“L’amico del popolo”, 7 aprile 2017

L'amico del popolo
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L’amico del popolo”, spazio politico di idee libere, di arte e di spettacolo. Una nuova rubrica ospiterà il giornale quotidiano dell’amico veronese Ugo Brusaporco, destinato a coloro che hanno a cuore la cultura. Un po’ per celia e un po’ per non morir...

Un film al giorno

DER KONGRESS TANZT (Il Congresso si diverte, Germania, 1931), regia di Erik Charell. Sceneggiatura: Norbert Falk Robert Liebmann. Fotografia: Carl Hoffmann. Montaggio: Victor Gertler. Musica: Werner Richard Heymann. Con: Lilian Harvey [Handschuhmacherin Christel Weinzinger], Willy Fritsch [Zar Alexander von Rußland / Sein Doppelgänger Uralsky], Otto Wallburg [Adjutant des Zaren Bibikoff], Conrad Veidt [Staatskanzler Fürst Metternich], Carl Heinz Schroth [Metternichs Geheimsekretär Pepi], Lil Dagover [Komtesse], Alfred Abel [König von Sachsen].

Dopo il crollo del potere napoleonico e l'esilio dell'imperatore nell'isola d'Elba, si svolge a Vienna nel 1814-15, pilotato dal principe Metternich, il Congresso per il nuovo assetto dell'Europa. Sullo sfondo di questa vicenda storica si colloca l'episodio immaginario d'un breve amore tra lo zar Alessandro I e la giovane guantaia Christel. La ragazza è eccitata dal continuo arrivo di personaggi potenti e lancia loro mazzetti di fiori con l'indirizzo del negozio per il quale lavora. Con quel gioco finisce nella gran rete delle avventure galanti che s'incrociano con i lavori congressuali, e che offrono a Metternich, informatissimo di tutto grazie a ingegnosi sistemi di ascolto, occasioni d'oro per manovrare il Congresso. Uno degli omaggi floreali cade sulla carrozza dello zar e viene scambiato per una bomba. Christel finisce agli arresti. Ma lo zar, saputo che si trattava di fiori, e sollecitato dal segretario di Metternich (un giovanotto che spasima per Christel), fa liberare la ragazza. Poi, incuriosito, spedisce ai lavori il sosia di cui si serve per motivi di sicurezza e, sotto falsa identità, ripara con Christel in un'accogliente osteria fuori porta. Fra un canto e un bicchiere di vino i due s'innamorano e lo zar invita Christel per il giorno dopo in un vicino castello. Dove però andrà il sosia, poiché la nuova seduta dei lavori richiede la reale presenza di Alessandro. Christel, che s'aspettava una parentesi passionale, è sorpresa dal distacco con cui viene trattata. Sarà il gran ballo di gala, poche sere dopo, a riavvicinare lo zar e Christel. I due lasciano la festa e tornano nell'osteria del primo incontro. Ma, proprio mentre festeggiano, piomba a Vienna la notizia che Napoleone ha lasciato l'Elba ed è sbarcato sul suolo francese. Il Congresso si chiude in gran fretta. Lo zar deve tornare in patria: l'idillio è finito e Christel potrà forse consolarsi con il giovane segretario.

"Nel quadro storico (ma di fantasia) del Congresso di Vienna del 1815, si svolge un 'operetta viennese, di carattere nettamente commerciale, ricca di ritornelli orecchiabili e con lussuose scenografie in stile UFA. Il film ebbe un enorme successo commerciale, ma fu proibito nel 1937 dalla censura hitleriana. Pare che il produttore Erich Pommer ne sia stato autore assai più di Erik Charell, regista costantemente mediocre."

