Preparando l'itinerario per il viaggio del Gruppo Archeologico in Uzbekistan, mi ritorna alla memoria un personaggio incontrato mentre percorrevo insieme a un amico un tratto della Via della Seta, in un'avventura che aveva dell'incredibile. Incontrai questo uomo a Samarcanda, aveva un nome impronunciabile, tanto che fui costretto a ribattezzarlo per semplicità Hassan.
Per prima cosa, mi trasse dall'impaccio in cui mi ero andato ad infilare con la polizia locale, a causa di una fotografia. E da quel momento divenne la nostra ombra. Quell'uomo semplice nutriva una fervida ammirazione per due figure di viaggiatori del passato, il nostro Marco Polo ed il monaco Zhanq Qian. Quest'ultimo era stato inviato dal grande imperatore Wu (dinastia Han) in Occidente, a cercare alleanze contro gli Unni. Venne fatto, però, prigioniero e lo trattennero presso di loro per ben dieci anni. Quando, infine, riuscì a rivedere la terra natia, Zhang Qian recò con sé le prime testimonianze di due grandi culture: la cultura greca e quella indiana, aprendo, in tal modo, la più grande via di comunicazione tra Europa ed Asia.
Riportando alla mente questi ricordi, penso al mio amico Hassan e mi prende quasi la nostalgia di rivederlo. Non aveva un'età precisa, chissà se ora, a trent'anni di distanza, il tempo abbia finito per lasciare qualche traccia del suo passaggio su quel viso che non sembrava invecchiare. Hassan aveva una misteriosa esperienza in tutti i campi: era un abile autista e meccanico. Inoltre, scaltro mercante, conduceva un intenso traffico di tessuti che trasportava su uno sgangherato mezzo di trasporto, un fantasioso ibrido tra un trattore ed un furgoncino. In tal modo percorreva le vie che collegavano villaggio a villaggio. Con noi osò, si può dire, l'incredibile: promise di portarci addirittura fino a Xian. Fummo testimoni sbigottiti di diversi "miracoli" che permisero ad Hassan di superare ostacoli davvero indicibili. Ma il sogno del nostro amico era destinato ad infrangersi inevitabilmente a Lanzhou. Qui il suo "ibrido" (ormai divenuto anche nostro) mezzo di trasporto si rifiutò di proseguire, divenendo muto testimone di quell'epopea, a pochi chilometri da Xian. Hassan, però, aveva ancora qualcosa da donarci: dopo un lungo e concitato colloquio, riuscì a convincere un ufficiale, che viaggiava su un camion militare diretto alla nostra meta, a portarci con lui.
Grazie Hassan, hai aperto la tua via particolare, come Marco Polo aprì la sua, trasportando i tuoi "amici" su uno sgangherato trabiccolo, incrocio di chissà quali veicoli rimediati qua e là. Grazie Hassan, vecchio amico. Spero di rincontrarti presto a Samarcanda, magari in un mercato affollato, mentre tenti di barattare le tue stoffe colorate con Dio sa che cosa... Spero che i tuoi occhi mi sappiano riconoscere ancora...
Dal diario di viaggio di Marino Giorgetti
Presidente Coordinatore Nazionale dei Gruppi Archeologici DLF
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