L’amico del popolo”, spazio politico di idee libere, di arte e di spettacolo. Anno II. La rubrica ospita il giornale quotidiano dell’amico veronese Ugo Brusaporco, destinato a coloro che hanno a cuore la cultura. Un po’ per celia e un po’ per non morir...
Un film al giorno
LAS AVENTURAS DE ROBINSON CRUSOE (Le Avventure di Robinson Crusoe, Messico, 1954) di Luis Buñuel. Da Daniel Defoe dal romanzo Robinson Crusoe. Sceneggiatura: Hugo Butler, Luis Buñuel. Fotografia Alex Phillips. Montaggio Carlos Savage, Alberto Valenzuela. Musiche Anthony Collins. Con: Dan O'Herlihy, Jaime Fernandez, Felipe de Alba, Chel Lopez, José Chávez, Emilio Garibay.
La nave su cui viaggia il giovane inglese Robinson Crusoe fa naufragio contro uno scoglio e lui, unico superstite, si salva a nuoto su un'isola sconosciuta. Robinson, grazie a ciò che ha potuto recuperare dal relitto e alla compagnia di un cane e una gatta scampati come lui al naufragio, riesce a conservare abitudini civili e impara a vivere dignitosamente, per molti anni, pur cadendo talvolta in preda a visioni. Con orrore, dopo anni, scopre che l'isola è frequentata da una tribù di antropofagi che periodicamente vi approdano con le loro canoe per compiere sacrifici umani e cibarsi delle vittime. Stando all'erta, un giorno vede arrivare i selvaggi con due prigionieri e, mentre uno viene legato, l'altro tenta la fuga. Robinson decide di intervenire e, dopo aver ucciso gli inseguitori, ottiene la sottomissione dell'indigeno che chiamerà Venerdì. In seguito, dopo aver insegnato a Venerdì ad esprimersi nella sua lingua ed aver avuto prova della sua lealtà, gli insegna anche a sparare e i due diventano compagni di caccia. Quando i cannibali tornano sull'isola, Robinson e Venerdì si preparano ad attaccarli con tutte le armi disponibili, ma in quel mentre sopraggiungono delle scialuppe con uomini bianchi armati di fucile che ben presto hanno ragione dei selvaggi. I nuovi arrivati sono una banda di ammutinati venuti per abbandonare sull'isola il capitano della loro nave insieme al fedele nostromo e per far provvista di acqua dolce. Robinson riesce a liberare i prigionieri e, con uno stratagemma, a circondare e disarmare gli ammutinati, ottenendo per sé e per Venerdì di essere portati in Inghilterra.
“Trasposizione del romanzo di Daniel Defoe pubblicato nel 1719, Le avventure di Robinson Crusoe è il primo film in lingua inglese diretto da Buñuel. Il regista spagnolo, come al suo solito, imprime all'opera uno sguardo personale e a tratti molto intimista. Nonostante nasca come una pellicola commerciale, con il passare dei minuti lo spettatore percepisce il pregevole intento di indagare le complessità della sopravvivenza dal punto di vista mentale piuttosto che da quello, semplicemente, fisico. Il Crusoe di O'Herlihy è, proprio grazie a questa interessante scelta, in continua lotta non con la natura, ma con se stesso. Inoltre, nemmeno qui, Buñuel rinuncia ai suoi soliti stilemi surrealisti, comprendendo una curiosa scena di sogno e alcuni scambi di battute tra i personaggi. Infelice, però, la scelta di far interpretare Venerdì a un attore di origine ispanica (stravolto da un make-up che lo rendesse più “scuro”). Il film venne presentato in concorso alla Mostra del cinema di Venezia 1954, mentre Dan O'Herlihy grazie a questo ruolo strappò una candidatura all'Oscar come miglior attore protagonista”.
(In www.longtake.it)
- Il film: www.youtube.com
- Altra versione: Adventures of Robinson Crusoe (1954)
Una poesia al giorno
Ballata i' voi che tu ritrovi Amore, di Dante Alighieri (Rime della Vita Nuova)
Ballata i’ voi che tu ritrovi Amore,
e con lui vade a madonna davante,
sì che la scusa mia, la qual tu cante,
ragioni poi con lei lo mio segnore.
Tu vai, ballata, sì cortesemente,
che sanza compagnia
dovresti avere in tutte parti ardire,
ma se tu vuoli andar sicuramente,
retrova l’Amor pria,
ché forse non è bon sanza lui gire;
però che quella che ti dee audire,
sì com’io credo, è ver di me adirata:
se tu di lui non fosse accompagnata,
leggeramente ti faria disnore.
Con dolce sono, quando se’ con lui,
comincia este parole,
appresso che averai chesta pietate:
"Madonna, quelli che mi manda a vui,
quando vi piaccia, vole,
sed elli ha scusa, che la m’intendiate.
Amore è qui, che per vostra bieltate
lo face, come vol, vista cangiare:
dunque perché li fece altra guardare
pensatel voi, da che non mutò ’l core".
