L’amico del popolo”, spazio politico di idee libere, di arte e di spettacolo. Anno II. La rubrica ospita il giornale quotidiano dell’amico veronese Ugo Brusaporco, destinato a coloro che hanno a cuore la cultura. Un po’ per celia e un po’ per non morir...
Un film al giorno
BLOOD AND SAND (Sangue e arena, USA,1922), regia di Fred Niblo. Sceneggiatura: June Mathis dal romanzo Blood and Sand di Vicente Blasco Ibáñez. Fotografia: Alvin Wyyckoff. Montaggio: Dorothy Arzner. Con: Rudolph Valentino (Juan Gallardo), Lila Lee (Carmen), Nita Naldi (Doña Sol), George Field (El Nacional), Walter Long (Plumitas), Rosa Rosanova (señora Augustias), Leo White (Antonio), Charles Belcher (don Joselito), Jack Wynn (Potaje), Marie Marstini (El Carnacione), Gilbert Clayton (Garabato), Georges Periolat (Marchese de Guevara), Harry La Mont (El Pontelliro), Sidney De Gray (dr. Ruiz), Fred Becker (Don José), Dorcas Matthews (señora Nacional), William Lawrence (Fuentes).
Divenuto il torero più popolare di Spagna dopo una tormentata gioventù, Juan Gallardo (Rodolfo Valentino) sposa l'amata Carmen (Lila Lee). Un giorno però Juan incontra Doña Sol (Nita Naldi), vedova bella e fatale, della quale si invaghisce. Il nuovo legame, però, dura poco: la difficile situazione rende Juan inquieto, al punto che rimane ferito durante una corrida. Carmen insiste perché l'uomo abbandoni le corride, ma Juan decide di scendere un'ultima volta nell'arena per dimostrare tutto il suo valore. Quando però Gallardo vede Dona Sol con un altro uomo e il suo amico Plumitas il bandito (Walter Long) perire sotto i colpi di fucile della polizia, rimane sconvolto a tal punto che viene ucciso dal toro in combattimento.
“Alla base del film di Fred Niblo c'è ancora Blasco Ibáñez, alla sceneggiatura ritorna June Mathis, il risultato è straordinario. Valentino è uno zapaterin, giovane, proletario, immagine forte di una giusta aggressività sessuale giustamente controllata dai codici etici ed etnici, culturali e cattolici. Giusta, nel senso di straight. Blood and Sand è straordinario, e imprevedibile, anche per l'insolenza con cui rilancia quell'ambiguità che un film come Moran aveva provveduto a sfumare. Come già in Moran, anche qui Valentino è un vero corpo di carne (muscoli bene in vista attraverso camicie opportunamente lacere), carico tuttavia di altra densità drammatica. E il primo abbraccio di questo corpo vero è riservato ad un uomo, ad un compagno di corride che muore, scena lunga, recitata, che porta con sé una certa enfasi di melodramma, quasi imbarazzante: Valentino stringe l'amico, lo bacia, si dispera, tuffa il viso nel suo braccio, con un trasporto finora mai concesso ad una donna. (...) La fine è nota: abiezione, redenzione in punto di morte, sangue sulla sabbia e sabbia sul sangue. Juan Gallardo muore, come già Julio Desnoyers, per una donna (in suo nome, o per sua colpa; poco cambia che là fosse un angelo, e qui un demonio), muore dopo aver perduto una donna, o avervi rinunciato. Muore coi vestiti di scena, nella solitudine d'obbligo al vero latin lover, sempre di tutte e di nessuna. Il film sarà il più clamoroso dei suoi successi, prima del secondo Sceicco”.
(Paola Cristalli, “Rodolfo Valentino: Lo schermo della passione”, Ancona, Transeuropa, 1996)
- Il film: www.youtube.com
6 gennaio 1874 nasce Fred Niblo, attore, regista e produttore americano (morto nel 1948).
