“L’amico del popolo”, 5 maggio 2017

L'amico del popolo
Grandezza Carattere

L’amico del popolo”, spazio politico di idee libere, di arte e di spettacolo. Una nuova rubrica ospiterà il giornale quotidiano dell’amico veronese Ugo Brusaporco, destinato a coloro che hanno a cuore la cultura. Un po’ per celia e un po’ per non morir...

Un film al giorno

LA KERMESSE HÉROÏQUE (La kermesse eroica, Francia - Germania, 1935), regia di Jacques Feyder. Sceneggiatura: Charles Spaak, Jacques Feyder, Bernard Zimmer, Robert A. Stemmle. Fotografia: André Thomas, Louis Page, Harry Stradling. Montaggio: Jacques Brillouin, Musiche: Louis Beydts. Con: Françoise Rosay, Micheline Cheirel, Lyne Clevers, Maryse Wendling, Jean Murat, Louis Jouvet, Alfred Adam, André Alerme, Marcel CarpentierFrançoise Rosay, Micheline Cheirel, Lyne Clevers, Maryse Wendling, Jean Murat, Louis Jouvet, Alfred Adam, André Alerme, Marcel Carpentier.

Sul finire del 1600 la cittadina fiamminga di Boon, alla vigilia della tradizionale kermesse, riceve la poco gradita visita di alcuni corrieri spagnoli latori di un messaggio del comandante delle truppe di occupazione. Il messaggio preannuncia l'arrivo di un esercito spagnolo, il quale prenderà stanza nella cittadina per alcuni giorni. Memori delle recenti stragi e saccheggi di Anversa e di altre città fiamminghe, i consiglieri municipali e il borgomastro decidono di far barricare tutte le case e di attendere senza difesa l'invasione dello straniero. Ma la moglie del borgomastro, donna energica, arringa tutte le donne del paese perché esse si sostituiscano agli uomini paurosi, per affrontare e scongiurare il pericolo. Infatti, indossate le loro migliori vesti, le donne muovono incontro al generale offrendogli le chiavi della città. Questo tratto gentile e ancor più l'accoglienza festosa e generosa che viene offerta agli ufficiali e alla truppa, convincono il gentiluomo spagnolo a lasciare la città all'alba del giorno seguente, emanando un decreto che la libera da ogni imposta per un anno intero. Durante la notte ha luogo la kermesse e durante la festa, i balli, e tripudi la moglie del borgomastro fa sposare, per ordine dei De Olivares, la propria figliuola ad un giovane pittore che l'amava.

“Prima proiezione a Berlino il 15-1-1936. Il film fu proibito il 7-1-1939, subito dopo la dichiarazione di guerra. Nelle Fiandre occupate dagli spagnoli, nel 1691, si annunzia nella cittadina di Boom, intenta a preparare la sua festa locale, il prossimo arrivo d'un distaccamento delle truppe occupanti. Il borgomastro (versione francese: Alerme; versione tedesca: Alerme e Will Döhm) decide di farsi passare per morto. Ma la moglie (Françoise Rosay) coadiuvata dalle altre donne, decide di accogliere gli occupanti festosamente, in modo da placarne la ferocia, offre loro un banchetto, si lascia corteggiare dal duca comandante.”

(Georges Sadoul)

“Si lavora molto, a Parigi e dintorni. Il cinema francese ha ormai tutte le probabilità di raggiungere in breve, nel quadro cinematografico europeo, la stessa importanza che negli ultimi decenni il teatro francese ebbe in quello teatrale. Non si sono mobilitati, lassù, soltanto, gli uomini di buona volontà, ma sopratutto quelli d'ingegno. Il nuovo clima cinematografico francese, originariamente dovuto a una tenace e libera discussione dei problemi e dei pretesti della nuova arte ad opera di una critica intelligente e spregiudicata, ha saputo adunare attorno allo schermo scrittori e pittori, storici e musicisti, snob e lavoratori; e questo fermento, come tutti i fermenti vitali, doveva esprimere alcune nuove firme.”

