“L’amico del popolo”, 6 novembre 2017

L'amico del popolo
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L’amico del popolo”, spazio politico di idee libere, di arte e di spettacolo. Una nuova rubrica ospiterà il giornale quotidiano dell’amico veronese Ugo Brusaporco, destinato a coloro che hanno a cuore la cultura. Un po’ per celia e un po’ per non morir...

Un film al giorno

REKAVA (La linea del destino, Sri Lanka, allora Ceylon, 1956) scritto e diretto da Lester James Peries. Fotografia: Willie Blake. Montaggio: Titus Thotawatte. Musiche: Sunil Shantha, K.A. Dayaratne. Con: Somapala Dharmapriya - Sena, Myrtle Fernando - Anula, Shesha Palihakkara - Miguel, Romulus de Silva - Capovillaggio, N.R. Dias - Podi Mahaththaya, D.R. Nanayakkara - Sooty, Mallika Pillapitiya - Premawathie, Iranganie Meedeniya (Iranganie Serasinghe) - Karthina, Winston Serasinghe - Kumatheris, Nona Subeida - Rosalin. Il film fu presentato a Cannes nel 1957.

Un giorno nel piccolo villaggio di Siriyalas arriva il musicista Miguel accompagnato dalla sua inseparabile scimmietta, beniamina del pubblico di tutte le età. Quando due furfanti tentano di rubargli l'animale, il piccolo Sena, un ragazzino del luogo, accorre in suo aiuto e riesce a sventare il furto. Per sdebitarsi, Miguel gli legge la mano e gli predice un avvenire da eroe. Qualche tempo dopo, Anula, un'amica di Sena, si ferisce ad un occhio e il medico del villaggio, malgrado gli sforzi, non riesce a curarla. Sono le mani del piccolo Sena a restituirle la vista e da quel momento si sparge la voce delle sue capacità di guaritore. Suo padre cerca di sfruttare il "dono" di suo figlio per guadagnare dei soldi, ma a volte il destino fa lunghe volute...

La linea del destino, film singalese (1957) di Lester James Peries. Con il suo fresco ed emozionante lirismo, che gli garantì tre premi internazionali, rivelò l'esistenza di un cinema a Srī Lanka. Al centro della storia, un bambino che la gente arretrata di un villaggio crede dotato di poteri taumaturgici e che poi sta per linciare, accusandolo di portare il malocchio. Con sorprendente equilibrio neorealistico (più all'indiana che all'italiana) il regista estrae da una profonda conoscenza della vita popolare una ferma denuncia della superstizione”.

(Sapere.it)

Considerato il più grande regista cinematografico cingalese, Lester James Peries è nato il 5 aprile 1919 in Dehiwela, Colombo, British Ceylon. Nel 1956, Lester fece il suo ingresso nel cinema nazionale grazie al film "Rekava", che si basa su delle storie di villaggio. Il film è stato nominato per la Palma d'oro nel 1957 al Festival di Cannes. Con questo film ha rivoluzionato il cinema cingalese donandogli un'identità unica. Questo è stato il primo film cingalese ad essere stato proiettato all'estero. Nonostante sia un successo internazionale, non fu un successo commerciale.

REKAVA (La linea del destino, Sri Lanka, allora Ceylon, 1956) scritto e diretto da Lester James Peries

 

Una poesia al giorno

L’uccellino, di Aleksandr Sergeevič Puskin (Mosca, 6 giugno 1799, 26 maggio del calendario giuliano– San Pietroburgo, 10 febbraio 1837, 29 gennaio del calendario giuliano), poeta, saggista, scrittore e drammaturgo russo.

Osservo fedele un’antica usanza
Anche in una terra a me straniera:
Lasciare libero un uccellino
Nella chiara festa di primavera.

Ho provato un grande conforto,
Mio Dio, e una vera felicità,
Quando anche a una sola creatura
Ho potuto donare la libertà!

 

Un fatto al giorno

6 novembre 1860: Abraham Lincoln viene eletto come 16esimo Presidente degli Stati Uniti, è il primo repubblicano a detenere la carica.

Questo fatto ci dà l’occasione di mettere a confronto il capolavoro d David W. Griffith “Abraham Lincoln”, 1930, suo primo film parlato, con il Lincoln del 2012 di Steven Spielberg: www.youtube.com

Abraham Lincoln

Una frase al giorno

“Cerchi di dare a mio figlio la forza per non seguire la massa, anche se tutti saltano sul carro del vincitore”.