Una poesia al giorno
Bells of Rhymney, di Idris Davies
Oh what will you give me?
Say the sad bells of Rhymney.
Is there hope for the future?
Cry the brown bells of Merthyr.
Who made the mine owner?
Say the black bells of Rhondda.
And who robbed the miner?
Cry the grim bells of Blaina.
They will plunder will-nilly,
Cry the bells of Caerphilly.
They have fangs, they have teeth,
Shout the loud bells of Neath.
Even God is uneasy,
Say the moist bells of Swansea.
And what will you give me?
Say the sad bells of Rhymney.
Throw the vandals in court,
Say the bells of Newport.
All will be well if, if, if, if, if, if
Cry the green bells of Cardiff.
Why so worried, sisters why?
Sang the silver bells of Wye.
And what will you give me?
Say the sad bells of Rhymney.
Le campane di Rhymney
Oh che cosa mi darete?
Dicono le tristi campane di Rhymney
C'è speranza per il futuro?
Dicono le scure campane di Merthyr.
Chi ha creato il proprietario della miniera?
Dicono le campane nere di Rhondda.
E chi ha derubato il minatore?
Dicono le grandi campane di Blaina.
Saccheggeranno senza neanche pensarci
Dicono le campane di Caerphilly
Hanno zanne ed hanno denti
Dicono le rumorose campane di Neath
Persino Dio è inquieto
Dicono le umide campane di Swansea
E che cosa mi darete?
Dicono le tristi campane di Rhymney
Gettate i vandali in tribunale
Dicono le campane di Newport
Andrà tutto bene, se, se, se, se, se
Dicono le verdi campane di Cardiff.
Perché sei così preoccupata, sorella, perché?
Dicono le campane d'argento di Wye
E che cosa mi darete?
Dicono le tristi campane di Rhymney
“Idris Davies (6 gennaio 1905 - 6 aprile 1953) fu un poeta gallese. Nato a Rhymney, vicino a Merthyr Tydfil, nel Galles del Sud, Davies era il figlio del capo della miniera di carbone Winderman, Evan Davies, e di sua moglie Elizabeth Ann. Davies divenne un poeta, dapprima scrivendo in gallese, ma in seguito scrivendo esclusivamente in inglese. Fu l'unico poeta a occuparsi di eventi significativi del 20esimo secolo nel Galles del Sud".
(Wikipedia)
“Idris Davies scrisse “Bells of Rhymney” sul modello della canzone infantile settecentesca "Oranges and Lemons" ma il tema trattatovi non era per nulla leggero. Nel 1926 i minatori inglesi entrarono in sciopero contro le riduzioni salariali preannunciate dalla compagnie come risposta alla crisi che aveva investito il settore, causata dai contraccolpi e dagli assestamenti del mercato successivi alla iperproduzione del periodo bellico. Il governo conservatore guidato da Stanley Baldwin sembrò in un primo momento voler intervenire in favore dei lavoratori ma in realtà i temporanei sussidi erogati servirono soltanto a far prendere tempo alle compagnie. Sebbene alcuni anni prima una commissione governativa avesse addirittura consigliato la nazionalizzazione de settore minerario, il governo Baldwin, dopo aver illuso i lavoratori, decretò che per salvare profitti ed investimenti i salari dovevano essere ridotti in media del 13,5%. I padroni non se lo fecero dire due volte e tagliarono le retribuzioni dal 10 fino al 25%, minacciando serrate se i sindacati si fossero opposti...Il 3 maggio 1926 iniziò lo sciopero generale. Vi furono coinvolti più di 1 milione e mezzo di lavoratori, insieme ai minatori quelli dei trasporti, della stampa, i portuali e i metallurgici. In tutta risposta il governo formò una milizia, una polizia speciale per il mantenimento dell’ordine dalla quale furono tuttavia tenuti fuori elementi dell’estrema destra, per evitare scontri. I fascisti però organizzarono una propria milizia anti-sciopero agli ordini di Rotha Lintorn-Orman, pioniere del fascismo britannico. La milizia governativa e l’esercito cominciarono a proteggere quelli che volevano riprendere il lavoro ed i crumiri. Poi il governo convinse alcune sigle sindacali dell’illiceità dello sciopero e minacciò azioni legali ed il sequestro dei beni delle organizzazioni, così il fronte sindacale si spaccò ed il 12 maggio decise la fine dello sciopero, la resa senza condizioni a patto che non vi fossero ritorsioni di alcun genere contro chi aveva aderito allo sciopero. Molti minatori continuarono a resistere per diversi mesi e molti furono licenziati. Quelli che rientrarono dovettero piegarsi a turni più lunghi, ad una produttività maggiore e ad un salario sensibilmente più basso. Intanto il governo varò una disciplina dello sciopero più restrittiva che vietava gli scioperi di solidarietà e che impediva l’affiliazione sindacale ai lavoratori dei servizi essenziali...”
