“L’amico del popolo”, 12 novembre 2017

L'amico del popolo
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L’amico del popolo”, spazio politico di idee libere, di arte e di spettacolo. Una nuova rubrica ospiterà il giornale quotidiano dell’amico veronese Ugo Brusaporco, destinato a coloro che hanno a cuore la cultura. Un po’ per celia e un po’ per non morir...

Un film al giorno

SORELLE MATERASSI (Italia, 1943), regia di Ferdinando Maria Poggioli, basato sul romanzo omonimo di Aldo Palazzeschi. Sceneggiatura: Bernard Zimmer. Fotografia: Arturo Gallea. Montaggio: Ferdinando Maria Poggioli. Musiche: Enzo Masetti. Con: Emma Gramatica, Irma Gramatica, Olga Solbelli, Massimo Serato, Clara Calamai, Dina Romano, Paola Borboni, Anna Mari, Leo Melchiorri, Loris Gizzi, Ninì Imbornoni, Pietro Bigerna, Margherita Nicosia Bossi, Amalia Pellegrini, Franco Cuppini, Carlo Giustini.

Due anziane signorine, Carolina e Teresa Materassi, vivono in un piccolo paese nei dintorni di Firenze insieme a un’altra sorella, Giselda, che è stata abbandonata dal marito e che ancora non ha superato la delusione. Grazie al loro raffinato laboratorio di biancheria, le sorelle Materassi hanno accumulato un patrimonio. Quando alla loro porta bussa Remo, un loro nipote rimasto orfano, la loro vita ne viene sconvolta. Remo, è un giovane molto attraente e simpatico, riesce ad esercitare una forte influenza sulle sue due zie (Giselda è contraria), tanto da riuscire ad accaparrarsi il loro patrimonio e sperperarlo al gioco Come se non bastasse, Remo coinvolge le anziane signore anche in situazioni ridicole e umilianti. Un giorno, il ragazzo conosce una ricca americana e la sposa senza neanche informare le zie; quindi, viziato ed egoista com’è, non esita ad abbandonarle. Carolina e Teresa, ferite e amareggiate per l’inatteso comportamento del nipote, ora sono più sole che mai.

“Il film girato a Cinecittà, visto censura del 26 ottobre 1943 n. 32029, uscì in prima visione pubblica, a guerra non ancora finita, nelle sale di Roma solo il 19 dicembre del 1944. Il film ebbe una distribuzione molto approssimativa, dovuta al tempo di guerra e alle vicissitudini italiane, dopo l'8 settembre. Tra l'altro fu terminato da Poggioli dopo la liberazione. Il successo del film arriverà nel 1945”.

(Wikipedia)

“Il superiore valore del libro, nel film non lo ritroviamo se non in una vaga - ed assai vaga - apparenza (...) Il peggior difetto del film consiste in una dimenticanza. Mentre la cornice dei particolari è centrata con mira esatta, il paesaggio, al contrario è dietro le quinte: non si vede o lo si vede appena. E il paesaggio fiorentino, così come lo descrive Palazzeschi, fino dalla prima pagina illumina e avvolge in maniera prepotentissima, il colore della favola.”

(Fabrizio Sarazani, in Il Tempo, 19 gennaio 1945)

"Vi sono pellicole che soddisfano unicamente interessi spettacolari ed eventuali successi di cassetta e pertanto giustificano questa loro dichiarata inconsistenza; altre invece nascono con pretese ed intenti ben più seri. (...) Poggioli purtroppo ancora una volta (...) è uscito dal seminato, dimostrando di non possedere ancora quella sensibilità che era necessaria per risolvere con immagini in un'atmosfera cinematografica, i felici 'punti e contrasti psicologici del romanzo'. (...) la passione quasi morbosa delle sorelle risulta falsa, snervata e completamente esteriore: non solo ma si crea tra pubblico e personaggi una spiacevole atmosfera di repulsione. (...) L'ambientazione nel paesetto di Santa Maria a Coverciano, che pure Palazzeschi aveva descritto minuziosamente, rimane indecisa e superficiale. L'interpretazione certamente avrebbe potuto essere migliore se ci fosse stato un regista sempre presente".

