“L’amico del popolo”, 9 marzo 2017

L'amico del popolo
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L’amico del popolo”, spazio politico di idee libere, di arte e di spettacolo. Una nuova rubrica ospiterà il giornale quotidiano dell’amico veronese Ugo Brusaporco, destinato a coloro che hanno a cuore la cultura. Un po’ per celia e un po’ per non morir...

Un film al giorno

GASLIGHT (Gran Bretagna, 1940), regia di Thorold Dickinson. Soggetto: Patrick Hamilton. Sceneggiatura: A. R. Rawlinson, Bridget Boland. Fotografia: Bernard Knowles. Montaggio: Sidney Cole. Musica: Richard Addinsell. Con Attori: Anton Walbrook - Paul Mallen, Diana Wynyard - Bella Mallen, Frank Pettingell - B. G. Rough, Cathleen Cordell - Nancy, Robert Newton - Vincent Ullswater, Jimmy Hanley, Minnie Rayner - Elizabeth.

Venti anni prima, un'anziana signora, Mrs. Barlow, venne assassinata nella sua casa di Pimlico Square 12, a causa dei suoi gioielli di poco valore. L'omicida non avendo trovato nulla in casa, si dileguò. Da allora la casa non è più stata abitata, fino a quando i coniugi Mallen vi si stabiliscono. Un vicino di casa che all'epoca del misterioso omicidio faceva il poliziotto, racconta alla coppia di quell'episodio mai risolto e pure della strana somiglianza del Signor Mallen al nipote della donna uccisa...

Eccellente trasposizione di un lavoro teatrale di Patrick Hamilton, è un perfetto esempio di cinema gotico e ‘psicoanalitico’, meno sontuoso e più secco e terrificante dell’omonimo remake (Angoscia nella distribuzione italiana) di George Cukor (1944, con Ingrid Bergman e Charles Boyer); per facilitare la diffusione di quest’ultimo, la Metro Goldwyn Mayer acquistò e distrusse il negativo e quasi tutte le copie della versione inglese. Ritenuto a lungo perduto, nel 1952 il film fu distribuito negli Stati Uniti in pochissime copie, con il titolo “Angel Street”.

(Yound Italia)

Al tempo della regina Vittoria, un assassino di gran mondo (Anton Walbrook) alla ricerca di gioielli nascosti, tenta di render pazza la moglie (Diana Wynyard), ma è smascherato da un detective. Un bel film inglese del '40, di gusto figurativo e di intelligente suspense. Il film ebbe un notevole successo, tanto che Hollywood ne progettò un rifacimento, acquistandolo e distruggendone, pare, tutte le copie.

(mymovies.it)

Bella è spinta dal marito Paul a credersi pazza, ma l'ex ispettore Rough le apre gli occhi: è Paul in realtà ad essere schizofrenico, per di più assassino, e lei deve collaborare per metterlo in trappola. Eccellente trasposizione di un lavoro teatrale di Patrick Hamilton, più efficace del remake diretto quattro anni dopo da George Cukor, con Boyer e la Bergman.

(FilmTV.it)