(In www.antiwarsongs.org)
- Pete Seeger, The bells of Rhymney (Live performance)
- John Denver, Bells of Rhymney
- The Byrds, Bells of Rhymney
Un fatto al giorno
6 gennaio 1907: Maria Montessori apre la sua prima scuola e centro di cura per la classe operaia a Roma. A San Lorenzo, apre la prima Casa dei Bambini, in cui applica una nuova concezione di scuola d'infanzia: Il metodo della pedagogia scientifica, volume scritto e pubblicato a Città di Castello (Perugia) durante il primo corso di specializzazione (1909). Il testo viene tradotto e accolto in tutto il mondo con grande entusiasmo.
“Quando Maria Montessori fondò la prima "Casa dei Bambini" nel 1907 a San Lorenzo in Roma, era già nota in Italia per essere stata una delle prime donne laureate in medicina in Italia, per le sue lotte femministe (grande clamore suscitò in Europa il suo intervento al Congresso femminile di Berlino: 1896, lo stesso anno in cui si laurea) e per il suo impegno sociale e scientifico a favore dei bambini handicappati. Il metodo della pedagogia scientifica, volume scritto e pubblicato a Città di Castello (Perugia) durante il primo Corso di specializzazione (1909), fu tradotto e accolto in tutto il mondo con grande entusiasmo: per la prima volta veniva presentata una immagine diversa e positiva del bambino, indicato il metodo più adatto al suo sviluppo spontaneo e dimostrata la sua ricca disponibilità all'apprendimento culturale, i cui possibili risultati non erano stati mai prima immaginati e verificati. Un altro fenomeno che interessò l'opinione pubblica di tutto il mondo fu quello di poter osservare un gruppo di bambini dedito al lavoro liberamente scelto da ciascuno di essi in un clima di tranquilla collaborazione. Questo insospettato successo determinò un profondo cambiamento nella vita di Maria Montessori che iniziò il suo pellegrinaggio scientifico in ogni parte del mondo, ove nascevano e si sviluppavano le sue scuole e dove altrettanto grande era l'esigenza di una nuova preparazione degli insegnanti. A partire dal 1913, anno del 1° Corso Internazionale svoltosi a Roma, Maria Montessori visitò ripetutamente gli Stati Uniti, la Spagna, l'Olanda e tanti altri paesi per approdare in India ove restò molti anni anche a causa del secondo conflitto mondiale. In Italia tornò nel 1947, dopo averla lasciata nel 1934, costretta insieme a suo figlio Mario a dimettersi dall'Opera Nazionale Montessori che ella aveva fondato nel 1924. Ciò avvenne a causa del tentativo del regime fascista di orientare l'Opera e il pensiero della sua Autrice in una direzione incompatibile con i principi ideali ed educativi di Maria Montessori, la cui immagine e i cui libri vennero dati alle fiamme prima a Berlino e poi a Vienna negli anni del dominio nazista...”