(Abraham Lincoln, Hodgenville, 12 febbraio 1809 - Washington, 15 aprile 1865, frase che egli disse all’insegnante del figlio).

 

Un brano al giorno

Antoine Busnois, musicista (nato in Piccardia e morto a Bruges nel 1492)Antoine Busnois: Anima mea liquefacta est

“Antoine Busnois, musicista (nato in Piccardia e morto a Bruges nel 1492), fu allievo di J. Okeghem. Musico di Carlo il Temerario, di Margherita di York e di sua figlia Maria, rimase alla corte borgognona sino al 1481, e passò poi al servizio di Luigi XI di Francia. Fu compositore tra i maggiori della scuola fiamminga. Poche delle sue musiche furono però pubblicate; molte altre, sacre e profane, restano inedite”.

(Treccani)

“La sua reputazione fra i contemporanei fu immensa; egli fu, probabilmente, il compositore più conosciuto in Europa, con Guillaume Dufay e Johannes Ockeghem. Busnois scrisse musica sacra e profana. Della sua produzione sono pervenuti a noi due cantus firmus, due messe e otto mottetti (verosimilmente molte altre opere sono andate perdute). Egli scrisse molti pezzi di antifone Mariane Regina coeli. Stilisticamente, la sua musica può essere considerata una via di mezzo fra la semplicità e l'omofonia della scrittura di Dufay e Binchois e la pervadente imitazione di Josquin Des Prez e Nicolas Gombert. Egli usò l'imitazione molto talentuosamente, ma in alcune occasioni scrisse delle linee melodiche dolci e cantabili, ed ebbe una forte simpatia per gli accordi di terza anticipando la moda del XVI secolo.
Secondo Piero Aron, Busnois potrebbe essere stato l'autore del famoso motivo L'homme armé, una delle più conosciute melodie del rinascimento e quella più usata dai compositori come cantus firmus per la composizione di Messe. Sia stato o no il primo a scrivere una messa su detta melodia, egli fu comunque il compositore più influente; le messa di Obrecht, per esempio, è molto simile a quella di Busnois ed anche la messa di Dufay mostra delle notevoli citazioni. Busnois può anche considerarsi il compositore di un ciclo di sei messe, tutte basate su di un solo motivo, trovate a Napoli.
Busnois scrisse anche della chanson, canzoni profane francesi, e queste sono le composizioni per le quali è più famoso. Molte sono nella forma del rondeaux ma compose anche bergerette; molte di queste composizioni divennero delle Chanson popolari ed alcune di esse erano basate su delle melodie popolari andate perdute. Egli scrisse, molto probabilmente, anche il testo per alcune di esse. Molte di queste melodie vennero usate come cantus firmus per la composizione di Messe anche da compositori di generazioni successive alla sua. Fra queste Fortuna desperata, che venne usata da Obrecht e Josquin. Una chanson molto particolare è Terrible Dame, che non solo è costruita su di un dialogo antifonale, unico nella storia della letteratura delle chanson, ma ha un titolo in francese antico che non richiede una speciale abilità per la traduzione. Nonostante le chanson di Busnois abbiano solitamente i testi in francese, ve ne sono almeno due con i testi in italiano ed una in fiammingo. La maggior parte sono a tre voci, mentre alcune sono a quattro voci.”

(Wikipedia)

“Anima mea liquefacta est, ut dilectus locutus est,
Vox enim eius dulcis, et facies eius decora.
Labia eius lilia stillantia myrrham primam.

Adiuro vos, filiae Hierusalem,
Si inveneritis dilectum meum,
Un nuntietis ei, quia amore langueo...

 

Ugo Brusaporco
Ugo Brusaporco

Laureato all’Università di Bologna, Facoltà di Lettere e Filosofia, corso di laurea Dams. E’ stato aiuto regista per documentari storici e autore di alcuni video e film. E’ direttore artistico dello storico Cine Club Verona. Collabora con i quotidiani L’Arena, Il Giornale di Vicenza, Brescia Oggi, e lo svizzero La Regione Ticino. Scrive di cinema sul settimanale La Turia di Valencia (Spagna), e su Quaderni di Cinema Sud e Cinema Società. Responsabile e ideatore di alcuni Festival sul cinema. Nel 1991 fonda e dirige il Garda Film Festival, nel 1994 Le Arti al Cinema, nel 1995 il San Giò Video Festival. Ha tenuto lezioni sul cinema sperimentale alle Università di Verona e di Padova. È stato in Giuria al Festival di Locarno, in Svizzera, e di Lleida, in Spagna. Ha fondato un premio Internazionale, il Boccalino, al Festival di Locarno, uno, il Bisato d’Oro, alla Mostra di Venezia, e il prestigioso Giuseppe Becce Award al Festival di Berlino.

