Milano, 5 gennaio 2021 - Per iniziativa del Club Alpino Italiano e l'Istituto per la BioEconomia del Consiglio Nazionale delle Ricerche, con la collaborazione scientifica del Centro di Riferimento Regionale in Fitoterapia, nasce il primo libro tutto italiano dedicato all'ultima arrivata tra le Medicine Complementari: Terapia Forestale.
Un volume, pubblicato da Cnr Edizioni, frutto di un anno e mezzo di ricerca congiunta tra il Cai, per iniziativa del suo Comitato Scientifico Toscano, recepita e ampliata dal Comitato Scientifico Centrale (Cai-Csc), e l'Istituto per la BioEconomia del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Ibe), con la collaborazione scientifica del Cerfit presso Aou Careggi, che per la prima volta raccoglie in modo sistematico ed estende lo stato delle conoscenze scientifiche sulla Terapia Forestale. Una disciplina, questa, partita dall'estremo oriente e ora diffusa in tutto il mondo, tanto da presentarsi a tutti gli effetti come strumento di Medicina Complementare a disposizione del Servizio Sanitario Nazionale.
Il titoloTerapia Forestale, nella sua semplicità, rimarca l'intento di colmare, sulla base del rigore scientifico e dei contributi multidisciplinari di medici, biologi, forestali, fisici, psicologi e altri professionisti, una lacuna provvisoriamente occupata da iniziative diffuse e crescenti ma non sempre fondate su criteri oggettivi e standard verificabili.
«Abbiamo voluto creare un quadro di riferimento scientifico delle evidenze raccolte in tutto il mondo durante trent'anni di ricerca, e centinaia di pubblicazioni scientifiche, in merito agli effetti diretti degli ambienti forestali sulla salute mentale e fisiologica dei visitatori», afferma Federica Zabini di Cnr-Ibe, curatrice dell'opera. «Siamo partiti dalle funzioni fondamentali delle grandi foreste rispetto al sostentamento della vita umana sul pianeta - dalle malattie al clima - per passare, attraverso l'analisi del rapporto ancestrale tra uomo e foresta, a esporre in dettaglio i risultati della ricerca scientifica rispetto ai benefici offerti dalla frequentazione dei boschi grazie alla mediazione di tutti i nostri sensi. Si tratta di benefici significativi, ad ampio spettro e spesso duraturi, per esempio rispetto alla salute mentale e alle difese immunitarie».
«Il volume offre anche nuovi metodi e risultati, sicuramente utili per codificare e standardizzare le pratiche di Terapia Forestale», sottolinea l'altro curatore dell'opera, Francesco Meneguzzo sempre del Cnr-Ibe nonché referente scientifico nazionale del Cai-Csc. «Dopo aver percorso a piedi centinaia di km nelle foreste appenniniche e alpine, dotati di un ‘naso elettronico', abbiamo potuto ricostruire la concentrazione nell'atmosfera forestale dei preziosi composti organici volatili emessi dalle piante, in funzione delle specie presenti, della stagione e dell'ora del giorno. Inoltre, abbiamo effettuato numerose sessioni di Terapia Forestale guidate da psicologi professionisti secondo un preciso protocollo, ottenendo risultati eccellenti in linea con altre esperienze condotte all'estero e anche superiori. Protocollo e risultati sono presentati e commentati in dettaglio in questo libro».
«La ricerca e lo sviluppo non si fermano qui: forti della compagine scientifica di eccellenza come quella che ha consentito la redazione di quest'opera, siamo appena all'inizio», rilanciano Giuliano Cervi e Giovanni Margheritini, presidente e vicepresidente del Cai-Csc. «Oltre a proporre nuove modalità di conduzione delle esperienze, abbiamo già pianificato la qualificazione di numerosi rifugi, prevalentemente del Cai ma non solo, e sentieri ad essi attestati, quali Stazioni di Terapia Forestale, sia sugli Appennini che sulle Alpi, così da creare un'offerta diffusa e professionale, disponibile ad accogliere anche i pazienti che auspicabilmente vi saranno inviati dalle strutture del Servizio Sanitario Nazionale». Per quanto riguarda il Cai, al progetto stanno partecipando anche le Commissioni centrali "medica", "tutela ambiente montano" e "rifugi" con i rispettivi presidenti Franco Finelli, Raffaele Marini e Giacomo Benedetti.
«Siamo pronti a fare ancora la nostra parte. Abbiamo già incluso la Terapia Forestale nel nostro Master in fitoterapia generale e clinica attivato dall'Università di Firenze», dichiara Fabio Firenzuoli, direttore del Cerfit. «Le foreste sono centri di aromaterapia naturale che offrono benefici consolidati sulla salute fisica e mentale, come abbiamo ampiamente documentato nel volume. Ora che il quadro scientifico è stato chiarito, anche grazie a quest'opera, uno dei prossimi importanti passi sarà inviare pazienti presso Stazioni qualificate e osservare i risultati: noi siamo molto fiduciosi», conclude Firenzuoli.
La scheda
- Chi: Istituto per la bioeconomia del Cnr (Cnr-Ibe) e Comitato scientifico centrale del Cai (Cai-Csc)
- Che cosa: Libro pubblicato da Cnr Edizioni, che offre un quadro sistematico delle evidenze scientifiche, propone metodi e risultati originali e delinea gli sviluppi futuri nel campo della Terapia Forestale; ISBN 9788880804307
- pdf scaricabile gratuitamente: www.cnr.it
I boschi e i benefici per chi li frequenta
5 gennaio 2021, di Lorenzo Arduini; da "Lo Scarpone, Notiziario del Club Alpino Italiano"
Francesco Meneguzzo, curatore del nuovo volume “Terapia Forestale”, fa il punto sul progetto Cai-Cnr per diffondere queste pratiche di immersione nei boschi.
