Spesso mi capita di fare delle lunghe passeggiate nel bosco del Monte Fogliano. Mi piace camminare tra gli alberi ascoltando i suoni della natura ed annusarne i profumi. Uno dei luoghi che preferisco si trova poco oltre il Convento di Sant’Angelo. Lasciata la strada asfaltata e camminando in salita per circa un chilometro attraverso la faggeta, si giunge all’eremo di San Girolamo. Si tratta di un romitorio rupestre scavato nella roccia che fu dimora di Frà Girolamo Gabrielli. Il santo si ritirò in questo luogo isolato nel 1525 deciso a dedicare la sua vita alla preghiera e alla meditazione.
Un giorno in particolare, mi avvicinai a quella sagoma rocciosa ricoperta di muschio e immersa nella nebbia. Normalmente in estate ha un’atmosfera invitante con i raggi di sole che penetrano attraverso gli alberi, ma quel mattino aveva un aspetto sinistro e spettrale, diverso dal solito. Ero entrato tante volte in quel luogo e sapevo di non aver nulla da temere. Mi feci coraggio e cominciai a scendere per la ripida scaletta, scolpita nella roccia vulcanica, che circonda l’eremo permettendone l’accesso. Provenendo dal lato posteriore, bisogna girare intorno alla grande massa che racchiude il vero e proprio rifugio. Dal basso invece vi è una scalinata in legno che porta fino all’entrata.
Una volta girato l’angolo e trovatomi di fronte all’ingresso, diedi uno sguardo all’interno. C’è una specie di cripta molto tetra, priva di finestre, con un piccolo altare. In quella penombra mi parve di scorgere una figura vestita di nero che mi dava le spalle ed era inginocchiata. Rimasi quasi paralizzato perché non avevo mai incontrato nessuno in quel posto e soprattutto non in quelle condizioni. Mi guardai intorno rimanendo fermo e cercando di non farmi sentire. Vedevo la brina raccolta in piccole gocce aggrappate alle pareti ricoperte di muschio e la nebbia che permeava l’ambiente circostante, il tutto immerso in un silenzio tombale. Rimpiansi di non aver portato il mio cane, ma quel giorno il veterinario gli aveva fatto il vaccino e avevo preferito lasciarlo a casa. Tentai di fare un passo all’indietro evitando di fare rumore ma non appena mi mossi la figura cominciò a girarsi verso di me e contemporaneamente udii una voce roca, non saprei se definire maschile o femminile, che mi intimava di fermarmi! Non volli nemmeno vederla in faccia e mi precipitai di corsa sulle scale cercando una via di fuga. Feci i gradini a due a due rischiando di cadere e giunto all’ultima rampa alzai lo sguardo. I miei occhi fissarono una lunga tunica nera incappucciata con le braccia aperte che mi sbarrava la strada. Non osai soffermare lo sguardo e mi diressi ancora verso il basso cercando di scappare dalla scalinata in legno. Nuovamente quella voce terrificante mi gridò che era inutile fuggire!
A quel punto ero inorridito, pregai San Girolamo di aiutarmi e giunto alla fine del pendio mi si parò davanti. Non lui come speravo, ma di nuovo quell’essere in tutta la sua possanza! Non sapevo più dove andare, anche perché mi aveva afferrato per un braccio! Ero preso dal terrore, bagnato dal sudore freddo e desideravo non essere mai stato in quel posto. Cercai di divincolarmi, di colpire, ma era impalpabile, eppure riusciva a tenermi stretto! Infine mi rassegnai e implorai in ginocchio di non farmi del male e lasciarmi andare via. Seguirono degli attimi di silenzio durante i quali mi vennero in mente i pensieri più funesti e pensai che era giunta la mia fine. Quindi prese entrambe le braccia e mi sollevò facilmente dal terreno portando il mio viso di fronte al suo. Non avevo il coraggio di aprire gli occhi e tremavo come una foglia. Sentivo il fiato gelido sulla mia faccia, percepivo la sua enorme forza ma non osavo guardare. A quel punto mi disse di aprire gli occhi e di avere il coraggio di guardare in faccia la Paura! Pian piano schiusi le palpebre e cercai di scrutare all’interno del cappuccio, ma non riuscii a vedere niente di definito. Era un essere senza volto e senza forma dotato di una forza disumana. Cominciò a ridere gracchiando in modo orrendo e sollevandomi sempre più in alto, era inutile tentare di reagire, potevo solo sperare