L’amico del popolo”, spazio politico di idee libere, di arte e di spettacolo. Una nuova rubrica ospiterà il giornale quotidiano dell’amico veronese Ugo Brusaporco, destinato a coloro che hanno a cuore la cultura. Un po’ per celia e un po’ per non morir...
Un film al giorno
LES AVENTURES DE RABBI JACOB (Le folli avventure di Rabbi Jacob, Italia - Francia, 1973), regia di Gérard Oury. Sceneggiatura: Roberto De Leonardis, Gérard Oury, Danièle Thompson. Fotografia: Henri Decaë. Montaggio: Albert Jurgenson. Musiche: Vladimir Cosma Con: Louis De Funès, Miou-Miou, Suzy Delair, Josy Eisenberg, Renzo Montagnani, Claude Piéplu.
Mentre sta per recarsi al matrimonio della figlia, l'industriale parigino Victor Picchio si trova involontariamente coinvolto nel rapimento di un leader rivoluzionario arabo, Mahamed Slimane, catturato da un suo connazionale, il colonnello Fares, e trasportato in una fabbrica di chewingum per esservi ucciso. Sfuggito ai suoi persecutori, Slimane si porta Picchio come ostaggio sino all'aeroporto di Orly, dove per sottrarsi l'uno a Fares e l'altro alla polizia messa in moto dalla sua gelosa consorte i due si impossessano degli abitanti di un rabbino e del suo assistente, tornati a Parigi da New York dopo trent'anni di assenza. Scambiati, dai loro festanti correligionari, per costoro, Picchio e Slimane affrontano faticosamente tutti gli equivoci che ne derivano. Seminate sia la polizia che il tenace Fares. L'industriale raggiunge con Slimane la figlia che sta per sposarsi. Il matrimonio ha luogo, ma anziché il suo scialbo fidanzato, la ragazza impalma l'aitante capo arabo, divenuto nel frattempo presidente del suo Paese.
Rabbi Jacob è un film costruito su misura per De Funès, intorno alla sua incredibile mimica facciale e corporale: è lui la sola e unica star ed è anche il vero centro motore di ogni azione e di ogni trovata. Il comico francese è libero di muoversi, di inventare a suo piacimento, di dare sfogo a tutto il proprio estro creativo. Rabbi Jacob in quanto a fantasia ed eccentricità è paragonabile alle pellicole più riuscite di Mel Brooks. L'auto che si ribalta e naviga nel fiume, la fabbrica di chewingum (con de Funès impiastricciato dalla gomma verde) che ricorda da vicino Tempi moderni (Modern Times) di Chaplin, de Funès trasportato dal tapis roulant sul quale scorrono le valigie nell'aeroporto: tutto esalta una comicità surreale, debordante nell'assurdo. Scena culminante del film e picco massimo della presa in giro (ovviamente bonaria) delle tradizioni ebraiche è, però, la famosa danza chassidica, in cui il comico si esibisce con bravura in una serie di divertentissime evoluzioni; è un momento decisamente godibile, per il quale si prepara scrupolosamente, prendendo lezioni di ballo per un mese intero. Sempre allo scopo di risultare il più possibile credibile e calarsi completamente nel personaggio del rabbino, decide, seguendo il parere del suo regista (Oury), di assimilare il caratteristico accento yiddish polacco.
Il film uscì nelle sale il 18 ottobre 1973, due settimane dopo l'inizio della guerra del Kippur. Danielle Cravenne, la seconda moglie di Georges Cravenne, uno dei produttori del film, psicologicamente instabile, mentre volava sull'aereo Parigi-Nizza dell'Air France, armata di una pistola 22 long rifle, minacciò di distruggere il Boeing 727 sul quale si trovava, se non avessero impedito l'uscita del film, che lei considerava antipalestinese. L'aereo atterrerà a Marignane, con lo scopo di far rifornimento per poi partire alla volta del Cairo. Danielle, in uno scontro a fuoco, fu ferita alla testa e al petto: morirà lungo il tragitto verso l'ospedale.