INFORMAZIONI

Ugo Brusaporco

e-mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
web www.brusaporco.org

 

 

 

 

 

UNA STORIA MODERNA - L'APE REGINA (Italia, 1963), regia di Marco Ferreri. Sceneggiatura: Rafael Azcona, Marco Ferreri, Diego Fabbri, Pasquale Festa Campanile, Massimo Franciosa, da un'idea di Goffredo Parise, atto unico La moglie a cavallo. Fotografia: Ennio Guarnieri. Montaggio: Lionello Massobrio. Musiche: Teo Usuelli. Con: Ugo Tognazzi, Marina Vlady, Walter Giller, Linda Sini, Riccardo Fellini, Gian Luigi Polidoro, Achille Majeroni, Vera Ragazzi, Pietro Trattanelli, Melissa Drake, Sandrino Pinelli, Mario Giussani, Polidor, Elvira Paoloni, Jacqueline Perrier, John Francis Lane, Nino Vingelli, Teo Usuelli, Jussipov Regazzi, Luigi Scavran, Ugo Rossi, Renato Montalbano.

È la prima opera italiana del regista che, sino ad allora, aveva sempre girato in Spagna.

Alfonso, agiato commerciante di automobili, arrivato scapolo ai quarant'anni decide di prender moglie e si consiglia con padre Mariano, un frate domenicano suo vecchio compagno di scuola e amico di famiglia. Il frate gli combina l'incontro con una ragazza, Regina. Bella, giovane, sana, di famiglia borghese e religiosa, illibata, è la moglie ideale. Alfonso non ci pensa due volte: e padre Mariano li sposa. Regina si dimostra subito una ottima padrona di casa, dolce e tenera con il marito; dal quale decide però di voler subito un figlio. Alfonso, premuroso, cerca di accontentarla, ma senza risultati. A poco a poco l'armonia tra i due coniugi si incrina: Regina gli rimprovera di non essere all'altezza della situazione, di venir meno a una sorta di legge biologica; Alfonso comincia a sentire il peso delle continue prestazioni sessuali che gli sono richieste e che a poco a poco logorano il suo equilibrio psicologico e fisico. Preoccupato, al limite della nevrosi, chiede consiglio a padre Mariano, che non si rende conto del suo problema e inorridisce quando l'amico accenna alla possibilità di ricorrere alla Sacra Rota: il desiderio di Regina di avere un figlio ha la benedizione della Chiesa, e più che legittimo, doveroso. Alfonso tenta di sostenersi fisicamente con farmaci, ma diventa sempre più debole. Arriva finalmente il giorno in cui Regina annuncia trionfante e felice di essere incinta: parenti e amici vengono in casa a festeggiare l'avvenimento. Alfonso, ormai ridotto a una larva d'uomo, viene trasferito dalla camera da letto a uno sgabuzzino, dove potrà finalmente restare a godersi in pace gli ultimi giorni di vita. Alfonso muore, mentre Regina, soddisfatta, prepara la culla per il nascituro.

“Particolarmente avversato dalla censura per i contenuti fortemente anticonvenzionali e anticattolici, il film venne condizionato da pesanti tagli alle scene, modifiche ai dialoghi e con l'aggiunta di Una storia moderna: al titolo originario L'ape regina. Anche la colonna sonora non sfuggì all'attenzione dei censori. La scena del carretto che trasporta i resti di una salma, era in origine commentata da una musica troppo simile al rumore di ossa che ballano, troppo tintinnante e, pertanto, ne fu decisa la cancellazione”

(Wikipedia)

