L’amico del popolo”, spazio politico di idee libere, di arte e di spettacolo. Una nuova rubrica ospiterà il giornale quotidiano dell’amico veronese Ugo Brusaporco, destinato a coloro che hanno a cuore la cultura. Un po’ per celia e un po’ per non morir...
Un film al giorno
PAU Y SU HERMANO (Pau i el seu germà, Spagna, Francia, 2001) di Marc Recha. Sceneggiatura: Joaquín Jordà, Marc Recha. Fotografia: Hélène Louvart. Montaggio: Ernest Blasi. Musica: Xavier Turull, Aitor Millán Fernández, Geronacion, El Gitano, Fred Vilmar, Toni Xuclà. Con: David Selvas - Pau, Nathalie Boutefeu - Marta, Marieta Orozco - Sara, Luis Hostalot - Emili, Alicia Orozco - Mercè, Juan Márquez - Toni, David Recha - Alex, Joan Guzmán - Pere, María Tort - Teresina.
Durante una visita alla madre, Pau riceve una telefonata: Alex, il fratello scomparso da molto tempo, si è suicidato. Insieme alla madre, Pau decide di partire alla volta di un piccolo villaggio sui Pirenei dove il fratello ha vissuto prima di togliersi la vita. Durante il doloroso viaggio, madre e figlio riscoprono parte di loro stessi.
“Un film strano. Un po' ti entra dentro, più spesso rimane fuori alla finestra, a guardare lo spettatore. Con una trama volutamente sfumata, nebulosa, a volte inafferrabile. Pau ha perduto il fratello Alex, che si è suicidato. Non lo vedeva da tempo: Alex si era infatti "ritirato" in un paese in mezzo ai Pirenei. Quando Pau viene a saperlo, decide di andare a scoprire quei luoghi insieme alla madre. Un modo per conoscere il fratello perduto: amici, amori, natura, silenzi, lontananze. C'è infatti tutto, di Alex, là in mezzo ai monti. Pau e madre vivono delle storie d'amore come modo di entrare in simbiosi col mondo che Alex aveva fortemente voluto. Il film di questo giovanissimo regista catalano (30 anni) si gioca tutto sulle immagini, sui movimenti e sui silenzi. Eppure sa di materia grezza non finalizzata, non compiuta, rimasta ancora nella penna dello sceneggiatore e nello stomaco del regista Marc Recha. Che però rivela una personalità, un potenziale tutto da sviluppare ed approfondire”.
(Marco Lombardi)
“In Pau i el seu germà (Pau e suo fratello) del catalano Marc Recha, un giovane uomo viene informato che suo fratello è morto. Va a riconoscerne il corpo all'obitorio, si accorge di sapere nulla di lui: manca di notizie, ignora cosa facesse a Barcellona, perché avesse abbandonato il lontano villaggio nei Pirenei dove abitava. Insieme con la madre, parte per quel villaggio, indaga, fruga, fa domande, incontra gli amici e le ragazze frequentati dal fratello: ma al ritorno deve confessare di conoscere meglio non il fratello perduto, ma se stesso”.
(Lietta Tornabuoni, La Stampa)
“Il catalano Marc Recha (Pau i el seu germà, Dies d'Agost) è uno di quelli che da qualche anno fa sentire il suo nome in alcuni festival. Un cinema differente, il suo, che spesso diventa documentario, onirico, come a volte ultrarealistico. Ed è proprio qui che ci s’incaglia in uno dei mali del cinema. O meglio, dell’arte in generale. Le nuove tendenze sono costose, difficili, le idee fresche risultano indigeste. E in definitiva o ci si auto-convince e ci si decide ad imbarcarsi in un’altra sperimentazione, o al cinema europeo non rimarrà che ripetere le formule già ben collaudate per accontentare gli spettatori. Registi come Marc Recha, che grazie a sovvenzioni pubbliche hanno potuto farsi conoscere e ritagliarsi uno spazio all’interno del cinema europeo, non hanno il successo di pubblico che spetterebbe loro. Molti produttori e molti spettatori preferiscono il solito cinema. Ma così non si crea spazio per quell’aria fresca di cui il cinema europeo ha così tanto bisogno”.