(Giorgio Moser, 'L'Italia Nuova', 19 gennaio 1945)

“Ferdinando Maria Poggioli Regista. Uomo di grande erudizione, amico di artisti e letterati, debutta nel cinema negli anni Trenta prima come assistente alla regia, poi come montatore. Dal 1936 al '43 dirige 11 film, tra cui 'La bisbetica domata' e 'Gelosia'. Verso la fine della guerra abbandona completamente l'attività cinematografica ed intraprende quella di antiquario. Dopo pochi mesi, a 48 anni, si suicida lasciandosi soffocare dal gas”.

(FilmTv)

Regista cinematografico, nato a Bologna il 15 dicembre 1897 e morto a Roma il 2 febbraio 1945. Appartenne (con Renato Castellani, Mario Soldati, Luigi Chiarini, Alberto Lattuada, Mario Camerini) alla corrente dei 'calligrafici' che tra la fine degli anni Trenta e l'inizio degli anni Quaranta segnò il passaggio dalle atmosfere edulcorate dei telefoni bianchi ai toni accesi del Neorealismo. A lungo ingiustamente dimenticato, è stato rivalutato dalla critica a partire dagli anni Settanta.

(Treccani)

 

Una poesia al giorno

Quando l'amore tentò, di Juana Inés de la Cruz (1648-1695). Versi d'amore e di circostanza. Torino: Einaudi, 1995.

Quando l'amore tentò
di fare tue le mie spoglie,
Lysi, e la luce mi levò,
diede all'anima quegli occhi
che dal corpo mio sottrasse.
Diede a me, perché potessi
con più attenzione adorarti,
occhi con cui contemplarti;
e così ebbi miglior vista,
pur se mi accecò il guardarti.
E prima questi occhi in me
erano intralci penosi:
non avendoti per sé
è chiaro che erano oziosi
non potendo veder te.
Accecarsi, a mio vedere,
fu una grande provvidenza
poiché non potevo averti:
a chi più luce non ha,
che importa vedere o no?

Ma è una gloria così rara
quella che ho nell'adorarti,
che, se pure mi uccidesse,
porrebbe fine la gioia
a quel che il dolor non seppe.
Ma che importa se la palma
mi sottraggono, violenti,
in questa amorosa calma,
non del mio corpo i tormenti,
ma dell'anima i diletti?

Così avrò nella violenta
condanna di non vederti,
a sollievo del tormento,
sempre il mio pensiero in te,
sempre te nel mio pensiero.
Qui nell'anima vedrò
il centro dei miei affetti
con gli occhi della mia fede:
ché piaceri immaginati,
anche un cieco può vederli.

 

“Chi fu il poeta più erotico di fine Rinascimento e inizio Barocco? Sir Thomas Wyatt che scriveva di Anna Bolena? Shakespeare sulla voluttuosa “Dark Lady”? Non proprio. Si tratta di una donna, anzi una suora, Sor Juana Inés de la Cruz, la Fenice d'America, poetessa di punta della Nuova Spagna del diciassettesimo secolo. Una luminare del suo tempo dalla mente vorace, che consumava oltre quattromila libri, da Aristotele a Kircher. Totalmente autodidatta. Il suo nome è quasi dimenticato nei libri di storia, ma la sua faccia è sulla banconota messicana. In vita, la sua fama ha attraversato l’oceano. Ha composto anche trattati matematici, manifesti sociali, musica, libri in difesa del diritto all’educazione delle donne. Ora è uscita in inglese, edita da Norton, una nuova raccolta di sonetti su mortalità e decadenza, sulla lotta fra corpo e mente, schiavismo ed emancipazione. Include anche la sua Respuesta a Sor Filotea” del 1691, dove contestava il vescovo di Puebla, il quale sosteneva che i temi filosofici non erano affare femminile. La “Respuesta” le causò molti guai con la Chiesa Cattolica, in seguito dovette firmare con il sangue un voto di silenzio.
Nata nel 1651, da madre illetterata, terza di sei figli illegittimi, Juana sapeva leggere già a tre anni. A sei anni chiese di tagliarsi i capelli corti e di poter studiare all’università come era concesso agli uomini. Da adolescente diventò dama di corte per la moglie del Marchese de Mancera, viceré del Messico, il quale mise insieme gli uomini più dotti in circolazione per mettere alla prova la cultura di Juana, su storia, mitologia, letteratura, scienza. Lo spettacolo che la ragazzina diede ebbe eco anche in Europa: aveva passato l’esame come “un galeone reale che si difendeva da qualche imbarcazione a remi”...

