufragano. Il 1° settembre 1939 la Germania invade la Polonia. Questa aggressione segna l'inizio della Seconda Guerra Mondiale. Per qualche tempo vi è ancora la speranza che l'Olanda non venga coinvolta nel conflitto, ma il 10 maggio 1940 le truppe tedesche invadono il paese. Cinque giorni più tardi l'Olanda si arrende e viene occupata. Ben presto vengono introdotti provvedimenti antisemitici. La libertà di movimento degli ebrei viene sempre più limitata, Anne e Margot devono frequentare una scuola ebraica e Otto non può più essere il proprietario della sua azienda. Dopo il fallimento di un ulteriore tentativo di emigrare negli Stati Uniti, Otto ed Edith Frank decidono di nascondersi. Insieme a Hermann van Pels, un suo dipendente ebreo come lui, e con l'aiuto di altri due impiegati, Johannes Kleiman e Victor Kugler, Otto allestisce un nascondiglio nella casa sul retro dell'edificio in Prinsengracht 263 che ospita la sua impresa. Il 5 luglio 1942 Margot Frank riceve una convocazione per l'arruolamento in un campo di lavoro in Germania. Il giorno seguente i Frank entrano in clandestinità. Una settimana più tardi si unisce a loro la famiglia Van Pels e nel novembre del 1942 arriva l'ottavo clandestino, il dentista Fritz Pfeffer. Per più di due anni queste persone vivranno nascoste nell'Alloggio segreto.
Essi devono essere sempre molto silenziosi, hanno spesso paura e trascorrono il tempo insieme meglio che possono. Vengono aiutati dagli impiegati Johannes Kleiman, Victor Kugler, Miep Gies e Bep Voskuijl, dal marito di Miep, Jan Gies, e dal capo magazziniere Johannes Voskuijl, il padre di Bep. Queste persone non procurano soltanto cibo, abiti e libri, ma rappresentano per i clandestini l'unico legame con il mondo esterno. Poco prima di entrare in clandestinità, Anne riceve un diario in dono per il suo compleanno. Inizia immediatamente a scrivere e durante il periodo trascorso nel nascondiglio annota gli avvenimenti dell'Alloggio segreto e parla di sé. Il diario le è di grande conforto. Anne scrive anche brevi racconti e tiene nota delle citazioni di scrittori famosi in uno speciale quaderno delle "belle frasi". Quando il ministro dell'istruzione olandese lancia un appello tramite l'emittente radiofonica inglese, chiedendo di conservare i diari del periodo di guerra, Anne concepisce l'idea di trasformare il suo diario in un romanzo dal titolo "L'Alloggio segreto". Inizia perciò a riscrivere interi brani, ma prima di poter portare a termine questo proposito viene scoperta insieme agli altri clandestini e arrestata”.

Anna Frank

 

Una frase al giorno

“Devo vivere con i miei escrementi, respirarne l'esalazione velenosa e soffocante. Ho la barba incolta - non posso nemmeno lavarmi a modo. Eppure sono un essere umano! - anche se carcerato; nessuno ci pensa?”

(Egon Schiele, Diario del carcere, 18 aprile 1912)

Egon Schiele

 

Un brano al giorno

Rachel's, “Wally, Egon & Models in the Studio”, dall’album Music for Egon Schiele (Quarterstick Records 1996)

Oggi è la Giornata mondiale contro il lavoro minorile!

 

Ugo Brusaporco
Ugo Brusaporco

Laureato all’Università di Bologna, Facoltà di Lettere e Filosofia, corso di laurea Dams. E’ stato aiuto regista per documentari storici e autore di alcuni video e film. E’ direttore artistico dello storico Cine Club Verona. Collabora con i quotidiani L’Arena, Il Giornale di Vicenza, Brescia Oggi, e lo svizzero La Regione Ticino. Scrive di cinema sul settimanale La Turia di Valencia (Spagna), e su Quaderni di Cinema Sud e Cinema Società. Responsabile e ideatore di alcuni Festival sul cinema. Nel 1991 fonda e dirige il Garda Film Festival, nel 1994 Le Arti al Cinema, nel 1995 il San Giò Video Festival. Ha tenuto lezioni sul cinema sperimentale alle Università di Verona e di Padova. È stato in Giuria al Festival di Locarno, in Svizzera, e di Lleida, in Spagna. Ha fondato un premio Internazionale, il Boccalino, al Festival di Locarno, uno, il Bisato d’Oro, alla Mostra di Venezia, e il prestigioso Giuseppe Becce Award al Festival di Berlino.

INFORMAZIONI

Ugo Brusaporco

e-mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
web www.brusaporco.org