Dille: "Madonna, lo suo core è stato
con sì fermata fede,
che ’n voi servir l’ha ’mpronto onne pensero:
tosto fu vostro, e mai non s’è smagato".
Sed ella non ti crede,
dì che domandi Amor, che sa lo vero:
ed a la fine falle umil preghero,
lo perdonare se le fosse a noia,
che mi comandi per messo ch’eo moia,
e vedrassi ubidir ben servidore.
E dì a colui ch’è d’ogni pietà chiave,
avante che sdonnei,
che le saprà contar mia ragion bona:
"Per grazia de la mia nota soave
reman tu qui con lei,
e del tuo servo ciò che vuoi ragiona;
e s’ella per tuo prego li perdona,
fa che li annunzi un bel sembiante pace".
Gentil ballata mia, quando ti piace,
movi in quel punto che tu n’aggie onore.
Un fatto al giorno
26 gennaio 1939: guerra civile spagnola, le truppe leali a Francisco Franco, aiutate da milizie italiane, conquistarono la città di Barcellona.
Dopo aver occupato tutta la Catalogna, il 27 febbraio i governi di Regno Unito e Francia furono costretti a riconoscere il regime franchista. Il conflitto, che ebbe inizio nel luglio del 1936, è conosciuto come Guerra Civile Spagnola o semplicemente come Guerra di Spagna, e vide contrapporsi i nazionalisti anti-marxisti e i Republicanos. Il generale Francisco Franco, di idee filofasciste, era appoggiato apertamente dal III Reich della Germania Nazista e dall’Italia fascista. La guerra civile spagnola fu seguita in tutto il mondo come la prima importante contesa militare tra le forze di sinistra e le sempre più potenti e armate forze della destra fascista. Non si conosce esattamente il numero delle vittime che provocò, che è stimato dalle 500.000 a 1 milione di persone uccise da una guerra che segnò per decenni la società spagnola. Molti artisti e intellettuali furono uccisi, come Federico Garcia Lorca, e gran parte della Generazione Spagnola del ’27 fu costretta all’esilio. L’economia spagnola riuscì a recuperare i danni del conflitto solo dopo decenni e le ripercussioni politiche andarono ben oltre i confini della nazione. La Guerra Civile Spagnola, che vide salire al potere il dittatore Francisco Franco, fu l’anticamera e l’oscuro presagio della Seconda Guerra Mondiale.”
(Video in www.eraoggi.com)
“La repubblica reagisce con prontezza, sostenuta, dal settembre del 1936, dalle Brigate Internazionali, composte, su iniziativa dell'Internazionale comunista, da volontari che accorrono da tutta l'Europa e da vari paesi del mondo. Questi volontari, nel novembre 1936, respingono l'offensiva dei franchisti a Madrid. Pur con difficoltà, la Repubblica resiste per quasi due anni, ma nel marzo 1938 una grande offensiva delle truppe franchiste fa perdere terreno ai difensori e, di fatto, spezza in due il territorio repubblicano. I militari conquistano città dopo città e il 26 gennaio 1939 prendono Barcellona, centro nevralgico della resistenza. Il 28 marzo, dopo che Francia e Inghilterra ne hanno già riconosciuto il governo, Franco entra a Madrid e annuncia la resa dell'esercito repubblicano. Nominato “Generalissimo di tutte le forze armate e capo del governo dello stato spagnolo” a guerra ancora in corso, Francisco Franco associa immediatamente alla strategia bellica una studiata campagna propagandistica incentrata, sulla scorta del modello fascista, sul culto della personalità e, dato il sostegno del clero, sulla “santità” del proprio compito. Il partito della Falange, d'ispirazione fascista, è scelto come strumento adatto a colmare il vuoto ideologico del colpo di stato franchista”.
(Articolo completo in www.anpi.it)
- Immagini: Spagna Barcellona
- Un film capolavoro: Morire a Madrid, di Frederic Rossif
Una frase al giorno
“In questo paese [l'Italia, nel 1836] il viaggio è estremamente penoso: birri e dogane sono insopportabili, il dialetto milanese orribile, gli italiani degenerati, gli austriaci ridicoli, la frutta cattiva, i locandieri ladri, i passaporti cari, le garitte lombarde orribilmente gialle e nere, le insegne papali sporche, i soldati napoletani sudici, quelli del papa miserabili, la musica sgradevole, i teatri noiosi, gli abati ciarlieri, i carabinieri lesti a sparire quando li si cerca, il manzo raro, il sanguinaccio onnipresente, il vino acido abbondante, le pulci in così gran quantità dappertutto”.
(Eugène Viollet-le-Duc, Parigi, 27 gennaio 1814 - Losanna, 17 settembre 1879), architetto francese, progettò la Cattedrale di Losanna.