Immagini

  • Un film: Yo, la peor de todas (1990) di Maria Luisa Bemberg (Buenos Aires, 14 aprile 1922 - Buenos Aires, 7 maggio 1995), regista cinematografica e sceneggiatrice argentina.

 

Un fatto al giorno

12 novembre 1927: Leon Trotsky viene espulso dal Partito Comunista dell'Unione Sovietica, lasciando a Stalin il controllo incontrastato dell'Unione Sovietica.
La Treccani su Trotsky: “Proveniente da una famiglia israelita di medi contadini, aderì ben presto al movimento rivoluzionario, venendo arrestato (1898) e deportato in Siberia (1899). Riuscito a fuggire nel 1902, raggiunse Lenin a Londra ed entrò nella redazione dell'Iskra. Schieratosi con i menscevichi nel II congresso del Partito operaio socialdemocratico russo (1903), assunse negli anni successivi una posizione intermedia fra questi e i bolscevichi, adoperandosi senza successo per ricomporre l'unità del partito. Tornato in Russia nel gennaio 1905, nel corso di quell'anno formulò la teoria della rivoluzione permanente, secondo la quale al proletariato spettava il compito di realizzare la rivoluzione borghese e democratica nei paesi economicamente arretrati, come la Russia, la cui borghesia era giudicata troppo debole. La politica raggiunta così dal proletariato avrebbe comportato la trasformazione della rivoluzione democratica in rivoluzione sociale, avviando il processo di costruzione del socialismo, il cui esito sarebbe comunque dipeso dall'eventuale diffusione della rivoluzione anche in paesi economicamente avanzati. Scaturita dall'analisi degli avvenimenti rivoluzionari in corso, la teoria della rivoluzione permanente costituì poi il riferimento teorico dell'intera attività rivoluzionaria di T.; fu quindi il principale bersaglio degli attacchi polemici di Stalin, che nel 1924, in opposizione a essa, lanciò la parola d'ordine della costruzione del "socialismo in un paese solo". Nel 1906 T. fu nuovamente deportato; fuggito nel 1907, fu in esilio in Austria, quindi in Francia e negli Stati Uniti. Raggiunta nel maggio 1917 la Russia, in agosto aderì al bolscevismo. Presidente del soviet di Pietroburgo (ottobre 1917) fu a capo del comitato militare rivoluzionario di questo, protagonista dell'insurrezione del 25 ottobre 1917. Commissario del popolo agli Affari esteri (ottobre 1917 - febbraio 1918), guidò la delegazione russa durante le trattative di Brest-Litovsk, adottando la formula negoziale "né guerra né pace", nel tentativo di guadagnare tempo in vista di una diffusione della rivoluzione in Germania. Durante la guerra civile guidò l'Armata rossa, portandola alla vittoria sulle forze controrivoluzionarie. A partire dal 1923, convinto della necessità di superare la NEP e di promuovere una radicale trasformazione (attraverso la nazionalizzazione dell'industria, la collettivizzazione dell'agricoltura e la pianificazione dell'economia) della struttura economica del paese, entrò in urto con Bucharin e Stalin, appoggiati fino al 1925 da Kamenev e Zinov´ev. Promosse quindi la cosiddetta opposizione di sinistra (portandola nel 1926 all'alleanza con Kamenev e Zinov´ev, da cui nacque l'opposizione unificata), che alla battaglia sulla strategia economica affiancò quella contro la burocratizzazione del partito e dell'Internazionale comunista. Sconfitto da Stalin, che aveva con sé la maggioranza, T. fu espulso dal partito, confinato in Kazachstan (1928), quindi esiliato in Turchia (1929). In seguito risiedette in Francia e in Norvegia e promosse la riorganizzazione delle forze del marxismo antistalinista, sfociata nella costituzione della Quarta Internazionale. Condannato a morte in contumacia durante il primo dei processi della grande purga staliniana, si trasferì a Città di Messico nel 1937; là fu ucciso da un agente della GPU.”

