Dopo due giornate grigie e piovose, il 27 di agosto il cielo era azzurro. Dalla finestra della camera dell’albergo Venezia, tra le case di Sappada, sullo sfondo illuminato dall’alba, spiccava solitaria la cima del Tuglia che somigliava a quella del Machu Pichu della lontana terra degli Incas. Ispirato da quella visione peruviana, mi son detto: “Vado a vedere i laghi d’Olbe!”
Di buon mattino, ho preso l’impianto di Sappada Duemila. Accidenti! Andata e ritorno 10 euro!
Lasciata la seggiovia sull’alto, a fianco del rifugio, con zaino in spalla e armato di bastoncini da trekking, dopo aver preso la discesa della pista da sci, mi sono inoltrato sul percorso 140 che costeggiava la parete rocciosa del monte della Piana e ho proseguito sullo stretto sentiero reso viscido dalle piogge dei giorni precedenti.
Ma, ad un certo punto, mi sono accorto che da lì in poi il sentiero era sparito! Non volevo credere ai miei occhi, ma il sentiero finiva lì. Nel frattempo, sono arrivati altri escursionisti che hanno dato subito sfogo ai telefonini per avvisare chi di dovere che la stradina era franata. E così abbiamo fatto dietro front, per riprendere la pista e scendere giù fino alla conca.
Dalla strada battuta che scendeva dal Duemila, abbiamo preso il sentiero 135. Ci son volute quasi due ore per far solo quella salita e giungere alla cappelletta, che precedeva il lago più grande e i due laghetti, dove si specchiava l’azzurro del cielo in uno scenario quasi lunare sotto le incantevoli croste del Ferro.
E poi il ritorno in discesa fino al rifugio per rifocillarsi. Erano anni che ci tenevo a questa escursione. Nonostante tutto, ce l’ho fatta!
INFORMAZIONI
Sergio Virginio
Associazione DLF Udine
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Internet iviaggidisergio.wordpress.com