L’amico del popolo”, spazio politico di idee libere, di arte e di spettacolo. Una nuova rubrica ospiterà il giornale quotidiano dell’amico veronese Ugo Brusaporco, destinato a coloro che hanno a cuore la cultura. Un po’ per celia e un po’ per non morir...
Un film al giorno
LA CIRCOSTANZA (Italia, 1974), scritto, diretto, fotografato, montato da Ermanno Olmi. Musica: Lucio Battisti, Alberto Radius, Vince Tempera, Gabriele Lorenzi, Lucio Battisti, Toni Cicco. Con: Raffaella Bianchi, Ada Savelli, Mario Sireci, Gaetano Porro, Barbara Pezzuto, Massimo Tabak, Giorgio Roncaglia, Aleardo Coatti, Enrico Bertoni, Rodolfo Bignami, Roberto Birago.
“La signora Laura Liberti è un vulcano: dirige uno studio notarile ereditato dal padre; possiede e governa una avviatissima quanto moderna fattoria; per lei la circostanza è il grave incidente che capita a uno sconosciuto giovane motociclista al quale ella presterà generosamente e disinteressatamente assistenza e materno affetto. Il signor Liberti, anziano dirigente in una grossa industria, vive alienato nella banalità di riti aziendali sotto la coercizione de "Il posto"; la circostanza per lui sarà l'ammodernamento tecnico dell'istituto e il crudele inesorabile licenziamento. Silvia, figlia dei Liberti, è alle prese con i fermenti adolescenziali, le curiosità, gli amoretti, i bronci, le scappatelle e le successive perplessità; non ha guida, e finisce per non capirsi e per non capire; quando ha tempo, il che le capita un po' troppo spesso, si intrattiene con ammirazione accanto al ragazzo cieco che nei suoi interessi dimostra spiccata raffinatezza e sensibilità; per lei la circostanza potrà essere questa amicizia oppure uno degli sbagli commessi. Tommaso, fratello di Silvia, vive in un privatissimo e organizzatissimo gabinetto scientifico ove si dedica a studi extrascolastici e ad esperienze di elettronica, poiché sogna di partorire un robot per nulla a servizio dell'umanità e purtuttavia capace di pensare; per lui la solitudine finirà quando sarà chiamato a prodigarsi per la cognatina Anna, partoriente nel corso di una notte da tregenda. Beppe, fratello di Silvia e di Tommaso, è il giovanissimo sposo di Anna e con la stessa vive in una casa prefabbricata nella tenuta della mamma, ma a debita distanza e con orgogliosa indipendenza: l'avventuroso parto sarà la circostanza che imporrà una revisione di atteggiamenti per lui, per la mogliettina, per Tommaso e, in definitiva, per tutta la famiglia Liberti”.
(Coming Soon)
“Nell’arco di pochi giorni, durante un’estate, la routine della borghese famiglia Liberti viene scossa: il padre (Porro) rischia di venire licenziato dalla sua azienda e deve partecipare a un ridicolo seminario di aggiornamento; la madre (Savelli), che non riesce ad avere rapporti coi figli, si attacca a un ragazzo vittima di un incidente, che ha portato in ospedale; la figlia giovane (Bianchi) ha la prima esperienza sessuale (ma in questo Olmi è molto pudico); il figlio grande diventa padre; quello di mezzo gioca a fare l’inventore ed è ossessionato dalle bestie dell’allevamento di famiglia che vengono portate al macello”.
(Circolo del Cinema di Bellinzona)
“Già in precedenza Olmi aveva sperimentato un montaggio libero, che mescola i tempi e accosta gli eventi secondo analogie profonde: e qui descrive perfettamente una famiglia frammentata, al di fuori di luoghi comuni e facili sociologismi. Senza vere soluzioni né tragedie, ma con un pessimismo dolente, all’occorrenza anche impietoso. Le scene del mattatoio sono una mazzata, e avvolgono l’insieme di un’atmosfera cupa; anche se poi Olmi dà respiro ai personaggi e li rispetta, pur non concedendo loro nessuno sconto. Uno dei suoi film più rigorosi e «giansenisti». Se stile e musiche (...) sono molto anni ’70, resta attualissima la parte sulla ristrutturazione aziendale, col demente gioco di simulazione cui vengono costretti gli attempati dirigenti”.