“L’ape regina" segna il primo incontro di Tognazzi con Marco Ferreri e lo sceneggiatore Rafael Azcona: incontro fortunato (per Tognazzi forse ancora più determinante di quelli con Salce e Risi), l'inizio di una collaborazione che diventerà, nel corso degli anni, esemplare. Assieme a Salce, Ferreri è il regista che rende più vigoroso e attendibile il nuovo, complesso personaggio incarnato dall'attore, anche questa volta protagonista maschile assoluto di una storia inconsueta. Al suo apparire, prima al festival di Cannes e poi sugli schermi italiani, il film fa scalpore, suscita polemiche e scandalo, supera a fatica le strettoie della censura (che, fra l'altro, fa misteriosamente premettere al titolo "Una storia moderna: "). Il film (che apre a Tognazzi anche il mercato statunitense) è uno dei maggiori successi commerciali delia stagione 1962/63 e procura all'attore il Nastro d'argento (assegnato dal Sindacato dei Giornalisti cinematografici) per il miglior attore protagonista. Ricordando anni dopo “L’ape regina", Tognazzi ne ha così commentato l'importanza: «Il film mi ha consentito di entrare in un mondo cinematografico che amo. Il cinema che avevo fatto fino ad allora si basava su personaggi estremamente popolari, dei film divertenti, facili, che piacevano al pubblico ma che sono, a conti fatti, delle operazioni prefabbricate. In quei film non occorre quasi mai un grande coraggio. [...] Amo il cinema non in se stesso ma in quanta rappresenta la possibilità di raccontare delle storie che riguardano la nostra vita, i nostri problemi: mi piace inserirmi in questi problemi e analizzarli [...]. Sono molto riconoscente a Ferreri di avermi offerto questa possibilità [...] di conoscere, per mezzo del cinema, la vita.”

(Ugo Tognazzi in Ecran 73, Parigi, n. 19, novembre 1973, p. 5)

“[...] Ludi di talamo infiorano anche troppo il nostro cinema comico; e le prime scene de L’ape regina, saltellanti e sguaiate, mettono in sospetto. Accade perché il film sfiora ancora il suo tema, lo tratta con estri bozzettistici. Ma quando coraggiosamente vi dà dentro, mostrandoci l'ape e il fuco appaiati in quell'ambiente palazzeschiano, carico di sensualità e di bigottismo, allora acquista una forza straordinaria, si fa serio, e scende alla conclusione con un rigore e una precipitazione da ricordare certe novelle di Maupassant. [...] Ottima la scelta dei protagonisti, un calibratissimo Tognazzi (che ormai lavora di fino) e una magnifica e feroce Marina Vlady.

(Leo Pestelli, La Stampa, Torino, 25 aprile 1963)

     

“Ape regina, benissimo interpretato da Ugo Tognazzi (che ormai è il controcanto, in nome dell'Italia nordica, di ciò che è Sordi per quella meridionale), appare come un film con qualche difetto (cadute del ritmo narrativo, scene di scarsa efficacia e precisione), ma la sua singolarità infine si impone.”

(Pietro Bianchi, Il Giorno, Milano, 25 aprile 1963)

“Il film è gradevole, per la comicità delle situazioni, il sarcasmo con cui descrive una famiglia clericale romana, tutta fatta di donne. Ferreri ci ha dato un film in cui la sua maturità di artista, esercitata su un innesto fra Zavattini e Berlanga, ha di gran lunga la meglio, per fortuna, sul fustigatore, lievemente snobistico, dei costumi contemporanei. Marina Vlady è molto bella e recita con duttilità; Ugo Tognazzi, in sordina, fa benissimo la parte un po’ grigia dell'uomo medio che ha rinnegato il suo passato di ganimede per avviarsi alla vecchiaia al fianco di una moglie affettuosa, e si trova invece vittima di un matriarcato soffocante.”

(Giovanni Grazzini, Corriere della Sera, Milano, 25 aprile 1963)

“Gran parte dell'interesse del film deriva dal notevole, asciutto stile della comicità di Ugo Tognazzi e dall'asprezza di Marina Vlady. Tognazzi ha un'aria magnificamente remissiva e angustiata e un bellissimo senso del ritmo che introduce delle osservazioni ad ogni sua azione. Quando scherza con un prete, ad esempio, per rompere un uovo sodo, egli riesce ad essere semi-serio in modo brillante. E quando egli guarda semplicemente la moglie, lui tutto slavato e lei tutta risplendente, nei suoi occhi c'è tutto un mondo di umoristica commozione.”.

(Bosley Crowther, The New York Times, New York, 17 settembre 1963)

Scene Censurate del film su: http://cinecensura.com/sesso/una-storia-moderna-lape-regina/

Altre scene in: https://www.youtube.com/watch?v=Cd1OHF83Io0

https://www.youtube.com/watch?v=IalFqT-7gUs

https://www.youtube.com/watch?v=htJsc_qMkC4

https://www.youtube.com/watch?v=9Tgboxv-OYk

Una poesia al giorno

Noi saremo di Paul Verlaine, Nous serons - Noi saremo [La Bonne Chanson, 1870].

