L’amico del popolo”, spazio politico di idee libere, di arte e di spettacolo. Una nuova rubrica ospiterà il giornale quotidiano dell’amico veronese Ugo Brusaporco, destinato a coloro che hanno a cuore la cultura. Un po’ per celia e un po’ per non morir...
Un film al giorno
A FACE IN THE CROWD (Un volto nella folla, USA, 1957), regia di Elia Kazan. Sceneggiatura: Budd Schulberg. Fotografia: Harry Stradling, Gayne Rescher. Montaggio: Gene Milford. Musiche: Tom Glazer. Con: Andy Griffith, Patricia Neal, Anthony Franciosa, Walter Matthau, Lee Remick, Percy Waram, Paul McGrath, Rod Brasfield, Marshall Neilan, Alexander Kirkland, Charles Irving, Howard Smith, Kay Medford, Big Jeff Bess, Henry Sharp.
'Solitario' Rhodes, un cantastorie girovago, che ha conosciuto le prigioni dell'Arkansas, viene lanciato nel brillante mondo della radio e della TV da Marzia, una radio-reporter. Prima alla radio poi alla televisione la sfrontatezza, la spontaneità di Rhodes ottengono un gran successo e il cantastorie diventa ben presto uno dei personaggi più amati dal pubblico; la sua rinomanza è così estesa che egli riesce ad esercitare un'influenza anche nel vasto campo della vita nazionale. Ciò lo spinge ad avventurarsi nella politica, coltivando l'illusione di fondare un gran partito qualunquista. Valendosi dell'aureola di celebrità che circonda il suo nome, Rhodes ha creato una grande impresa commerciale, di cui è divenuta comproprietaria Marzia, che cerca di moderare le intemperanze del giovane. Ella è di lui innamorata; Miller, un intellettuale che lavora per la TV, ha cercato invano di indurla a rinunciare ad un affetto così mal posto. Rhodes è combattuto tra opposti desideri: nei momenti di depressione cerca l'amore di Marzia e si affida a lei; ma poi l'ambizione, la mania di grandezza lo spingono a calpestare ogni buon sentimento. Un giorno Rhodes chiede a Marzia di sposarlo: poco dopo ella apprende che è già sposato e che la moglie lo ricatta. Rhodes riesce ad ottenere il divorzio, ma per egoismo e bizzarria sposa un'altra donna, che in seguito lo tradisce. Egli la caccia e ritorna pentito da Marzia, che questa volta trova la forza di far tacere i propri sentimenti. Conscia di aver contribuito a creare un mito pericoloso, smaschera Rhodes e ne provoca la caduta. Il cantastorie vede crollare il precario edificio della propria celebrità e resta disperatamente solo.
“A face in the crowd, che io considero un’opera grande e bella la cui importanza trascende i limiti della critica cinematografica, è vivamente dispiaciuta al pubblico americano come del resto a quello francese solo perché si colloca agli antipodi di On the waterfront (Fronte del porto, 1954) e perché vi si attaccano oggi proprio quelli che erano ieri blanditi. Significa che Budd Schulberg e Elia Kazan sono dei voltagabbana? No di certo, ma On the waterfront, sceneggiatura che passò di mano in mano per cinque anni, giunse alla sua stesura finale talmente edulcorata che, da opera antifascista che doveva essere, era finita per diventare una pellicola inconsciamente ma effettivamente demagogica”.
(François Truffaut)
“Una regista della radio fa uscire di prigione un mediocre suonatore di chitarra (Andy Griffith) il quale diventa così celebre tra gli ascoltatori che per poco non riesce a fare di un senatore il presidente degli Stati Uniti. Preoccupata della sua nefasta influenza, la regista lo distrugge attaccando il microfono in un momento in cui egli sta facendosi beffe del suo pubblico. Utilizzando procedimenti narrativi per lui nuovi, anche di tipo televisivo, con risultati brillantissimi, Kazan ha diretto con questo uno dei suoi film migliori, violento attacco al "sistema" americano in cui un "idolo" della canzone (modellato peraltro su personaggi reali, basti pensare al vecchio Will Rogers) grazie alla forza dei "mass-media" può influire sul comportamento politico dei cittadini”.
