Londra e dintorni

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Grandezza Carattere

Arrivai a Londra in una grigia mattina del 12 settembre, dopo una levataccia nel cuore della notte per prendere il volo da Venezia. Facevo parte di un gruppo di una ventina di persone per visitare la capitale inglese e alcuni interessanti siti che si trovavano verso il mare.

Il primo giorno, giusto per avere una prima impressione e farci un’idea della sua grandezza, Mauro, il nostro accompagnatore, ci guidò alla scoperta di quella metropoli stando seduti sul bus che venne a prenderci a Heathrow, uno dei cinque aeroporti dislocati nei dintorni della capitale.

Città cosmopolita per eccellenza, la capitale del Regno Unito è una metropoli con più di otto milioni e mezzo di abitanti. Sembrava un’impresa inoltrarsi in bus nella tarda mattinata in mezzo all’intenso traffico del centro cittadino. Infatti, dopo aver superato l’elegante e imbandierato palazzo d’epoca dalla tinta rosata dei grandi magazzini Harrod’s, il nostro pullman si trovò dietro a un autobus rosso a due piani di remota costruzione che procedeva a passo d’uomo. L’arco in pietra sormontato da una grande statua bronzea, realizzato in occasione della sconfitta dei francesi ad opera del generale Wellington, passò quasi inosservato nel convulso traffico della rotatoria di Hyde Park Corner.

Grandi magazzini Harrod’s

Poi ci trovammo a percorrere la Victoria Street nel punto in cui si trova l’affascinante Abbazia di Westminster, dalle torri laterali che si sperdevano tra le nuvole, luogo designato per le cerimonie d’incoronazione dei monarchi inglesi. Ad un certo punto della via, apparve sullo sfondo uno scorcio della grande ruota London Eye, diventata un’importante attrazione turistica per godere dall’alto, fila permettendo, un panorama suggestivo. Nonostante nuvoloni grigi oscurassero il cielo e i palazzi d’epoca che si susseguivano lentamente ai lati della strada, quel traffico animato e i marciapiedi pieni di passanti che camminavano svelti conferivano alla città un aspetto molto vivace.

Abbazia di Westminster

Quando scendemmo dal bus per la pausa pranzo, una dispettosa pioggerellina mi costrinse ad aprire l’ombrello per raggiungere a piedi la suggestiva veduta della Torre di Londra, il castello fortificato situato sulla riva nord del Tamigi, sede dei primi reali e di intrighi politici, nonché luogo di numerose esecuzioni. Il castello, come testimonia la presenza di resti di alcune mura romane, è una delle più antiche costruzioni di Londra. Durante le spiegazioni di Mauro, il tempo continuava a cambiare con brevi scrosci di pioggia che si alternavano a pallidi raggi di sole. Poi un vento dispettoso ci obbligò a cercar rifugio nella galleria di un piccolo centro commerciale.

Dopo aver speso i primi pound per l’acquisto di un adattatore elettrico e l’utilizzo della toilette, decisi di trasgredire i consigli della nostra guida, andando a pranzo in un ristorante che si trovava lì vicino della nota catena inglese Wagamama. Era l’ora della pausa pranzo anche per la gente che lavorava nel centro cittadino e, nonostante l’affollamento di persone di tutte le razze e la confusione che regnava all’interno dell’immenso locale, fu facile rifocillarsi con una minestra e del riso dai sapori orientali con verdure cotte.

Nel pomeriggio ci ritrovammo nel posto prefissato per salire in ascensore sul terrazzo panoramico che s’affacciava a pochi metri della grande cupola della cattedrale di San Paolo, seconda per grandezza dopo quella di San Pietro a Roma. L’opera, ideata dall’architetto Sir Christopher Wren, è l’unica chiesa barocca dell’Inghilterra. Ci trovavamo nella zona The City, a est della città. Così, dopo aver ripreso posto sul nostro bus riservato, l’autista prese la strada più veloce per raggiungere il Novotel, il nostro albergo che si trovava a ovest, nella zona di Hammersmith.

