L’amico del popolo”, spazio politico di idee libere, di arte e di spettacolo. Anno II. La rubrica ospita il giornale quotidiano dell’amico veronese Ugo Brusaporco, destinato a coloro che hanno a cuore la cultura. Un po’ per celia e un po’ per non morir...
Un film al giorno
THE SHEIK (Lo sceicco, USA, 1921), regia di George Melford. Tratto dal romanzo omonimo di Edith Maude Hull. Sceneggiatura: Monte M. Katterjohn. Fotografia: William Marshall (III). Con Rodolfo Valentino, Agnes Ayres, Patsy Ruth Miller, George Waggner, Frank Butler, Charles Brinley, Lucien Littlefield, Adolphe Menjou, Walter Long.
“Lady Diana non vuole sposarsi perché pensa che il matrimonio sia la fine dell'indipendenza delle donne. Nonostante il parere contrario del fratello e senza seguire i consigli dei suoi corteggiatori, vuole fare da sola un lungo viaggio nel deserto. Mentre sta programmando il viaggio, sente che lì vicino si sta svolgendo una festa e chiede di cosa si tratti. Le rispondono che è una festa organizzata dallo sceicco Ahmed e che solo gli arabi possono parteciparvi. Diana, allora, si traveste da danzatrice e si infila di straforo tra gli invitati. Uno di questi, però, le mette le mani addosso davanti a tutti. Lei si dibatte attirando l'attenzione dello sceicco che, vedendo che la donna non è un'araba, la lascia andare via dalla festa. Uno degli altri invitati, Mustafà Ali, rivela che la donna sta per partire il giorno dopo per il deserto. Intrigato, Ahmed organizza un piano per rapirla: per prima cosa, si introduce nelle stanze di Diana e le scarica il fucile. La mattina dopo, inizia il viaggio. La giovane donna è accompagnata per un tratto di strada dal fratello ma, quando questi la lascia per tornare indietro e farle proseguire il viaggio da sola, Mustafà, la guida, lancia il segnale concordato con Ahmed che attacca la carovana. Diana viene catturata. Lo sceicco invita a cena la riluttante lady inglese in pantaloni, chiedendole di vestirsi da donna. Durante la cena nella sontuosa tenda, scoppia una tempesta. Diana, che tenta la fuga, rischia di morire nel deserto, ma viene salvata da Ahmed. Lui deve andare a cercare i cavalli fuggiti e la lascia. Quando torna e la trova sola, cerca di forzarla, ma alle lacrime di Diana, si vergogna di ciò che stava per fare. Qualche giorno dopo, viene annunciata la visita di Raoul de Saint Hubert, un amico dello sceicco. Diana chiede che le vengano restituiti i suoi vestiti per indossarli quando le verrà presentato. Raoul, quando viene a conoscenza di tutta la storia, rimprovera lo sceicco e gli chiede ripetutamente di lasciare libera la ragazza. Alla fine, Ahmed acconsente e chiede all'amico di accompagnarla lui in Francia. Ma una tribù rivale assale la carovana con Diana e la rapisce. Lo sceicco Omar, nemico acerrimo di Ahmed, cerca di violentare la giovane inglese, ma Diana viene salvata dall'intervento della moglie di Omar che tenta di uccidere il marito in un attacco di gelosia. Ahmed, intanto, trova sulla sabbia una scritta in inglese, "I love you Ahmed" e capisce che anche Diana lo ama. Corre in suo soccorso e ingaggia una feroce lotta contro la tribù rivale. Omar rimane ucciso e Ahmed gravemente ferito. Al suo capezzale, Raoul racconta a Diana che Ahmed non è veramente un arabo: suo padre era un suddito britannico, sua madre una spagnola. I suoi genitori sono morti nel deserto e lui è stato salvato da uno sceicco, che lo ha allevato come un figlio, lo ha fatto studiare all'estero e poi, quando è morto, gli ha lasciato il suo titolo di sceicco. Quando Ahmed si risveglia, Diana gli confessa il suo amore”.