(Il Mereghetti)
“In un gruppo familiare della ricca borghesia lombarda succede qualcosa a ognuno dei suoi 5 componenti, mettendo in crisi le loro vite: una sgradevole novità sul lavoro per il padre, dirigente d'azienda; l'incontro con un ragazzo gravemente ferito in un incidente per la madre autoritaria; la nascita di un bambino per il fratello maggiore; la scelta tra due amori per la sorella adolescente; lo sconcerto di fronte ai vitelli al mattatoio per il secondogenito, inconcludente ribelle all'attivismo utilitaristico dei genitori. La vita continua come prima per tutti. Olmi passa a torto per un narratore semplice col cuore in mano. Lo nega questo film ancor più lucido e duro di Un certo giorno con la frantumazione narrativa ancor più sincopata, il montaggio ellittico, le sequenze d'antologia (il parto durante il temporale, l'incidente stradale, il mattatoio), il quieto e lucido pessimismo di fondo. Soggetto, sceneggiatura, fotografia (Eastmancolor) e montaggio di Olmi”.
(Il Morandini)
“La circostanza esce nel 1974, appartiene cioè a un periodo che dopo la fine delle illusioni del boom fa intravedere quella dell’utopia rivoluzionaria; lo stesso Olmi tiene a sottolinearlo: «Un certo giorno è del ’68, La circostanza del ’72 (data di inizio lavorazione, ndr). Allora è il momento in cui è finito il boom economico, comincia la trasformazione della società italiana. Vuol dire che è finito il momento in cui si poteva ridere». A dispetto di coloro che lo vorrebbero dedito a una sempiterna fiducia nei buoni sentimenti, il regista approfondisce un pessimismo più tenace di quanto si creda”.
(Masoni)
“Per tutti c'è una circostanza capace di cambiare, anche impercettibilmente, il corso dell'intera esistenza delle persone. Laura Liberti, una grintosa donna in carriera, conosce per caso un giovane motociclista coinvolto in un incidente stradale. Suo marito, un dirigente d'industria, finisce per essere licenziato per colpa della modernizzazione industriale. E anche per i loro figli, Silvia, Beppe e Tommaso, ci sarà un momento speciale, una "circostanza" cruciale. Olmi aveva cominciato così, con un cinema quasi sommesso, modernissimo, ma lieve. Poi anche lui s'è perso. Erano molto meglio i suoi vecchi film. Piccoli, piccoli”.
(FilmTV.it)
“Durante un'estate, una serie di eventi sembra mettere in crisi la quiete apparente di un'agiata famiglia borghese. Il padre (Gaetano Porro) viene costretto a umilianti corsi in “stile americano” dall'azienda che forse lo vuole licenziare; la madre Laura (Ada Savelli), che non trova più stimoli in famiglia, si affeziona a un ragazzo che ha soccorso a seguito di un incidente; la figlia Silvia (Raffaella Bianchi) si arrovella sulla sua relazione sentimentale e sulla “prima volta”; il figlio maggiore Beppe (Massimo Tabak) attende di diventare padre; il fratello minore Tommaso (Mario Sireci) trova in un macello la metafora della propria condizione. Esemplare ritratto della fragilità della classe media, crudele senza essere spietato (come nelle esplicite scene della mattanza di animali), La circostanza resta ingiustamente un'opera di Olmi tutto sommato misconosciuta, mentre andrebbe annoverata tra le vette della sua produzione. Se da una parte sviluppa e intreccia temi già accennati ne Il posto (1961) e ne I fidanzati (1963), dall'altra non usa la coralità del cast solo per moltiplicare e giustapporre ma, grazie a montaggio e narrazione modernissimi, dove frammentazione e liquidità sono indistinguibili, costruisce un film di grande valenza artistica. La densità di parallelismi e sostituzioni (il ragazzo ustionato per i figli, il bestiame per i dipendenti, la verginità per la paternità) è tale da costruire un momento di sincronicità junghiana, una “circostanza” appunto, in cui la famiglia pare vivere con coscienza collettiva (perfettamente resa dall'assenza di un punto di vista dominante) un passaggio della propria esistenza che, come sottolinea il finale irrisolto, può essere allo stesso modo decisivo quanto ininfluente. Da riscoprire”.
(Long Take)
“Bravo Olmi, che bel film. Che intelligente rapporto sui sentimenti che elegante ritratto sociale. Ecco un esempio squisito di cinema moderno, fatto senza spreco di denaro, che toccando con dita leggere tanti asti del vivere quotidiano trae l’anima delle cose e dice il tumulto del cuore nascosto nei gesti. Ecco, ancora, un regista appartato che ritrova il timbro felice degli esordi, e ripaga l’attesa fiduciosa degli amici con un racconto grave e gentile... Perché La circostanza è un bel film? Perché l’anima cristiana di Olmi vi esprime, senza tocchi rugiadosi, in sotterranea sintonia con la poetica di Bresson, la solitudine dell’uomo, le schiarite improvvise portate da rapidi incontri, il desolato richiudersi del cielo su un mondo che intende la pietà come un’elemosina. Perché la mano di Olmi regista ha insieme grande sicurezza di taglio (...) e mirabile finezza di tocco. Silvia è figura da mandare a memoria. Perché il tessuto è svariato nel disegno e nel colore, con una vivacità e morbidezza di modi che fanno vero l’ineffabile. Perché gli attori, tutti sconosciuti, non sono personaggi di fantasia: siamo noi stessi. E Milano è Milano”.