Ma Londra è più facile conoscerla percorrendo le sue strade a piedi, assaporandola nelle sue vedute più suggestive e visitando i suoi musei. Così l’indomani mattina, munito di una oyster card ricaricabile e scarpe da ginnastica ai piedi, dalla stazione di Hammersmith provai per la prima volta la Tube, la famosa metropolitana con le sue dieci linee di diverso colore, quasi completamente tracciate nel sottosuolo di Londra. Il nostro percorso a piedi al seguito di Mauro iniziò alla stazione Green Park. Girare a piedi quelle vasta metropoli sembrava un’impresa quasi impossibile, ma il sole splendente di quel mercoledì settembrino e l’aria frizzante del St James’s Park mi diedero la carica per affrontare il lungo cammino. Ogni tanto mi fermavo a sentire le spiegazioni della guida, o per fotografare i secolari platani e le maestose querce del parco, dove vivaci scoiattoli si avvicinavano saltellando, per nulla timorosi della nostra presenza.

Tube

Arrivammo al Buckingham Palace, la residenza ufficiale dei sovrani del Regno Unito, situato nella zona di Westminster. Oltre ad essere la residenza ufficiale della regina, quell’incantevole palazzo preceduto da un colorato giardino in fiore col monumento della regina Vittoria, è il luogo in cui si svolgono numerose cerimonie pubbliche; il cambio della guardia è la più famosa, con le guardie reali che sfilano presso l’ingresso principale, accompagnate dalla musica di una banda. Riprendemmo il nostro itinerario attraverso il parco per raggiungere il palazzo del Parlamento, uno degli edifici più affascinanti e più celebri al mondo. Ma, quando arrivammo sul prato verde della sua piazza, restammo delusi: parte di quei palazzi acuminati e la famosa torre dell’orologio Big Ben, in fase di restauro, erano nascosti dalle impalcature. Così non ci restò che proseguire il cammino lungo l’elegante Parliament Street, dove una piccola folla era assiepata ai cancelli dell’Horse Guards Parade, in attesa di vedere il cambio delle guardie a cavallo. Poi passammo davanti all’ingresso del numero 10 di Downig Street, l’edificio sede del Primo Ministro che aveva conosciuto le vicende più significative di ogni epoca. Procedendo su quella via, sbucammo vicino all’Arco dell’Ammiragliato. L’opera monumentale, costituita da cinque edifici in pietra bianca, fu commissionata dal sovrano Edoardo VII in memoria di sua madre, la regina Vittoria.

Verso mezzogiorno arrivammo sulla Trafalgar Square, il cuore pulsante di Londra, affollata da giovani turisti che si mangiavano il panino in piedi, o seduti sulle panchine e ai bordi della vasca circolare in granito della fontana. La piazza è dominata dall’imponente monumento dell’ammiraglio Nelson, vincitore della battaglia napoleonica da cui ha preso il nome la piazza. Proseguendo sull’area pedonale tutta lastricata in pietra bianca, si notavano diverse statue e sculture commemorative. Sul lato nord, sopra una gradinata piena di gente, s’affaccia il grandioso palazzo della National Gallery. L’edificio è dominato da una grande cupola e l’ingresso ha un grande frontone con colonnato e due ali simmetriche. Non poteva mancare un salto nella vicina Leicester Square, la graziosa piazzetta alberata con in mezzo la statua di William Shakespeare circondata dai zampilli della fontana, punto di riferimento di attori e artisti del mondo dello spettacolo. Infatti, nella zona circostante sono dislocate le numerose multisale cinematografiche e i vari teatri. In un angolo della piazza, un nutrito capannello di gente stava assistendo in piedi a un improvvisato spettacolo di acrobati. Il cuore pulsante di Londra non era racchiuso solo nei suoi numerosi monumenti, bensì nella sua originalità di mettere assieme vecchio e nuovo in un mix per certi versi bizzarro. Anche al Piccadilly Circus dalle coloratissime insegne pubblicitarie, dove giungemmo subito dopo, l’aria che si respirava era decisamente giovane e, per certi versi, ricordava le canzoni dei mitici Beatles. A poca distanza si trova la Chinatown londinese, dove ci dirigemmo per immergerci brevemente in un clima colorato, ricco di profumi, draghi e lanterne rosse. La prima comunità cinese, stabilitasi a Londra verso la fine dell’Ottocento, fu costretta a trasferirsi in quel quartiere dopo i bombardamenti della seconda guerra mondiale.