(Georges Sadoul, Dizionario dei film, Firenze, Sansoni, 1968)

“Quando, nella primavera del 1931, l'UFA mise in cantiere Der Kongress tanzt, il sonoro era ormai pienamente affermato. E la Germania poteva vantare, in Europa, di avervi contribuito per prima, con una struttura tecnica agguerrita e con risultati che in due anni (dal 1929, fondazione della Tobis-Klangfilm e inizio di una produzione sonora), si erano fatti vieppiù convincenti. Il sonoro, se da una parte arricchiva di stimoli i generi tradizionali, dall'altra consentiva l'avvio di qualcosa di totalmente nuovo, il film musicale. Era già accaduto in America: ma se Hollywood attingeva a piene mani alla grande riserva di Broadway e alle sue glorie contemporanee, il cinema musicale tedesco aveva un debole per un patrimonio collaudato da tempo, l'operetta viennese. Cosa che cercò di fare, ovviamente, anche il cinema austriaco, ma le sue attrezzature erano in ritardo e i suoi mezzi limitati, così che fu Berlino a diventare la capitale del Tonfilm-Operette, magari proprio con il contributo di registi e interpreti di provenienza viennese.
Der Kongress tanzt, prodotto da Erich Pommer per la sperimentata coppia costituita dalla minuta, aerea Lilian Harvey e dal prestante Willy Fritsch, è brillante esempio del film-operetta in cornice viennese. Ma non si tratta delle vienneserie di repertorio che affliggono la produzione corrente. Stavolta Pommer punta in alto, cioè a un film che stabilisca un rapporto fruttuoso tra immagini, musiche e canti, nel segno d'una avvolgente seduzione dell'apparato spettacolare. Dagli interpreti ai credits tecnici, dalla ricchezza della scenografia alla perizia della fotografia, dalla cura della colonna sonora alla folta partecipazione di figuranti e comparse, lo sforzo produttivo è senz'altro imponente. E ben congegnato è il meccanismo narrativo, che, giocando disinvoltamente con la cronologia storica e musicale, intreccia al Congresso di Vienna la parentesi amorosa tra una romantica guantaia e uno zar.
Ma tutto questo non avrebbe sullo schermo la vivezza che ha se, a dirigere il film, Pommer non avesse chiamato Eric Charell, un regista di origine teatrale dedito soprattutto a spettacoli musicali e di balletto. Convinto che nel cinema la musica debba essere "alleata e non schiava dell'espressione", Charell intinge nelle orecchiabili musiche di Heymann e nelle ricorrenti cadenze del valzer la macchina da presa. Rituali diplomatici e scambi di pettegolezzi, incontri privati e grandi balli, tutto procede pervaso intimamente dalla musica. Quasi coreografo più che regista, Charell ottiene dalla macchina da presa una mobilità prodigiosa per l'epoca, mentre il montaggio fa il resto e sigla la fluidità danzata del film. Che ha nello sfoggio di virtuosismo e nell'aspetto decorativo le sue cifre più appariscenti, ma che stempera l'artificio in un sottofondo ironico e, nel finale, anche sottilmente malinconico. La calcolata coesione di tutti gli elementi del film non impedisce a Charell di privilegiare alcune sequenze: la presentazione di un Metternich goloso e organizzatissimo, che Conrad Veidt impersona con divertito sussiego; le poltrone della sala del Congresso che dondolano vuote perché abbandonate velocemente dai diplomatici accorsi nel vicino salone da ballo; e soprattutto la gita in carrozza della protagonista che, in estasi e cantando, va a un appuntamento amoroso, in una lunghissima carrellata che si sviluppa, con pochissimi stacchi, dalle strade cittadine ai bastioni militari all'aperta campagna e infine al castello designato, con passanti, comitive e lavandaie al lavoro felici di rispondere e unirsi al canto gioioso della ragazza. Una gioia che, al momento, non può tener conto delle parole della canzone stessa: "Das gibt's nur einmal...", "accade soltanto una volta...". E infatti ci pensano gli eventi della Storia a impedire ogni seguito all'idillio della guantaia con lo zar. I potenti devono lasciare Vienna in gran fretta. Il film si chiude sugli occhi lucidi dell'intraprendente e tenera sognatrice.
Il film fu girato in tre versioni: tedesca, inglese (The Congress Dances) e francese (Le congrès s'amuse). Tutte e tre avevano come protagonista Lilian Harvey, mentre Henri Garat prese il posto di Willy Fritsch nell'edizione francese e in quella inglese. Fu presentato, e applaudito (non c'erano ancora i premi), alla prima Esposizione Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, 1932. Un remake con lo stesso titolo, per la regia di Franz Antel, è stato girato in Austria nel 1955”.

