“L’amico del popolo”, 25 agosto 2018

L'amico del popolo
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L’amico del popolo”, spazio politico di idee libere, di arte e di spettacolo. Anno II. La rubrica ospita il giornale quotidiano dell’amico veronese Ugo Brusaporco, destinato a coloro che hanno a cuore la cultura. Un po’ per celia e un po’ per non morir...

Un film al giorno

Omaggio a Leonard Bernstein nel centenario della nascita

WEST SIDE STORY (USA, 1961), regia di Robert Wise e Jerome Robbins. Sceneggiatura di Ernest Lehman. Basato su West Side Story di Jerome Robbins, Leonard Bernstein, Stephen Sondheim, Arthur Laurents, e su Romeo and Juliet di William Shakespeare. Cinematografia: Daniel L. Fapp, A.S.C. A cura di Thomas Stanford. Musica di Leonard Bernstein, Irwin Kostal. Con: Natalie Wood nei panni di Maria, la sorella minore di Bernardo e la fidanzata di Chino, che si innamora di Tony, Richard Beymer nei panni di Tony, co-fondatore e membro dei Jets, ma rimane miglior amico di Riff; lavora nel negozio di Doc e diventa l'amante di Maria (Jimmy Bryant nei panni di Tony), Russ Tamblyn nei panni di Riff, il capo dei Jets, il migliore amico di Tony (Tucker Smith come voce cantata di Riff per "Jet Song" Tamblyn ha cantato per "Gee, Officer Krupke!" e "Quintet"), Rita Moreno nei panni di Anita, la fidanzata di Bernardo e la confidente più vicina a Maria (Betty Wand come voce cantante di Anita per "A Boy Like That", Moreno ha cantato per "America" e "Quintet"), George Chakiris come Bernardo, il capo degli squali, il fratello maggiore di Maria e il fidanzato di Anita, Simon Oakland nei panni del tenente della polizia Schrank, un detective in borghese, William Bramley nel ruolo del sergente della polizia Krupke, un poliziotto brusco, Ned Glass nei panni di Doc, proprietario della farmacia, boss di Tony.

WEST SIDE STORY (USA, 1961), regia di Robert Wise e Jerome Robbins

“Il film si apre con una lunga sequenza a immagine fissa (cambiano solo i colori) con delle righe verticali disuguali e un riassunto orchestrale delle musiche principali (Ouverture), verso la fine del brano l'immagine si restringe mettendo in evidenza la scritta West Side Story e con una dissolvenza incrociata, le righe verticali si rivelano come la stilizzazione dei grattacieli dell'isola di Manhattan. La modernità del film appare evidente già dai titoli di testa, che con i colori accesi sembra presagire il dramma che avverrà. Questo lodevole incipit è firmato dal famoso designer Saul Bass che firmò i titoli di testa di film come Vertigo, Anatomia di un delitto, Anime sporche, Colpo grosso e molti altri. Nelle prime scene del film, si vede dall'alto New York e in particolare la macchina da presa scende su un gruppo di ragazzi del posto (i Jets), in uno spazio recintato, adibito ai giochi, sono intenti a non fare niente; poi, il capo del gruppo (Riff), si muove stancamente, seguito dalla sua banda e casualmente incontrano i loro rivali portoricani (gli Sharks); è la scintilla per innescare il latente odio fra le due bande che, tra fughe, rincorse, ripicche e scaramucce, sfocia in una rissa nello stesso recinto, fino all'arrivo di una macchina della Polizia, il sibilante trillo ripetuto del fischietto di uno degli agenti metterà fine alle ostilità. Questi primi 6 minuti e mezzo di pura azione sono scanditi dal tempo frenetico della musica di Leonard Bernstein. La storia, più volte rappresentata, è quella dell'amore contrastato di due ragazzi appartenenti a due mondi diversi: lei, Maria, sorella del capo-banda dei portoricani Sharks (Squali), e lui, Tony, ex-componente pentito della banda rivale dei newyorkesi anglosassoni Jets: una sorta di Romeo e Giulietta (di William Shakespeare) contemporanei. Lo sfondo è quello dell'Upper West Side, un quartiere di Manhattan ricostruito in realtà in due strade chiuse allora al traffico per lavori, della stessa città di New York.