(Wikipedia)
- Il film: THE SHEIK (Silent, 1921) Rudolph Valentino, Ruth Miller, Adolphe Menjo
Il 18 febbraio 1890 nasce Adolphe Menjou, attore americano, morto nel 1963.
Una poesia al giorno
La morte, Amor, del mie medesmo loco, di Michelangelo Buonarroti, Rime (XVI secolo), 167.
La morte, Amor, del mie medesmo loco,
del qual, già nudo, trïonfar solevi
non che con l’arco e co’ pungenti strali,
ti scaccia e sprezza, e col fier ghiaccio il foco
tuo dolce ammorza, c’ha dì corti e brevi.
In ogni cor veril men di le’ vali;
e se ben porti l’ali,
con esse mi giugnesti, or fuggi e temi,
c’ogni età verde è schifa a’ giorni stremi.
Di giorno in giorno insin da' mie prim'anni,
Signor, soccorso tu mi fusti e guida,
onde l'anima mia ancor si fida
di doppia aita ne' mie doppi affanni.
Michelangelo Buonarroti (Caprese, 6 marzo 1475 - Roma, 18 febbraio 1564) è stato uno scultore, pittore, architetto e poeta italiano.
Protagonista del Rinascimento italiano, fu riconosciuto già al suo tempo come uno dei maggiori artisti di sempre.
Fu nell'insieme un artista tanto geniale quanto irrequieto. Il suo nome è collegato a una serie di opere che lo hanno consegnato alla storia dell'arte, alcune delle quali sono conosciute in tutto il mondo e considerate tra i più importanti lavori dell'arte occidentale: il David, la Pietà del Vaticano, la Cupola di San Pietro o il ciclo di affreschi nella Cappella Sistina sono considerati traguardi insuperabili dell'ingegno creativo. Lo studio delle sue opere segnò le generazioni successive, dando vita, con altri modelli, a una scuola che fece arte "alla maniera" sua e che va sotto il nome di manierismo... Da lui considerata come una "cosa sciocca", la sua attività poetica si viene caratterizzando, a differenza di quella usuale nel Cinquecento influenzata dal Petrarca, da toni energici, austeri e intensamente espressivi, ripresi dalle poesie di Dante.
I più antichi componimenti poetici datano agli anni 1504-1505, ma è probabile che ne abbia realizzati anche in precedenza, dato che sappiamo che molti suoi manoscritti giovanili andarono perduti.
La sua formazione poetica avvenne probabilmente sui testi di Petrarca e Dante, conosciuti nella cerchia umanistica della corte di Lorenzo de' Medici. I primi sonetti sono legati a vari temi collegati al suo lavoro artistico, a volte raggiungono il grottesco con immagini e metafore bizzarre. Successivi sono i sonetti realizzati per Vittoria Colonna e per l'amato Tommaso de' Cavalieri; in essi Michelangelo si concentra maggiormente sul tema neoplatonico dell'amore, sia divino che umano, che viene tutto giocato intorno al contrasto tra amore e morte, risolvendolo con soluzioni ora drammatiche, ora ironicamente distaccate.
Negli ultimi anni le sue rime si focalizzano maggiormente sul tema del peccato e della salvezza individuale; qui il tono diventa amaro e a volte angoscioso, tanto da realizzare vere e proprie visioni mistiche del divino.
Le rime di Michelangelo incontrarono una certa fortuna negli Stati Uniti, nell'Ottocento, dopo la loro traduzione da parte del grande filosofo Ralph Waldo Emerson.
(Wikipedia)
- Il film: The Agony and the Ecstasy (Il tormento e l’estasi), 1965, diretto da Carol Reedmovie
Un fatto al giorno
18 febbraio 1957: il capo dei ribelli keniota Dedan Kimathi è giustiziato dal governo coloniale britannico.
Dedan Kimathi, nato Kimathiwa Waciuri (Nyeri District, 31 ottobre 1920 - Nairobi, 18 febbraio 1957), è stato un rivoluzionario keniano. Leader dei Mau-Mau, condusse una lotta militare armata nota come la rivolta dei Mau-Mau contro il governo coloniale britannico in Kenya nel 1950. La sua cattura e la sua esecuzione nel 1957 portarono alla sconfitta finale della rivolta da parte del governo coloniale britannico.