La vicenda di Slimane riproduce in parte quanto accadde veramente a Mehdi Ben Barka, politico marocchino, oppositore socialista di re Hassan II, leader terzomondista e panafricanista, rapito il 29 ottobre 1965 alla Brasserie Lipp di Parigi, che si trova proprio dirimpetto al café Les Deux Magot. L'affaire Ben Barka fu uno scandalo politico che modificò profondamente le relazioni tra Francia e Marocco. Uno dei personaggi coinvolti fu Hosni Benslimane, capo della gendarmeria reale marocchina.
Una poesia al giorno
Innamorato, di Mahmud Darwish
Io innamorato sfortunato,
mi addormento e ti vedo apparire;
dormo per sfuggire ad un passato di paura;
dormo per dimenticarti;
dormo per dimenticare il mio Mausoleo
il primo grano nel mio campo all’inizio della terra;
dormo per capire che ti amo più di quanto so di amarti;
dormo per inserire i tuoi capelli in una nuvola
ti penso nel tubare dei piccioni e delle colombe;
dormo, per sapere in quale sale morirò
e in quale tenerezza di miele risorgerò.
Un fatto al giorno
13 marzo 1881: Alessandro II zar della Russia è ucciso in un attentato vicino al suo palazzo. Alessandro II zar di Russia (Mosca 1818 - Pietroburgo 1881), figlio dello zar Nicola I, succedette al padre il 2 marzo 1855. Conclusa subito la guerra di Crimea (trattato di Parigi, 1856), intraprese l'esecuzione di un vasto piano di riforme, che attuò emancipando i servi della gleba (1861), creando le assemblee provinciali elettive (Zemstvo), riformando il codice penale; ma l'insurrezione polacca del 1863 arrestò tale movimento e spinse Alessandro a una politica reazionaria che esasperò gli elementi liberaleggianti e rivoluzionari. In politica estera, Alessandro mantenne l'amicizia con la Prussia, sormontando il rancore verso l'Austria quando aderì all'alleanza dei tre imperatori (1872); ma nel congresso di Berlino (1878) non ottenne gli appoggi attesi e fu privato dei risultati ottenuti con il trattato di Santo Stefano (marzo 1878), che aveva chiuso la vittoriosa guerra (1877) contro la Turchia, intrapresa da Alessandro nonostante le sue tendenze pacifiste e la sua politica di raccoglimento in Europa per avere mani libere in Asia, mentre vendeva l'Alaska agli Stati Uniti (1867). Stava iniziando una politica interna più liberale, quando la bomba di un terrorista lo uccise.
(Enciclopedia Treccani)
Una frase al giorno
“Ho abbandonato la pesca il giorno in cui mi sono accorto che, mentre li pescavo, i pesci non si agitavano dalla gioia”.
(Louis de Funes)
Ugo Brusaporco
Laureato all’Università di Bologna, Facoltà di Lettere e Filosofia, corso di laurea Dams. E’ stato aiuto regista per documentari storici e autore di alcuni video e film. E’ direttore artistico dello storico Cine Club Verona. Collabora con i quotidiani L’Arena, Il Giornale di Vicenza, Brescia Oggi, e lo svizzero La Regione Ticino. Scrive di cinema sul settimanale La Turia di Valencia (Spagna), e su Quaderni di Cinema Sud e Cinema Società. Responsabile e ideatore di alcuni Festival sul cinema. Nel 1991 fonda e dirige il Garda Film Festival, nel 1994 Le Arti al Cinema, nel 1995 il San Giò Video Festival. Ha tenuto lezioni sul cinema sperimentale alle Università di Verona e di Padova. È stato in Giuria al Festival di Locarno, in Svizzera, e di Lleida, in Spagna. Ha fondato un premio Internazionale, il Boccalino, al Festival di Locarno, uno, il Bisato d’Oro, alla Mostra di Venezia, e il prestigioso Giuseppe Becce Award al Festival di Berlino.
INFORMAZIONI
Ugo Brusaporco
e-mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
web www.brusaporco.org