di incutergli un senso di pietà, semmai ne avesse avuta. Mi sentivo come un fuscello nelle sue grinfie, che avrebbe potuto spezzare in qualsiasi momento senza difficoltà. All’improvviso smise di ridere e mi lasciò cadere a terra, sollevò di nuovo le braccia al cielo emettendo un urlo bestiale, stava per darmi il colpo di grazia. In quegli istanti ripensai a tutti i miei errori, alle mie colpe, ma non riuscivo a trovare un motivo che giustificasse la fine che stavo per fare. Ero giunto nel posto sbagliato al momento sbagliato? Tutte le mie paure più recondite erano nulla rispetto a quella che stavo provando, ancora per poco. Poi le sue mani si congiunsero davanti alla testa e cominciarono a tremare per la forza che stava concentrando, quindi le avvicinò al volto inesistente e si inginocchiò davanti a me. Fu in quel preciso istante che cominciò a piangere! Sì, a piangere disperatamente. Non riuscivo a capire perché quell’essere così potente si comportasse in quel modo. Forse stava scimmiottando il mio pianto? Gridai che se doveva uccidermi poteva almeno risparmiarmi l’umiliazione e supplicai di fare in fretta. Mi rispose che non mi avrebbe fatto del male e mi chiese di seguirlo all’interno dell’eremo dove mi avrebbe spiegato perché si era rifugiata lì. Non avevo altra scelta, anche perché sarebbe stato vano tentare di scappare, così la seguii dentro la cripta. Mi chiese di sedermi ed ascoltare ciò che aveva da dirmi.
“Quella che hai davanti ai tuoi occhi è la Paura. Sì, io sono la Paura! Però in questo momento sono io a temere! Ti sembrerà strano che provi questo sentimento, ma ci combatto ormai da un bel po’. Al giorno d’oggi gli uomini non hanno più paura di niente: di rubare, di uccidere e nemmeno di morire. Commettono ogni tipo di crimine senza preoccuparsi minimamente delle conseguenze. Si ammazzano per conseguire ricchezza e potere, perfino per motivi religiosi! Non rispettano amici, parenti, regole e vincoli. Tutto è lecito in nome di un’avidità smisurata. Tu hai appena potuto constatare di persona quanto io sia potente, eppure la mia forza sta venendo meno contro milioni di persone senza scrupoli!”.
Sentendomi più tranquillo ed incuriosito dal suo racconto, chiesi perché si era rifugiata in quel posto fuori dal mondo.
“Il mio corpo sta scomparendo al pari della mia presenza nel cuore degli uomini. Proprio così, ora sono io ad aver paura di sparire per sempre e non oso pensare a cosa accadrebbe senza di me! Per questo mi sono nascosta qui. Finché ci saranno persone umili e timorate di Dio sopravvivrò e lotterò per portarli sulla strada giusta. Non sono poi così brutta come mi si descrive, anzi sono anche utile e a volte salvifica. Aver paura non significa essere deboli ma saper distinguere il bene dal male. Se qualcosa ti spaventa di solito rappresenta un pericolo o è un’azione da non compiere; se non temessi di morire salteresti giù da un palazzo senza pensarci due volte. Inoltre incutere paura vuol dire anche essere rispettati, purché il sentimento di timore che si suscita corrisponda ad un comportamento equilibrato”.
Domandai perché aveva scelto proprio me per rivelare questa verità e se potevo essere d’aiuto nel mio piccolo.
“Non sono stata io a sceglierti, sei venuto tu da me quando eri pronto a comprendere la necessità della mia presenza fra gli uomini. Continuerò a girovagare nei luoghi più nascosti rivelandomi a chi è in grado di capirmi, perché non ho mai fatto male a nessuno, anzi sono una qualità che bisogna saper usare al momento opportuno. Si dice che per crescere bisogna superare le proprie paure, ma non si deve metterle da parte per sempre, bensì riporle in un cassetto, ricordarsi che sono lì e che un giorno potrebbero tornare utili”.
Visto che la mia curiosità era stata soddisfatta, chiesi se potevo tornare per la mia strada e riabbracciare i miei familiari contento di essere vivo.
“Certo, sei libero di riprendere la tua passeggiata, ma non dimenticarti mai di me. Ora apri pure gli occhi e svegliati, ti aspetta un nuovo giorno pieno di impegni”.
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Tommaso Torsello
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