WEST SIDE STORY (USA, 1961), regia di Robert Wise e Jerome Robbins

Maria e Tony si incontrano durante un ballo e si innamorano a prima vista, iniziano ad incontrarsi in segreto e progettano di fuggire insieme e di sposarsi. Tuttavia le due bande rivali decidono di risolvere una volta per tutte le loro controversie durante un incontro nel locale dove Tony lavora, e si danno un appuntamento notturno per suonarsele di santa ragione fino a che una delle due dovrà lasciare il campo all'altra. Per l'occasione Riff propone all'amico, con cui vive, Tony, ad unirsi eccezionalmente e per l'ultima volta, ai Jets. Tony non ha intenzione di partecipare, ma viene pregato da Maria di recarsi all'incontro per fermare le due bande. Quando il ragazzo arriva sul luogo pattuito e cerca di dissuadere i presenti, le sue parole vengono fraintese e la situazione finisce per degenerare: durante lo scontro Riff, il capo dei Jets, viene ucciso da una coltellata e Tony, per vendicarlo, ammazza Bernardo, capo degli Sharks e fratello di Maria, in un impeto di rabbia cieca.
Quando Maria viene informata della morte del fratello da un componente della sua banda, Chino, chiede come sta Tony, tradendo così il suo amore per lui. Chino, migliore amico di Bernardo e probabile futuro sposo di Maria, si ingelosisce ferocemente e si arma di pistola, con l'intenzione di uccidere Tony. Maria è sconvolta dalla notizia della morte del fratello ma non può nascondere il suo amore per Tony, che la raggiunge: dopo averle implorato il perdono i due passano la notte insieme.
Intanto i Jets progettano di vendicare Riff, ed iniziano a cercare Tony, che si è rifugiato nella drogheria di Doc. Anita, un'amica di Maria e fidanzata di Bernardo vuole raggiungere Tony per avvisarlo che Maria non potrà presentarli all'appuntamento che avevano concordato, ma appena arrivata al negozio viene aggredita dai Jets che non la lasciano parlare. Per vendicarsi del tentativo di stupro ai suoi danni da parte dei Jets nella drogheria, afferma che Maria è morta, uccisa da Chino per gelosia verso Tony.
Tony, allora, va a cercare Chino. Incontra Maria, ma mentre i due corrono l'uno verso l'altra, Chino appare e spara a Tony, che muore tra le braccia di Maria. Maria allora afferra la pistola di Chino, accusa tutti quanti della morte di Bernardo, di Riff e di Tony, dicendo loro che sono stati uccisi dall'odio, prima che dalle armi. Arriva la polizia e i componenti delle due bande, sollevando insieme il corpo di Tony, decretano la fine della loro rivalità”.

(Wikipedia)

WEST SIDE STORY (USA, 1961), regia di Robert Wise e Jerome Robbins

“Riff è il capo dei Jets, Bernardo degli Sharks. Tra le bande rivali si prepara una dichiarazione di guerra. Quando nasce, sincero e totalizzante, l'amore tra Maria, sorella di Bernardo, e Tony, il migliore amico di Riff, la situazione precipita e la battaglia ha inizio, vana, scorretta, fatale.
Ispirato allo spettacolo che aveva debuttato a Broadway qualche anno prima, nel 1957, West Side Story, co-diretto da Jerome Robbins e Robert Wise, rivoluziona, nel 1961, l'universo del film musicale. Lontano dalla favola e dai fondali dipinti a pastello, il film inscena una vicenda tragica, che ripercorre con qualche (fondamentale) eccezione il "Romeo e Giulietta" di Shakespeare, ma lo traspone nel West Side di New York, dove le gang giovanili si scontrano in nome dell'odio razziale e del possesso della terra (un cortile di cemento, un campo di pallacanestro, due marciapiedi). I Jets e gli Sharks, rispettivamente indigeni e portoricani, lungi dal sentirsi tutti insieme appassionatamente americani, si provocano a vicenda e, accecati dall'orgoglio, si spingono oltre il limite. Una giovane donna, Maria, nata a Portorico ma ansiosa di vivere negli Stati Uniti, incarna l'unico lume di speranza, ma è un futuro che nasce sulle ceneri di un amore sepolto anzitempo e sulle macchie di sangue versato.
Tutto, nel film, è ballo, canto, movimento, persino la passeggiata dei Jets nel loro quartiere o le sequenze di lotta. La città di New York è protagonista assoluta e insieme spettatrice impotente di ciò che accade sul suo suolo, alla faccia del mito della tolleranza e della statua della libertà.
Dieci i premi Oscar meritatamente conquistati, tra cui miglior film, regia, scenografia, coreografia, costumi, montaggio, colonna sonora. Notevoli persino i titoli di testa, affidati alla matita di Saul Bass. Nelle orecchie restano, a lungo, le note di "Tonight", "Maria", "America", negli occhi lo sguardo dell'eroina, Natalie Wood.”