“Secondo Wikipedia il gaslighting è “una forma di violenza psicologica nella quale false informazioni sono presentate alla vittima con l’intento di farla dubitare della sua stessa memoria e percezione”. Questo abuso, messo in pratica da narcisisti/psicopatici/sociopatici e da altri individui disturbati, prende il nome da un’opera teatrale del 1938 (Gas light) e dagli adattamenti cinematografici del 1940 e 1944. Nel film Angoscia, che nel 1945 ricevette 2 Oscar e 5 nomination, il marito (Charles Boyer) cerca di portare la moglie (Ingrid Bergman, Oscar come migliore attrice protagonista) alla pazzia manipolando piccoli elementi dell’ambiente, in particolare affievolendo le luci a gas, e facendole credere che quello che nota è solo frutto della propria immaginazione. Le tecniche manipolatorie in questione ricordano, molto in piccolo, quelle utilizzate per decenni dai reparti operativi dei servizi segreti e dalle forze di polizia nei confronti del “nemico” e cioè la tortura, l’interrogatorio, il lavaggio del cervello e tutte le altre forme di guerra psicologica. L’intenzione è quella di indebolire, in modo sistematico, la stabilità mentale e l’autostima dell’altro, in modo da minarne autonomia e fiducia in se stesso. A causa della sua sottigliezza questo insidioso comportamento di machiavellica astuzia, consistente delle più svariate manipolazioni, è una forma pericolosa di abuso psicologico, difficilissimo da scoprire da parte di chiunque. E’ molto semplice cadere nella trappola di queste manovre: età, intelligenza, sesso e credo religioso non garantiscono l’immunità. La violenza psicologica non riguarda solo le relazioni sentimentali ma può verificarsi in qualsiasi tipo di rapporto: tra genitore e figlio, tra fratelli, tra amici e colleghi. Quando si è sottoposti a gaslighting per un ragionevole periodo di tempo si inizia a perdere il senso del proprio io, non ci si fida più dei propri giudizi, si diventa molto insicuri, anche riguardo alla scelta più banale e si mettono in discussione i propri punti saldi e le proprie capacità. La vittima può isolarsi, deprimersi e diventare completamente dipendente dal proprio carnefice. La manipolazione è una tappa, o meglio uno strumento, del processo del suo annientamento emotivo. Nella vittima si distinguono tre reazioni: la prima, quella iniziale, è l’incredulità. Quando non ci si è resi ancora conto di essere stati manipolati non si riesce a dare una spiegazione logica del cambiamento, radicale e repentino, dell’indole del proprio carnefice. Si intuisce che nel rapporto sta succedendo qualcosa di strano ma non si è in grado di leggere la situazione per quello che è. Ovviamente è proprio ciò a cui punta lo psicopatico/narcisista/sociopatico/disturbato: intrappolare la vittima nella ragnatela, annebbiare la comunicazione diventando scivoloso e sfuggente, chiudersi nel silenzio quando si chiedono spiegazioni o, peggio ancora, fornire verità distorte o banalizzate, trasformare il sostegno in disprezzo e antagonismo. Muovere gli oggetti da un posto all’altro e poi negare di averli spostati o dire qualcosa e poi smentirla, per esempio, costituiscono esempi di guerra psicologica. Bisognosi di rassicurazioni riguardo il proprio equilibrio mentale, si diventerà completamente dipendenti dal proprio carnefice. Nella fase successiva, quella di difesa, si dispone ancora di sufficiente autonomia per proteggersi dalle manipolazioni. Tuttavia, i disorientamenti perpetrati nel tempo creano sempre più insicurezza, angoscia, agitazione e senso di colpa. Sentendosi persi, confusi e incapaci di fidarsi dei propri istinti si tende all’isolamento per la vergogna. In poco tempo le energie si esauriscono e non si è più in grado di difendersi. A questo punto l’intero sistema psichico è a rischio. Sin dalla nascita la natura ci mette a disposizione dei meccanismi di difesa in grado di proteggerci dai traumi e sono quelle stesse strutture difensive ad accompagnarci per il resto della vita quando diventiamo vulnerabili a minacce emotive. Nella fase della depressione la vittima ha difficoltà a riconoscere se stessa. Vive infelicemente sotto tirannia in una zona di guerra, sotto stretto controllo fisico ed emotivo, prosciugata e spogliata di qualsiasi sicurezza e dignità, incapace di prendere decisioni. Pensa che tutto quello che fa è sbagliato, non si fida più delle proprie percezioni e ha una visione distorta di ciò che sta accadendo. Può cadere in profonda depressione e accusare la classica sintomatologia del disturbo post traumatico da stress”.

