“L’amico del popolo”, 28 giugno 2017

L'amico del popolo
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L’amico del popolo”, spazio politico di idee libere, di arte e di spettacolo. Una nuova rubrica ospiterà il giornale quotidiano dell’amico veronese Ugo Brusaporco, destinato a coloro che hanno a cuore la cultura. Un po’ per celia e un po’ per non morir...

Un film al giorno

JONAS QUI AURA 20 ANS EN L'AN 2000 (Jonas che avrà 20 anni nel 2000, Francia-Svizzera, 1976), regia di Alain Tanner. Sceneggiatura: Alain Tanner, John Berger. Fotografia: Renato Berta. Montaggio: Brigitte Sousselier Musica: Jean-Marie Sénia. Con: Jean-Luc Bideau, Myriam Boyer, Jacques Denis, Roger Jendly, Dominique Labourier, Myriam Mézières, Miou-Miou, Rufus, Raymond Bussières, Pierre Holdener, Jonas.

“A Ginevra, nel sottobosco della moderna metropoli e negli ultimi angoli rurali dei dintorni, vivono otto persone generose e anticonformiste che il caso e le ideologie rivoluzionarie stringeranno intorno al piccolo Jonas, il bambino che nel 2000 avrà 20 anni e che tutto il gruppo ritiene spiritualmente figlio. Mathieu, tipografo disoccupato, accetta un lavoro assai umile nella fattoria di Marcel e Marguerite, sino a che non aprirà nella stessa un'anticonformistica scuola per fanciulli di contadini. Mathilde, sua moglie, ama la maternità come una ragione di vita e genererà Jonas. Marcel, il fattore, a differenza della moglie Marguerite pragmatista, ama sognare e racconta storie naturalistiche che sarebbero piaciute al filosofo ginevrino J.J. Rousseau. Max, degradato da giornalista al rango di correttore di bozze, è un ex combattente del '68 e si appaia perfettamente con l'iconoclasta Madeleine che induce a rubare i segreti di finanzieri di cui è segretaria, così da vanificarne i piani di speculazione terriera. Marco, invece, è un docente di storia che si fa licenziare per le idee incendiarie e finisce per fungere da animatore in un ricovero per anziani. A lui si lega sentimentalmente Marie, una frontaliera che di notte dorme in Francia e di giorno lavora come cassiera presso un supermercato ginevrino ove, essendo solita ridurre fortemente i conti ai clienti modesti, viene scoperta e consegnata alla prigione”.

(Coming Soon)

“Racconta John Berger, che terminò il suo sodalizio con Alain Tanner sceneggiando Jonas qui aura 25 ans en l'an 2000 (la differenza di cinque anni fra il titolo originale e quello italiano dipende dal ritardo con cui il film venne distribuito da noi): "Prima che la sceneggiatura fosse scritta, ci piaceva descriverlo come un film sui sogni individuali di trasformare il mondo. Descrivevamo questo sogno come un largo quadrato di seta colorata steso sul terreno. D'improvviso l'aria si infilava sotto la seta e la sollevava, facendola assomigliare a una tenda o a una vela. Allora dovevamo riportare questa tela verso terra, fermarla ai quattro angoli. In un certo senso è quello il movimento, la melodia del film. Vediamo continuamente sorgere una speranza colorata che, subito dopo, finisce inchiodata al terreno, al principio di realtà". Max, Mathieu, Marco, Marcel, Marie, Mathilde, Madeleine, Marguerite (otto nomi che iniziano con 'Ma', "come Marx, come maggio") rappresentano ognuno un frammento di ideologia. Ognuno a modo suo resiste, ma allo stesso tempo ha perso lo spazio gioioso dell'utopia e si confronta con il mondo del lavoro quotidiano, con le leggi dell'economia, tentando di resistere a una vita che spesso travolge e trascina sul fondo. Il film rappresenta una svolta e assieme un punto limite nell'attività di Tanner, un riassunto di tutto ciò che il suo cinema era stato sino ad allora, anche generazionalmente, e che non poteva più essere. Un film di frontiera, al confine tra quel cinema teorico che svela il meccanismo della finzione e un diverso sentimento del narrare, meno ideologico. La meditazione sul tempo e sulla Storia e l'intento didascalico, già preannunciati nei film precedenti, arrivano qui alla loro espressione più matura e dichiarata. Tutti i personaggi rappresentano una tessera del mosaico dell'immaginario sopravvissuto alla fiammata del Sessantotto. Costruendo la sua prima vera commedia politica, Tanner li mostra in ciò che hanno di tipico e di facilmente riconoscibile, distanziandoli con lo humour, come a congedarsi da una generazione che sta per essere sepolta, schizzandone sul foglio un ritratto veloce, allegro, affettuoso. Il nuovo mondo non è arrivato, ma tutti ci provano ancora, senza illusioni magari, ma ci provano. Al centro del film, la scuola e la pedagogia, l'Émile di Jean-Jacques Rousseau citato più volte. Il piccolo Jonas rappresenta la speranza affidata al figlio e prolunga quel tempo di vita individuale destinato a perdere la gara con la Storia. "Nel 2000 Jonas avrà venticinque anni. A venticinque anni il secolo lo risputerà fuori. Lo vomiterà, piuttosto. La balena della Storia sputerà fuori Jonas a venticinque anni. È il tempo che ci resta per aiutarlo a uscire dalla merda", recita la sceneggiatura. Ovvero, come dice Marco piangendo mentre taglia le cipolle: "Bisogna sempre sacrificarsi per il futuro. Merda. È questa la grande fregatura delle rivoluzioni. È quello che il capitalismo ha sempre predicato, del resto". Nel film coesistono passato e presente, e il futuro (Jonas) è già in grado di cancellare i segni del passato, cioè i padri, senza tuttavia annullarli. Film vitale e sorprendente, Jonas qui aura 25 ans en l'an 2000 è orchestrato in centocinquanta piani-sequenza, debitori della concezione brechtiana di messa in scena epica. I personaggi disegnati da Tanner, umanissimi e riconoscibili, sono anche qualcosa d'altro: usano e abusano della teatralizzazione, dei testi poetici, filosofici o scientifici, mentre i frequenti inserti in bianco e nero indicano i loro sogni a occhi aperti, le loro fantasie, le loro memorie storiche, le loro nostalgie politiche. Figli del proprio tempo, del cinema come linguaggio-al-lavoro, messo a nudo nei meccanismi di finzione, gli otto 'Ma' parlano e si muovono alludendo a un loro personale e collettivo teatro, costituito dalle idee utopiche che ancora li tengono in vita”.

