Telefonami tra vent'anni

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## Breve storia del telefono - Sul finire degli anni Settanta i telefoni erano tutti grigi, quasi volessero ricordarti che una telefonata è una cosa seria. Chi aveva telefoni di altri colori era stravagante, probabilmente anche ricco, come già succedeva nei decenni precedenti quando i telefoni bianchi erano prerogativa delle fasce sociali più agiate.

C’erano modelli da tavolo e modelli da parete, quelli con il filo a molla e quelli con il filo normale. Tutti gli apparecchi avevano in comune la rotella dei numeri sulla pancia.

Il telefono non era ancora in tutte le case, ma c’era sempre una vicina disposta a farti usare il suo. La vicina che si alzava pure di notte, ti chiamava e per un po’ di minuti condivideva con te l’apprensione per la brutta notizia arrivata a toglierti il sonno. Oppure correva ad avvisarti che qualcuno era nato e stavano tutti bene: la mamma e il bambino. Lei, la vicina di casa, lo aveva saputo prima di te. Ormai era una di famiglia, sapeva consolarti, poteva darti consigli, condivideva le belle e le brutte notizie.

 

 

Negli anni Ottanta si diffuse il duplex, il sistema che permetteva a nuclei famigliari diversi di usare la stessa linea telefonica, così se la vicina era impegnata a trascrivere la ricetta degli gnocchetti sardi al pesce spada che la zia Bonaria dettava dall'altro capo del filo, tu non potevi usare il telefono né per chiedere perdono all'amore della tua vita, né potevi sperare che l'amore della tua vita chiamasse per insultarti, perché gli gnocchetti sardi avevano avuto il sopravvento sul tuo destino affettivo.

I telefoni pubblici erano in cabine dal telaio di alluminio e vetrate a bande gialle. Il gettone era l’unità di misura del tempo di conversazione: per parlare con il nonno bastavano tre gettoni; per parlare con la zia sei gettoni; per parlare con il tuo amico lontano almeno dieci gettoni e così via. Con venti gettoni potevi forse pure salvare la tua difficile storia d’amore, ma alla fine avevi sempre un gettone meno del necessario e la caduta di quest'ultimo faceva lo stesso rumore di una ghigliottina. Fuori dalla cabina c’era sempre un tipo che aspettava borbottando e ti guardava con ostilità quando ti allontanavi.

 

 

Alcuni bar avevano il telefono a scatti. Potevi risparmiarti il fastidio dei gettoni, ma durante tutta la telefonata eri attanagliato dall’ansia di dover lasciare mezzo stipendio alla cassa, e senza alcuna garanzia di riuscire a sanare quella difficile storia d’amore.

Nel 1981 Lucio Dalla cantava Telefonami tra vent’anni. Non sapeva quante cose sarebbero cambiate. Già verso la seconda metà degli anni Ottanta gli apparecchi telefonici con tastierino numerico erano abbastanza diffusi. Il design offriva diverse varianti di forma e colore. Il telefono era presente in quasi ogni casa e la vicina non ti salutava manco più quando la incontravi per le scale.

Negli anni Novanta le cabine telefoniche avevano un colore rosso-arancio e il gettone, prossimo alla pensione, lasciava il posto a schede magnetiche dalle grafiche variegate e fantasiose che diventavano presto oggetto da collezione.

I primi telefoni cellulari erano ingombranti e con scarse funzionalità: nuovi status symbol dalle costosissime tariffe, con batterie grosse come mattoni e la durata di un addio. Ma pian piano i cellulari diventarono sempre più piccoli e sempre più accessibili, inoltre offrivano quella nuova fantastica possibilità di inviare SMS. Iniziava davvero una nuova era: nel giro di un decennio il telefonino era l’oggetto tecnologico più diffuso nella società italiana. Ce l’aveva pure l’ormai anziana vicina di casa.

Con i primi cellulari provavi vergogna a rispondere in pubblico. Temevi che ti scambiassero per il matto del paese che parla con il fantasma di Napoleone, oppure per il solito fanatico che ostenta il proprio lusso. L’istinto ti spingeva verso un riparo. Una cabina telefonica sarebbe stata perfetta. Sì, una cabina, magari, perché non ti piaceva l’idea che tutti venissero a sapere della tua interminabile e complicata storia d’amore.

Tante cose cominciavano a cambiare. Nei decenni precedenti occorreva darsi un appuntamento per telefonarsi e se ci si dava un appuntamento occorreva essere puntuali, oppure aspettare a lungo. Era difficile risentirsi, se non dopo diverse ore o dopo diversi tentativi. Ora tutto cambiava: potevi disdire un appuntamento mentre eri per strada; se l’auto si rompeva non dovevi fare chilometri a piedi per trovare un telefono e chiedere aiuto. Con il cellulare potevi essere rintracciato in qualunque momento, e questo era anche il suo aspetto negativo: il lavoro te lo portavi sempre sul collo; la tua intimità aveva sempre meno ripari; venivi conquistato da nuove forme di ansia. Però certo, il cellulare potevi sempre spegnerlo quando necessario. E allora lo spegnevi soprattutto perché speravi di rinviare di giorno in giorno il momento in cui lei ti avrebbe detto che la storia d’amore, stavolta, era davvero finita.

 

 

Infine sono arrivati gli smartphone: la fusione di cellulare e computer, la connessione persistente di ogni individuo alle reti sociali, la diffusione di notizie in tutto il mondo in tempo reale. Ora la vicina di casa riceve il filmato della zia Bonaria che cucina le pappardelle al sugo di lepre; riceve link sulla zuppa di fagioli messicani dalla cugina Marianna; riceve lezioni di uncinetto dall'amica Santa Anonima conosciuta su Facebook, mai vista di persona.

Quando stai per metterti al letto riaccendi lo smartphone: sai che è passata mezzanotte e lei sicuramente non chiamerà. Hai guadagnato un altro giorno. Ma Whatsapp ti avvisa che c’è un messaggio. Leggi l'anteprima: «È finita, mi spiace. Addio. Non cercarmi più.»
Provi a salvarti con il meschino tentativo di inibire le spunte blu. Non resisti, vai a spiare il suo profilo Facebook e scopri che lei ieri sera è stata a cena con un coglione che forse non ha mai speso nemmeno due gettoni per conquistarla, non ha mai fatto i conti con quelli che ti aspettano inferociti fuori dalla cabina, non ha mai sfidato un telefono a scatti, non ha mai spezzettato a fatica una lunga lettera in decine di SMS. La tua complicata storia d’amore è finita davvero, senza più appelli, polverizzata in migliaia di byte, senza fare alcun rumore. Ora che sei connesso a tutto il mondo il cuore ti si spezza e non lo sa nessuno, nemmeno la tua vicina di casa.

 

 

INFORMAZIONI

Antonio Agrestini
specialista in fuochi di paglia e buchi nell'acqua

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