(Mario Gromo)

“Fu uno dei film francesi che ebbe maggior fortuna di pubblico e ancor più di critica negli anni Trenta: probabilmente il più famoso di un autore come Jacques Feyder, attivo sin dal tempo del muto (L'Atlantide, 1921, Les nouveaux messieurs, 1929) e destinato forse a raccogliere più reverenza che successo, nonostante qualche eccezione come questa. In certo senso La kermesse héroïque divenne una sorta di manifesto da esportazione: l'ironia sensualetta e pochadistica ma sorvegliata, il gusto figurativo che si ispirava alla grande pittura fiamminga, il magnifico lavoro dei due specialisti francesi della scenografia e della 'decorazione' (il russo-polacco Meerson, l'ungherese Trauner). E la furbizia, malgrado alcune libertà storiche, della sceneggiatura allegra e precisa di Charles Spaak (anch'egli alto-borghese e belga vallone come Feyder: l'origine francofona di entrambi divenne un'arma di battaglia nelle mani dei nazionalisti fiamminghi d'anteguerra). Infine la diligente recitazione complessiva, con una punta alta in Françoise Rosay, tutta commediante e parigina, al punto che nel dialogo si dice a un dato momento: "Lei che è francese..."; sul set per sessant'anni, dal 1913 al 1973, attrice sino alla punta dei capelli e nei tratti risentiti e aguzzi del suo asimmetrico volto. E con risvolti accettabilmente professionali in due attori ora dimenticati ma un tempo famosi o comunque assai noti: Jean Murat, virile eroe cinematografico negli anni Venti e Trenta, sempre sulla breccia quasi sino alla fine, marito di Annabella con cui formò una coppia divisticamente famosa; e André Alerme, caratterista 'spesso', grosso, corpulento, furbescamente egoista, che qui ha una parte tipica. Chiaramente un cenno a parte merita Louis Jouvet, fuori di dubbio uno dei più grandi attori di teatro della sua generazione (nel mondo, non solo in Francia). Al cinema accordò una attenzione intermittente, con momenti altissimi (basterebbe l'ispettore Antoine di Quai des Orfèvres - Legittima difesa, Henri-Georges Clouzot 1947, per giustificare tutto). Qui nei panni di un cappellano palesemente viscido e truffaldino, dominato da una inquietante tonsura-calvizie, è un po' distratto e un po' eccessivo, anche se è sempre troppo bravo per non riuscire a sembrare bravo.... I destini critici del film sono diseguali: osannato e amato al suo apparire, qualche decennio dopo venne ridiscusso con durezza (basti vedere quel che scrive nel suo Dictionnaire du cinéma il 'supercilioso' ma geniale Jacques Lourcelles: "Più apparenza di talento che talento vero"). Fuori di dubbio che una certa stanchezza e il logorio del meccanismo di fondo si avvertono nella seconda parte, pur conservando l'opera più fascino di quel che si possa pretendere a quasi settant'anni di distanza. Del film venne girata una versione tedesca, Die klugen Frauen, protagonista sempre Françoise Rosay ma al fianco di Paul Hartmann”.

(Claudio G. Fava, in Enciclopedia Treccani)

LA KERMESSE HÉROÏQUE (La kermesse eroica, Francia - Germania, 1935), regia di Jacques Feyder

 

Una poesia al giorno

Da A Bonaparte liberatore, di Ugo Foscolo

“Ma de l’Italia o voi genti future,
me vate udite cui divino infiamma
libero Genio e ardor santo del vero:
di Libertà la non mai spenta fiamma
rifulse in Grecia sin al dì che il nero
vapor non surse di passioni impure;
e le mura secure
stettero, e l’armi del superbo Serse
dai liberi disperse
di civico valor fur monumento:
ambizïon da le dorate piume
sanguinosa le mani,
e di argento libidine feroce,
e molli studj, piacer folli e vani
a libertà cangiar spoglia e costume.
Itale genti, se Virtù suo scudo
su voi non stende, Libertà vi nuoce;
se patrio amor non vi arma d’ardimento,
non di compre falangi, il petto ignudo,
e se furenti modi
dal pacifico tempio
voi non cacciate, e sacerdozie frodi,
sarete un dì a le età misero esempio:
vi guata e freme il regnator vicino
de l’Istro, e anela a farne orrido scempio;
e un sol Liberator dievvi il destino”.