(Piero Pruzzo, grande critico italiano, troppo poco ricordato. In Enciclopedia del Cinema Treccani)

“L’immagine della capitale asburgica secondo il cinema diede i suoi migliori frutti nei decenni Trenta-Quaranta, con una serie di film che, permeati dal pathos alimentato dalle seduzioni della memoria, ne celebrarono il motivo centrale per eccellenza: la gioia di vivere, solo di tanto in tanto offuscata da quella lieve malinconia che ne costituiva la sublimazione estetica.
Questo atteggiamento, questo modo di rapportarsi alla realtà, attraversa tutta la filmografia “viennese”: in uno saggio sul tema in questione di Ricardo Blasco se ne individuano i caratteri nella «fluidità dell’esposizione, nel gusto musicale, nel tocco di fine grazia, nella conveniente dosatura del dramma e del sorriso, nella candida ingenuità del soggetto, nella evocazione del passato, (che) contribuiscono in grado superlativo al successo e alla fortuna di questo genere di film, i cui motivi centrali ritroviamo anche in opere realizzate in altri contesti culturali, sì da legittimare l’estensione del modello del “Wiener film” - quasi un vero e proprio genere cinematografico - laddove ne ricorrono i motivi fondamentali, quelli soprattutto espressi esemplarmente dal cosiddetto film-operetta, quasi sempre ambientato nella “capitale” autriaca. Riassuntivo di questo modello fu il famoso film di Erich Charell, Il congresso si diverte (Der Kongress tanzt, 1931), peraltro un esempio cinematografico eloquente di quella ricorrente trascrizione di un grande evento storico - il congresso di Vienna del 1815 nella fattispecie - nei confini angusti seppure attraenti di una vicenda tutta privata”.

(Vito Attolini)

Dall’archivio della censura è possibile risalire ai primi film doppiati nel nostro paese, che tranne qualche eccezione sono perlopiù film tedeschi, tra questi, nel 1931, proprio “Il Congresso si diverte” (Der Kongress tanzt, di Erich Charell). Il doppiaggio infatti nasce come aspetto normativo e censorio imposto dal Fascismo, e nell’ambito della ricerca della lingua pura. Doppiare non significa tradurre ma controllare e cambiare.

DER KONGRESS TANZT (Il Congresso si diverte, Germania, 1931), regia di Erik Charell

 

Una poesia al giorno

There Is Pleasure In The Pathless Woods, di George Gordon Noel Byron, meglio conosciuto come Lord Byron

There is a pleasure in the pathless woods,
There is a rapture on the lonely shore,
There is society, where none intrudes,
By the deep sea, and music in its roar:
I love not man the less, but Nature more,
From these our interviews, in which I steal
From all I may be, or have been before,
To mingle with the Universe, and feel
What I can ne’er express, yet cannot all conceal.

Cè un piacere in questi boschi senza sentiero
Cè un piacere in questi boschi senza sentiero,
C’è un’estasi sulla riva solitaria,
C’è una società, dove nessuno si intromette,
Presso il mare profondo, e la musica nel suo ruggito:
Non amo meno gli uomini, ma la natura di più,
Da queste nostre interviste, nelle quali io rubo
da tutto ciò che forse sono, o che sono stato prima.
Per mescolarsi con l’Universo, e sentire
Cosa non ho mai potuto esprimere, ancora non tutti lo possono celare.