I benefici della terapia forestale sono stati riconosciuti pochi mesi fa dalle Nazioni Unite come strategici per la ripresa verde post Covid, mentre il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali l’ha menzionata tra i servizi socioculturali nella bozza della Strategia forestale 2020. Queste le premesse di Francesco Meneguzzo, prima di parlare dello stato dell’arte del progetto “Foresta e salute”, di cui è referente nazionale, portato avanti dal Club Alpino Italiano (attraverso i comitati scientifici centrale e regionale toscano) e dal Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) attraverso l’Istituto per la BioEconomia (Cnr-Ibe).
Terapia forestale e bagno di foresta
«Le iniziative che prevedono vari livelli e tipologie di immersione nelle foreste stanno diffondendosi a macchia d’olio. Quello che il Cai sta facendo insieme al Cnr è definire in modo rigoroso, applicandole e verificandole sul campo, le condizioni di qualificazione dei siti e delle pratiche», spiega Meneguzzo, che parte da una premessa terminologica: la Terapia Forestale consiste nell’accompagnamento di singole persone o gruppi da parte di professionisti con competenze specifiche (per esempio, psicologi e psicoterapeuti), in grado di riconoscere caratteristiche e criticità dei componenti per poi guidarli secondo precisi protocolli, dove la meditazione si alterna a fasi più pratiche e la creatività si alterna alla razionalità.
Altri approcci come il “Bagno di foresta” non prevedono un accompagnamento di questo tipo, anche se sono sufficienti per registrare benefici a livello fisiologico e psicologico, a partire dalla riduzione dello stress e dell’ansia per arrivare al contenimento di specifiche patologie. Naturalmente l’intensità degli effetti psicologici è sostanzialmente più alta nei soggetti che prendono parte a sessioni di terapia forestale.
«Tutte le pratiche di questo tipo, anche senza un accompagnamento professionale, generano benefici enormi. Un importante studio australiano, pubblicato sulla rivista Nature, ha dimostrato che il valore economico delle aree naturali protette di tutto il mondo ammonta all’8% del Pil mondiale, quindi a 5000 miliardi di euro, considerando “soltanto” gli effetti sulla salute mentale dei visitatori liberi. Una cifra enorme, che viene ottenuta calcolando l’aumento della produttività sul lavoro e i risparmi per spese sanitarie e sicurezza sociale. Dobbiamo infatti tenere a mente che la depressione al momento è la prima pandemia mondiale».
Il progetto di Cai e Cnr
Ponendo la lente d’ingrandimento sul progetto Cai-Cnr, Meneguzzo spiega come siano state effettuate numerose sessioni di terapia forestale in vari boschi del Centro -Nord, sia montani che collinari, con l’accompagnamento di psicologi professionisti e secondo un protocollo di conduzione ben preciso.
«Abbiamo sempre rilevato (anche nella stagione invernale e anche a quote rilevanti) come l’accompagnamento professionale determini un aumento significativo dei benefici psicologici, misurati attraverso questionari di autovalutazione certificati. Benefici che sono maggiori dove è più alta la concentrazione in aria degli oli essenziali rilasciati dalle piante, e comunque in linea o superiori rispetto a quelli rilevati in altre esperienze internazionali. Gli effetti variano anche a seconda dei diversi assetti della foresta, come “tipo” e “aspetto”».
Il referente del progetto sottolinea poi che dai benefici psicologici derivano immediatamente benefici fisiologici, di tipo antibiotico, antinfiammatorio, antivirale e metabolico («anche grazie alla relazione tra il sistema immunitario neurale e quello innato»). Migliorano inoltre anche le funzioni cardiovascolari.
Le stazioni di terapia forestale
«La parte più applicativa del progetto “Foresta e salute” riguarda la qualificazione di rifugi e sentieri Cai come stazioni di terapia forestale» conclude Meneguzzo. «Saranno luoghi in cui potranno essere effettuati sia servizi di “bagno di foresta” (anche con l’ausilio di accompagnatori locali), sia servizi di terapia forestale vera e propria, che come detto sono più strutturati e possono essere articolati anche su più giorni. A questo proposito è bene ricordare che due giorni di terapia forestale con adeguato accompagnamento producono effetti importanti sul sistema immunitario che possono durare da due a quattro settimane».
Per entrare in questa rete i singoli percorsi saranno valutati con criteri strutturali come accessibilità, struttura, presenza e attività del rifugio, aspetto forestale ed eventuale presenza di corsi d’acqua, oltre a dati dinamici come la concentrazione in aria dei composti bioattivi. La funzionalità effettiva della stazione sarà verificata attraverso sessioni sperimentali di terapia forestale. «Questa fase del progetto è stata avviata l’estate scorsa e durerà un paio di anni, ma contiamo di poter attivare i primi servizi presso alcuni rifugi già dalla primavera-estate 2021, previa adeguata formazione degli operatori, come gli ONC del Cai (Operatori Naturalistico-Cultiurali n.d.r.), e degli accompagnatori locali», conclude Meneguzzo.
INFORMAZIONI
Ufficio Stampa del CAI - Club Alpino Italiano
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web www.cai.it