(Marianna Cappi in www.mymovies.it)

WEST SIDE STORY (USA, 1961), regia di Robert Wise e Jerome Robbins

West Side Story è il film che fino a oggi ha realizzato nella maniera più armoniosa l'effettiva congiunzione tra il realismo e la misura lirica della danza. Non è un autentico musical. In realtà, il musical implica la commedia. Ma questa è praticamente essente dal film, se non, momentaneamente, in qualche canzone (I'm sick, I'm so pretty). Si può quindi, come ha fatto Robert Wise, definire il suo film "una tragedia musicale". In effetti, il libretto di Arthur Laurents vuole essere una trasposizione newyorkese e moderna di Romeo e Giulietta di Shakespeare. D'altronde, Arthur Laurents non è per niente un autore "leggero", visto che ha firmato prima la sceneggiatura di La fossa dei serpenti di Litvak, Bonjour tristesse di Preminger e Nodo alla gola di Hitchcock. Paragonato a Romeo e Giulietta, West Side Story appare fedele soprattutto rispetto alla messa in scena del dramma e dei personaggi. È il West Side, quartiere popolare e povero di New York, con le sue aree abbandonate, i suoi edifici fatiscenti, le sue case in demolizione, che rimpiazza Verona e i suoi palazzi. L'amore "colpevole" di Tony e Maria farà precipitare gli odi e le passioni. Capuleti e Montecchi si sono ingegnosamente trasformati in bande rivali, "jets" e "sharks", cioè giovani americani e portoricani di recente immigrazione. Il finale drammatico farà recedere nell'amarezza il furore degli avversari. Ma qualsiasi parallelo critico con il dramma shakespeariano sarebbe ingiusto. Se questa "trasposizione" non è stata da principio che un'astuta idea commerciale, certamente Robert Wise e Jerome Robbins si sono lasciati alle spalle ogni clamore pubblicitario e hanno realizzato un'opera originale e personale, che non deve niente a nessuno [...]. Quindi, una sorta di grande tragedia lirica che si esprime attraverso il canto, la danza e il cinema. Quello che è essenziale nel film, perciò, non è assolutamente l'evoluzione logica e psicologica del dramma, ma il valore espressivo ed emotivo più o meno grande dei balletti, delle canzoni, all'interno dell'inquadratura cinematografica. È indispensabile che ogni movimento, ogni passo, ogni posizione del corpo nello spazio, esprima al massimo grado i sentimenti e le reazioni dei personaggi. Le coreografie e la musica devono magnificare il dramma, prolungandolo; non devono mai rappresentare delle pause destinate a far rilassare lo spettatore [...]. West Side Story diventa così un nuovo film sul furore di vivere e sui "ribelli senza causa".
Dopo Richard Brooks (Il seme della violenza) e Nicholas Ray (Gioventù bruciata), Wise evoca i problemi brucianti della delinquenza giovanile, del razzismo e della violenza. E tuttavia, il suo film ci commuove forse ancora di più di quelli precedenti. E il suo potenziale patetico è superiore perché i suoi autori si sono gettati a capofitto nella tragedia. La tragedia ha senso solo se è pervasa di infelicità e di morte, ma soprattutto è necessario che queste catastrofi siano attese, previste dallo spettatore, che ne soffre in anticipo. In West Side Story tutto appare concertato come in una costruzione teatrale e la violenza dei gesti e delle passioni mescola intimamente lo spettatore ai personaggi tragici e gli fa vivere il loro destino ineluttabile. Bisogna che qualcuno muoia: il valore commovente e profondo dell'opera nasce da questa attesa angosciosa della morte e della sofferenza degli eroi. Questa infelicità e questa morte sono gli oggetti della bellezza. In West Side Story, la bellezza suprema dei gesti rinvia alla violenza più atroce.”

(Claude Miller, Téléciné, giugno/luglio 1962 in www.comune.re.it)

 

 

Leonard Bernstein (25 agosto 1918 - 14 ottobre 1990)

Leonard Bernstein nasce il 25 agosto 1918 a Lawrence, Massachusetts, Stati Uniti e muore il 14 ottobre 1990 a Dakota, New York, Stato di New York, Stati Uniti.

 

Una poesia al giorno

Alberi, di Nikolaj Gumilev

Николай Гумилев
Деревья
Я знаю, что деревьям, а не нам,
Дано величье совершенной жизни,
На ласковой земле, сестре звездам,
Мы - на чужбине, а они - в отчизне.
Глубокой осенью в полях пустых
Закаты медно-красные, восходы
Янтарные, окраске учат их, -
Свободные, зеленые народы.
Есть Моисеи посреди дубов,
Марии между пальм... Их души, верно,
Друг другу посылают тихий зов
С водой, струящейся во тьме безмерной.
И в глубине земли, точа алмаз,
Дробя гранит, ключи лепечут скоро,
Ключи поют, кричат - где сломан вяз,
Где листьями оделась сикомора.
О, если бы и мне найти страну,
В которой мог не плакать и не петь я,
Безмолвно поднимаясь в вышину
Неисчислимые десятилетья!