(Claudia Moscorici)

“Teorico e regista cinematografico inglese, Thorold Dickinson è nato a Bristol il 16 novembre 1903 e morto a Woolton Hill (Berkshire) il 14 aprile 1984. Figura poco nota fuori dalla Gran Bretagna, fu uno di quegli autori nei quali, tra gli anni Trenta e gli anni Cinquanta, si concretizzarono (e, nel suo caso, si armonizzarono) gli aspetti più cupi e contraddittori del cinema inglese. Sensibile alle suggestioni del documentarismo, nei film a soggetto il suo gusto narrativo più personale, gotico e astratto, si manifestò a pieno nel 1940 con l'inquietante thriller Gaslight”.

(Emanuela Martini)

 

Una poesia al giorno

Domani, all’alba, di Victor Hugo

Domani, all’alba, quando imbianca la campagna
io partirò. Lo vedi, so bene che m’attendi.
Andrò per la foresta, andrò per la montagna.
Non posso stare ancora a te così distante.
Camminerò, lo sguardo intento ai miei pensieri,
senza vedere niente, senza ascoltare suoni,
ignoto, solitario, mani incrociate, chino,
triste, e per me la luce sarà come la notte.
Non guarderò né l’oro del giorno che declina,
né i veli che ad Harfleur cadono di lontano,
e, giunto in tua presenza, poserò sulla tomba
un mazzo d’agrifoglio e l’erica fiorita.

 

Un fatto al giorno

9 marzo 1796: Napoleone Bonaparte sposa Giuseppina di Beauharnais; Giuseppina di Beauharnais, è una donna esuberante, regina dei salotti parigini, di sei anni più grande di lui e già vedova di un ufficiale ghigliottinato durante la Rivoluzione. Dopo due soli giorni dal matrimonio, Napoleone lascerà Parigi per raggiungere il suo esercito e partire per la campagna d’Italia. Vedova nel 1794, sfuggita alla ghigliottina per la caduta di Robespierre, già nota nei circoli mondani di Parigi, G. sotto il Direttorio giunse alla pienezza della sua fama di donna galante e, amante di P. Barras, per consiglio di questo sposò il 9 marzo 1796 il generale Bonaparte di lei innamorato. Non fu fedele al marito nei primi anni ed ebbe contraria la famiglia di lui, la quale invano cercò d'impedire la sua incoronazione a imperatrice, poi avvenuta il 2 dicembre 1804. Nel 1810 Napoleone decise di ripudiarla per assicurare, con un nuovo matrimonio, la successione al trono; mantenne tuttavia per lei un'amorosa devozione.

 

Una frase al giorno

“Ah, se voi amiche sapeste tutto quello che ho sofferto ogni volta che una di voi portava da me il suo bambino! Mio Dio! Io che non ho mai conosciuto l'invidia l'ho sentita come un veleno terribile vedendo dei bei bambini... Io piagata dalla sterilità sarò cacciata vergognosamente dal letto di colui che mi ha dato la corona. E tuttavia Dio mi è testimone che lo amo più della mia vita stessa”.

(Giuseppina di Beauharnais all'amica Laura Permon)

 

Ugo Brusaporco
Ugo Brusaporco

Laureato all’Università di Bologna, Facoltà di Lettere e Filosofia, corso di laurea Dams. E’ stato aiuto regista per documentari storici e autore di alcuni video e film. E’ direttore artistico dello storico Cine Club Verona. Collabora con i quotidiani L’Arena, Il Giornale di Vicenza, Brescia Oggi, e lo svizzero La Regione Ticino. Scrive di cinema sul settimanale La Turia di Valencia (Spagna), e su Quaderni di Cinema Sud e Cinema Società. Responsabile e ideatore di alcuni Festival sul cinema. Nel 1991 fonda e dirige il Garda Film Festival, nel 1994 Le Arti al Cinema, nel 1995 il San Giò Video Festival. Ha tenuto lezioni sul cinema sperimentale alle Università di Verona e di Padova. È stato in Giuria al Festival di Locarno, in Svizzera, e di Lleida, in Spagna. Ha fondato un premio Internazionale, il Boccalino, al Festival di Locarno, uno, il Bisato d’Oro, alla Mostra di Venezia, e il prestigioso Giuseppe Becce Award al Festival di Berlino.

INFORMAZIONI

Ugo Brusaporco

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web www.brusaporco.org