(Georges Sadoul)
“I media nel mirino di Un volto nella folla. Un lungimirante Elia Kazan firmò nel 1957 un film capolavoro, in bianco e nero, sul potere subdolo della radio e della televisione; mezzi capaci di trasformare un uomo qualunque in un divo manipolatore dell’opinione pubblica.
Quest’uomo è Larry Rhodes (l’esordiente Andy Griffith), uno squattrinato cantante folk nonché ex galeotto, scoperto da Marcia Jeffries (Patricia Neal), giornalista e conduttrice di Un volto nella folla, un programma rivolto alla gente comune e trasmesso dalla stazione radio KGRK, la voce del nord-est dell’Arkansas. Battezzato Lonesome (Solitario) dalla sua scopritrice, fa subito breccia nel cuore degli ascoltatori.
Semplice, diretto, spigliato incanta il pubblico con canzoncine e barzellette; Losenome è uno di loro, usa il mezzo radiofonico per dire ciò che vogliono sentirsi dire e, talvolta, per denunciare quello che non va. Inevitabile il successo dell’ex galeotto che ricorda Will Rogers (noto umorista americano negli anni venti, citato più volte nel corso del film), tanto da spingere un pubblicitario a dire: “Giovanotto, ricordi sempre Will Rogers. Era solo un cow-boy che masticava gomma e tirava il laccio, ma arrivò al punto che le cantava chiare ai presidenti e ai re”.
Peccato che Losenome, intuendo la potenza del medium radiofonico, inizi a sfruttarlo in modo così meschino da spingere la gente a prendere per oro colato tutto quello che dice. Non dura molto. Insieme a Marcia, che intanto si è innamorata di lui, abbandona la radio (“Non mi ci potevo più vedere”- dice con arroganza) per approdare in televisione, mezzo di persuasione per eccellenza, gestito da poteri forti quali la pubblicità e la politica. Poteri che Losenome impara a sfruttare per condizionare ulteriormente l’opinione pubblica e accrescere la sua popolarità.
Il giovane divo si rivela un ottimo venditore quando sponsorizza prodotti improponibili come le pillole Vitajex (falsi integratori alimentari); conduce Il cantuccio di Solitario Rhodes, spettacolo trasmesso da un network nazionale, per rinvigorire la fiacca campagna politica del senatore Fuller, candidatosi alla presidenza degli Stati Uniti, in cambio di una carica politica. “La farò amare, la farò amare da tutti” queste le parole che Losenome rivolge al senatore dopo il debutto. Sono le parole di un mostro travolto dall’ambizione e il delirio di onnipotenza.
Un mostro chiamato a manipolare il pensiero della gente, di milioni di spettatori che considera un “gregge di pecore” ma, ovviamente, non lo dice. E, non contento, agisce in modo meschino anche nel privato; infrange il cuore di Marcia, la sua scopritrice, e sposa in Messico una donna più giovane. Poi, arriva al capolinea. Marcia, delusa dall’uomo, diffonde un fuori onda in cui Losenome si prende gioco del pubblico e appare per ciò che è veramente. Le sue parole, ancora adesso, sono un pugno nello stomaco. È la fine, la morte mediatica. Losenome dice addio ad applausi e audience. Il pubblico lo reputa un mostro e gli sponsor, che tanto gli hanno dato, si allontanano per lo scandalo. Consiglio col cuore la visione di Un volto nella folla, una pellicola di un’attualità sconcertante. Kazan, negli anni Cinquanta, aveva intuito la pericolosità dei media (radio e televisione), l’influenza negativa che avrebbero esercitato sulle persone al punto da spingerle a comprare l’impossibile o a votare il senatore di turno. Oggi è cambiato qualcosa? A me sembra che i poteri forti, la pubblicità e la politica, si siano rafforzati”.
(Sofia Napoletano)
Il film: A Face in the Crowd: www.youtube.com
Una poesia al giorno
A te - fra cento anni, di Marina Ivanovna Cvetaeva, 1919. Traduzione Pietro A. Zveteremich (Feltrinelli)
A te, che dovevi esser nato
un secolo dopo, quando avrò ripreso fiato -
dal sottosuolo, come un condannato a morte,
con la mia mano - scriverò:
Amico! Non cercarmi! Altra moda!
Di me non si ricordano nemmeno i vegliardi.
Con la mia bocca non ci si tocca! Oltre le acque del Lete
protendo due mani.