Eugène Emmanuel Viollet-le-Duc è stato un architetto francese, conosciuto soprattutto per i suoi restauri degli edifici medioevali, in particolare quello della cattedrale di Notre-Dame. Fu una figura centrale tanto nell'architettura neogotica in Francia, quanto nel pubblico dibattito sulla "autenticità" in architettura, che infine trascese tutti i revival, permeando lo spirito emergente del Modernismo.
(Wikipedia)
"Eugène Emmanuel Viollet-le-Duc (1814-1879), enciclopedico architetto, storico dell’arte, formidabile disegnatore, archeologo e restauratore, scrittore di talento, acquarellista e molte altre cose ancora, in meno di quaranta anni, dal 1835 al 1870, fu il testardo e geniale protagonista di una gigantesca operazione di restauro di cattedrali, palazzi, castelli e città. Ridisegnò il passato. E lo fece a modo suo, attraverso uno studio maniacale delle fonti storiche. Creò uno stile gotico, nazionale, figlio dello spirito del tempo, quando la Francia cercava solide fondamenta di una nuova identità nazionale. Distrusse e ricostruì. Catalogò, senza sosta. Aggiunse e rimodellò. Trasformò, fin quasi a stravolgere. Spesso, alla ricerca della “forma perfetta”, arrivò a reinventare gli edifici di sana pianta. L’esito dei suoi restauri divise i contemporanei. E ancora oggi fa discutere. In ogni caso, Viollet-le-Duc ebbe un merito incontestabile: riuscì a salvare dall’oblio e dalla decadenza un immenso patrimonio di bellezza. Quel suo sogno di pietra, con tutto il suo straordinario bagaglio di torri e chimere, ponti levatoi, pitture policrome e mazze piombate, guglie, decorazioni, “gargoyles”, mostri, mura, favolosi uccelli e altri ibridi animali, ha ripopolato quei monumenti. E adesso abita, in modo stabile, anche nel nostro immaginario collettivo. Un Medioevo immaginato è un Medioevo falso e insieme meraviglioso che ormai sembra più vero di quello reale. Lo riscopriamo a Parigi, nella cattedrale di Notre-Dame, nella grande basilica di Saint-Denis oppure all’interno della celeberrima Sainte-Chapelle. Riemerge, imponente, dentro e fuori le cattedrali, di Vézelay, Amiens, Chartres, Poissy, Évreux, Amboise e Clermont-Ferrand. Riappare a Laon e nella basilica di Saint-Sernin di Tolosa, fascinosa tappa del cammino che porta i pellegrini a Santiago di Compostela. Stupisce, con tutta la sua forza evocativa, i turisti che in Linguadoca affollano la cittadella medievale di Carcassonne o che percorrono i centri storici di intere città: Chartres, Narbonne, Tolosa, Reims e Amiens, fino al piccolo municipio pirenaico di Saint-Antonin-Noble-Val. Possiamo ammirarlo ancora nella chilometrica cinta muraria fortificata di Avignone e in alcuni straordinari castelli: a Pierrefonds, la dimora imperiale di Napoleone III interamente ricostruita nella Francia settentrionale, nel gioiello bordolese di Roquetaillade, a Coucy in Piccardia, e nel cuore dei Paesi baschi, davanti all’immagine dello Chateaux d’Abbadie".
(Articolo completo in: www.festivaldelmedioevo.it)
Un brano musicale al giorno
Jacqueline du Pré, Concerto per violoncello in Mi minore, Op. 85 Adagio. Moderato. Di Edward Elgar, con la Philadelphia Orchestra, diretta da Daniel Barenboim (marito di Jacqueline du Pré).
26 gennaio 1945 nasce Jacqueline du Pré, violoncellista inglese (morta nel 1987 di sclerosi multipla, a soli 42 anni)
- Immagini: Remembering Jacqueline du Pré | by AllegroFilms
- Articolo: "Jacqueline Du Prè: una su un milione"
Ugo Brusaporco
Laureato all’Università di Bologna, Facoltà di Lettere e Filosofia, corso di laurea Dams. E’ stato aiuto regista per documentari storici e autore di alcuni video e film. E’ direttore artistico dello storico Cine Club Verona. Collabora con i quotidiani L’Arena, Il Giornale di Vicenza, Brescia Oggi, e lo svizzero La Regione Ticino. Scrive di cinema sul settimanale La Turia di Valencia (Spagna), e su Quaderni di Cinema Sud e Cinema Società. Responsabile e ideatore di alcuni Festival sul cinema. Nel 1991 fonda e dirige il Garda Film Festival, nel 1994 Le Arti al Cinema, nel 1995 il San Giò Video Festival. Ha tenuto lezioni sul cinema sperimentale alle Università di Verona e di Padova. È stato in Giuria al Festival di Locarno, in Svizzera, e di Lleida, in Spagna. Ha fondato un premio Internazionale, il Boccalino, al Festival di Locarno, uno, il Bisato d’Oro, alla Mostra di Venezia, e il prestigioso Giuseppe Becce Award al Festival di Berlino.
INFORMAZIONI
Ugo Brusaporco
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web www.brusaporco.org