Alberi

Io so che agli alberi e non a noi
Data è grandezza di vita compiuta
Su amorosa terra, sorella alle stelle,
Noi siamo migranti, loro in patria.
In tardo autunno nei campi vuoti
Bronzo-rossi tramonti, aurore
Ambrate insegnano sfumature,
A loro, verdi popoli liberi.
Ci sono Mosè in mezzo alle querce,
Marie tra le palme... Le lor anime, certo
S'inviano l'un l'altra un tacito richiamo
Con l'acqua, flusso nella tenebra smisurata.
E nel profondo della terra, sfaccettando diamanti,
Frammentando granito, cinguettano veloci le fonti,
Le fonti cantano, gridano ove s'è spezzato il faggio,
Ove di foglie s'è rivestito il sicomoro.
Oh, trovassi un lido anch'io
Dove poter non piangere né cantare,
In silenzio alzando nell'alto
Innumerevoli decenni!

Nikolaj Stepanovič Gumilëv (Kronštadt, 15 aprile 1886 - Pietrogrado, 25 agosto 1921) è stato un poeta, critico letterario, militare e viaggiatore russo. Figura centrale del movimento acmeista assieme alla poetessa Anna Achmatova, con la quale fu brevemente sposato e dalla quale ebbe il figlio Lev, la sua poesia conserva sempre un aroma adolescente, per la passione del viaggio e dell'esotico e per il frequente tono fatalistico. Molto popolare in vita, esercitò un influsso intenso sui poeti più giovani. Fucilato nel 1921 con l'accusa di attività controrivoluzionaria, la sua poesia fu proibita durante il regime sovietico”.

(Wikipedia)

Nikolaj Gumilëv e Anna Achmatova

Anna Achmatova giovanissima scrive già versi, è una dei fondatori dell’acmeismo, il cui teorico ed animatore principale fu il suo futuro marito, poeta anch’egli, Nikolaj Gumilëv. L’acmeismo è un movimento poetico che si oppone al simbolismo allora dominante. Gumilëv nel primo decennio del novecento afferma che “c’è bisogno di una riconquistata armonia tra uomo e natura, un’accettazione del mondo e della vita terrena. Il fine della nuova scuola poetica è la bellezza, una bellezza letterale ed oggettiva, una bellezza fatta dalla sostanza e dai contorni delle cose, non da un alone simbolico: cantare la rosa perché è bella in sé, non per la sua misteriosa analogia con l’amore mistico” (citazione da Renato Poggioli, Il fiore del verso russo, Mondadori, ed. Oscar Poesia 1991, pag.96-97).

(amori-difficili.blogspot.com)

 

Un fatto al giorno

25 agosto 1914: Prima Guerra Mondiale, la biblioteca dell'Università cattolica di Leuven in Belgio è deliberatamente distrutta dall'esercito tedesco. Si perdono centinaia di migliaia di volumi insostituibili e manoscritti gotici e rinascimentali.

25 agosto 1914: Prima Guerra Mondiale, la biblioteca dell'Università cattolica di Leuven è deliberatamente distrutta dall'esercito tedesco

“A Lovanio gli studenti universitari sono esattamente la metà degli abitanti della città: 50 mila contro 100 mila. Ogni semestre arrivano migliaia di giovani da ogni parte del mondo: più del 15 per cento degli iscritti sono internazionali. Lo si percepisce subito quando si arriva, anche nel mese di agosto. I cartelli sono per lo più in fiammingo e fermiamo una ragazza per farci indicare il centro. Fa la strada con noi. Si chiama Marijke, è olandese, di Maastricht, e studia giornalismo. Quando le raccontiamo perché siamo qui, si fa lasciare l’indirizzo del nostro blog, è curiosa di leggerci. Noi invece siamo curiose di sapere com’è vivere a Lovanio. «Io mi trovo benissimo, è piccola ma non le manca nulla. E poi è vicina a Bruxelles». Ci salutiamo in Piazza Ladeuze, che ogni venerdì ospita il mercato dei fiori. Qui, in quello che è anche il punto più alto della città, si trova oggi la biblioteca universitaria. Oggi, perché un secolo fa non era in questo stesso luogo ma nella sede principale dell’ateneo, in Via Oude Markt: è questo l’edificio che il 25 agosto del 1914 fu dato alle fiamme insieme al suo contenuto, 300 mila libri, 800 incunabula, 1000 manoscritti.
Già da sei giorni le truppe tedesche erano accampate in città. Con il calare della sera, quel 25 agosto si scontrarono con i soldati belgi. Dopo i combattimenti, due drappelli dell’esercito del Kaiser si trovarono l’uno di fronte all’altro e, complice il buio, non si riconobbero. Qualcuno iniziò a sparare, nel giro di pochi minuti la situazione sprofondò nel panico. Come a Dinant, i tedeschi temettero la presenza di franchi tiratori. Questa paura portò con sé incendi ed esecuzioni sommarie. Il giorno dopo Lovanio si svegliò con più di un decimo degli edifici distrutto, 209 morti soltanto tra i civili, un intero patrimonio librario ridotto in cenere. Secondo una testimonianza, nei giorni seguenti nella vicina provincia del Brabante Vallone continuarono a piovere frammenti di pagine bruciate.”