(Articolo completo in: www.operanazionalemontessori.it)
Il metodo della Montessori, che ha trovato applicazione in apposite scuole istituite in molti paesi, anche extraeuropei (USA, Canada, India e Giappone), è considerato uno dei principali esperimenti di "scuola nuova". Esso mira a fare della scuola non la casa per bambini, ma la casa dei bambini, ossia un ambiente adatto alla libera esplicazione della loro attività, onde la maestra non insegna propriamente, ma assiste individualmente i bambini, mentre spontaneamente si esercitano col materiale didattico, cui è data un'estrema importanza. I critici del metodo tuttavia sostengono che esso offre al bambino un materiale obbligato e predispone rigidamente, in nome della scienza, i procedimenti cui debbono attenersi maestri e bambini, riuscendo così in certo modo frustrata l'originaria sua ispirazione alla spontaneità e libertà.”
(Treccani)
“La Casa dei Bambini" di Maria Montessori:
Una frase al giorno
“Ogni uomo dovrebbe danzare, per tutta la vita. Non essere ballerino, ma danzare”.
(Rudolf Chametovič Nuriev, nato a Irkutsk, 17 marzo 1938, morto a Levallois-Perret, 6 gennaio 1993. È stato un ballerino e coreografo russo naturalizzato austriaco, internazionalmente noto come Rudolf Nureyev, ritenuto da numerosi critici (tra cui Clement Crisp, Sylvie de Naussac ed altri) uno tra i più grandi danzatori del XX secolo.
Immagini:
- Rudolph Nureyev, and Paolo Bortoluzzi rehearse Maurice Bejart's 'Songs of a Wayfarer'
- Les débuts en danse du jeune Nureyev
- Nureyev Documentary - part 1 of 6
Un brano musicale al giorno
Max Bruch, Scottish Fantasy. Nicola Benedetti, violino. Symphony Orchestra diretta da Rory Macdonald.
«Max Bruch (Colonia, 6 gennaio 1838 - Friedenau, 2 ottobre 1920) è stato un compositore e direttore d'orchestra tedesco. Studiò con Carl Reinecke, Ferdinand Breuning e Ferdinand Hiller. Fu un celebre direttore d'orchestra e compì numerose tournée negli Stati Uniti e in Russia. Fu direttore stabile a Coblenza dal 1865 al 1867, a Berlino dal 1878 al 1880, a Liverpool dal 1880 al 1883, a Breslavia dal 1883 al 1890. Dal 1890 al 1911 ottenne la cattedra di composizione presso l'Accademia di Berlino ed ebbe tra i suoi allievi Ottorino Respighi. Mentre la sua produzione strumentale ebbe un successo grandissimo, non altrettanta fortuna ebbero i suoi lavori teatrali».
(Wikipedia)
Ugo Brusaporco
Laureato all’Università di Bologna, Facoltà di Lettere e Filosofia, corso di laurea Dams. E’ stato aiuto regista per documentari storici e autore di alcuni video e film. E’ direttore artistico dello storico Cine Club Verona. Collabora con i quotidiani L’Arena, Il Giornale di Vicenza, Brescia Oggi, e lo svizzero La Regione Ticino. Scrive di cinema sul settimanale La Turia di Valencia (Spagna), e su Quaderni di Cinema Sud e Cinema Società. Responsabile e ideatore di alcuni Festival sul cinema. Nel 1991 fonda e dirige il Garda Film Festival, nel 1994 Le Arti al Cinema, nel 1995 il San Giò Video Festival. Ha tenuto lezioni sul cinema sperimentale alle Università di Verona e di Padova. È stato in Giuria al Festival di Locarno, in Svizzera, e di Lleida, in Spagna. Ha fondato un premio Internazionale, il Boccalino, al Festival di Locarno, uno, il Bisato d’Oro, alla Mostra di Venezia, e il prestigioso Giuseppe Becce Award al Festival di Berlino.
INFORMAZIONI
Ugo Brusaporco
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web www.brusaporco.org