30St Mary AxeA Covent Garden, dove ci dividemmo per il pranzo libero, era possibile trovare di tutto, dalla semplice bancarella di souvenir alla boutique alla moda, negozi high tech, oltre agli immancabili pub e ai caffè all’aperto. Dopo aver mangiato un panino, entrai a prendere un cono in una gelateria torinese e poi un discreto espresso al piano di sopra del mercato coperto. Quando il gruppo si ricompose al posto stabilito, Mauro constatò che in alcuni la stanchezza iniziava a farsi sentire e decise di fare l’ultima tappa della giornata sul vecchio ma funzionale autobus rosso numero 15 a due piani. Ma dopo mezz’ora di corsa lenta, alla prima fermata preferimmo procedere a piedi. Così entrammo a vedere la storica galleria del Leadenhall Market, il famoso mercato coperto della City che ospita una serie di negozi di moda, ristoranti e bar. A pochi passi da quella galleria si trova la Lime Street, dall’atmosfera decisamente esotica. Se non fosse stato per la presenza del 30St Mary Axe, l’inconfondibile grattacielo a forma di cetriolo, non sembrava nemmeno di essere a Londra. Era netto il contrasto tra i grattacieli dalle svariate forme che si stagliavano verso il cielo, e le poche basse costruzioni rimaste di quella che fu una delle zone più malfamate della capitale, teatro degli efferati crimini di Jack lo Squartatore. L’East End, nato come quartiere operaio, era abitato da immigrati provenienti da svariate parti del mondo.

Quando arrivammo sulla riva del Tamigi, scattai la foto più bella. Il Tower Bridge, una delle icone della città, mi apparve in tutta la sua bellezza, illuminato dalla calda luce del sole che stava per iniziare il tramonto. E’ un ponte levatoio, costruito verso la fine del Diciottesimo secolo e si trova nel pressi del noto castello da cui ha preso il nome. E’ costituito da due torri che sono collegate in cima da due passerelle pedonali coperte, che hanno anche la funzione di aiutare la struttura nel suo insieme a resistere alla forte sollecitazione dovuta alle forze orizzontali causate dal sollevamento del ponte.

Durante il viaggio di ritorno in piedi nell’affollato metrò della linea verde, impiegammo quaranta minuti per attraversare la città e raggiungere la sedicesima fermata di Hammersmith, nei pressi del nostro albergo. Londra è una città che a prima vista può sembrare caotica. In realtà la capitale britannica è una città molto interessante e vivace in continuo movimento. Un movimento, però, ordinato. Grazie alla Tube, con poca spesa si arriva velocemente nei luoghi scelti, evitando il traffico. In questo modo la città può essere tranquillamente scoperta, ammirata e vissuta. Basta un po’ di buona volontà e calzare scarpe da ginnastica.

Il terzo giorno, assieme ad altri sei componenti del gruppo, avevo aderito all’escursione facoltativa per visitare alcune famose località inglesi che si trovavano verso il canale della Manica, nella regione a sud est della capitale. Ci alzammo all’alba per fare la colazione buffet dell’hotel e raggiungere in metrò la stazione di Victoria, da dove partiva il bus della nostra gita tra natura, castelli, spiagge, villaggi medievali e leggende.