 

Un fatto al giorno

7 aprile 1946: la Siria dopo il riconoscimento del 1° gennaio diventa ufficialmente indipendente dalla Francia, le ultime truppe straniere lasciarono la Siria il 17 aprile. Dal 16° secolo alla prima guerra mondiale, la Siria faceva parte dell'Impero Ottomano. I signori feudali che, nel corso di questi quattro secoli, costituivano la classe dominante, appartenevano al gruppo della popolazione sunnita, ancora oggi la maggioranza del paese. I gruppi religiosi minoritari, gli alawiti (una corrente sciita dell'Islam), i drusi e i cristiani erano oppressi. I sunniti vivevano principalmente nelle città e formavano la classe feudale. Gli alawiti e i drusi vivevano principalmente in montagna e campagna, e perlopiù facevano parte della popolazione oppressa. A quel tempo, la Grande Siria era ben più estesa che ai giorni nostri, comprendeva: Libano, Palestina, Giordania e parte della Turchia. Dopo la Prima Guerra mondiale, la Siria si trovò in gran parte sotto il dominio francese. La Francia diede ai gruppi di minoranza religiosa l'opportunità di ricevere un'istruzione e una carriera nell'esercito, cosa non gradita ai sunniti. In questo modo la Francia creò una base d'appoggio nell'esercito e nella polizia. I francesi divisero la Grande Siria in due regioni, che dopo la Seconda Guerra mondiale, divennero stati indipendenti: il Libano e la Siria.
Dalla sua liberazione dai francesi nel 1946, la Siria è sempre stata attraversata da tensioni interne, di cui le forze straniere si sono abilmente servite, secondo Mohamed Hassan. Dopo l'indipendenza fu fondato il Partito Baath. Il Baath si considera un partito socialista arabo. Il nazionalismo arabo del partito è stato diretto principalmente contro l'occupazione francese. All'interno del partito si formarono due correnti. L'intellighenzia urbana insisteva soprattutto sul fatto che "tutti gli arabi appartengono alla stessa famiglia" e che l'unità araba era più importante delle questioni democratiche come la riforma agraria. I baathisti delle campagne volevano soprattutto più opportunità in favore dei gruppi oppressi e la riforma agraria. È questa corrente che attira gli alawiti. Le minoranze religiose hanno svolto quindi un ruolo importante nel partito Baath. Per esempio, il presidente Assad è un alawita. All'interno del Baath, si riscontra il seguente fenomeno: ogni sezione o funzionario recluta nella propria regione, in seno al suo gruppo religioso e il suo entourage.

 

Una frase al giorno

“Ho lasciato incompiute una quantità di cose. Ma questo è naturale. E, a proposito, vale la pena di ricordare che in francese il passato si chiama imperfetto”

(Charles André Joseph Marie de Gaulle, 1890 - 1970)

 

Un brano al giorno

Irgendwo auf der Welt (Slowfox), canta la leggendaria Lilian Harvey ( 1906 -1968) attrice e cantante, la donna più odiata dai nazisti.

 

Ugo Brusaporco
Ugo Brusaporco

Laureato all’Università di Bologna, Facoltà di Lettere e Filosofia, corso di laurea Dams. E’ stato aiuto regista per documentari storici e autore di alcuni video e film. E’ direttore artistico dello storico Cine Club Verona. Collabora con i quotidiani L’Arena, Il Giornale di Vicenza, Brescia Oggi, e lo svizzero La Regione Ticino. Scrive di cinema sul settimanale La Turia di Valencia (Spagna), e su Quaderni di Cinema Sud e Cinema Società. Responsabile e ideatore di alcuni Festival sul cinema. Nel 1991 fonda e dirige il Garda Film Festival, nel 1994 Le Arti al Cinema, nel 1995 il San Giò Video Festival. Ha tenuto lezioni sul cinema sperimentale alle Università di Verona e di Padova. È stato in Giuria al Festival di Locarno, in Svizzera, e di Lleida, in Spagna. Ha fondato un premio Internazionale, il Boccalino, al Festival di Locarno, uno, il Bisato d’Oro, alla Mostra di Venezia, e il prestigioso Giuseppe Becce Award al Festival di Berlino.

INFORMAZIONI

Ugo Brusaporco

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web www.brusaporco.org