(CaféBabel.com)
"Ha fatto scattare un'inevitabile associazione con 'La stanza del figlio', il film di Marc Recha soprattutto in una scena (anche se non con la stessa commozione) le immagini di Nanni Moretti (...). Il trentenne Recha ha girato un film sobrio, realistico, fotografato in luce naturale, raccontando una storia di rinascite attraverso una morte".
(Roberto Nepoti, la Repubblica, 11 maggio 2001)
"Recha registra i suoni del mondo, dalla città al vento dei monti, inquadrando nubi ed escavatrici, cercando di comporre nella 'durata' dell'immagine una suite audiovisiva dell'assenza, in verità fin troppo marcata e troppo poco supportata dalla sceneggiatura".
(Silvio Danese, Il giorno, 11 maggio 2001)
“Regista, sceneggiatore. Nasce a Hospitalet de Llobregat, un sobborgo popolare di Barcellona, e sviluppa la passione per il cinema sin dall'adolescenza, quando riceve in regalo la sua prima cinepresa, una Super8 con la quale realizza i suoi primi cortometraggi. Sempre da autodidatta, nel 1988 gira il primo corto in 35 mm "El darrer instant", ambientato nel suo quartiere e selezionato a partecipare alla BJCEM (Biennale dei giovani artisti dell'Europa e del Mediterraneo). A 19 anni, ha la possibilità di andare a studiare cinema a Parigi grazie a una sovvenzione concessa dalla Generalitat della Catalogna e due anni più tardi, appena ventunenne, dirige il suo primo lungometraggio "El Cielo Sube", suo unico film in lingua castigliana, con cui riceve il plauso di pubblico e critica in patria oltre ad avere visibilità nel circuito dei festival internazionali, con la partecipazione a Locarno e a Venezia. Nei suoi film successivi utilizza la lingua catalana scegliendo volutamente di non doppiare gli attori per essere più in sintonia con lo stile realistico che lo contraddistingue già dagli esordi. I suoi riferimenti cinematografici sono i maggiori esponenti del realismo, a cominciare dai grandi maestri italiani come Rossellini, e quelli della cinematografia francese come Godard e Bresson, personalità che saranno di riferimento per tutto il suo cinema successivo. Proprio a conferma della sua autorialità, il regista è anche lo sceneggiatore unico di tutte le sue opere. Nel 1998 dirige "L'arbre de les cireres" (1998), prediligendo le ambientazioni in zone rurali e tranquille. Con questo film, molto apprezzato all'estero, ottiene la definitiva consacrazione e riceve una nomination per il Pardo d'Oro al Festival di Locarno del 1998. Nella stessa occasione gli viene assegnato anche il premio FIPRESCI. Con il successivo "Pau i el seu germà" (2001) riesce a far entrare per la prima volta nella storia del Festival di Cannes un film in catalano nella selezione ufficiale in concorso per la Palma d'oro. Nel 2006, dirige il film "Dies d'agost" - per il quale riceve la nomination per il Pardo d'Oro al Festival di Locarno - in cui appare anche in veste di attore, con il ruolo di Marc, accanto a suo fratello David. Nel 2009 realizza il malinconico "Petit indi" e l'anno successivo viene chiamato a far parte della giuria della sezione Cinéfondation del 63mo Festival di Cannes”.
(Cinematografo.it)
- Lavorazione del film di Marc Recha, Pau i el seu germà
- (Trailer) www.youtube.com
Una poesia al giorno
Sola, di Gabriel Alejo Jacovkis (www.youtube.com)
Cierra los ojos
y en la sombra de su interior callado
sus pasos caminan la exquisita soledad.
Y vive esa otra vida,
suave,
sin amantes que traicionan,
sin pozos de pasión abrupta
sin rencores añejados en cubas oxidadas,
sin resacas agrias,
sin sed ni sequía.
Habrá en su boca una sonrisa
cuando el café con su perfume oscuro
complete el despertar en la cocina.
Y ella estará sola
leyendo el libro mudo.
