L’amico del popolo”, spazio politico di idee libere, di arte e di spettacolo. Una nuova rubrica ospiterà il giornale quotidiano dell’amico veronese Ugo Brusaporco, destinato a coloro che hanno a cuore la cultura. Un po’ per celia e un po’ per non morir...
Un film al giorno
FRIDA, NATURALEZA VIVA (1983), regia di Paul Leduc. Sceneggiatura: José Joaquín Blanco, Paul Leduc. Fotografia: Ángel Goded. Montaggio: Rafael Castanedo. Con Ofelia Medina, Juan José Gurrola, Max Kerlow, Salvador Sanchez.
Frida, naturaleza viva, un film mai distribuito in Italia realizzato da Paul Leduc che, attraverso le parole di Frida, ci svela il lato più privato e inedito della sua straordinaria vita. Frida Kahlo racconta, seduta sulla sua sedia a rotelle, la sua straordinaria vita: dalle memorie dell’infanzia all’incidente automobilistico, alla sua amicizia con Trotsky e con il famoso pittore Alfaro Siqueiros, al suo matrimonio con Diego Rivera.
Basato sulla vita della pittrice messicana Frida Kahlo, narrato in modo poetico con dovizia di immagini, il film offre momenti della vita di questa donna dalla sua infanzia fino alla morte; affronta il tema della relazione con il padre Guillermo Kahlo, con il marito Diego Rivera, l’esiliato russo León Trotsky, il pittore David Alfaro Siqueiros, i rapporti bisessuali, la sua intimità, il rapporto con la sorella Cristina insieme ad altri momenti rilevanti della vita della pittrice latinoamericana più famosa e quotata del mondo.
“Le due Frida, s’intitola un celeberrimo dipinto della pittrice messicana Frida Kahlo. Nel quadro, l’artista si rappresenta sdoppiata: da una parte, la Frida messicana, con un abito tradizionale che marca la sua appartenenza al proprio paese; dall’altro, la Frida “internazionale”, vestita con elegante tenuta colonica. Ecco, un rapporto simile sta tra le Frida di Julie Taymor e di Paul Leduc. Smaccatamente hollywoodiana la prima: avvalendosi di una caterva di star (dalla protagonista Salma Hayek a comprimari quali Alfred Molina, Edward Norton e Geoffrey Rush), Julie Taymor propone una biografia colorata e romanzesca che non teme eccessi e grazie ad animazioni colloca gli attori dentro le visioni di Kahlo. Più legata alla cultura messicana e al suo immaginario onirico, l’opera di Leduc inscena i ricordi dell’artista sul letto di morte, in una rievocazione non sequenziale e quasi senza dialoghi di aneddoti della sua vita”.
(Pardo Live, Locarno 2016)
“Prima del biopic di Julie Taymor interpretato da Salma Hayek, la vita della pittrice messicana Frida Kahlo è stata portata sullo schermo dal regista conterraneo Paul Leduc. È la stessa Kahlo, dal letto di morte, a rievocare i momenti salienti della propria difficile e palpitante esistenza, dall'incidente che ne segnò il corpo all'attivismo politico, e le persone che ne hanno fatto parte, da Diego Rivera a Lev Trotsky. Sorprendente la somiglianza dell'attrice Ofelia Medina”
(Cineteca Bologna)
Il film si può vedere su: www.youtube.com
Una poesia al giorno
Pasqua, di Ugo Brusaporco, aprile 2017
Non è
Un giorno
Incantevole
Non
Una data
Indimenticabile
Non un momento
Da vivere
Pasqua
Non è una croce
Non è la morte
Non è una messa
Pasqua
È il gioco di un bimbo
Che dopo la pioggia
Saltella dentro una pozzanghera
Infastidendo
I passeri
E inquietando una madre
Pasqua
È un bimbo
Che incapace
Di camminare sull'acqua
Annega
Pensando che sia
L'unica strada
Di vita.
Un fatto al giorno
14 aprile 1865: USA, U.S. Il Presidente Abraham Lincoln è ferito mortalmente al Ford's Theatre da John Wilkes Booth; Lincoln morirà il giorno dopo.
“Il giorno precedente, Booth si trovava tra la folla fuori della Casa Bianca nel momento in cui Lincoln dalla finestra del suo studio teneva un discorso. Quando Lincoln affermò di essere favorevole a garantire il suffragio agli ex-schiavi, Booth si girò verso Lewis Powell e lo invitò senza mezzi termini a sparare subito al presidente. Powell si rifiutò. Booth, allora, disse tra i denti che quello sarebbe stato per Lincoln il suo ultimo discorso. La mattina del 14 aprile 1865, Venerdì Santo, Booth apprese che il presidente e la consorte avrebbero presenziato alla rappresentazione della commedia Our American Cousin presso il Teatro Ford. Egli immediatamente si accinse a fare piani per l'attentato, preparando un cavallo fuori del teatro e valutando un percorso per la fuga. Booth informò Powell, Herold ed Atzerodt del suo proposito di uccidere Lincoln. Egli diede incarico a Powell di assassinare il Segretario di Stato Seward e ad Atzerodt, invece, quello di assassinare il Vice Presidente Johnson. Herold li avrebbe aiutati nella fuga verso la Virginia. Colpendo il Presidente e i due suoi immediati successori nella carica, Booth pensava di decapitare l'amministrazione dell'Unione creando panico e confusione. Booth aveva programmato anche l'assassinio del comandante in capo delle forze nordiste, Ulysses S. Grant; tuttavia, ciò non avvenne perché Grant e la moglie si erano recati nel New Jersey per visitare dei parenti. Booth organizzando questo complotto sperava di gettare gli stati dell'Unione in un caos tale da consentire ai Confederati di riorganizzarsi e continuare la guerra.
