L’amico del popolo”, spazio politico di idee libere, di arte e di spettacolo. Una nuova rubrica ospiterà il giornale quotidiano dell’amico veronese Ugo Brusaporco, destinato a coloro che hanno a cuore la cultura. Un po’ per celia e un po’ per non morir...
Un film al giorno
LE SOUPIRANT (Io e la donna, Francia, 1963) di Pierre Étaix. Sceneggiatura: Pierre Étaix, Jean-Claude Carrière. Fotografia: Pierre Levent. Musica: Jean Paillaud. Con: Pierre Étaix (Pierre), Laurence Lignères (Laurence), Claude Massot (il padre), Denise Perrone (la madre), Karin Vesely (Ilka).
Tutto preso dallo studio degli astri, un giovane di buona famiglia rinuncia bruscamente alla cosmografia per cercarsi moglie, secondo il desiderio dei genitori. Impacciato nei suoi rapporti sociali come lo era nei rapporti familiari, il giovane comincia a proporre il matrimonio ad una ragazza svedese che si trova in casa sua. Ma questa, non conoscendo la lingua, induce il pretendente a cercare altrove. Frequentando i locali pubblici, dopo alcuni vani tentativi, il protagonista crede di aver trovato il suo ideale in una cantante di nome Stella, e si fa in quattro per chiederle la mano. Ancora una volta deluso, si accorge frattanto che la svedese comincia a comprendere il suo desiderio. Raggiungerà la ragazza alla stazione dove ha provvidenzialmente perso il treno.
Il giovane Pierre, appassionato di astronomia, passa tutto il suo tempo a studiare i moti celesti. Seguendo il desiderio dei suoi genitori, preoccupati del fatto che non ha ancora iniziato a cercarsi una moglie, abbandona gli studi e inizia a guardarsi un po' intorno. Fa un primo tentativo con Ilka, una ragazza svedese che fa l'au pair presso la casa dei suoi, che però naufraga a causa delle barriere linguistiche. Pierre inizia allora a frequentare i locali pubblici e dopo ripetuti, fallimentari tentativi, conosce Stella, che fa la cantante. Inizia a corteggiarla e fa di tutto per convincerla a sposarlo; ma incassa l’ennesimo rifiuto. Così ricompare Ilka, che forse comincia a provare qualcosa per lui.
“Le disavventure d'un timido innamorato (Pierre Étaix) imposero al pubblico questo nuovo comico francese che si riallaccia assai più a Max Linder che non a Buster Keaton con cui ha soltanto una rassomiglianza fisica, e che dimostra d'aver imparato un po' da tutti: da Tati a Jerry Lewis, dai Marx a Langdon”.
(Georges Sadoul)
“Goffo nella vita sociale, sognatore, studioso di astronomia, un giovanotto accondiscende al desiderio dei genitori e si mette alla ricerca di una moglie. Falliti alcuni tentativi, la riconosce finalmente nella graziosa svedesina Elge (Vesely). Primo film di Étaix (1928), clown timido (cabaret, music-hall, TV), assistente di Jacques Tati per Mio zio, sagace assimilatore della lezione di Max Linder e del comico muto americano, specialmente di Buster Keaton per l'eleganza. Troppo discreto per avere successo”.
(Morandini)
“E' un peccato che Pierre Etaix sia così poco conosciuto in Italia, non come ad esempio Jacques Tati proposto e riproposto più volte, perché il grande comico francese meriterebbe quanto il suo maestro con cui ha iniziato la carriera come gagman. Meno cerebrale e più clownesco, recupera la tradizione della slapstick che fu dei vari Chaplin, Keaton, Langdon e poi, più tardi ed è forse quello a cui assomiglia di più, Jerry Lewis. Si può dire che il personaggio che Etaix porta sullo schermo è un Jerry Lewis con la faccia di Buster Keaton.