La prima tappa era prevista al castello di Leeds, definito dagli inglesi “il più bel castello del mondo”, che si trovava a una settantina di chilometri a sud-est da Londra dopo aver percorso un tratto autostradale della A2, attraversando le ondulate e verdeggianti campagne del Kent, il territorio della contea inglese nota come “giardino d’Inghilterra”. Sotto un sole splendente raggiungemmo il cancello del castello verso le dieci e, dopo aver attraversato in bus buona parte del lussureggiante e sconfinato parco che lo circondava, la vista da lontano del pittoresco laghetto con in mezzo il castello dalle bianche torri merlate, arroccato sopra due isolotti, rendevano l’intero scenario straordinariamente fiabesco. Costruito dai Normanni in stile medievale nei primi anni del Dodicesimo secolo, il castello venne in seguito ristrutturato durante il regno di Enrico VIII, il sovrano che per divorziare dalla regina e sposare Anna Bolena, determinò la rottura con l’autorità papale e con la Chiesa cattolica romana. Il castello fu allora notevolmente rinnovato, assumendo l’aspetto di una residenza reale, pur mantenendone le caratteristiche difensive. Al seguito di una guida locale parlante inglese visitammo gli interni, abbelliti da preziosi dipinti e riccamente arredati da mobilia in stile medievale, con ceramiche provenienti da diverse parti del mondo e tappeti di raro pregio. Era l’ultimo giorno d’abbellimento degli interni del castello con un’incredibile qualità e quantità di fiori e di piante. L’indomani iniziava la “Festa dei fiori”, uno dei numerosi eventi previsti da un nutrito programma. Una serie di iniziative aperte al pubblico che dimostrano come un bene architettonico ed artistico, utilizzato a scopo culturale, possa diventare anche una fonte di reddito.

Murale di Banksy a Dover

Finita la visita, passeggiando ai bordi del lago, verso mezzogiorno ritornammo a bordo del nostro bus, dove sui sedili trovammo il pranzo al sacco che consumai avidamente dopo aver ripreso il viaggio verso il mare. Quando nel primo pomeriggio il nostro bus si avvicinò alle prime case di Dover, m’incuriosì un murale dell’artista Banksy, esponente satirico della Street Art, che raffigurava una persona in cima a una scala mentre cancellava una delle dodici stelle dalla bandiera europea. Dover è situata sulla costa del canale della Manica nell’estrema parte sud-orientale dell’isola, in corrispondenza dell’omonimo stretto, in prossimità delle famose bianche scogliere. Scendemmo dal bus per una breve sosta sul lungomare nei pressi del porto e fotografai quanto mi poteva sembrare interessante, ovvero le prime scogliere di calcaree che si vedevano da lì con sopra il castello, e una spiaggia di piccoli sassi dorati con sullo sfondo uno scorcio dello storico porto. Da quella postazione, la vista non era ideale per immortalare le scogliere più alte e spettacolari che si trovano a qualche chilometro di distanza.

Ma la tabella di marcia ci obbligò a risalire sul pullman per riprendere l’autostrada e raggiungere in tempo la meta più importante della giornata. Canterbury, una delle più antiche città dell’Inghilterra, sembrava cresciuta all’ombra della sua cattedrale, antico simbolo della storia della Chiesa britannica e della Comunione anglicana. Quando arrivai di fronte alla cattedrale, il sole era ancora alto e i raggi dorati davano un risalto particolare alla bianca pietra di Caen con cui fu costruita. La breve visita in libertà era iniziata attraversando il maestoso Christ Church Gate, che separava l’area religiosa dal centro medievale della città. Superata la folla all’ingresso, mi soffermai ad ammirare la spettacolare volta a ventaglio in stile gotico inglese della grande torre centrale. All’interno, la chiesa con le sue tre navate, raggiungeva una lunghezza impressionante; le sculture in pietra e le vetrate colorate presentavano elementi gotici e romanici.