Personaggio molto controverso, Kimathi è stato oggetto di un'intensa propaganda negativa da parte del governo britannico che lo ha giudicato come un terrorista, e positiva dai nazionalisti kenioti che lo hanno sempre considerato come una figura eroica della ribellione Mau Mau.
Nonostante sia stato visto con disprezzo sia da parte del regime di Jomo Kenyatta che dai governi successivi, Kimathi ed i suoi compagni ribelli Mau Mau sono ora ufficialmente riconosciuti da parte del governo keniano in carica come “eroi” che hanno lottato per l'indipendenza del Kenya. In suo onore è stato dato nome ad una famosa strada di Nairobi nel Kenya CBD e nella stessa strada in occasione dell'anniversario della sua morte è stata eretta una statua di bronzo raffigurante Kimathi come un valoroso combattente per la libertà. La statua di Dedan Kimathi tiene un fucile con la mano destra e con l'altra un pugnale, che rappresenta l'ultima arma che aveva usato nella lotta prima di essere catturato.
(Wikipedia)
Una frase al giorno
“Io mi ero illuso che le nostre cure potessero ridargli la salute perché un padre si illude sempre. M'ero convinto che egli fosse come una mia macchina, uno dei motori. E così mi ero fatto una tabella delle calorie di tutti gli alimenti che Dino doveva ingerire e che non avrebbero nuociuto ai suoi reni, tenevo un aggiornatissimo diagramma quotidiano delle albumine, del peso specifico dell'urina, del tasso azotemico del sangue, della diuresi eccetera, che mi dava l'indice dell'andamento della malattia. La realtà, tristissima, era ben altra: mio figlio deperiva costantemente perché colpito da distrofia muscolare progressiva. Si spegneva per questa terribile malattia che nessuno ha mai potuto individuare né curare, che nessuna difesa consente all'infuori della profilassi genetica. Fin quando una sera, in quella agenda dove annotavo tutti questi dati, scrissi: la partita è perduta”.
(Enzo Anselmo Ferrari, Modena, 18 febbraio 1898 - 14 agosto 1988)
“Enzo Ferrari è stato un imprenditore, dirigente sportivo e pilota automobilistico italiano, fondatore della omonima casa automobilistica, la cui sezione sportiva, la Scuderia Ferrari, conquistò in Formula 1, con lui ancora in vita, 9 campionati del mondo piloti e 8 campionati del mondo costruttori”.
(Wikipedia)
Un brano musicale al giorno
Maria Callas: ''Depuis le jour'', dall’opera ''Louise'' di Gustave Charpentier
Ugo Brusaporco
Laureato all’Università di Bologna, Facoltà di Lettere e Filosofia, corso di laurea Dams. E’ stato aiuto regista per documentari storici e autore di alcuni video e film. E’ direttore artistico dello storico Cine Club Verona. Collabora con i quotidiani L’Arena, Il Giornale di Vicenza, Brescia Oggi, e lo svizzero La Regione Ticino. Scrive di cinema sul settimanale La Turia di Valencia (Spagna), e su Quaderni di Cinema Sud e Cinema Società. Responsabile e ideatore di alcuni Festival sul cinema. Nel 1991 fonda e dirige il Garda Film Festival, nel 1994 Le Arti al Cinema, nel 1995 il San Giò Video Festival. Ha tenuto lezioni sul cinema sperimentale alle Università di Verona e di Padova. È stato in Giuria al Festival di Locarno, in Svizzera, e di Lleida, in Spagna. Ha fondato un premio Internazionale, il Boccalino, al Festival di Locarno, uno, il Bisato d’Oro, alla Mostra di Venezia, e il prestigioso Giuseppe Becce Award al Festival di Berlino.
INFORMAZIONI
Ugo Brusaporco
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web www.brusaporco.org