(In viaggioalfronte.corriere.it)

“Era l’agosto del 1914, Prima Guerra Mondiale: le truppe tedesche occuparono la storica città belga di Lovanio. Furono giorni cupi e, nella notte del 25 agosto, iniziarono i primi bombardamenti e la città fu data alle fiamme. Morirono più di 300 persone e oltre 2.000 case furono ridotte in cenere. Nell’attacco, venne rasa al suolo anche la prestigiosa biblioteca universitaria e i danni furono, ovviamente molti: vennero distrutti circa 300.000 libri e oltre 1.000 manoscritti. Il mondo intero fu tragicamente colpito da questa notizia e molti sono stati gli sforzi per raccogliere libri e aiutare la ricostruzione della libreria.”

(In libreriamo.it)

La biblioteca dell'Università cattolica di Leuven in Belgio ricostruita

 

Una frase al giorno

“Io stimo più il trovar un vero, benché di cosa leggiera, che 'l disputar lungamente delle massime questioni senza conseguir verità nissuna”.

(Galileo Galilei, Pisa, 15 febbraio 1564 - Arcetri, 8 gennaio 1642)

Galileo Galilei è stato un fisico, astronomo, filosofo e matematico italiano, considerato il padre della scienza moderna

Galileo Galilei è stato un fisico, astronomo, filosofo e matematico italiano, considerato il padre della scienza moderna. Il suo nome è associato a importanti contributi in dinamica e in astronomia (legati al perfezionamento del telescopio, che gli permise importanti osservazioni astronomiche) oltre all'introduzione del metodo scientifico (detto spesso metodo galileiano o metodo scientifico sperimentale). Di primaria importanza fu anche il suo ruolo nella rivoluzione astronomica, con il sostegno al sistema eliocentrico e alla teoria copernicana È un personaggio chiave della Rivoluzione scientifica.
Sospettato di eresia e accusato di voler sovvertire la filosofia naturale aristotelica e le Sacre Scritture, Galilei fu processato e condannato dal Sant'Uffizio, nonché costretto, il 22 giugno 1633, all'abiura delle sue concezioni astronomiche e al confino nella propria villa di Arcetri”.

(Wikipedia)

25 agosto 1609: Galileo Galilei dimostra il suo primo telescopio ai legislatori veneziani.

 

Un brano musicale al giorno

Leonard Bernstein, Sonata per clarinetto e piano (1941-42). Clarinetto: Heiner Schindler. II. Andantino - Vivace e leggero

Leonard Bernstein (25 agosto 1918 - 14 ottobre 1990)

Leonard Bernstein (25 agosto 1918 - 14 ottobre 1990) fu un compositore, direttore d'orchestra, autore, docente di musica e pianista americano. È stato tra i primi conduttori nati e istruiti negli Stati Uniti a ricevere consensi in tutto il mondo. Secondo il critico musicale Donal Henahan, è stato "uno dei musicisti più talentuosi e di maggior successo nella storia americana”.

(Wikipedia)

 

Un fatto sportivo al giorno

25 agosto 1875: il capitano Matthew Webb fu il primo a attraversare il Canale della Manica a nuoto, da Dover, in Inghilterra, a Calais, in Francia, in 22 ore.

Il capitano Matthew Webb (19 gennaio 1848 - 24 luglio 1883) fu la prima persona registrata a nuotare nel Canale della Manica senza l'uso di aiuti artificiali per scopi sportivi. Il 25 agosto 1875, Webb nuotò da Dover a Calais in meno di 22 ore. Nel 1873, Webb stava servendo come capitano della nave a vapore Emerald quando lesse un resoconto del tentativo fallito di J. B. Johnson di nuotare nel Canale della Manica. Prese ispirazione per provare lui stesso e lasciò il suo lavoro per iniziare l'allenamento, prima a Lambeth Baths, poi nelle fredde acque del Tamigi, nel Canale della Manica e nel lago di Hollingworth. Il suo primo addestramento fu sostenuto da Fred Beckwith. Il 12 agosto 1875, fece il suo primo tentativo di nuoto attraverso il Canale, ma i forti venti e le cattive condizioni del mare lo costrinsero ad abbandonare il tentativo. Il 24 agosto, iniziò una seconda nuotata a Dover. Sostenuto da tre barche di scorta e imbrattato di olio di focena, si avviò alla marea del riflusso a un ritmo costante. Nonostante le punture di meduse e le forti correnti al largo di Cap Gris Nez che gli impedirono di raggiungere la riva per cinque ore, finalmente, dopo 21 ore e 45 minuti, arrivò vicino a Calais. Il suo percorso a zig-zag attraverso la Manica fu lungo più di 39 miglia (64 km).