(Piera De Tassis, in Enciclopedia Treccani)

 

Una poesia al giorno

Ruslàn e Ljudmìla, di Aleksandr Sergeevič Puškin. Traduzione di Paolo Statuti.

C’è una quercia sulla riva del mare
E attorno ad essa una catena d’oro,
Sulla catena di notte e di giorno
Un gatto colto cammina con decoro.
Va a destra - prende a raccontare,
A sinistra - comincia a cantare.

Là soltanto prodigi conosco:
Fauni e ninfe insieme nel bosco,
Là su ignoti e scuri sentieri
Vedi impronte d’insolite fiere,
E casette su zampe di gallina
Senza porte né finestra alcuna.
Selve e valli piene di visioni,
E all’alba affluiscono i marosi
Sulla riva vuota e sabbiosa,
E trenta stupendi paladini
Emergono dai flutti marini,
E con essi il loro protettore.
Là un principe strada facendo
Un terribile zar ha imprigionato.
Davanti al popolo nelle nubi,
Avendo boschi e mari superato,
Un mago con l’eroe si fa vedere.
In prigione la zarevna patisce
E un lupo bruno le obbedisce.
Là una botte con dentro una strega
Si solleva da sola a fatica.
Là nell’oro Kaščej si consuma,
E l’anima russa e la Rus’ profuma!
Io ero là e il miele ho bevuto,
Ho visto la quercia che frusciava,
Sedevo ai suoi piedi e il gatto colto
Le sue favole mi raccontava.
Una me la ricordo ancora
E al mondo la dirò proprio ora...

РУСЛАН И ЛЮДМИЛА - Вступление

У лукоморья дуб зеленый;
Златая цепь на дубе том:
И днем и ночью кот ученый
Всё ходит по цепи кругом;
Идет направо - песнь заводит,
Налево - сказку говорит.

Там чудеса: там леший бродит,
Русалка на ветвях сидит;
Там на неведомых дорожках
Следы невиданных зверей;
Избушка там на курьих ножках
Стоит без окон, без дверей;
Там лес и дол видений полны;
Там о заре прихлынут волны
На брег песчаный и пустой,
И тридцать витязей прекрасных
Чредой из вод выходят ясных,
И с ними дядька их морской;
Там королевич мимоходом
Пленяет грозного царя;
Там в облаках перед народом
Через леса, через моря
Колдун несет богатыря;
В темнице там царевна тужит,
А бурый волк ей верно служит;
Там ступа с Бабою Ягой
Идет, бредет сама собой;
Там царь Кащей над златом чахнет;
Там русской дух... там Русью пахнет!
И там я был, и мед я пил;
У моря видел дуб зеленый;
Под ним сидел, и кот ученый
Свои мне сказки говорил.
Одну я помню: сказку эту
Поведаю теперь я свету...