L'archivio T. è conservato presso la Harvard University. In Italia esiste un sito a lui dedicato: www.trotsky.it

 

Un film: La sconfitta di Trotsky (1967), di Marco Leto

Negli anni Venti dopo la morte di Lenin, i capi comunisti si contendono il potere in Unione Sovietica. Trotzky, il capo delle armate durante la rivoluzione, viene emarginato da Giuseppe Stalin e costretto ad andare in esilio. Quasi venti anni dopo verrà ucciso in Messico da un sicario inviato da Stalin.
Sceneggiatura e regia: Marco Leto
Personaggi e interpreti:
Il narratore: Giulio Bosetti, Sedova: Valeria Valeri, Jackson: Massimo Foschi, Trotsky: Franco Parenti, Hansen: Aleardo Ward, Stalin: Renzo Giovanpiero Alleluyeva: Lucia Catullo, Lenin: Ennio Balbo, Bucharin: Luigi Casellato, Zinoviev: Lino Troisi, Kamenev: Antonio Meschini, Sverdlov: Armando Spadaro, Joffe: Franco Graziosi, Glasser: Benedetta Valabrega, Krupskaia: Annamaria Alegiani, Barzhanov: Tino Schirinzi, Radek: Edoardo Torricella, Serge: Virginio Gazzolo, Molotov: Enrico Ostermann, Solz: Andrea Checchi, Un compagno: Carlo Vittorio Zizzari, 1° agente GPU: Alberto Lux, 2° agente GPU: Michele Borelli

È l’occasione per vedere all’opera grandi attori.

 

Una frase al giorno

“So che dopo la mia morte sulla mia tomba sarà deposta molta immondizia. Ma il vento della storia la disperderà senza pietà”.

(Stalin, pseudonimo di Iosif Vissarionovič Džugašvili, 1878 - 1953, politico sovietico)

Immagini:

 

Un brano al giorno

Alexander Borodin (12 novembre 1833 - 27 febbraio 1887), String Quartet No. 2 in Re maggiore, scritto nel 1881.
Performers: Borodin String Quartet
Anno di registrazione: 1980

 

Ugo Brusaporco
Ugo Brusaporco

Laureato all’Università di Bologna, Facoltà di Lettere e Filosofia, corso di laurea Dams. E’ stato aiuto regista per documentari storici e autore di alcuni video e film. E’ direttore artistico dello storico Cine Club Verona. Collabora con i quotidiani L’Arena, Il Giornale di Vicenza, Brescia Oggi, e lo svizzero La Regione Ticino. Scrive di cinema sul settimanale La Turia di Valencia (Spagna), e su Quaderni di Cinema Sud e Cinema Società. Responsabile e ideatore di alcuni Festival sul cinema. Nel 1991 fonda e dirige il Garda Film Festival, nel 1994 Le Arti al Cinema, nel 1995 il San Giò Video Festival. Ha tenuto lezioni sul cinema sperimentale alle Università di Verona e di Padova. È stato in Giuria al Festival di Locarno, in Svizzera, e di Lleida, in Spagna. Ha fondato un premio Internazionale, il Boccalino, al Festival di Locarno, uno, il Bisato d’Oro, alla Mostra di Venezia, e il prestigioso Giuseppe Becce Award al Festival di Berlino.

INFORMAZIONI

Ugo Brusaporco

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web www.brusaporco.org