(Articolo completo in: en.wikipedia.org)

 


Ugo Brusaporco
Ugo Brusaporco

Laureato all’Università di Bologna, Facoltà di Lettere e Filosofia, corso di laurea Dams. E’ stato aiuto regista per documentari storici e autore di alcuni video e film. E’ direttore artistico dello storico Cine Club Verona. Collabora con i quotidiani L’Arena, Il Giornale di Vicenza, Brescia Oggi, e lo svizzero La Regione Ticino. Scrive di cinema sul settimanale La Turia di Valencia (Spagna), e su Quaderni di Cinema Sud e Cinema Società. Responsabile e ideatore di alcuni Festival sul cinema. Nel 1991 fonda e dirige il Garda Film Festival, nel 1994 Le Arti al Cinema, nel 1995 il San Giò Video Festival. Ha tenuto lezioni sul cinema sperimentale alle Università di Verona e di Padova. È stato in Giuria al Festival di Locarno, in Svizzera, e di Lleida, in Spagna. Ha fondato un premio Internazionale, il Boccalino, al Festival di Locarno, uno, il Bisato d’Oro, alla Mostra di Venezia, e il prestigioso Giuseppe Becce Award al Festival di Berlino.

INFORMAZIONI

Ugo Brusaporco

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web www.brusaporco.org

 

 

 

 

 

UNA STORIA MODERNA - L'APE REGINA (Italia, 1963), regia di Marco Ferreri. Sceneggiatura: Rafael Azcona, Marco Ferreri, Diego Fabbri, Pasquale Festa Campanile, Massimo Franciosa, da un'idea di Goffredo Parise, atto unico La moglie a cavallo. Fotografia: Ennio Guarnieri. Montaggio: Lionello Massobrio. Musiche: Teo Usuelli. Con: Ugo Tognazzi, Marina Vlady, Walter Giller, Linda Sini, Riccardo Fellini, Gian Luigi Polidoro, Achille Majeroni, Vera Ragazzi, Pietro Trattanelli, Melissa Drake, Sandrino Pinelli, Mario Giussani, Polidor, Elvira Paoloni, Jacqueline Perrier, John Francis Lane, Nino Vingelli, Teo Usuelli, Jussipov Regazzi, Luigi Scavran, Ugo Rossi, Renato Montalbano.

È la prima opera italiana del regista che, sino ad allora, aveva sempre girato in Spagna.

Alfonso, agiato commerciante di automobili, arrivato scapolo ai quarant'anni decide di prender moglie e si consiglia con padre Mariano, un frate domenicano suo vecchio compagno di scuola e amico di famiglia. Il frate gli combina l'incontro con una ragazza, Regina. Bella, giovane, sana, di famiglia borghese e religiosa, illibata, è la moglie ideale. Alfonso non ci pensa due volte: e padre Mariano li sposa. Regina si dimostra subito una ottima padrona di casa, dolce e tenera con il marito; dal quale decide però di voler subito un figlio. Alfonso, premuroso, cerca di accontentarla, ma senza risultati. A poco a poco l'armonia tra i due coniugi si incrina: Regina gli rimprovera di non essere all'altezza della situazione, di venir meno a una sorta di legge biologica; Alfonso comincia a sentire il peso delle continue prestazioni sessuali che gli sono richieste e che a poco a poco logorano il suo equilibrio psicologico e fisico. Preoccupato, al limite della nevrosi, chiede consiglio a padre Mariano, che non si rende conto del suo problema e inorridisce quando l'amico accenna alla possibilità di ricorrere alla Sacra Rota: il desiderio di Regina di avere un figlio ha la benedizione della Chiesa, e più che legittimo, doveroso. Alfonso tenta di sostenersi fisicamente con farmaci, ma diventa sempre più debole. Arriva finalmente il giorno in cui Regina annuncia trionfante e felice di essere incinta: parenti e amici vengono in casa a festeggiare l'avvenimento. Alfonso, ormai ridotto a una larva d'uomo, viene trasferito dalla camera da letto a uno sgabuzzino, dove potrà finalmente restare a godersi in pace gli ultimi giorni di vita. Alfonso muore, mentre Regina, soddisfatta, prepara la culla per il nascituro.