Canterbury

Poi utilizzai il tempo a disposizione che mi rimaneva, per immergermi nel clima cittadino. Dopo una breve sosta in un localino per un buon caffè espresso, m’inoltrai nella zona pedonale ristretta intorno all’impronta delle antiche mura, fra le tipiche case colorate a tre piani dai tetti spioventi, percorrendo vicoli suggestivi ricchi di storia, pieni di negozi, pub e ristoranti. Il nostro viaggio di ritorno in pullman verso la capitale terminò a Greenwich, da dove partiva la nostra minicrociera lungo il Tamigi. Il nome di quella borgata londinese era conosciuto soprattutto per la presenza dell’osservatorio astronomico reale, che si trovava sulla cima della collina vicina al grande parco. Prima di salire sul battello ci recammo a dare un’occhiata al palazzo del museo marittimo e al veliero museo Cutty Sark, che in altri tempi importava il tè. Sull’altra riva del fiume, lo scenario era completamente diverso: un grumo di grattacieli di vetro che rappresentavano la nuova Londra. Dopo alcune fermate, il battello passò sotto il Tower Bridge e, subito dopo, si accostò alla panchina del porticciolo dove sbarcammo. Da lì fu facile prendere la metropolitana che ci riportò a Hammersmith.

Quando uscimmo all’aria aperta faceva già buio e, prima di rientrare all’hotel, preferii fermarmi a cena al The Swan, un tipico pub irlandese che si trovava a due passi dalla stazione. Dato il mio interesse per i quadri d’autore, decisi di dedicare la giornata di sabato a questa mia vecchia passione. Mi alzai senza fretta, giusto in tempo per una abbondante colazione e, nel giro di un’ora, mi trovai nella tranquilla stazione della metropolitana con in spalla lo zainetto fornito di panini e acqua minerale, oltre all’ombrello. A Londra non si sa mai quando pioverà, anche se le previsioni alla tv mettevano bel tempo. Verso le dieci del mattino regnava la calma all’interno della stazione metropolitana e, una volta salito sulla Tube, a quell’ora fu facile trovare un posto a sedere. Scesi a Embankment per raggiungere Trafalgar Square, senza fare a meno di fermarmi al “Caffè Nero”, uno dei tanti bar italiani sparpagliati nella città, che facevano pagare un espresso ristretto in piedi il doppio che da noi.
Ma a Londra l’ingresso ai musei, tra cui National Gallery, era gratuito. La pinacoteca ospita nelle sue ampie sale una ricchissima collezione di quadri con più di 2.300 dipinti che rappresentano seicento anni d’arte e tutte le principali correnti artistiche europee, a partire dal Dodicesimo secolo. Un festival di immagini stupende, con una varietà incredibile di colori che, esclusa la sosta per il panino, mi rapirono per più di tre ore.
Tra i numerosi autori, ammirai con un pizzico di amarezza alcuni capolavori italiani di Leonardo, Raffaello, Michelangelo e Caravaggio; quadri che dovrebbero essere esposti nei nostri musei. Poi mi soffermai sulle più belle opere di Van Gogh, Rubens, Velázquez, tanto per citarne alcune, nonché quelle dell’impressionismo dei famosi Pissarro, Renoir, Manet e le celebri vedute veneziane del Canaletto. Prima dell’uscita dal museo, non poteva mancare una sosta nella galleria per acquistare alcuni souvenir.