 

Un fatto al giorno

5 maggio 1242: durante la battaglia sul ghiaccio del Lago Peipus, le forze russe, guidate da Alexander Nevsky, respingono un tentativo di invasione dei Cavalieri Teutonici.
Alexander Nevskij regnò nel XIII secolo su Novgorod, una libera città che detenne il controllo dei commerci con le regioni Baltiche. Dopo avere sconfitto gli svedesi sulla Neva, egli si ritirò nella sua Isba sul lago Plestceevo. In vita ignorò l’invito a servire nell’esercito del Grande Kan, e preferì rimanere a disposizione del suo popolo. Gli esordi della famosa battaglia sul lago ghiacciato.
Una delegazione proveniente dalla città di Novgorod chiese l’aiuto del principe Nevskij contro l’impeto dell’invasione dei Teutonici, che era giunta fino a Poskov. Con l’appoggio della città, il principe riuscì ad organizzare in poco tempo un esercito capace di far fronte alla pericolosa minaccia germanica. Nel frattempo i Cavalieri Teutonici conquistarono diverse città nel territorio russo, fino a giungere nei pressi dalla stessa Novgorod. Ovunque arrivarono, i Cavalieri nerocrociati massacravano e sottomettevano la popolazione, costringendola a riprendere il battesimo nel nome della Chiesa di Roma o più realisticamente dei loro interessi terreni. A fianco di Alexander Nevskij militarono anche due valorosi comandanti di Novgorod: Buslaj e Gavilo, della cui realtà storica è tuttavia lecito dubitare.
La battaglia decisiva contro l’Ordine Teutonico avvenne il 5 di aprile del 1242 nelle vicinanze di Poskov, sul lago di Peipus, al Sasso dei Corvi (Voronij). Non potendo competere in campo aperto, a causa della inferiorità militare del suo esercito, Alexander Nevskij decise di rovesciare questa circostanza a proprio vantaggio. Egli confidò sul fatto che i Cavalieri Teutonici erano soliti attaccare penetrando a cuneo al centro dello schieramento avversario (ovvero a muso di maiale, come dicevano i russi), al fine di dividerlo e di rendere perciò impossibile un attacco frontale. Alexander Nevskij affidò ad un manipolo di soldati e di contadini capeggiati da Buslaj la difesa delle salmerie ed il compito di impegnare l’avanguardia nemica. Con la cavalleria comandata da lui e da Gavilo effettuò invece una manovra di conversione, attaccando su entrambe le ali la retroguardia teutone. L’effetto sorpresa fu decisivo e i cavalieri nemici batterono in ritirata verso i ghiacci del lago Peipus. L’armamento pesante dei Cavalieri teutonici e l’assottigliarsi del ghiaccio dovuto ai primi tepori di primavera compiranno il resto dell’opera. La maggioranza dei nemici morì sommersa nelle acque del gelido lago. Vittoriosi, gli uomini del principe Nevskij entrarono in trionfo nella città di Poskov.

“Alexander Nevskij”, regia di Sergej M. Ejzenštejn, URSS, 1938, b/n, 110’

 

Una frase al giorno

“Dio è quell'infinito Tutto, di cui l'uomo diviene consapevole d'essere una parte finita. Esiste veramente soltanto Dio. L'uomo è una Sua manifestazione nella materia, nel tempo e nello spazio. Quanto più il manifestarsi di Dio nell'uomo (la vita) si unisce alle manifestazioni (alle vite) di altri esseri, tanto più egli esiste. L'unione di questa sua vita con le vite di altri esseri si attua mediante l'amore. Dio non è amore, ma quanto più grande è l'amore, tanto più l'uomo manifesta Dio, e tanto più esiste veramente”

(Lev Tolstoj)

 

Un brano al giorno

Claudio Abbado dirige “Alexander Nevsky” di Sergej Prokofiev - Orf 1990

 

Ugo Brusaporco
Ugo Brusaporco

Laureato all’Università di Bologna, Facoltà di Lettere e Filosofia, corso di laurea Dams. E’ stato aiuto regista per documentari storici e autore di alcuni video e film. E’ direttore artistico dello storico Cine Club Verona. Collabora con i quotidiani L’Arena, Il Giornale di Vicenza, Brescia Oggi, e lo svizzero La Regione Ticino. Scrive di cinema sul settimanale La Turia di Valencia (Spagna), e su Quaderni di Cinema Sud e Cinema Società. Responsabile e ideatore di alcuni Festival sul cinema. Nel 1991 fonda e dirige il Garda Film Festival, nel 1994 Le Arti al Cinema, nel 1995 il San Giò Video Festival. Ha tenuto lezioni sul cinema sperimentale alle Università di Verona e di Padova. È stato in Giuria al Festival di Locarno, in Svizzera, e di Lleida, in Spagna. Ha fondato un premio Internazionale, il Boccalino, al Festival di Locarno, uno, il Bisato d’Oro, alla Mostra di Venezia, e il prestigioso Giuseppe Becce Award al Festival di Berlino.

INFORMAZIONI

Ugo Brusaporco

e-mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
web www.brusaporco.org