“Particolarmente avversato dalla censura per i contenuti fortemente anticonvenzionali e anticattolici, il film venne condizionato da pesanti tagli alle scene, modifiche ai dialoghi e con l'aggiunta di Una storia moderna: al titolo originario L'ape regina. Anche la colonna sonora non sfuggì all'attenzione dei censori. La scena del carretto che trasporta i resti di una salma, era in origine commentata da una musica troppo simile al rumore di ossa che ballano, troppo tintinnante e, pertanto, ne fu decisa la cancellazione”

(Wikipedia)

“L’ape regina" segna il primo incontro di Tognazzi con Marco Ferreri e lo sceneggiatore Rafael Azcona: incontro fortunato (per Tognazzi forse ancora più determinante di quelli con Salce e Risi), l'inizio di una collaborazione che diventerà, nel corso degli anni, esemplare. Assieme a Salce, Ferreri è il regista che rende più vigoroso e attendibile il nuovo, complesso personaggio incarnato dall'attore, anche questa volta protagonista maschile assoluto di una storia inconsueta. Al suo apparire, prima al festival di Cannes e poi sugli schermi italiani, il film fa scalpore, suscita polemiche e scandalo, supera a fatica le strettoie della censura (che, fra l'altro, fa misteriosamente premettere al titolo "Una storia moderna: "). Il film (che apre a Tognazzi anche il mercato statunitense) è uno dei maggiori successi commerciali delia stagione 1962/63 e procura all'attore il Nastro d'argento (assegnato dal Sindacato dei Giornalisti cinematografici) per il miglior attore protagonista. Ricordando anni dopo “L’ape regina", Tognazzi ne ha così commentato l'importanza: «Il film mi ha consentito di entrare in un mondo cinematografico che amo. Il cinema che avevo fatto fino ad allora si basava su personaggi estremamente popolari, dei film divertenti, facili, che piacevano al pubblico ma che sono, a conti fatti, delle operazioni prefabbricate. In quei film non occorre quasi mai un grande coraggio. [...] Amo il cinema non in se stesso ma in quanta rappresenta la possibilità di raccontare delle storie che riguardano la nostra vita, i nostri problemi: mi piace inserirmi in questi problemi e analizzarli [...]. Sono molto riconoscente a Ferreri di avermi offerto questa possibilità [...] di conoscere, per mezzo del cinema, la vita.”

(Ugo Tognazzi in Ecran 73, Parigi, n. 19, novembre 1973, p. 5)

“[...] Ludi di talamo infiorano anche troppo il nostro cinema comico; e le prime scene de L’ape regina, saltellanti e sguaiate, mettono in sospetto. Accade perché il film sfiora ancora il suo tema, lo tratta con estri bozzettistici. Ma quando coraggiosamente vi dà dentro, mostrandoci l'ape e il fuco appaiati in quell'ambiente palazzeschiano, carico di sensualità e di bigottismo, allora acquista una forza straordinaria, si fa serio, e scende alla conclusione con un rigore e una precipitazione da ricordare certe novelle di Maupassant. [...] Ottima la scelta dei protagonisti, un calibratissimo Tognazzi (che ormai lavora di fino) e una magnifica e feroce Marina Vlady.

(Leo Pestelli, La Stampa, Torino, 25 aprile 1963)

     

“Ape regina, benissimo interpretato da Ugo Tognazzi (che ormai è il controcanto, in nome dell'Italia nordica, di ciò che è Sordi per quella meridionale), appare come un film con qualche difetto (cadute del ritmo narrativo, scene di scarsa efficacia e precisione), ma la sua singolarità infine si impone.”

(Pietro Bianchi, Il Giorno, Milano, 25 aprile 1963)

“Il film è gradevole, per la comicità delle situazioni, il sarcasmo con cui descrive una famiglia clericale romana, tutta fatta di donne. Ferreri ci ha dato un film in cui la sua maturità di artista, esercitata su un innesto fra Zavattini e Berlanga, ha di gran lunga la meglio, per fortuna, sul fustigatore, lievemente snobistico, dei costumi contemporanei. Marina Vlady è molto bella e recita con duttilità; Ugo Tognazzi, in sordina, fa benissimo la parte un po’ grigia dell'uomo medio che ha rinnegato il suo passato di ganimede per avviarsi alla vecchiaia al fianco di una moglie affettuosa, e si trova invece vittima di un matriarcato soffocante.”

(Giovanni Grazzini, Corriere della Sera, Milano, 25 aprile 1963)

“Gran parte dell'interesse del film deriva dal notevole, asciutto stile della comicità di Ugo Tognazzi e dall'asprezza di Marina Vlady. Tognazzi ha un'aria magnificamente remissiva e angustiata e un bellissimo senso del ritmo che introduce delle osservazioni ad ogni sua azione. Quando scherza con un prete, ad esempio, per rompere un uovo sodo, egli riesce ad essere semi-serio in modo brillante. E quando egli guarda semplicemente la moglie, lui tutto slavato e lei tutta risplendente, nei suoi occhi c'è tutto un mondo di umoristica commozione.”.