Al Bergamo Film Meeting 2017 abbiamo visto il suo primo lungometraggio, Le soupirant (in Italia Io e la donna), perché co-sceneggiato con Jean-Claude Carriere a cui il festival ha dedicato una sezione quest'anno. Il sognatore Pierre vive letteralmente tra le nuvole, essendo concentrato unicamente sulle sue grandi passioni il cielo e lo spazio. I genitori preoccupati cercano di reintegrarlo nella vita sociale e gli impongono di trovarsi una donna. L'imbranatissimo Pierre comincerà a cercare di esaudire i desideri dei suoi, ma tutti i primi approcci si riveleranno infruttuosi dando modo ad Etaix di sbizzarrirsi in una serie di gag divertentissime. Ad un certo punto il nostro si innamora, via televisione, di una chanteuse, Stella, interpretata dalla spigolosa France Arnel la cui bellezza particolare lo intriga fino a soppiantare la sua grande passione: via dalla sua stanza telescopi e carte spaziali che vengono sostituiti da centinaia di fotografie e affiche di Stella. Riuscirà ad incontrare la "diva" ma ne sarà deluso (non gli spettatori che nella sequenza girata dietro le quinte del teatro di varietà dove si esibisce la donna Etaix dà il meglio dimostrando di conoscere bene il contesto). Scoprirà che l'amore doveva cercarlo tra le mura di casa... Vedendo la freschezza delle trovate di Etaix non mi è difficile affermare che la comicità del regista merita di essere riscoperta”.
(Stefano Barbacini, Dy's News)
“Lutto nel mondo del cinema e dello spettacolo: venerdì 14 ottobre 2016 è morto Pierre Etaix, attore, disegnatore, poeta, cineasta e clown francese che con il volto dipinto di bianco portò sul grande schermo le atmosfere divertenti e malinconiche del circo. A dare la notizia della sua scomparsa sono stati i familiari: ricoverato d’urgenza in ospedale nella giornata di venerdì per un’infezione all’intestino, aveva 87 anni. Pur non avendo realizzato molti lungometraggi, Etaix è stato un autentico genio del cinema. Nato a Roanne nel 1928, si avvicinò al mondo dello spettacolo negli anni ’50, in particolare al circo, dove imparò l’arte del clown. Erede della tradizione comica del burlesque, di Charlie Chaplin, Buster Keaton, Laurel e Hardy, cominciò a lavorare con l’amico Jacques Tati, che nel 1958 lo scelse fra gli interpreti di Mio zio. Da Tati apprese la tecnica e la passione per la comicità muta e surreale. Ricco di poesia e feroce ironia, il suo stile rimandava a quello dei grandi comici del muto americano. Diventò subito il funambolo, la cavallerizza, l’uomo forzuto, ma soprattutto il clown: il suo capolavoro resta Yoyo, anche se l’Oscar lo vinse nel 1963 con il cortometraggio Heureux anniversaire. Sposato con Annie Fratellini, Etaix fondò con la moglie l’Ecole de Cinque Annie Fratellini, per trasmettere ai giovani la tradizione circense. Poco conosciuto in Italia ma un monumento vivente alla storia del cinema comico in Francia, fu regista di sette esplosivi lungometraggi (tra cui i famosi Io e la donna e Quando c’è la salute) e attore per Robert Bresson in Diario di un ladro. Abbandonò progressivamente la macchina da presa per tornare al circo, dal quale si affacciò solo per qualche autocitazione come nel documentario I clowns di Federico Fellini. Negli ultimi anni aveva recitato in due film di Otar Iosseliani, I giardini in autunno e il recente Chant d’hiver, e nella commedia francese di Aki Kaurismäki, Miracolo a Le Havre. Di se stesso diceva sempre: “Sono un ebanista, un artigiano del cinema, un falegname che si diverte a fare quello che vuole”.
Pierre Étaix - Premio Jean Mitry 2012 alle Giornate del CinemaMuto
Una poesia al giorno
Smile, di Charlie Chaplin
Sorridi, anche se il cuore ti duole
sorridi, anche se si sta spezzando
quando ci sono nuvole nel cielo
ci passerai sopra
se sorridi attraverso
la tua paura e al dolore
sorridi e forse domani
scoprirai che la vita vale ancora
la pena di essere vissuta
se tu solo sorridi
illumini il tuo viso di tristezza
e nascondi ogni traccia di contentezza
ma anche se una lacrima sta per scendere
è quello il momento in cui devi
continuare a provare
sorridi, a che serve piangere?
scoprirai che la vita vale ancora
la pena di essere vissuta
se tu solo sorridi
anche se il cuore ti duole
sorridi, anche se si sta spezzando
quando ci sono nuvole nel cielo
ci passerai sopra
se sorridi attraverso
la tua paura e al dolore
sorridi e forse domani
scoprirai che la vita vale ancora
la pena di essere vissuta
se tu solo sorridi
è il momento in cui devi continuare
a sorridere, a che serve piangere?
scoprirai che la vita vale ancora
la pena di essere vissuta
se tu solo sorridi.