Di fuori, sotto un sole splendente, si faceva difficoltà a passare tra la gente che si soffermava sulla piazza per assistere a esibizioni acrobatiche all’aperto. Preferii allontanarmi da quella confusione per vedere ancora una volta coi miei occhi, la graziosa Leicester Square. Ma anche là c’erano degli intrattenimenti che attiravano le persone in transito, e le panchine di fronte a William Shakespeare erano tutte occupate. Così decisi di andare a prendere un caffè a un tavolo del bar di fronte al Casinò per riposarmi un po’, osservando dalla vetrata la gente che passeggiava sulla via. Poi mi recai alla stazione del metrò di Piccadilly Line, dove passava la linea blu della Tube che mi avrebbe portato a Hammersmith. Oramai, dopo quattro giorni vissuti a Londra, avevo imparato a destreggiarmi in quella che fu la prima metropolitana al mondo. Era l’ultima serata londinese e, dopo aver dato un’occhiata ai locali che s’affacciavano alla Hammersmith Road, decisi di ritornare a mangiar qualcosa al ristorante del pub The Swan, dove la giovane cameriera italiana mi avrebbe aiutato a scegliere le pietanze. Ma quella sera i tavoli del ristorante del primo piano erano tutti occupati e la cameriera italiana mi consigliò di prender posto al piano terra, nell’ampia sala tutta rivestita in legno massiccio. Fu l’occasione per apprendere che nei pub londinesi, al piano di sotto non c’è il servizio ai tavoli. Lì, prima si paga alla cassa, e poi si fa la fila per il ritiro. Tuttavia, il piatto a base di pollo con le verdure cotte consigliato dalla cameriera era veramente squisito. Quando uscii dal locale, il pub era gremito di gente. Ma una vacanza a Londra non può dirsi completa senza aver visitato il castello di Windsor. Così domenica 16 settembre, il giorno del rientro, lasciammo il Novotel e caricammo i bagagli sul pullman che venne a prenderci verso le nove del mattino. Dovevamo percorrere una quarantina di chilometri per andare a vedere la seconda residenza ufficiale della regina di Inghilterra.

Castello di Windsor

Col tempo, tutto sommato, eravamo stati fortunati. Il sole splendeva anche quando arrivammo nella località di Windsor, un piccolo gioiello situato nella contea del Berkshire che raggiungemmo dopo circa un’ora. Il pullman ci fece scendere nel parcheggio della piccola stazione ferroviaria, nel cui atrio era esposta una storica locomotiva a vapore. Al seguito di Mauro attraversammo parte di quella graziosa e movimentata cittadina, fino a raggiungere la parte finale della lunga coda domenicale che si era formata al lato della strada che fiancheggia le imponenti mura del castello. L’ingresso era a pagamento e ciò comportava perdite di tempo. La fondazione del castello di Windsor è strettamente legata alla nascita del Regno di Inghilterra. Guglielmo il Conquistatore, alla guida dell’esercito normanno, sbarcò sulle coste inglesi e conquistò diverse città, decidendo di stabilire la capitale del suo regno a Londra. Ma occorreva proteggere la città e i dintorni dalle incursioni nemiche, e nel 1066 fece costruire una fortezza sulla collina di Windsor. Poi, nel corso degli anni, il castello fu ingrandito e rinnovato. Tutto ciò che rimane del castello originale, è la base di una torre rotonda e quella parte del castello denominata Upper Ward. Quando finalmente entrammo all’interno delle sue imponenti mura, mi trovai nel castello più antico e più grande del mondo, residenza ufficiale estiva dei sovrani britannici. L’estetica dei suoi palazzi interni, di stile georgiano e vittoriano, con alcuni tocchi gotici, esposta ai riflessi dorati del sole, acquisiva un’ulteriore bellezza. Poi ci fu la visita degli Appartamenti di Stato, lussuosamente arredati con tesori della collezione reale, tra cui i capolavori di Rubens, Holbein, Brueghel e Van Dyck.

Dopo mezz’ora di tempo libero, il nostro gruppo si ricompose nei pressi della St George’s Chapel, la chiesa di religione anglicana situata nella parte inferiore del castello. Da lì ci recammo verso l’uscita per raggiungere il Funky Wood, un localino affollato dove mi feci una discreta pizza capricciosa con la birra. Col nostro pullman raggiungemmo l’aeroporto di Gatwick, che si trovava a un’oretta da Windsor, in tempo utile per prendere il nostro volo che ci riportò a Venezia in serata. Una vacanza di cinque giorni breve ma intensa, all’insegna del bel tempo, eccetto la mattina della prima giornata. Un viaggio che mi ha fatto capire che Londra è una città che riesce a farsi amare in pochissimo tempo. Una città antica ricca di storia e di arte, ma nel contempo una città giovane, multietnica e vivace che trasmette la voglia di vivere.

 

INFORMAZIONI

Sergio Virginio
web iviaggidisergio.wordpress.com