(Bosley Crowther, The New York Times, New York, 17 settembre 1963)

Scene Censurate del film su: http://cinecensura.com/sesso/una-storia-moderna-lape-regina/

Altre scene in: https://www.youtube.com/watch?v=Cd1OHF83Io0

https://www.youtube.com/watch?v=IalFqT-7gUs

https://www.youtube.com/watch?v=htJsc_qMkC4

https://www.youtube.com/watch?v=9Tgboxv-OYk

Una poesia al giorno

Noi saremo di Paul Verlaine, Nous serons - Noi saremo [La Bonne Chanson, 1870].

Noi saremo, a dispetto di stolti e di cattivi

che certo guarderanno male la nostra gioia,

talvolta, fieri e sempre indulgenti, è vero?

Andremo allegri e lenti sulla strada modesta

che la speranza addita, senza badare affatto

che qualcuno ci ignori o ci veda, è vero?

Nell'amore isolati come in un bosco nero,

i nostri cuori insieme, con quieta tenerezza,

saranno due usignoli che cantan nella sera.

Quanto al mondo, che sia con noi dolce o irascibile,

non ha molta importanza. Se vuole, esso può bene

accarezzarci o prenderci di mira a suo bersaglio.

Uniti dal più forte, dal più caro legame,

e inoltre ricoperti di una dura corazza,

sorrideremo a tutti senza paura alcuna.

Noi ci preoccuperemo di quello che il destino

per noi ha stabilito, cammineremo insieme

la mano nella mano, con l'anima infantile

di quelli che si amano in modo puro, vero?

Nous serons

N'est-ce pas? en dépit des sots et des méchants

Qui ne manqueront pas d'envier notre joie,

Nous serons fiers parfois et toujours indulgents

N'est-ce pas? Nous irons, gais et lents, dans la voie

Modeste que nous montre en souriant l'Espoir,

Peu soucieux qu'on nous ignore ou qu'on nous voie.

Isolés dans l'amour ainsi qu'en un bois noir,

Nos deux cœurs, exhalant leur tendresse paisible,

Seront deux rossignols qui chantent dans le soir.

Quant au Monde, qu'il soit envers nous irascible

Ou doux, que nous feront ses gestes? Il peut bien,

S'il veut, nous caresser ou nous prendre pour cible.

Unis par le plus fort et le plus cher lien,

Et d'ailleurs, possédant l'armure adamantine,

Nous sourirons à tous et n'aurons peur de rien.

Sans nous préoccuper de ce que nous destine

Le Sort, nous marcherons pourtant du même pas,

Et la main dans la main, avec l'âme enfantine

De ceux qui s'aiment sans mélange, n'est-ce pas?

Un fatto al giorno

17 giugno 1885: La Statua della Libertà arriva a New York. Duecentoventicinque tonnellate di peso, 46 metri di altezza (piedistallo escluso) e 4 milioni di visite ogni anno. La Statua della Libertà, oggi simbolo di New York, ha una storia costruttiva avventurosa e originale, caratterizzata da trasporti eccezionali e un fundraising senza precedenti. Ripercorriamola insieme con queste foto storiche. Fu uno storico francese, Édouard de Laboulaye, a proporre, nel 1865, l'idea di erigere un monumento per celebrare l'amicizia tra Stati Uniti d'America e Francia, in occasione del primo centenario dell'indipendenza dei primi dal dominio inglese. I francesi avrebbero dovuto provvedere alla statua, gli americani al piedistallo. L'idea fu raccolta da un giovane scultore, Frédéric Auguste Bartholdi, che si ispirò all'immagine della Libertas, la dea romana della libertà, per la sagoma della statua, che avrebbe retto una torcia e una tabula ansata, a rappresentazione della legge. Per la struttura interna, Bartholdi reclutò il celebre ingegnere francese Gustave Eiffel (che tra il 1887 e il 1889 avrebbe presieduto anche alla costruzione dell'omonima Torre) il quale ideò uno scheletro flessibile in acciaio, per consentire alla statua di oscillare in presenza di vento, senza rompersi. A rivestimento della struttura, 300 fogli di rame sagomati e rivettati. Nel 1875 il cantiere fu annunciato al pubblico e presero il via le attività di fundraising. Prima ancora che il progetto venisse finalizzato, Bartholdi realizzò la testa e il braccio destro della statua e li portò in mostra all'Esposizione Centenaria di Philadelphia e all'Esposizione Universale di Parigi, per sponsorizzare la costruzione del monumento. La costruzione vera e propria prese il via a Parigi nel 1877.

(da Focus)

Una frase al giorno

“Marie non era forse né più bella né più appassionata di un'altra; temo di non amare in lei che una creazione del mio spirito e dell'amore che mi aveva fatto sognare.”

(Gustave Flaubert, 1821-1880, scrittore francese)

Un brano al giorno

Marianne Gubri, Arpa celtica, Il Viandante https://www.youtube.com/watch?v=_URmUFpa52k