Un fatto al giorno
30 aprile 1517: Thomas More è lo sceriffo di Londra. Nel maggio di quell’anno scoppia una rivolta, passata alla storia come Evil May Day, contro gli immigrati fiamminghi in gran parte e italiani che popolano un quartiere di Lombard Street. È da questo fatto realmente accaduto che prende avvio uno dei più misteriosi drammi elisabettiani. Misterioso perché, tra i diversi autori che parteciparono alla stesura, ci sarebbe quasi sicuramente anche William Shakespeare. Sarebbe stato lui, di suo pugno, a scrivere il discorso che Thomas More pronuncia per placare la folla inferocita dei londinesi. Quelle poche cartelle, conservate alla British Library, sarebbero l’unico testo autografo del Bardo arrivato a noi. Parole che, lette oggi, mentre sugli schermi delle tv scorrono le immagini che arrivano dalle coste del Mediterraneo, appaiono di una attualità sconvolgente: «Immaginate allora di vedere gli stranieri derelitti, coi bambini in spalla, e i poveri bagagli arrancare verso i porti e le coste in cerca di trasporto, e che voi vi atteggiate come re dei vostri desideri. Che avrete ottenuto? Ve lo dico io: avrete insegnato a tutti che a prevalere devono essere l’insolenza e la mano pesante, e ve ne possiate stare tutti tronfi nella gorgiera della vostra presunzione. Vorreste abbattere gli stranieri, ucciderli, tagliar loro la gola, prendere le loro case e tenere al guinzaglio la maestà della legge per incitarla come fosse un mastino. Ahimè, ahimè! Diciamo adesso che il Re, misericordioso verso gli aggressori pentiti, dovesse limitarsi, riguardo alla vostra gravissima trasgressione, a bandirvi, dov’è che andreste? Che sia in Francia o Fiandria, in qualsiasi provincia germanica, in Spagna o Portogallo, anzi, ovunque non rassomigli all’Inghilterra, orbene, vi trovereste per forza ad essere degli stranieri. Vi piacerebbe allora trovare una nazione d’indole così barbara che, in un’esplosione di violenza e di odio, non vi conceda un posto sulla terra, affili i suoi detestabili coltelli contro le vostre gole, vi scacci come cani, quasi non foste figli e opera di Dio, o che gli elementi non siano tutti appropriati al vostro benessere, ma appartenessero solo a loro? Che ne pensereste di essere trattati così? Questo è quel che capita agli stranieri, e questa è la vostra disumanità da senzadio.”
Una frase al giorno
“Il fondamento essenziale di una società sana è nell'equa spartizione dei beni”
(Thomas More)
Un brano al giorno
Gabriel Fauré, Pavane, Op 50 - Bobby McFerrin The Saint Paul Chamber Orchestra
Ugo Brusaporco
Laureato all’Università di Bologna, Facoltà di Lettere e Filosofia, corso di laurea Dams. E’ stato aiuto regista per documentari storici e autore di alcuni video e film. E’ direttore artistico dello storico Cine Club Verona. Collabora con i quotidiani L’Arena, Il Giornale di Vicenza, Brescia Oggi, e lo svizzero La Regione Ticino. Scrive di cinema sul settimanale La Turia di Valencia (Spagna), e su Quaderni di Cinema Sud e Cinema Società. Responsabile e ideatore di alcuni Festival sul cinema. Nel 1991 fonda e dirige il Garda Film Festival, nel 1994 Le Arti al Cinema, nel 1995 il San Giò Video Festival. Ha tenuto lezioni sul cinema sperimentale alle Università di Verona e di Padova. È stato in Giuria al Festival di Locarno, in Svizzera, e di Lleida, in Spagna. Ha fondato un premio Internazionale, il Boccalino, al Festival di Locarno, uno, il Bisato d’Oro, alla Mostra di Venezia, e il prestigioso Giuseppe Becce Award al Festival di Berlino.
INFORMAZIONI
Ugo Brusaporco
e-mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
web www.brusaporco.org