Un fatto al giorno
23 giugno 1972: nello Studio Ovale della Casa Bianca fu intercettata una conversazione tra Richard Nixon e il Capo di Staff della Casa Bianca, H. R. Haldeman, che discutevano su come ostacolare le indagini grazie all'aiuto della stessa CIA, che avrebbe "fatto credere" all'FBI che il caso riguardava la sicurezza nazionale e, dunque, l'intelligence. “Il 23 giugno del 1972, nello Studio Ovale della Casa Bianca fu intercettata una conversazione tra Nixon e il Capo di Staff della Casa Bianca, H. R. Haldeman, che discutevano su come ostacolare le indagini grazie all’aiuto della stessa Cia. La pubblicazione, nell’agosto 1974, del nastro noto come “la pistola fumante” (smoking gun) portò con sé la prospettiva di un sicuro atto d’accusa: il Congresso fu convocato per votare l’impeachment, ma prima che potesse destituirlo e metterlo in stato d’accusa, Nixon si dimise. Ad ottobre 1972, l’FBI decretò la responsabilità del partito repubblicano: l’intrusione nella sede del Watergate venne considerata parte di un’ampia operazione di spionaggio e sabotaggio ai danni dei democratici per facilitare la rielezione di Nixon. Ma nessun collegamento diretto col presidente venne dimostrato”.
(Corriere della Sera, 9 agosto 2016)
Si vedano in proposito:
Una frase al giorno
“La rivoluzione non è un pranzo di gala; non è un'opera letteraria, un disegno, un ricamo; non la si può fare con altrettanta eleganza, tranquillità e delicatezza, o con altrettanta dolcezza, gentilezza, cortesia, riguardo e magnanimità. La rivoluzione è un'insurrezione, un atto di violenza con il quale una classe ne rovescia un'altra”
(Mao Tse-tung, noto anche come Mao Zedong, 1893-1976, politico cinese)
Un brano al giorno
Barbara, L'Aigle Noir
THE BLACK EAGLE
One day or maybe one night
Near a lake, I fell asleep
When suddenly, it seemed to pierce the sky
And bolting from the blue appeared a black eagle.
Slowly, spreading its wings
Slowly, I could see it twirling
Near me rustling its wings
As if it fell from the sky it came and settled
Its eyes had the color of ruby
And its wings had the color of the night
And on its sparkling forehead
The crowned bird wore a blue diamond
It touched my cheek with its beak
And it slipped its neck into my hand
And then, I recognized it
Popping up from the past, I remembered
Oh tell me, bird, take me away
Let's go back to our old land
Life before in my childish dreams
To pick up, shivering, some stars, some stars
Like before in my childish dreams
Life before on a white cloud
Like before lighting up the sun
And be a rainmaker and do marvels
The black eagle, rustlings its wings,
Flew off to go back to the sky.
(Four feathers with the color of the night
One teardrop or maybe a ruby
I was cold, there was nothing left of me
The bird left me alone with my sorrow)
Ugo Brusaporco
Laureato all’Università di Bologna, Facoltà di Lettere e Filosofia, corso di laurea Dams. E’ stato aiuto regista per documentari storici e autore di alcuni video e film. E’ direttore artistico dello storico Cine Club Verona. Collabora con i quotidiani L’Arena, Il Giornale di Vicenza, Brescia Oggi, e lo svizzero La Regione Ticino. Scrive di cinema sul settimanale La Turia di Valencia (Spagna), e su Quaderni di Cinema Sud e Cinema Società. Responsabile e ideatore di alcuni Festival sul cinema. Nel 1991 fonda e dirige il Garda Film Festival, nel 1994 Le Arti al Cinema, nel 1995 il San Giò Video Festival. Ha tenuto lezioni sul cinema sperimentale alle Università di Verona e di Padova. È stato in Giuria al Festival di Locarno, in Svizzera, e di Lleida, in Spagna. Ha fondato un premio Internazionale, il Boccalino, al Festival di Locarno, uno, il Bisato d’Oro, alla Mostra di Venezia, e il prestigioso Giuseppe Becce Award al Festival di Berlino.
INFORMAZIONI
Ugo Brusaporco
e-mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
web www.brusaporco.org