Come due roghi io vedo i tuoi occhi,
fiammeggianti verso di me, nella tomba, nell'inferno.
Quella, vedenti, che non muove neanche una mano,
morta cento anni fa.
Con me, nella mano, quasi una manciata di polvere:
le mie poesie! Vedo: al vento
tu cerchi la casa dove io sono nata - oppure
in cui morirò.
Le donne che ti vengono incontro, quelle, le vive, le felici -
io sono fiera di come le guardi, e colgo le parole:
"Assembramento d'usurpatrici! Siete tutte morte voi!
Lei sola è viva!
Io l'ho servita, in volontario servizio,
tutti i segreti conoscevo, tutto il fondaco dei suoi anelli!
Saccheggiatrici di defunte! Questi anelli
sono rubati a lei!"
Oh, i miei cento anelli! Mi si tirano le vene,
per la prima volta mi pento
che tanti a destra e a manca ne ho regalati -
non ti avevo aspettato!
E ancora mi fa tristezza che in questa sera
d'oggi così lungamente io sia andata dietro
al sole che tramontava - e incontro
a te: attraverso cento anni.
Scommetto che tu scagli una maledizione
ai miei amici, verso la caligine delle tombe:
"Tutti la lodavate! Ma un abito rosa
nessuno le ha regalato!
Chi era più disinteressato?!" No, io la cupida!
Già che non mi ucciderai, non c'è avidità da nascondere,
che a tutti io chiedevo le lettere
per baciarle di notte.
Dirlo?! Lo dirò! Il non essere è una convenzione.
Tu per me adesso sei il più appassionato degli ospiti
e tu rifiuterai la perla di tutte le amanti
in nome di quella - delle ossa.
Un fatto al giorno
25 ottobre 1920: Dopo 74 giorni di sciopero della fame nella prigione di Brixton, in Inghilterra, il sindaco di Cork, Traolach Mac Suibhne, muore. Terence Joseph MacSwiney (ingl., Cork, 28 marzo 1879 - Brixton Prison, 25 ottobre 1920) è stato un attivista, politico e scrittore irlandese; fu sindaco di Cork e comandante della 1ª Brigata "Cork" degli Irish Volunteers.
FUNERAL OF TERENCE McSWINEY CORK HUNGERSTRIKER
Una frase al giorno
“A quattro anni dipingevo come Raffaello, poi ho impiegato una vita per imparare a dipingere come un bambino”.
(Pablo Diego José Francisco de Paula Juan Nepomuceno María de los Remedios Cipriano de la Santísima Trinidad Ruiz y Picasso, 1881-1973, pittore, scultore e litografo spagnolo)
- Immagini: www.arte.rai.it
Un brano al giorno
Beniamino Gigli canta Bizet: “Del tempio al limitar”, da “I pescatori di perle”.
Il leggendario tenore italiano Beniamino Gigli si unisce al baritono Valter Vagnozzi, con Enrico Sivieri al pianoforte, in un'esibizione del duetto del 1953 "Del tempio al limitar" dell'opera Les pêcheurs de perles di Georges Bizet (Parigi, 25 ottobre 1838 - Bougival, 3 giugno 1875).
Ugo Brusaporco
Laureato all’Università di Bologna, Facoltà di Lettere e Filosofia, corso di laurea Dams. E’ stato aiuto regista per documentari storici e autore di alcuni video e film. E’ direttore artistico dello storico Cine Club Verona. Collabora con i quotidiani L’Arena, Il Giornale di Vicenza, Brescia Oggi, e lo svizzero La Regione Ticino. Scrive di cinema sul settimanale La Turia di Valencia (Spagna), e su Quaderni di Cinema Sud e Cinema Società. Responsabile e ideatore di alcuni Festival sul cinema. Nel 1991 fonda e dirige il Garda Film Festival, nel 1994 Le Arti al Cinema, nel 1995 il San Giò Video Festival. Ha tenuto lezioni sul cinema sperimentale alle Università di Verona e di Padova. È stato in Giuria al Festival di Locarno, in Svizzera, e di Lleida, in Spagna. Ha fondato un premio Internazionale, il Boccalino, al Festival di Locarno, uno, il Bisato d’Oro, alla Mostra di Venezia, e il prestigioso Giuseppe Becce Award al Festival di Berlino.
INFORMAZIONI
Ugo Brusaporco
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