Dal momento che era un attore famoso e popolare, Booth era amico del proprietario del Teatro Ford e quindi aveva libero accesso dappertutto nel teatro. Avendo praticato in mattinata uno spioncino nel palco presidenziale, il cospiratore poteva tenere sotto controllo la sua vittima predestinata e gli altri ospiti nel palco. Quella sera, verso le 22.00, mentre si svolgeva lo spettacolo, John Wilkes Booth scivolò nel palco presidenziale e sparò a Lincoln alla nuca con una Deringer calibro 44. La fuga di Booth venne contrastata dal Maggiore Henry Rathbone, che era presente nel palco presidenziale con la sua fidanzata Clara Harris e la First Lady Mary Todd Lincoln. Rathbone venne pugnalato da Booth allorché lo sbigottito ufficiale si lanciò verso l'assassino.
Booth fuggì dal palco presidenziale saltando sul palcoscenico dove impugnando il coltello gridò Sic semper tyrannis (parole che si ritengono pronunciate da Bruto quando pugnalò Cesare), altri testimoni sostengono che aggiunse "Ce l'ho fatta, il Sud è vendicato!" Diversi altri riferiscono che l'assassino nel saltare sul palcoscenico si ferì ad una gamba urtando contro una bandiera della U.S. Treasury Guard. Lo storico Michael W. Kauffman ha messo in dubbio questa leggenda nel suo libro, American Brutus: John Wilkes Booth and the Lincoln Conspiracies, scrivendo che quanto riferito da testimoni oculari circa la precipitosa fuga di Booth dal palcoscenico è incompatibile con il fatto che avesse una gamba ferita in quel frangente. Kauffman sostiene che Booth si ferì più tardi quella notte durante la fuga allorché il suo cavallo inciampò e rovinò su di lui, pertanto egli definisce la pretesa di Booth una esagerazione per far apparire eroico il suo comportamento”.
(Wikipedia)
Una frase al giorno
Karl Marx a proposito dell’assassinio di Lincoln: “Ora hanno finalmente scoperto che egli era un uomo che non si faceva intimidire dalle avversità né inebriare dal successo, che perseguiva inflessibile il suo grande obiettivo, mai compromettendolo per fretta o cecità, lentamente maturando i suoi passi, mai tornando indietro, mai lasciandosi travolgere dalle ondate di favore popolare, né scoraggiare quando l’ardore popolare si smorzava, temperando gli atti più rigorosi con il calore di un cuore gentile, illuminando le scene più cupe di passione col sorriso dello humor, compiendo la sua opera titanica con tanta umiltà e modestia quanta magniloquenza di pompa e sfarzo mettono i governanti di diritto divino nel fare le più piccole cose; in una parola, uno dei rari uomini che riescono a divenire grandi senza cessare di essere buoni”.
(Firmato, a Londra, il 13 maggio 1865, dal Central Council a nome della International Working Men’s Association)
Un brano al giorno
Lady In Black - Uriah Heep da Salisbury 1971
She came to me one morning
One lonely Sunday morning
Her long hair flowing
In the midwinter wind
I know not how she found me
For in darkness I was walking
And destruction lay around me
From a fight I could not win
Ah ah ah ...
She asked me name my foe then
I said the need within some men
To fight and kill their brothers
Without thought of love or God
And I begged her give me horses
To trample down my enemy
So eager was my passion
To devour this waste of life
Ah ah ah ...
But she would not think of battle that
REDUCES men to animals
So easy to begin
And then impossible to end
For she, the mother of all men
had counselled me so wisely then
I feared to walk alone again
And asked if she would stay
Ah ah ah ...
Oh lady lend your hand I cried
And let me rest here at your side
Have faith and trust
In me she said
And filled my heart with life
There is no strength in numbers
Have no such misconception
But when you need me
Be assured I won't be far away
Ah ah ah ...
Thus having spoke she turned away
And though I found no words to say
I stood and watched until I saw
Her black form disappear
My labor is no easier
But now I know I'm not alone
I find new heart each time
I think upon that windy day
And if one day she comes to you
Drink deeply from her words so wise
Take courage from her
As your prize
And say hello for me
Ah ah ah ...
David Byron: Vocals
Ken Hensley: Acoustic Guitar, Organ, Piano, Harpsichord, Vibraphone, Vocals
Mick Box: Acoustic Guitar, Vocals
Ugo Brusaporco
Laureato all’Università di Bologna, Facoltà di Lettere e Filosofia, corso di laurea Dams. E’ stato aiuto regista per documentari storici e autore di alcuni video e film. E’ direttore artistico dello storico Cine Club Verona. Collabora con i quotidiani L’Arena, Il Giornale di Vicenza, Brescia Oggi, e lo svizzero La Regione Ticino. Scrive di cinema sul settimanale La Turia di Valencia (Spagna), e su Quaderni di Cinema Sud e Cinema Società. Responsabile e ideatore di alcuni Festival sul cinema. Nel 1991 fonda e dirige il Garda Film Festival, nel 1994 Le Arti al Cinema, nel 1995 il San Giò Video Festival. Ha tenuto lezioni sul cinema sperimentale alle Università di Verona e di Padova. È stato in Giuria al Festival di Locarno, in Svizzera, e di Lleida, in Spagna. Ha fondato un premio Internazionale, il Boccalino, al Festival di Locarno, uno, il Bisato d’Oro, alla Mostra di Venezia, e il prestigioso Giuseppe Becce Award al Festival di Berlino.
INFORMAZIONI
Ugo Brusaporco
e-mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
web www.brusaporco.org