 

Un fatto al giorno

Vittoria, 1819-1901, Regina del Regno Unito e Imperatrice d'India

28 giugno 1838: incoronazione di Vittoria, Regina del Regno Unito. Vittoria divenne la prima sovrana a prendere residenza a Buckingham Palace, ottenendo inoltre le rendite dei ducati di Lancaster e di Cornovaglia, nonché una lista civile di 385.000 sterline annue che usò per estinguere i debiti paterni.
“Vittoria Alessandrina, nacque il 24 maggio 1819, figlia unica di Edoardo, duca di Kent, fratello di Guglielmo IV. Alla morte del padre, essendo designata per la successione al trono, la sua cultura venne specialmente diretta verso lo studio delle questioni politiche. Lord Melbourne la iniziò al meccanismo della costituzione inglese, e allorché salì al trono, il 20 giugno 1837, divenne suo primo ministro. Mente lucida ed equilibrata, spirito pratico e positivo, Vittoria, quantunque giovanissima, diede subito prova di queste doti nella scelta dello sposo. I candidati alla sua mano erano parecchi e taluni di questi, come il duca di Nemours, figlio di Luigi Filippo, oltremodo incalzanti. Comprendendo subito, però, come ella dovesse allontanare dal trono qualsiasi sospetto d’ingerenza estranea, che il popolo non avrebbe tollerata, scelse a compagno della sua vita il principe Alberto di Sassonia-Coburgo, giovane quasi suo coetaneo, di vasta cultura e d’ingegno vivacissimo. Con lui ella visse molto unita per 22 anni, in un’intimità affettuosa che fece della Regina la più tenera delle spose e la più felice delle madri. La morte di Alberto, cui nel 1857 aveva fatto dare dal Parlamento il titolo di principe consorte, la piombò in un lutto crudele dal quale, si può dire, non volle mai essere distolta. Ritiratasi in una solitudine che il popolo, amante della pompa e delle cerimonie, giunse a criticare aspramente e che servì di pretesto a un membro del Parlamento per chiedere la diminuzione della lista civile, ella non consentì a mostrarsi nei pubblici festeggiamenti se non quando era tramontata la sua raggiante bellezza. La leggiadra sposa e la giovane donna furono veramente sepolte insieme al consorte. La Regina riapparve soltanto allorché la sua persona fu curva e il suo crine fu bianco”.

(L’Illustrazione italiana, 27 gennaio 1901)

 

Una frase al giorno

“La mia vita felice è finita! Il mondo per me se n’è andato! Se devo continuare a vivere (e non farò nulla che possa farmi stare peggio di ora) sarà d’ora in avanti solo per i nostri poveri figli senza padre... per il mio triste paese, che perdendo lui ha perso tutto, e solo per fare quello che so e sento lui vorrebbe, perché lui è vicino me... il suo spirito mi guiderà e mi ispirerà! Ma che male fa essere tagliata fuori dalla vita nel fiore degli anni...vedere la nostra pura, felice, quieta vita domestica, che da sola mi dava la forza di sopportare la mia posizione così poco amata, svanire a quarantadue anni...mentre io avevo sperato con tanta intima certezza che Dio non ci avrebbe mai diviso e ci avrebbe fatto invecchiare insieme (anche se lui parlava sempre della brevità della vita), è troppo brutto, troppo crudele!”

(Vittoria, 1819-1901, Regina del Regno Unito e Imperatrice d'India, in occasione della morte del marito Alberto)

 

Un brano al giorno

Georg Friedrich Händel, Dixit Dominus, HWV 232 - Monteverdi Choir e English Baroque Solisti diretti da Sir John Eliot Gardiner. Dixit Dominus, HWV 232, è un salmo composto da Händel nella primavera del 1707.

 

Ugo Brusaporco
Ugo Brusaporco

Laureato all’Università di Bologna, Facoltà di Lettere e Filosofia, corso di laurea Dams. E’ stato aiuto regista per documentari storici e autore di alcuni video e film. E’ direttore artistico dello storico Cine Club Verona. Collabora con i quotidiani L’Arena, Il Giornale di Vicenza, Brescia Oggi, e lo svizzero La Regione Ticino. Scrive di cinema sul settimanale La Turia di Valencia (Spagna), e su Quaderni di Cinema Sud e Cinema Società. Responsabile e ideatore di alcuni Festival sul cinema. Nel 1991 fonda e dirige il Garda Film Festival, nel 1994 Le Arti al Cinema, nel 1995 il San Giò Video Festival. Ha tenuto lezioni sul cinema sperimentale alle Università di Verona e di Padova. È stato in Giuria al Festival di Locarno, in Svizzera, e di Lleida, in Spagna. Ha fondato un premio Internazionale, il Boccalino, al Festival di Locarno, uno, il Bisato d’Oro, alla Mostra di Venezia, e il prestigioso Giuseppe Becce Award al Festival di Berlino.

INFORMAZIONI

Ugo Brusaporco

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web www.brusaporco.org