(Giovanni Grazzini, mio impagabile maestro, 21 giugno 1974, in “Gli anni Settanta in cento film”)
- Su Olmi: Speciale #SOUL con Ermanno Olmi - Prima parte - Sabato 30 aprile 2016
Una poesia al giorno
Nessuno, di Nelo Risi (Milano, 21 aprile 1920-Roma, 17 settembre 2015)
Una pietra esiste
per essere guardata
ecco David
mentre riposa in sé
come potrebbe essere il mondo?
stupore di esserci ancora
che il visionario dell’azione
diventi visibile
sradicati: l’avulso uno strappo
però con un che di diverso
che ci spinga all’insù
verso l’ardire del non compiuto
nell’indistinto
nel flusso riflusso di un futuro
in ciò che non è ancora
tenebra nella sua latenza
nel non avvento in acque calme
dove non muore foglia
niente accade né possa accadere
all’intelletto impigrito
un nuovo dizionario ci vorrebbe
per comprendere la morte
come nuovo elemento di vita.
Un fatto al giorno
2 luglio 1897: Guglielmo Marconi brevetta, a Londra, la radio.
“La radio è una tecnologia elettronica che utilizza le onde elettromagnetiche, la cui frequenza è al di sotto della luce visibile. Tale tecnologia viene utilizzata principalmente per telecomunicazioni o per altri scopi, come la localizzazione di oggetti, tramite i radar, o lo studio di fenomeni celesti, attraverso la radioastronomia”.
(Wikipedia)
“Guglielmo Giovanni Maria Marconi (Bologna, 25 aprile 1874 - Roma, 20 luglio 1937) è stato un fisico, inventore, imprenditore e politico italiano. A lui si deve lo sviluppo di un efficace sistema di comunicazione con la telegrafia senza fili via onde radio o radiotelegrafo che ottenne notevole diffusione, la cui evoluzione portò allo sviluppo dei moderni sistemi e metodi di radiocomunicazione, la televisione e in generale tutti i sistemi che utilizzano le comunicazioni senza fili, che gli valse il premio Nobel per la fisica nel 1909”.
(Wikipedia)
- Si veda: www.ovo.com
- Oppure: www.youtube.com
Una frase al giorno
“Per giocare bene a tennis, ci vogliono certe qualità naturali. Per diventare un campione, bisogna metterle in valore. Io non ho il genio di Big Bill Tilden, la rapidità di Jean Borotra, i riflessi di Henri Cochet. Se qualche volta li ho battuti, è perché l'ho voluto con tutte le mie forze, e ho impiegato il mezzo che avevo a portata di mano: una minuziosa preparazione”.
(René Lacoste, 1904-1996, tennista e stilista francese)
- Si veda: Victoire des Internationaux aux États-Unis
- e si veda The Tennis Machine AKA Rene Lacoste (1920-1929)
Un brano al giorno
Kathleen Ferrier, "Ombra mai fu", 1949, di George F. Handel, da “Serse” (Xerxes, HWV 40), opera lirica in tre atti.
Frondi tenere e belle
del mio platano amato
per voi risplenda il fato.
Tuoni, lampi, e procelle
non v'oltraggino mai la cara pace,
né giunga a profanarvi austro rapace.
Ombra mai fu
di vegetabile,
cara ed amabile,
soave più.
Ugo Brusaporco
Laureato all’Università di Bologna, Facoltà di Lettere e Filosofia, corso di laurea Dams. E’ stato aiuto regista per documentari storici e autore di alcuni video e film. E’ direttore artistico dello storico Cine Club Verona. Collabora con i quotidiani L’Arena, Il Giornale di Vicenza, Brescia Oggi, e lo svizzero La Regione Ticino. Scrive di cinema sul settimanale La Turia di Valencia (Spagna), e su Quaderni di Cinema Sud e Cinema Società. Responsabile e ideatore di alcuni Festival sul cinema. Nel 1991 fonda e dirige il Garda Film Festival, nel 1994 Le Arti al Cinema, nel 1995 il San Giò Video Festival. Ha tenuto lezioni sul cinema sperimentale alle Università di Verona e di Padova. È stato in Giuria al Festival di Locarno, in Svizzera, e di Lleida, in Spagna. Ha fondato un premio Internazionale, il Boccalino, al Festival di Locarno, uno, il Bisato d’Oro, alla Mostra di Venezia, e il prestigioso Giuseppe Becce Award al Festival di Berlino.
INFORMAZIONI
Ugo Brusaporco
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web www.brusaporco.org