Noi saremo, a dispetto di stolti e di cattivi

che certo guarderanno male la nostra gioia,

talvolta, fieri e sempre indulgenti, è vero?

Andremo allegri e lenti sulla strada modesta

che la speranza addita, senza badare affatto

che qualcuno ci ignori o ci veda, è vero?

Nell'amore isolati come in un bosco nero,

i nostri cuori insieme, con quieta tenerezza,

saranno due usignoli che cantan nella sera.

Quanto al mondo, che sia con noi dolce o irascibile,

non ha molta importanza. Se vuole, esso può bene

accarezzarci o prenderci di mira a suo bersaglio.

Uniti dal più forte, dal più caro legame,

e inoltre ricoperti di una dura corazza,

sorrideremo a tutti senza paura alcuna.

Noi ci preoccuperemo di quello che il destino

per noi ha stabilito, cammineremo insieme

la mano nella mano, con l'anima infantile

di quelli che si amano in modo puro, vero?

Nous serons

N'est-ce pas? en dépit des sots et des méchants

Qui ne manqueront pas d'envier notre joie,

Nous serons fiers parfois et toujours indulgents

N'est-ce pas? Nous irons, gais et lents, dans la voie

Modeste que nous montre en souriant l'Espoir,

Peu soucieux qu'on nous ignore ou qu'on nous voie.

Isolés dans l'amour ainsi qu'en un bois noir,

Nos deux cœurs, exhalant leur tendresse paisible,

Seront deux rossignols qui chantent dans le soir.

Quant au Monde, qu'il soit envers nous irascible

Ou doux, que nous feront ses gestes? Il peut bien,

S'il veut, nous caresser ou nous prendre pour cible.

Unis par le plus fort et le plus cher lien,

Et d'ailleurs, possédant l'armure adamantine,

Nous sourirons à tous et n'aurons peur de rien.

Sans nous préoccuper de ce que nous destine

Le Sort, nous marcherons pourtant du même pas,

Et la main dans la main, avec l'âme enfantine

De ceux qui s'aiment sans mélange, n'est-ce pas?

Un fatto al giorno

17 giugno 1885: La Statua della Libertà arriva a New York. Duecentoventicinque tonnellate di peso, 46 metri di altezza (piedistallo escluso) e 4 milioni di visite ogni anno. La Statua della Libertà, oggi simbolo di New York, ha una storia costruttiva avventurosa e originale, caratterizzata da trasporti eccezionali e un fundraising senza precedenti. Ripercorriamola insieme con queste foto storiche. Fu uno storico francese, Édouard de Laboulaye, a proporre, nel 1865, l'idea di erigere un monumento per celebrare l'amicizia tra Stati Uniti d'America e Francia, in occasione del primo centenario dell'indipendenza dei primi dal dominio inglese. I francesi avrebbero dovuto provvedere alla statua, gli americani al piedistallo. L'idea fu raccolta da un giovane scultore, Frédéric Auguste Bartholdi, che si ispirò all'immagine della Libertas, la dea romana della libertà, per la sagoma della statua, che avrebbe retto una torcia e una tabula ansata, a rappresentazione della legge. Per la struttura interna, Bartholdi reclutò il celebre ingegnere francese Gustave Eiffel (che tra il 1887 e il 1889 avrebbe presieduto anche alla costruzione dell'omonima Torre) il quale ideò uno scheletro flessibile in acciaio, per consentire alla statua di oscillare in presenza di vento, senza rompersi. A rivestimento della struttura, 300 fogli di rame sagomati e rivettati. Nel 1875 il cantiere fu annunciato al pubblico e presero il via le attività di fundraising. Prima ancora che il progetto venisse finalizzato, Bartholdi realizzò la testa e il braccio destro della statua e li portò in mostra all'Esposizione Centenaria di Philadelphia e all'Esposizione Universale di Parigi, per sponsorizzare la costruzione del monumento. La costruzione vera e propria prese il via a Parigi nel 1877.

(da Focus)

Una frase al giorno

“Marie non era forse né più bella né più appassionata di un'altra; temo di non amare in lei che una creazione del mio spirito e dell'amore che mi aveva fatto sognare.”

(Gustave Flaubert, 1821-1880, scrittore francese)

Un brano al giorno

Marianne Gubri, Arpa celtica, Il Viandante https://www.youtube.com/watch?v=_URmUFpa52k